venerdì 30 maggio 2008

La coop sei tu.


Prendo a prestito lo slogan di una coop per parlare in realtà di altre cooperative.
Antefatto, tre bravi studenti
documentano una massiccia violazione delle norme di sicurezza in un cantiere edile nel centro di Milano.
La cosa potrebbe anche non apparire, purtroppo, così eccezionale se non fosse che l’edificio sarà destinato ad ospitare la sede della CGIL.
Ovviamente la CGIL non è responsabile del cantiere, lo sono i costruttori (che però potrebbero essere tenuti d’occhio meglio da chi di dovere).
Allora vediamo chi è il costruttore:
ITERcoop, cooperativa di costruzioni rossa a me nota avendo anch’essa la sede a Lugo.
A questo punto lo scandalo è doppio, perché proprio le cooperative dovrebbero tutelare al massimo i propri lavoratori e la legacoop dovrebbe prendere seri provvedimenti contro le consociate che non rispettano le norme di sicurezza. Si tratta di un dovere morale e sociale.
Grande arrampicatura sugli specchi dei responsabili (leggete nell’articolo per credere) per dire che se gli operai non hanno i caschi in testa è colpa loro. Strano che le stesse persone se avessero parlato di imprese private anziché di cooperative avrebbero probabilmente (e giustamente direi) detto che comunque sopra a tutto e tutti c’è il datore di lavoro che deve far lavorare solo coloro che sono disposti a non mettere in secondo piano la propria ed altrui sicurezza, per il bene degli individui e della collettività aziendale e civile.
E con l’ITER abbiamo la terza cooperativa rossa di costruzioni della zona che predica bene ma razzola male.
Prima di lei infatti abbiamo la CMC di Ravenna che
costruirà l’ampliamento della base NATO Dal Molin.
Ed ancora prima c’era la Coop Costruttori di Argenta,
fallita con migliaia di lavoratori che hanno perso stipendi e risparmi di una vita che erano stati costretti a depositare presso la coop stessa.
Non tutti i mali dell’Italia sono Rete4 ed i paladini della giustizia e del moralmente superiore dovrebbero essere un po’ coerenti anche nei confronti di costoro.


Infrastrutture e grandi opere: Prodi lascia 28 miliardi di buco


Una storiella, più di tutte, solevano raccontare i signori dell’Unione, Prodi in testa: “Noi siamo coloro che risaneranno i conti pubblici”.
La cosa, ovviamente, è talmente vera: che si scopre - grazie a
LiberoMercato - che il Mortadella ha lasciato 28 miliardi di euro di buco.
L’ammanco fa riferimento alle infrastrutture e alle grandi opere, come
riferisce Bruno Dardani:
“Il nuovo governo da pochi giorni in carica scoprirà presto anche un vero e proprio tesoretto alla rovescia: il mancato rinnovo delle concessioni e la revoca dei general contractor, più la rinuncia ad alcune opere per la cui realizzazione era previsto un consistente apporto di capitale di rischio, fanno a oggi mancare dal conto dei finanziamenti per le infrastrutture qualcosa come 28,419 miliardi di euro“.
Grazie Prodi, grazie Veltroni, grazie D’Alema, grazie Bersani.


La nuova Auschwitz



Notizia angosciosa dal Belgio: quattro progetti di legge - presentati dal partito liberaldemocratico fiammingo - prevedono di estendere l’eutanasia anche ai minori e agli “incapaci mentali”. Un altro scalino nel sentiero della morte imboccato risolutamente da numerosi stati dell’Occidente:l’“autogenocidio della specie umana”, come lo definiva Mons. Elio Sgreccia in una conferenza dello scorso anno a Madrid.La memoria di molti è corsa al famigerato “Progetto T4” (dal nome della sede di Tiergartenstrasse 4) con cui Hitler e i Nazisti avevano dato il via all’eutanasia di massa dei “malati incurabili” - 70.000 vittime.
“Vite inutili” venivano definite, e ancor oggi sono chiamate così. Profeticamente cantava Claudio Chieffo nella sua “La nuova Auschwitz”:


“Nel mondo nuovo che ora abbiamo creato
c’è la miseria, c’è l’odio ed il peccato,
c’è l’odio ed il peccato, c’è l’odio ed il peccato...
Ora siamo tornati ad Auschwitz dove ci è stato fatto tanto male,
ma non è morto il male nel mondo e noi tutti lo possiamo fare
e noi tutti lo possiamo fare e noi tutti lo possiamo fare...
Non è difficile essere come loronon è difficile essere come loro...
Ora suono il violino al mondo mentre muoiono i nuovi ebrei,
ora suono il violino al mondo mentre uccidono i fratelli miei,
mentre uccidono i fratelli miei, mentre uccidono i fratelli miei...”


Vite inutili? Chi decide il valore di una vita? Il Catechismo della Chiesa cattolica così recita al n. 2560:
«Se tu conoscessi il dono di Dio!» (Gv 4,10). La meraviglia della preghiera si rivela proprio là, presso i pozzi dove andiamo a cercare la nostra acqua: là Cristo viene ad incontrare ogni essere umano; egli ci cerca per primo ed è lui che ci chiede da bere. Gesù ha sete; la sua domanda sale dalle profondità di Dio che ci desidera. Che lo sappiamo o non lo sappiamo, la preghiera è l’incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui.
La Comunità cristiana - per Grazia di Dio - è il luogo in cui il valore della persona non sarà mai obliterato; ed è questo il compito e la responsabilità dei cristiani nel mondo. Come diceva De Lubac: “Non è vero che l’uomo, come sembra talvolta si dica, non possa organizzare il mondo terreno senza Dio. È vero però che, senza Dio, non può alla fin dei conti che organizzarlo contro l’uomo. L’umanesimo esclusivo è un umanesimo disumano”. Gesti di vita, opere, testimonianze di difesa dell’umano, fino alle implicazioni politiche: in questi tempi cattivi che sono i nostri, i cristiani non possono disertare.


Amnesty International o Amnesi Italia?


Il rapporto 2008 di Amnesty International sull’Italia riporta frasi gravissime, secondo le quali il Governo ed il clima politico starebbero “trasformando l’Italia in un paese pericoloso”, grazie al pacchetto sicurezza che prevede il reato di immigrazione clandestina, da una parte, e ad episodi di cronaca nera dall’altra.
Gli Amnestini hanno la faccia tosta di partire dal caso della povera Giovanna Reggiani, stuprata e uccisa mentre tornava a casa dal marito, a Roma. Per bocca della direttrice dell’Ufficio campagne e ricerca della Sezione Italiana di Amnesty International, Daniela Carboni, veniamo anche a sapere che le famiglie Rom che hanno visto le loro baracche abusive distrutte dalle ruspe dovrebbero essere risarcite dal Governo italiano, e che le reazioni popolari ai fatti di cronaca sono da imputare al Governo intero, mentre i numerosi reati di cui i clandestini sono quotidianamente protagonisti vanno assolutamente ascritti individualmente, e non possono in alcun modo avere riverberi legislativi.
Inviteremmo volentieri il personale di Amnesty ad ospitare le famiglie rom presso le rispettive abitazioni private, e trattenere i clandestini presso gli uffici dell’associazione, siamo consci che ciò non sarebbe possibile. Perciò ci limitiamo a rendere noto che in Italia si sono tenute delle elezioni, e che il Governo è espressione di un Parlamento democraticamente eletto. Amnesty Italia, invece, non l’ha eletta nessuno e non rappresenta nulla se non una minoranza sempre più esigua della popolazione.
Amnesty, ricordiamocelo, è sempre più invischiata con una mentalità chiaramente politicizzata. E ricordiamo ancora che poco tempo fa l’assemblea italiana si è espressa a favore del ricorso all’aborto, seppure in casi specifici.


giovedì 29 maggio 2008

Sì alla centralina antinquinamento


Il consiglio chiede a Provincia ed Arpat un impianto mobile
Polveri sottili, già inoltrata la richiesta alla Provincia. Comitato di Olmi soddisfatto


Hanno discusso fino alle due e mezzo del mattino, consiglieri di maggioranza e di opposizione, sugli otto punti all’ordine del giorno del consiglio comunale di lunedì. Tra i più dibattuti, la mozione presentata dai gruppi consiliari del centrodestra sull’installazione di centraline per il rilevamento di Pm10 Pm2 ad Olmi. Mozione che è stata respinta dalla maggioranza ma che, con un emendamento del centrosinistra - per avere una centralina mobile da spostare non solo ad Olmi ma su altre zone del territorio - è stata successivamente approvata all’unanimità. «Abbiamo votato sì al loro emendamento per senso di responsabilità - afferma il consigliere di Forza Italia Mario Niccolai - Al centrosinistra interessava rivendicare la paternità della mozione e non riconoscere pubblicamente la validità della nostra. A noi importava solo che emergesse la richiesta comune di centraline per il rilevamento di polveri sottili sul suolo quarratino. Ma facciamo notare le discrepanze in seno alla stessa maggioranza. Il consigliere di Rifondazione, Riccardo Musumeci, ha preferito astenersi e non ha votato in maniera contraria alla nostra mozione. D’altra parte era stato Ugo Bazzani, capogruppo di Rifondazione, a proporre per la prima volta nel 2004 una mozione per una centralina ad Olmi». Mozione approvata all’unanimità dal consiglio. Da allora ce ne sono state altre, e quattro petizioni dei cittadini di Olmi. Ma la centralina non è mai arrivata. L’ultima petizione del Comitato di Olmi e di Legambiente è della scorsa settimana. «Siamo soddisfatti dell’intenzione dichiarata dall’intero consiglio di sollecitare Provincia e Arpat - afferma Daniele Manetti, esponente del comitato e dell’associazione ambientalista - L’assessore Marco Mazzanti ha detto di aver già inoltrato la richiesta in Provincia. Speriamo di poter contare su uno strumento di misurazione delle Pm10 e Pm2 entro ottobre. Ma ci interessa che venga rilevato anche il livello di altre sostanze, tipo il benzene, più dannoso delle polveri sottili». «Il centrosinistra è favorevole all’installazione di centraline - sostiene il capogruppo del Pd, Gabriele Romiti - La nostra intenzione è di effettuare un monitoraggio su tutto il territorio. L’ideale sarebbe quindi una centralina mobile da spostare dagli Olmi a Vignole». Ma, aggiunge Romiti, il problema dello smog troverà una soluzione solo con l’apertura al traffico del prolungamento di via Firenze, progetto inserito nella realizzazione della seconda tangenziale di Prato.


Dalla cronaca locale de "Il Tirreno" del 28/05/2008

Appartamenti nella chiesa di S. Biagio


Nel progetto di recupero anche uno spazio pubblico per la cittadinanza Don Fabbri: «Un piano proposto dalla Curia e avvallato da Comune e Sovrintendenza»


Appartamenti nella parte vecchia della canonica, restaurate e adibite ad uso pubblico la chiesa e la compagnia. Il progetto di recupero della chiesa di San Biagio - fino al 1957 chiesa ufficiale di Casini e ora in stato di evidente degrado - è quasi ultimato. A realizzarlo, lo studio dell’ingegner Franco Gori su commissione della Curia pistoiese. Nel corso di un incontro avuto con l’economo della Curia, don Paolo Firindelli, due mesi e mezzo fa il sindaco Sabrina Sergio Gori ha manifestato l’intenzione del Comune di collaborare con la proprietà della chiesa e con i progettisti per ridurre i tempi d’intervento a quelli strettamente necessari all’approvazione del progetto e all’inizio dei lavori. «Troppo importante il recupero della chiesa di San Biagio - sottolineava il sindaco - per la comunità quarratina. Sia da un punto di vista storico che culturale». Per tanti quarratini, soprattutto di una certa età e con la memoria colma di ricordi della chiesa negli anni del suo splendore, è una ferita allo sguardo e all’anima passare per via Firenze e osservare il degrado della chiesa di San Biagio. In tanti, nel corso degli ultimi anni, hanno sollecitato Curia e Comune a intervenire e a progettare il recupero dell’immobile. «Quantomeno - facevano notare in molti - ad effettuare una manutenzione più continua della vegetazione intorno alla chiesa e a puntellare le parti pericolanti dell’edificio, pericolose per chi ci passa vicino». La chiesa di San Biagio, situata sulla riva destra del torrente Stella, in via Firenze, è stata costruita intorno all’anno 1165, grazie ad un’elargizione della contessa Matilde di Toscana (proprietaria di diversi possedimenti nella zona). Dal 1957 la chiesa ufficiale di Casini è quella del Sacro Cuore di Gesù, sulla ex statale Fiorentina, ma San Biagio rappresenta una parte fondamentale della storia del Comune. «Notizie più dettagliate potranno essere fornite a breve dallo studio dell’ingegner Gori - ci risponde cortesemente don Patrizio Fabbri, parroco di Casini e Vignole - ma so che il progetto è quasi ultimato. Si tratta di un piano proposto dalla Curia e avallato da Comune e Sovrintendenza ai Beni culturali, che mira a recuperare, in parte per uso pubblico, in parte per uso residenziale, l’edificio di San Biagio». Nella parte vecchia della canonica dovrebbero trovare posto quindici appartamenti. La chiesa e la compagnia saranno invece ristrutturate e recuperate per essere poi usate dalla cittadinanza in incontri pubblici. «Assemblee, incontri, manifestazioni, feste. La chiesa è un patrimonio di Casini e sia la Curia che il Comune ci tengono a restituirla alla popolazione», afferma don Patrizio Fabbri. Chiesa e compagnia rimarranno di proprietà della Curia, ma una convenzione con il Comune permetterà a quest’ultimo l’utilizzo degli spazi per pubblici eventi. Don Fabbri ha anche presentato un’osservazione al regolamento urbanistico (attualmente l’ufficio urbanistico sta terminando di controllare le 570 osservazioni fatte al nuovo regolamento: l’amministrazione conta di poterlo approvare entro l’estate) chiedendo il passaggio dell’area, dove si trova il complesso monumentale, da agricola ad urbana. La notizia del piano di recupero lascia perplesse le opposizioni, che hanno presentato un’interpellanza in consiglio comunale. «Abbiamo ricevuto da parte del sindaco risposte molto vaghe - dice Mario Niccolai, consigliere di Forza Italia verso il Popolo delle Libertà - Non nascondiamo la nostra preoccupazione. La chiesa di San Biagio è la terza più antica di Quarrata, dopo quelle di San Michele a Tizzana e quella di Buriano. Preoccupa che la stessa Curia si faccia promotrice di un progetto che ne trasforma una parte in appartamenti. Chiederemo al più presto un incontro con don Firindelli, ma ci sembra strano che la Sovrintendenza non abbia niente da obiettare». «San Biagio - conclude - è un patrimonio storico di Quarrata. Non si può cancellare un pezzo della nostra storia con una colata di cemento».


Dalla cronaca locale de "Il Tirreno" del 28/05/2008

mercoledì 28 maggio 2008

Governo battuto


TV: CAMERA; GOVERNO BATTUTO SU PROPRIO EMENDAMENTO (2) (ANSA) - ROMA, 27 MAG - L'emendamento non e' quello contestato in materia radiotelevisiva, ma un articolo aggiuntivo in materia di caccia e di distruzione di nidi e uova di uccelli di specie protette. (ANSA)

Effetto Berlusconi: 53 esponenti della Camorra finiscono al gabbio


Da quando è al governo Berlusconi: vi sono state tre grandi operazioni condotte dalle Forze dell’Ordine. Che hanno assicurato alle patrie galere, importanti esponenti della criminalità organizzata.
Insediatosi il nuovo esecutivo,
è subito finito in manette Guido Abbinante: boss della Camorra, e capo del clan degli “scissionisti”. Uno dei più sanguinari della Campania.
In seguito
è stata la volta di Giuseppe Nirta: capo dell’omonima cosca della ‘Ndrangheta, ritenuto - dal Ministero degli Interni - uno dei cento latitanti più pericolosi d’Italia.
Oggi, inoltre, i carabinieri di Napoli sono riusciti a mettere a segno un’altra importante operazione:
53 affiliati al clan dei “Casalesi”, sono stati arrestati.
Le cose cambiano:
sensibilmente.


Rifiuti: Beirut, Calcutta? No, Napoli!


Dopo la firma del Decreto sui Rifiuti, da parte del Presidente della Repubblica, la tensione continua a salire, nonostante tutti si “si ammazzano” a spiegare, che purtroppo aprire nuove discariche, per il momento è inevitabile, e che tutti debbano assumersi le proprie responsabilità. Sembra che il discorso fatto da Bertolaso, che tutti debbano contribuire, anche per una questione di uguaglianza, non vada giù in certi ambienti. Ad un osservatore esterno, c’è la sensazione che in Campania ci siano cittadini di serie A e di serie B. Più di chiedere garanzie , che le discariche vengano fatte ad opera d’arte, e poi in una fase successiva bonificate, bruciando il tutto nei futuri termovalorizzatori, si pensa solo ad non averle nei piedi. O meglio in certi piedi.
Credo che la situazione di Chiaiano sia eclatante: Si lamentano, contestando il decreto, sostenendo che lo Stato si impone con forza e arroganza. Certo che sentire slogan del tipo: “Difendiamo la salute e l’ambiente” quando stanno li a dar fuoco, a cumuli e cumuli di spazzatura, e quando di più contradditorio ci possa essere. Ma l’ipocrisia di questa gente, raggiunge il culmine quando affermano: “Siamo solidali con le popolazioni sotto attacco”, e come dire siamo solidali, basta che la discarica non la fate qui. Vorrei capire, se si andasse dalle popolazioni di tutte le province, e si dicesse : ” Siete stati scelti, per avere in “omaggio” una discarica”, in quanti direbbero ” Come siete buoni, accomodatevi!, mettetevi subito al lavoro, non vedevamo l’ora di avere tanta felicità!”.
Certo di alternative, c’è ne sarebbero, a partire dalla differenziata, e finendo con termovalorizzatori per bruciare tutto, ma al momento sopratutto a Napoli, non è disponibile, ne l’una, nel’altra, ci vorrà del tempo, non si parte con la differenziata dall’oggi , al domani, va fatto un piano industriale, e non si sa se la Jervolino, l’abbia o meno. I termovalorizzatori, per una falsa concezione ambientale, non sono stati fatti.
A un discorso ragionevole da fare, viene invece opposto un no, senza se, e senza ma, il problema e degli altri, e non loro (vedi manifestanti a Porta a Porta). Il che, come si fà a non farsi venire un dubbio, ma chi è che soffia sul fuoco, non è che a Chiaiano ci siano altri interessi? Non ci sarà qualcuno che rema contro, aizzando la gente contro lo Stato, per fare in modo che tutto fallisca, e tutto continui come prima, per coltivare i propri interessi?
“Ai posteri, l’ardua sentenza!”


domenica 25 maggio 2008

Le allodole taciteranno i gufi


Loro sono sempre di cattivo umore e pretendono di contagiare il prossimo con atavico pessimismo.
Sono depressi, invidiosi e, tabelle alla mano, gufano appena l’avversario trova il modo per sollevare il morale di una nazione spinta anch’essa sul precipizio della depressione irreversibile.
Sono i
gufi di sinistra, quelli del “benaltrismo” o del “troppopochismo”, che da tempo hanno perso il contatto con le tasche e i cuori delle persone e non tollerano che altri li arricchiscano con provvedimenti ben augurali come quelli assunti dal governo, ieri a Napoli.
L’abolizione dell’Ici, la detassazione degli straordinari e l’accordo con le banche sui tassi variabili (che abbia sortito i suoi effetti la minaccia di aumento delle tasse ai banchieri?) suonano musica nuova per le
orecchie degli Italiani, che non volevano rassegnarsi alle facce e alle marce funebri dei mesi passati.
C’è ancora moltissimo da fare, partendo dal “controllo” dei bilanci dei comuni che, come il veltronismo insegna, sono costellati di voci di spesa inutili e dannose per il contribuente. E’ vergognoso il modo in cui i sindaci utilizzano il denaro pubblico per finanziare amenità di ogni genere (insieme alle auto blu), distogliendo mezzi e strutture dai servizi vitali per la comunità.
Il governo ha inoltre messo le mani sul decreto “mille proroghe” (esempio da manuale di spartitocrazia prodiana), cancellando le prebende che si erano concessi i vecchi partiti di centrosinistra; questa non può non essere vista come un’altra dimostrazione di sintonia con l’umore della popolazione, stremata dai sacrifici e vessata dalle finanziarie dell’Unione.
E’ solo l’inizio del giorno, quando, col loro dolce canto, le allodole tacitano gli incattiviti rapaci notturni.


Meglio un giorno da Berlusconi che due anni da Prodi. Però…


Lui arriva lì. Col faccino tutto inceronato, il tacco da cinque grazie a cui sembra un po’ meno puffo; la pioggia battente e il cielo plumbeo; occhiaie vistose (sintomo di una nottata passata a lavorare), e zacchete: in un giorno fa una mezza rivoluzione copernicana.
I mutui strangolano le famiglie?
Bene: le banche pratichino i tassi di due anni fa!
Ci sono troppi clandestini che entrano in Italia, perché la considerano una nazione lassista?
Bene: operiamo una bella stretta contro gli immigrati clandestini!
La pressione fiscale sul lavoro dipendente è troppo alta, e la crisi internazionale impensierisce le imprese?
D’accordo: detassiamo gli straordinari, e diamo una boccata d’ossigeno a lavoratori e imprese.
Napoli e la Campania sono sommerse dalla munnezza?
Perfetto: al via nuove discariche e nuovi termovalorizzatori; e chi si oppone ai siti di raccolta del pattume, direttamente al gabbio. Senza se e senza ma!
Prodi, per approvare la metà di questi provvedimenti, avrebbe impiegato 20 anni. A Berlusconi è bastato un giorno.
Però, se il Mortadella - in una qualunque riunione del Consiglio dei Ministri da lui presieduta -, avesse approvato anche solo un miliardesimo dei provvedimenti adottati da Silvio IV: avrebbe avuto molte più paginate di giornali, di quelle toccate oggi all’uomo di Arcore.
E qui sta il problema dei problemi.
Che in verità è sempre lo stesso: puoi fare tutto e tutto bene. Tanto e anche di più.
Ma se i giornali del “salotto buono” - quelli che
mettono assieme 7/8 milioni di copie vendute al giorno -, sono a te ostili: stai pur certo che ai cittadini arriverà solo una goccia di tutto l’oceano che fai!
Certo, Silvio IV è sfigato: ieri
hanno arrestato Anna Maria Franzoni e hanno decretato il proscioglimento di uno dei tanti presunti “mostri di Firenze”.
Dunque, notizie di tal fatta, meritavano molto più spazio di quello accordato alla decontribuzione degli straordinari. Non vi pare?
Ubi maior minor cessat. Ci mancherebbe!
D’altra parte, sennò, come giustificare il fatto che nemmeno mezzo rigo sia stato dedicato ai
provvedimenti adottati ieri contro la Mafia?
Mica si può affermare che i giornali del “salotto buono” abbiano di proposito “
occultato” la notizia, perché Silvio IV è mafioso per regio decreto travagliesco (decreto scritto mentre si era in villeggiatura con un mafioso amico di Provenzano), e tale deve continuare ad essere considerato, perché altrimenti metà della classe politica italiana nemmeno più un voto prenderebbe?
Non lo si può affermare, sarebbe ingeneroso.
Come ingeneroso sarebbe tacciare i medesimi organi di stampa di acquiescenza, contiguità e collusione con il centrosinistra; perchè, evidentemente solo in quanto era stato arrestato Jack lo squartatore (e a questo fatto era giusto dare enorme risalto), ad esempio non pubblicarono la notizia dei
tre condoni adottati da Prodi: uno a favore degli imprenditori che avevano assunto al nero; uno a favore degli imprenditori agricoli che non avevano versato contributi; ed uno, infine, a beneficio dei Comuni campani che, non avendo varato piani per la raccolta differenziata, avrebbero dovuto essere commissariati!
Mera casualità. Niente in più, ovviamente.
Mica starete pensando che l’informazione che “ha i numeri”, sia ostile al Berlusca?
Per favore: siate seri! Queste cose lasciatele dire allo Psiconano.
Però (perché un però c’è).
Qui, il caro Silvio IV, deve capire che non possiamo più fare gli errori dell’altra volta.
E l’altra volta, di errori ne sono stati fatti tanti, troppi: uno in particolare.
Si è trascurata la comunicazione. Ripeto: LA COMUNICAZIONE.
Cioè.
Il governo Berlusconi varava 10 provvedimenti?
E l’opinione pubblica era informata su 3.
Durante il quinquennio 2001-2006, ciò è avvenuto diecine di volte.
E allora la domanda è una sola (o forse no).
Errare è umano, e perseverare è diabolico. Peggio: è da coglioni.
Vogliamo ripetere ancora gli errori della volta scorsa, o abbiamo imparato la lezione?
Dove sono gli speaker che informano i cittadini, sui provvedimenti adottati dal governo (provvedimenti a cui i giornali del “salotto buono” non danno risalto)?
A che serve Paolo Bonaiuti? Non doveva assolvere a questa funzione?
E Daniele Capezzone? E la brava Beatrice Lorenzin?
Silvio, sveglia!
Oggi, i giornali non hanno pubblicato la notizia dei
provvedimenti contro la Mafia.
E domani, cosa faranno? Quando - questo, intendo - avrai
aumentato il prelievo fiscale a carico delle banche che quei giornali possiedono e controllano?


giovedì 22 maggio 2008

Anna Maria Franzoni: una tragedia senza fine


La Cassazione ha deciso di confermare la sentenza d'appello dell'aprile dello scorso anno, che condanna Anna Maria Franzoni a sedici anni per l'omicidio del figlio, Samuele. La Franzoni, dunque, per la legge è colpevole. Ora dovrà affrontare il carcere. La condanna è per omicidio volontario. Questa vicenda é una tragedia senza fine.
Per il piccolo Samuele a cui é stato strappato il diritto alla vita nel modo più orrendo.
Per Annamaria Franzoni, che da sei anni vive in un limbo dell'incertezza. La cui vita é stata saccheggiata, dalla voracità dei media.
Messa in piazza, giudicata e condannata prima ancora che lo facesse la giustizia. Per anni il crimine orrendo che ha sconvolto la sua esistenza é stato mandato in onda, vivisezionato, con modellini, immagini degli schizzi di sangue, della camera da letto, della casa, dei giocattoli abbandonati, del suo pigiama, delle sue pantofole. Il tutto "condito" dal parere di "dotti esperti" colpevolisti o innocentisti, che blateravano, di una sciagura come se stessero partecipando ad una puntata di CSI.Nessun rispetto per la morte. Per il dolore. Per il fratellino di Samuele, costretto ad assistere a questo circo. Per la famiglia Franzoni.
Non so se Anna Maria Franzoni é colpevole, ma se per qualche oscuro scherzo del destino non lo é, non oso immagginare cosa ha passato.E adesso dopo sei anni, una giustizia lenta, troppo lenta, le consegna un conto molto alto da pagare.
Perchè Annamaria ha altri due bambini, che rimarranno orfani. Sedici anni sono lunghi, un bimbo diventa uomo.
Eppure non é stata né la prima, né l'unica madre che in questi anni ha ucciso il proprio figlio. Ma per nessuna delle altre, la mano della giustizia é stata così pesante.
Forse perchè lei ha sempre rifiutato la scappatoia dell'infermità mentale.
E se fosse innocente? Me lo sono chiesta spesso.


Fuoco amico


Fuoco amico e incrociato sul sindaco di Napoli, il ministro ombra del Pd: Realacci, anche la Iervolino va commissariata, il giornalista napoletano (ex senatore del Pd): Se Napoli è senza guida il sindaco ne è responsabile e per finire l’editorialista del Corriere: La battaglia decisiva.
Ed è ugualmente impressionante il contenuto dell’intervista rilasciata ieri al Corriere non da un passante ma dal sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino. Invece di appellarsi ai suoi cittadini perché collaborino con le pubbliche autorità, invece di lasciare da parte le polemiche e invitare tutte le istituzioni all’azione concorde, la Iervolino (rendendo così poco credibile la sua stessa dichiarazione di voler cooperare col governo) non rinuncia a sottolineare il suo ruolo di «antagonista » di Berlusconi e della maggioranza. Con varie battute sarcastiche, come quella sulla proposta di tenere segreti i siti delle discariche: «Che facciamo? Vestiamo gli operai da Cappuccetto Rosso e camuffiamo le scavatrici da carri di Babbo Natale?». Si vede che al sindaco di Napoli mette allegria stare seduta sulla tolda del Titanic.La storia insegna che nelle grandi tragedie un ruolo importante, in negativo, lo svolge sovente l’inadeguatezza politica di chi occupa rilevanti posizioni pubbliche.
Lei
nell’intervista dimettermi?
Non mi passa neanche per la testa.


Attenzione eccessiva, Ue & avvertimenti preventivi


Il premier Prodi: “L’emergenza rifiuti è una vergogna. Dobbiamo fermarla. Il Paese ha l’obbligo di sollevare dalle sofferenze chi in questo momento sta subendo danni. L’esercito aiuta il Paese” e poi annunciava il suo primo provvedimento sull’emergenza rifiuti a Napoli e in Campania:
“Ho dato disposizione al ministro dell’Istruzione perché vengano immediatamente riaperte le scuole che era stato deciso di chiudere. I bambini che stanno a casa da scuola non vanno nè in Val d’Aosta nè sulle Dolomiti, ma rimangono nelle zone con lo stesso inquinamento. Se in qualche scuola ci sarà una situazione di emergenza manderò stanotte a pulire intorno in modo che si possa riaprire la scuola”.
Una ricerca facile facile mi dice che era il 6 gennaio 2008 e il governo Prodi era
in carica dal 17 maggio 2006, ministro dell’Ambiente era il verde Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della regione Campania Antonio Bassolino, sindaco del comune di Napoli Rosetta Russo Iervolino.
Il presidente Napolitano interveniva pubblicamente da Lubiana.
Problema grave, ma dall’Ue attenzione eccessiva:
a suo avviso la questione negli ultimi tempi “ha assunto un rilievo che forse va anche al di là della giusta misura“. L’Europa, ricorda il capo dello Stato, guarda “con soddisfazione i nostri risultati” in materia di risanamento economico, siamo “rispettati per il nostro impegno” su molti tavoli, ma esistono ancora “questioni aperte, e non sono poche. Ultimamente ha preso rilievo, anche al di là della giusta misura, il probema dell’emergenza dei rifiuti in Campania”.
E’ di oggi la notizia in tutte le prime pagine dei quotidiani nazionali: L’Europarlamento si pronuncerà sulla politica italiana nei confronti dei rom. L’assemblea plenaria del Parlamento europeo ha approvato a Strasburgo con 106 voti a favore, 100 contrari e 2 astenuti una richiesta del gruppo del Pse di tenere un dibattito in aula questa sera sulla situazione dei Rom in Italia e nell’Ue.
La Commissione europea è sollecitata dall’Europarlamento a fare una dichiarazione in apertura del dibattito. La richiesta, presentata dal capogruppo Pse,
Martin Schulz, e sostenuta dalla collega Monica Frassoni, capogruppo dei Verdi.
Al di là delle legittime posizioni
diverse sul pacchetto sicurezza e sull’idea di inserire il reato di immigrazione clandestina, rileggendo la cronistoria dei fatti sarebbe troppo domandarsi ma la signora Monica Frassoni - rieletta nel 2004 per la Federazione dei Verdi italiani, nella circoscrizione nord-ovest, dopo la rinuncia di Alfonso Pecoraro Scanio che ha preferito dedicarsi alla politica italiana - il signor Martin Schulz e chi chiede oggi urgenti misure utili e non propagandistiche dove stavano in questi periodi?
E come pensano di essere credibili oggi, quando ancora come dice in un soprassalto di dignità, un
mio conterraneo
nessuna decisione ancora è stata presa. Né lo sarà presto o facilmente, trattandosi di materia destinata a finire, tutta o in gran parte, all’esame di Camera e Senato. Così, come non erano chiari nei giorni scorsi gli attacchi all’Italia del governo spagnolo - un esecutivo, quello di Zapatero, che sia sulla frontiera marocchina, che su quella dei nomadi, non ha certo usato mezze misure - non si capisce in che modo, oggi, l’Europarlamento possa mettere sotto esame l’Italia come Paese xenofobo prima che sia fissata la sua linea su sicurezza e immigrazione. In fondo, a Strasburgo sarebbe bastato aspettare qualche giorno: per capirne di più, ed evitare che il dibattito di oggi finisca col sembrare, a dispetto anche delle migliori intenzioni, una sorta di avvertimento preventivo a Berlusconi.


Per una politica seria sui ROM e sull’immigrazione


Per iniziare con serietà un discorso in sè difficile, considerate le polemiche di questi ultimi giorni, vi deve essere innanzitutto la consapevolezza che il Governo italiano non è in proncinto di varare alcuna norma per l’espulsione di massa o per la distruzione immediata di tutti i campi Rom.Ma se questi campi risulteranno illegali, in contrasto con le norme dello Stato (per ipotesi: occupazione abusiva di solo pubblico, allacciamenti abusivi a rete dell’acqua o del gas, mancanza dell’approvazione degli organi tecnici comunali) giustamente si dovrà provvedere per il ripristino della legalità, attraverso l’utilizzo dei fondi comunitari per l’integrazione.Ovviamente nei casi più gravi, di comprovata e diffusa illegalità, sarà anche possibile lo sgombero. Non è infatti possibile permettere la costruzione di vere e proprie “favelas” nelle periferie, come si può verificare nel caso di Roma.
I Rom non vanno criminalizzati in sè, perchè la responsabilità penale è dell’individuo. Certo lo Stato fa bene ad aumentare le pene previste per reati di grave impatto sociale (furti, rapine in villa fra tutti).In discussione vi è anche il reato di immigrazione clandestina: il primo impatto verso questa proposta è positivo, perchè non è possibile permettere l’ingresso in Italia senza alcun controllo sull’identità della persona, e i conseguenti rischi per la sicurezza. In più, una immigrazione selvaggia e non controllata potrebbe provocare diffusi fenomeni di instabilità sociale e di mancata integrazione (si pensi alle periferie parigine).
Quindi, in sintesi: no alla criminalizzazione generica, sì ad una politica più dura, se si vuole anche a leggi draconiane, per garantire la sicurezza dei cittadini italiani (e lo Stato italiano deve pensare a questo prima di ogni altra cosa) e il rispetto delle regole. Sono finiti i tempi del buonismo e di una concezione distorta della tolleranza, che hanno causato l’ingresso non controllato di centinaia di migliaia di persone, fra cui vi sono -ebbene sì- molti delinquenti, pur senza (come è già stato detto) generalizzare. I “nuovi venuti” dovranno dimostrare di avere un reddito legale e dichiarare inoltre la propria abitazione, sempre a norma di legge.
E’ iniziato quindi il tempo della serietà, dei provvedimenti duri e necessarie per rispondere alle esigenze di tutela della sicurezza. Questo hanno chiesto gli italiani, e questo sarà dato dal Governo.


Gioia all’Unità


Così, quasi innocentemente, ci si chiede in questa sede: si può parlare di conflitto di interessi quando un amministratore pubblico (in questo caso un presidente di Giunta regionale) è anche proprietario di una compagnia telefonica di carattere nazionale, ma anche di una testata giornalista diffusa in tutta Italia?
Perché, come forse noto ai più, il presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, che già da un po’ è il patron di Tiscali, ha acquisito anche l’Unità, testata (giornalistica) della sinistra fondata da Antonio Gramsci.
Per carità, il quesito è “buttato là”, solo per sapere…
Nota a latere. Qualche tempo fa il CdR del quotidiano si era decisamente opposto all’ingresso della famiglia Angelucci (già proprietaria di Libero e Riformista). Adesso invece i giornalisti dell’Unità sono felici e sereni: la gioia li pervade. A tal punto che hanno emanato un comunicato nel quale, tra l’altro, si legge: «In tutti questi mesi ci siamo battuti perchè i nuovi assetti dell'Unità fossero coerenti con la sua storia e il suo radicamento e garantissero prospettive di sviluppo certo al giornale. La soluzione che si è determinata risponde a queste richieste e ci soddisfa appieno».
Mi sto sforzando (anzi, se qualcuno mi potesse dare una mano la accetterei volentieri) di capire come possa Renato Soru essere “coerente con la storia ed il radicamento” dell’Unità e, soprattutto, come può il presidente-imprenditore garantire “prospettive di sviluppo certo” alla testata ed alla sua redazione.Si apriva così un articolo a pag. 44 del Sole 24 Ore di martedì 13 maggio: «Si alza il velo sulla vendita di Tiscali: c’è una short-list di sei pretendenti per la internet company messa sul mercato». Come dice un vecchio detto popolare, “si sa dove si nasce ma non si sa dove si muore”. Nelle vicende dell’Unità – piaccia o no – di certo per ora c’è soltanto Antonio Gramsci.


lunedì 19 maggio 2008

FORZA INTER!!


Quote rosa, quote danni


Bibiana Aido (ministro dell'Uguaglianza!) pagherebbe «uno psichiatra a Berlusconi, ma servirebbero molte sedute». Nei giorni scorsi motivo di attrito tra Roma e Madrid erano state le parole di Maria Teresa Fernandez del Vega, portavoce del governo spagnolo, che aveva accusato il governo italiano di incitare al «razzismo e alla xenofobia» con le sue politiche per l'immigrazione, che però non hanno ancora portato il nostro esercito a prendere a fucilate i clandestini, come accaduto, invece, proprio in Spagna.
Se per imbottire i governi di "quote rosa" e fare bella figura, dimostrando quanto si è "avanti", il risultato è quello di Zapatero, beh, allora che si tenga pure il suo record, che si dimostra anche record di stupidità. Meglio limitare i "danni". E ci auguriamo che Frattini pretenda da Zapatero seri provvedimenti nei confronti delle sue quote rosa.


Immigrazione: e se la Spagna guardasse quello che accade in casa sua?


L'attacco di ieri al Governo Italiano da parte della vicepremier spagnola, María Teresa Fernández de la Vega, che accusava Roma di attuare una politica verso l'immigrazione “razzista e xenofoba”, è a dir poco ridicolo se si considera quale sia la politica spagnola verso l'immigrazione.
Già in passato diverse organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani hanno accusato la Spagna di violenze gratuite contro gli immigrati, specie quelli provenienti dal Marocco. In pochi sanno che la polizia di frontiera spagnola è una delle poche ad avere l'ordine di sparare. Che dire poi dei centri di permanenza temporanea spagnoli? A confronto quelli italiani sono dei veri e propri Grand Hotel.
Vogliamo per esempio parlare dei quattro centri di accoglienza per bambini senza accompagnatore aperti dal Governo spagnolo nelle isole Canarie? Quattro lager dove i centinaia di bambini non accompagnati che arrivano dal Senegal e dal Marocco vengono rinchiusi a tempo indefinito e dove, secondo un rapporto di Human Rights Watch, i bambini vengono percossi, seviziati e lasciati per mesi senza alcun sostegno alimentare, in condizione assolutamente disumane. Trovate il tutto in
questo articolo del 27 agosto 2007.
Perché non parliamo delle centinaia di testimonianze di immigrati marocchini che raccontano di come la guardia costiera spagnola tagli deliberatamente i loro gommoni in mare aperto? Perché non parliamo delle centinaia di “incidenti” avvenuti alla frontiera tra Spagna e Marocco? Tutti incidenti che hanno un denominatore comune: le ferite da arma da fuoco.
Intendiamoci, la mia non vuole essere una difesa a tutto campo della politica italiana sull'immigrazione, anzi, nei prossimi giorni valuteremo con attenzione ogni singolo passo del Governo Italiano in materia di immigrazione, ma sentir dire da un politico spagnolo che l'Italia è un Paese xenofobo e razzista è davvero troppo, quando proprio in Spagna la violazione dei Diritti dei migranti è all'ordine del giorno. Prima di criticare l'Italia sarebbe bene che la Spagna inizi a guardare quello che avviene in casa propria. Chissà, magari la sig.ra Fernández de la Vega, dal comodo della sua poltrona queste cose nemmeno le sa.


venerdì 16 maggio 2008

Ma in che mondo vive?


In un comunicato ufficiale del 15 maggio,il Sindaco dice di essersi accorta che la pavimentazione dell’ultimo tratto di via Montalbano effettuato dall’amministrazione Comunale circa tre anni fa, non reggono all’impatto del traffico quotidiano. E afferma: “Non è possibile vedere che la nostra via Montalbano sia interessata da lavori in modo cosi’ ricorrente”. Nel finale del comunicato adombra ad una possibile responsabilità degli uffici, per la cattiva immagine che questo cantiere permanente per le riparazioni del pavè offre ai visitatori che vengono a Quarrata. Dimentica il Sindaco che non è solo una questione di immagine ma anche di danno economico a chi abita e a chi lavora (commercianti e artigiani) in quel tratto di strada.
Voglio ricordare che la dottoressa Gori è Sindaco dal 2002 ed ha condiviso e acconsentito un tale tipo di pavimentazione in prima persona. Da parte nostra, tutti i partiti del centrodestra, da anni abbiamo contestato questi lavori, non tanto perché non ritenessimo giusta la riqualificazione di via Montalbano, ma per il tipo di pavimentazione che si andava a installare in quel tratto di strada, sicuramente la piu’ transitata del Comune, e interessata da un notevole traffico pesante e da centinaia e centinaia di auto. I residenti stessi, insieme ai commercianti che hanno i loro esercizi in quel tratto di strada, inutilmente hanno raccolto firme e presentato petizioni, per far presenti i disagi a cui venivano incontro soprattutto dopo che era stato vietato il traffico ai mezzi pesanti, senza prevedere autorizzazioni per le emergenze. Ad una interpellanza presentata nel novembre scorso insieme al collega Mantellassi, il vicesindaco Mazzanti rispose che tutto ciò era normale e rientrava nelle manutenzioni previste, cosi come per tutte le strade ricoperte con il classico asfalto. Si accorge solo ora Signor Sindaco, che questi lavori sono il segno del suo fallimento di amministratrice? Suvvia Sindaco!!!

Sveglia! Le colpe sono solo e soltanto politiche e quindi sue! E di queste scelte sbagliate e costose deve rispondere al Consiglio Comunale e ai cittadini tutti.

giovedì 15 maggio 2008

Berlusconi al senato: vogliamo cambiare l'Italia e lo faremo


'Siamo qui con uno scopo ben preciso: vogliamo cambiare l'Italia e lo faremo'. Queste parole del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, pronunciate nella sua replica ai senatori al termine del dibattito sulla fiducia al governo, attesta lo spirito con cui il premier vuole affrontare la sua quarta esperienza di governo: una volontà riformatrice dell'intero sistema-Paese per ridare slancio e fiducia ad un'Italia che si sente vecchia e frastornata.Ed il Berlusconi 'nuovo corso' non cerca il 'muro contro muro' con le opposizioni, ma vuole e cerca il dialogo, senza inciuci e senza commistione dei ruoli tra chi deve governare e chi deve controllare il governante. Quindi il 'cambiamento' dell'Italia sarà fatto 'pacificamente, nell'ordine, nel rispetto dei diritti civili'; 'lo faremo - ha aggiunto - nel rispetto dei poteri costituzionali dello Stato'.Allora, 'mano tesa' verso il Pd ed il riconoscimento del ruolo che la formazione guidata da Walter Veltroni e' chiamata a svolgere nel nuovo quadro politico, uscito semplificato dalle elezioni del 13 e 14 aprile scorsi. Ed il riconoscimento non e' solo platonico. Berlusconi ha annunciato che, accogliendo una proposta avanzata dal senatore Enrico Morando (Pd), intende scrivere uno 'statuto dell'opposizione' che sarà 'tanto più efficace se procederemo a modificare anche i regolamenti parlamentari'.Il premier definisce poi il 'governo-ombra' 'uno strumento utile per il buon funzionamento delle istituzioni'.E Berlusconi conferma per domani l'incontro con Veltroni.'Prove di dialogo in corso dunque, tra governo e Pd, a testimonianza di 'un clima parlamentare nuovo'.


Bega tra forcaioli


Hai voglia a ripetere le solite banalità! Che chi si spada colpisce di spada ferisce. Che a giocare con il fuoco del giustizialismo si rischia di bruciarsi le mani. Che le volpi finiscono in pellicceria. E via di seguito. Ma, diciamo la verità, chi se lo sarebbe mai immaginato che, a forza di usare il “metodo Travaglio” dei fatti separati dalla logica, anche lo stesso Travaglio si sarebbe ritrovato in mezzo a vicende assai travagliate? Nessuno. Nessuno, tranne, ovviamente, Giuseppe D’Avanzo, che, tanto per ribadire di essere il numero uno in fatto di giornalismo giudiziario giustizialista, ha raccontato che tra Travaglio e Schifani esiste lo stesso rapporto esistente tra il bue che dice cornuto all’asino. Il tutto a causa dell’ospitalità in un albergo siciliano offerta a Travaglio da un sottufficiale di polizia successivamente risultato colpevole di favoreggiamento nei confronti del mafioso Bernardo Provenzano. Minchia! Si direbbe a Bolzano. Ma che ha fatto Travaglio a D’Avanzo per essersi meritato una rasoiata sulla faccia di questa portata? In realtà sembra proprio nulla. Solo concorrenza tra forcaioli. Quello di Questura contro quello di Procura.


Facciamocene una ragione


Non so se - come sostiene il direttore di Europa Stefano Manichini - Marco Travaglio, Furio Colombo, Beppe Grillo e Antonio Di Pietro abbiano messo in piedi un piano teso a «ricattare il Pd e costringerlo a uno status di minoranza permanente». Non so, soprattutto, se il vero obiettivo di questa “Agenzia del Risentimento” (la definizione, quanto mai calzante al gruppetto, è di Giuseppe D’Avanzo) sia davvero il partito di Veltroni e il condizionamento della sua linea politica. Di certo qualche conto non torna.
Ma c’è di più. Secondo alcuni osservatori, direttore ed editore di Repubblica (rispettivamente Mauro e De Benedetti), attaccando frontalmente Travaglio, starebbero facendo un piacere allo stesso Veltroni che è intimorito che un possibile successo elettorale alle Europee del 2009 offuschi definitivamente la sua leadership. Anche per questo il segretario del Pd (il quale non ha ancora chiarito i motivi dell’apparentamento elettorale con l’IdV) sarebbe impegnato ad innalzare – proprio alle consultazioni del prossimo anno – uno sbarramento al 4 per cento per contrastare il cammino del partito dell’Agenzia (appunto l’Italia dei Valori).
Sarà così? Può darsi. Ma l’atteggiamento di totale indisponibilità al dialogo che ha assunto dell’IdV è eloquente. D’altronde, il presidente del Consiglio afferma: «Non ci sarà da parte nostra un rifiuto pregiudiziale nei confronti dei contributi dell'opposizione». Quest’ultima, dal canto suo, non ha chiuso del tutto al dialogo con la maggioranza limitandosi, nel futuro, a giudicare gli atti del governo volta per volta. E Fassino promette nessuna "ostilità” o "pregiudizio": nei confronti del governo il Pd assumerà un atteggiamento "concreto", valutando i problemi e le soluzioni che verranno proposte.
Questo vogliono i cittadini, questo serve alle Camere per riformare gradualmente il Paese laddove le cose ancora non vanno. E se Di Pietro “non abbocca” (come ama dire lui) ce ne faremo una ragione: i cambiamenti sono necessari; i pregiudizi, il giustizialismo, il protagonismo dei singoli lo sono, invece, assai meno.

Aggiornamento. L'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha deciso a maggioranza di aprire un'istruttoria nei confronti della Rai per le trasmissioni Annozero del primo maggio e Che tempo che fa del 10 maggio. Alla tv pubblica viene contestata «la presunta violazione dell'articolo 4 (diritti fondamentali della persona) e dell'articolo 48 (compiti del servizio pubblico) del Testo unico della radio.


mercoledì 14 maggio 2008

Travaglio applicato a Travaglio


Allora, dopo la querelle Travaglio-Schifani che da giorni accompagna la vita politica italiana, ecco un bel giochino di logica applicata cui tutti possono partecipare.


Prima parte:

fatto nr. 1 Nel 1979 Renato Schifani lavora con Benny D'Agostino e Nino Mandalà.

fatto nr. 2 Nel 1979 D'Agostino e Mandalà sono imprenditori incensurati.

fatto nr. 3 Nel 1997/98 D'Agostino e Mandalà vengono arrestati e successivamente condannati per mafia.

fatto nr. 4 Nel 1997/98 i rapporti tra D'Agostino, Mandalà e Schifani sono interrotti da anni.conclusione di Travaglio: Renato Schifani aveva rapporti con mafiosi, quindi deve giustificare questi rapporti, altrimenti è facilmente immaginabile che anche lui sia colluso con la mafia.


Seconda parte:

fatto nr.1 Negli anni '80, fino al 1994, Silvio Berlusconi era un imprenditore.

fatto nr.2 Dagli anni '90/'00 Silvio Berlusconi è stato accusato, processato e quasi sempre assolto per corruzione di politici e magistrati nel periodo in cui era imprenditore, cioé tra gli anni '80 e i primi anni '90.

fatto nr.3 Dal 1988 al 1994, quindi nel momento clou della presunta corruzione di Silvio Berlusconi, Marco Travaglio lavorava come giornalista a Il Giornale, quotidiano il cui editore è Silvio Berlusconi.

Conclusione in stile Travaglio: Marco "il bel Travé" Travaglio aveva rapporti con un corruttore, quindi deve giustificare questi rapporti, altrimenti è facilmente immaginabile che anche lui sia colluso con i corruttori.


Hei, scherzavo…


L'ironia di Vittorio Feltri su Libero: lo iettatore era Figo, non il felino
Il gatto nero e le sfighe dell'Inter
Un micio accusato di portare sfortuna e la sfortuna vera che arriva solo dopo la sua morte.

Guai a dire che i gatti neri portano sfortuna. Anzi: lo fanno veramente, ma solo quando si cerca di fare loro del male. E' questa la morale che viene fuori dall'articolo-commento a cui Vittorio Feltri ha deciso di dedicare lo spazio centrale della prima pagina di Libero, nell'edizione di oggi, venerdì 9 maggio.
LO IETTATORE E LA PINETINA - Nel suo intervento il direttore del quotidiano racconta la storia di un micione nero che viveva ad Appiano Gentile, dove ha sede il ritiro dell'Inter. Un gatto innocuo, se non nei pregiudizi che, a quanto si dice, alcuni giocatori avevano nei suoi confronti. Pregiudizi legati alla scaramanzia che classifica i felini dal manto color carbone come portatori di sfortuna.. Secondo quanto riferisce Feltri, alla Pinetina avrebbero fatto di tutto per tentare di allontanarlo, dopo essersi accorti della sua presenza. Nonostante urla e inseguimenti, però, non ci sono mai riusciti. Un brutto giorno, però, il gatto è stato tolto di mezzo. E nel peggiore dei modi: investito e ucciso da Figo con la sua Jeep.
ROVESCIO DI FORTUNA - Ecco allora che arriva il contrappasso: lungi dall'essersi liberati di quello che consideravano uno iettatore, i neroazzurri hanno dovuto solo da quel momento fare i conti con la vera sfortuna, mettendo insieme una serie di sventure che, a chi credeva agli influssi malefici di quel micio, non potranno ora apparire come una semplice coincidenza: proprio Figo alla prima partita che gioca dopo l'uccisione del gatto si infortuna alla gamba e vede finire la sua stagione; la squadra, poi, inizia a mettere insieme risultati non proprio esaltanti fino alla sconfitta di domenica con la Juventus che ha di fatto ridotto a un'inezia il distacco tra i milanesi e la Roma. La conclusione di Feltri è tranchant: «Non era il micio nero che menava sfiga, ma chi lo ha ucciso, lo sfigato Figo». E di conseguenza, «se Figo mi attraversa la strada, mi tocco».

domenica 11 maggio 2008

I SOCIALISTI NON SONO MORTI, SONO ANDATI AL GOVERNO


Tremonti è ministro dell’economia, Frattini degli Esteri, Sacconi del Welfare, Brunetta dell’innovazione teconologica. E Cicchetto è presidente dei parlamentari del Pdl. Il PSI non c’è più, e da un bel po’ di tempo. E coloro che si sono presentati alle elezioni con il simbolo socialista non sono in parlamento: Eppure nel governo Berlusconi, chi si è formato, seppur in modo diverso, negli anni del craxismo, si trova oggi ad occupare ministeri chiave.
Non sarà rinato il garofano – guai a dirlo tra i socialisti – ma la novità non è da poco. E non è affatto sfuggita all’ex ministro Rino Formica, una vita nel PSI: “E’ il punto conclusivo della strategia antisocialista dei post comunisti che ha sempre privilegiato l’asse con ciò che restava della sinistra DC”, dice. E aggiunge:” bisogna vedere come si svilupperà la dialettica politica nel centrodestra tra la destra moderata, i cattolici liberali e i socialisti. Ma questi sono più forti per ragioni di identità e di tradizione. Le biografie dei singoli ministri parlano chiaro in materia. Quella di Tremonti ad esempio, già professore di simpatie socialiste quando scrisse un libro le 100 tasse degli italiani in cui diceva che alcune tasse era più costoso tenerle che toglierle. Poi lavorò con l’allora ministro Formica. O quella di Frattini, che è stato nel PSI da tecnico, per poi divenire sottosegretario di Amato nel 1992. Insomma i socialisti sono tornati. Dice Giuliano Cazzola: “ non c’è una corrente socialista strutturata nel Pdl, ma Forza Italia non è un grosso centro di elaborazione politica. Non ha una struttura, non ha centri culturali. E quindi noi socialisti abbiamo trovato uno spazio di elaborazione. Una cosa è certa per Cazzola: i quattro ministri si sentono socialisti, tanto che i democristiani l’hanno presa male. A sentire chi viene da quella tradizione, il PSI targato Craxi è destinato a lasciare un marchio in questo governo. Sul Welfare, in primo luogo. Basti vedere il profilo di Sacconi: ha sviluppato importanti iniziative legislative in campo bancario o sul tema della riforma del pubblico impiego. Poi è stato sottosegretario al tesoro nel 87 E infine, l’incontro con Biagi, altro socialista che, dice Cazzola, “gli ha segnato la vita: ora sente l’obbligo morale di continuare l’attività di Biagi. Le linee di azione del neo minisrtro del Welfare, non sono affatto estranee al riformismo socialista: passaggio dal Welfare al Workfare, Flexicurity, meritocrazia. Se sentirebbe, eccome, l’impronta del PSI di Craxi. Che nella conferenza programmatica di Rimoni mise in archivio “la sociologia pietrificata delle classi” a vantaggio di una società dei meriti e dei bisogni”. Oggi si chiama Welfare delle opportunità ma, dice Cazzola, il senso è lo stesso. E Formica da Capogruppo del PSI aveva come vice Sacconi e da Ministro del Lavoro aveva come consulente Brunetta afferma: Sul lavoro eravamo molto innovativi, oltre ai meriti e ai bisogni, scrivemmo un libro bianco dove prevedevamo che nell’arco della vita uno facesse più lavori e quindi servisse un aggiornamento continuo. Oggi lo dicono tutti. E la politica estera? Forse Frattini è un po’ più filoatlantico del PSI? Neanche tanto, Craxi era un amico di Arafat ma fece la scelta degli euromissili. Mica era uno scherzo.


Dal Riformista del 10 maggio 2008.

La Moratti caccia via Sgarbi


L' articoletto del Corriere che ne dà notizia è poco più di una agenzia e non spiega dettagliatamente le ragioni della rottura, nè io le conosco.Conoscendo e amando il personaggio, la notizia non mi stupisce. Mi stupisce, semmai, che sia durato tanto in una carica pubblica.Sgarbi è uomo di intelligenza superiore e non intendo superiore alla media della popolazione, ma alla media di quella degli intellettuali nostrani e questo spiega ampiamente - a mio parere - la sua irascibilità quando si misura con la gente comune.Verrebbe da chiedersi, allora, perchè si confronti con la gente comune. Non farebbe meglio a chiudersi nella torre eburnea degli intellettuali e confrontarsi solo con loro?Il punto è questo. La straordinarietà di Sgarbi consiste proprio nel suo essere sì un intellettuale ma un intellettuale sanguigno, terragno, pieno di appetiti concreti. E' un intellettuale che ama la gnocca, ama il denaro e le comodità che questo procura, ama la fama, l' applauso e NON se ne vergogna affatto, anzi!Sgarbi non è nato ricco. Il suo unico capitale è sè stesso e siccome lo pagano profumatamente per confrontarsi con gente da poco, lui lo fa. E' in questo modo che può permettersi di vivere in una "reggia" e collezionare arte, cioè vivere fra cose belle.Insomma, uno come Sgarbi non potrebbe mai essere un "intellettuale di sinistra", cioè uno che ama le stesse cose ma se ne vergogna e - almeno pubblicamente - ci rinuncia (con tutte le frustrazioni che ne conseguono)....

Possiamo definirlo, allora, un intellettuale di destra? Neppure. Gli "intellettuali di destra", in questo paese, sono rari, rarissimi e non perchè non ce ne siano ma solo perchè si nascondono e militano nella sinistra.La iattura della nostra intellighenzia, da secoli, è il conformismo. Loro stanno sempre dalla parte del Principe ed il Principe, nell' Italia Repubblicana, è di sinistra. Dunque, tutti gli intellettuali sono di sinistra. O, almeno, così è stato fino ad oggi. Speriamo che il vento cambi, finalmente.La straordinarietà di Sgarbi, come intellettuale, è - in realtà - quella di essere un anticonformista ed è ANCHE per questo che l' ho definito più intelligente della media degli intellettuali.Il conformismo, secondo me, è l' oppio dell' intelligenza. Sgarbi non fuma oppi...Dunque, Sgarbi è destinato a stare sempre fuori del coro, sia che il coro sia di sinistra sia che diventi di destra. Ed è per questo che lo ammiro e lo amo incondizionatamente ed è per questo che non mi rammarico affatto che lo abbiano cacciato dal Comune .....
Aggiornamento delle 9:40 (grazie a Nico).
Sgarbi risponde sul Corriere


Differenze


Loro hanno dedicato un’aula del Senato ad un criminale abituale, freddato mentre era intento a lanciare un estintore addosso ad un carabiniere (con lo scopo di ucciderlo).
Noi, mercoledì prossimo - su proposta di Gianfranco Fini -
dedicheremo la Sala Gialla di Palazzo Montecitorio allo statista Aldo Moro.
Barbaramente ucciso dalle Brigate rosse.
P.S.: dimenticavo. Loro si sono anche premurati di
trovare un posto di lavoro alla carceriera del suddetto leader Dc.


venerdì 9 maggio 2008

Povero Scalfaro, dategli i sali


“Non esiste un solo deputato o un solo senatore che sia stato eletto dal popolo italiano”. È la constatazione del presidente emerito della repubblica Oscar Luigi Scalfaro al termine del suo incontro con Giorgio Napolitano al Quirinale, osservando che “il popolo italiano è tagliato fuori dalle elezioni”.


Povero, povero Scalfaro.Dal suo punto di vista in effetti le cose non stanno proprio andando bene.L’odiato Berlusconi è sul punto di varare nel modo più trionfale un Governo di legislatura…Le sue sono solo parole dettate dal tentativo di gettare discredito su un Parlamento perfettamente costituito, con una larga, solida maggioranza per Berlusconi.Il popolo ha votato con una affluenza superiore all’80%, chi disconosce la sua volontà e straparla di elettori “tagliati fuori” non sa bene cosa sta dicendo.
Gli italiani, caro ex-Presidente, hanno votato, e democraticamente hanno deciso di CACCIARE VIA CON UNA BATOSTA COLOSSALE i tuoi compari e amici del Pd.Fattene una ragione, e non dire sciocchezze che non stanno nè in cielo nè in terra. Ah, un ulteriore appunto: gli unici NON ELETTI che ancora comodamente siedono (e votano) in Parlamento sono proprio i senatori a vita.
PS. Una ulteriore soddisfazione: non sarà più il suo voto a salvare il Governo.

I senatori ELETTI DAL POPOLO sono più che sufficienti per determinarne la sorte.


Mentre gli altri litigano persino sull'ombra....


Mentre Di Pietro e Veltroni litigano (sull'ombra).Mentre Veltroni manca la promessa di presentare il governo ombra entro 48 ore dalla presentazione della lista dei ministri, annunciando lo farà solo sabato.Mentre Di Pietro parla già di opposizione ombra.Mentre accadono questi vecchi e stanchi litigi: il governo Berlusconi IV, formato in 25 giorni (un record), la cui età media è intorno ai 50 anni con moltissimi trentenni e quarantenni ai posti di comando, ha prestato giuramento. Molte le curiosità (alcune le potete leggere qui)Tra l'altro non so in quanti l'abbiano notato ma Bossi, dopo aver letto il discorso di giuramento, ha fatto a Berlusconi il famoso gesto "tegn dur" con il pugno chiuso. Un momento imperdibile.Intanto annunciati i primi scioperi per venerdì: è proprio tornato Berlusconi.

Al lavoro!


mercoledì 7 maggio 2008

I MINISTRI DEL NUOVO GOVERNO


Ministri con portafoglio:
ESTERI Franco Frattini
INTERNO Roberto Maroni
GIUSTIZIA Angelino Alfano
ECONOMIA Giulio Tremonti
DIFESA Ignazio La Russa
SVILUPPO ECONOMICO Claudio Scajola
PUBBLICA ISTRUZIONE Maria Stella Gelmini
POLITICHE AGRICOLE Luca Zaia
AMBIENTE Stefania Prestigiacomo
INFRASTRUTTURE Altero Matteoli
WELFARE Maurizio Sacconi
BENI CULTURALI Sandro Bondi


Ministri senza portafoglio:
RIFORME Umberto Bossi
SEMPLIFICAZIONE Roberto Calderoli
ATTUAZIONE PROGRAMMA Gianfranco Rotondi
POLITICHE COMUNITARIE Andrea Ronchi
PARI OPPORTUNITÀ Mara Carfagna
AFFARI REGIONALI Raffaele Fitto
POLITICHE GIOVANILI Giorgia Meloni
RAPPORTI CON PARLAMENTO Elio Vito
INNOVAZIONE Renato Brunetta