mercoledì 31 dicembre 2008

BUON ANNO


Cari amici,
un altro anno è passato, questo blog, che da poco ha compiuto un anno, negli ultimi tempi è cresciuto e intorno alla "squadra" che lo gestisce e al circolo della liberta', di cui e' il portavoce si sono avvicinati nuovi amici con la voglia di lavorare e progettare iniziative nuove.
In questi mesi abbiamo avuto ben 19360 visitatori con 28000 pagine viste, per alcuni giorni di dicembre e' stato tra i blog piu' visti a livello nazionale, e questo ci riempie di nuove responsabilita'.
Abbiamo pero' tanto entusiasmo, e non resteremo indifferenti di fronte ai cambiamenti che si prospettano nella politica locale regionale e nazionale.
Forti dei nostri valori e della liberta' che ci contraddistingue e di cui andiamo fieri, un po ribelli e anticonformisti come siamo, vogliamo alimentare il dibattito politico anche attraverso nuove iniziative che abbiamo in cantiere e che comunicheremo al piu' presto.
Intanto auguro a tutti voi e alle vostre famiglie un sereno anno nuovo.
Mario Niccolai

MICHELA BRAMBILLA AL PRESIDENTE FANTACCI


Caro presidente,
desidero ringraziarti per il sostegno che da sempre garantisci alla nostra associazione. E soprattutto desidero porgere a te, ai soci del tuo Circolo della Libertà e a tutte le vostre famiglie, i miei più sentiti auguri di Buon Natale e di un felice anno nuovo.
Il grande percorso politico, il sogno per cui abbiamo tutti quanti lavorato, sta diventando una realtà. Questo sogno ha un nome: Popolo della Libertà.
I nostri Circoli sono stati la linfa vitale del grande e straordinario cambiamento che sta caratterizzando la politica italiana.
In questi mesi ho, pertanto, lavorato insieme agli amici di Forza Italia e di An per dare alla nostra associazione il giusto ruolo all’interno del nascente PDL. All’inizio del prossimo anno, ti esporrò nei dettagli il progetto che ci vedrà operativi a partire dal 2009 e che sono certa condividerai.
Ancora cari auguri e ti abbraccio con tanto affetto,
Michela Vittoria Brambilla

martedì 30 dicembre 2008

Il presepe di Gavazzi


Lo scultore lo ha realizzato nella chiesa di San Francesco

UNO CHE HA preso la chiesa di Sant’Agostino a Colle Val d’Elsa e ci ha infilato dentro 65 metri di presepe, figuriamoci se si sgomenta di fronte al pur considerevole transetto di San Francesco a Pistoia. Lo scultore pistoiese Giuseppe Gavazzi, particolarmente prolifico in fatto di rappresentazioni della Natività (la prima nel ‘74 nella chiesa dell’Autostrada del Sole), ha realizzato per la chiesa pistoiese un presepe centrato «sulla storia della salvezza» e popolato dei personaggi stupiti e malinconici che ci ha lasciato frequentare in quarant’anni di estro artistico.NIENTE a che vedere con lo standard del presepe tormentato da pecorelle giochi di luce sentierini di ghiaia e pastori: la rappresentazione di Gavazzi prosciuga il modellismo e lascia le figure allo stadio di simbolo. Nello stesso spazio convivono la tentazione di Adamo ed Eva, l’Annunciazione, la Natività, la visita dei Magi, l’Ultima Cena, la Crocifissione e la Resurrezione, circondate da enormi sculture lignee abbozzate (il cuore dell’ultima produzione di Gavazzi) a simboleggiare «l’umanità di fronte al Mistero di Cristo: accoglienza, rifiuto, scherno e diffidenza» e sorvegliate da un angioletto posto in cima a un’alta colonna. Si tratta di opere appositamente realizzate (un Cristo sullo sfondo, il Bambino «che avrà tre giorni e guarda com’è già bello grosso»), di altre pensate negli anni per altre situazioni simili, e di altre ancora, apparentemente slegate dal tema sacro e circostanziate per l’occasione.EFFETTO spiazzante: merito anche dell’allestimento, curato dall’architetto Alessandro Andreini (praticamente l’esegeta ufficiale del Gavazzi-pensiero in termini di interpretazione degli spazi espositivi) impiegando piedistalli riciclati, impalcature, bancali, avanzi di cantiere, in perfetta osservazione della regola della povertà francescana. Martedì pomeriggio la chiesa ha ospitato le letture sacre curate da Elisabetta Iozzelli e Geacomo Bardi e accompagnate all’organo da Luciano Vannucci col coordinamento di Giuseppe Golisano e il sostegno della Banca di credito cooperativo di Masiano; il presepe di Gavazzi sarà visitabile fino al 12 gennaio.

Lorenzo Maffucci La Nazione, 30 Dicembre 2008

SBARCHI A LAMPEDUSA MISSIONE A TRIPOLI, LINEA DURA DEL MINISTRO MARONI



«Da gennaio coste libiche pattugliate I clandestini subito rimpatriati»
ROMA — Entro gennaio inizieranno i pattugliamenti delle coste libiche, concordati tra le autorità di Tripoli e il dicastero degli Interni. Il ministro Roberto Maroni ha annunciato che una delegazione promossa dalla presidenza francese dell’Unione europea, cui partecipa un funzionario di polizia italiano, sta discutendo con i libici: «Ho avuto assicurazioni dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, e sono ottimista — ha precisato Maroni —. Se, come assicurano i libici, i pattugliamenti partiranno a gennaio, potremo dire addio agli sbarchi a Lampedusa». In attesa che venga attuato l’accordo con la Libia, per gestire l’emergenza di questi giorni il Viminale ha adottato drastiche misure di rimpatrio forzato: chi arriva a Lampedusa rimarrà sull’isola siciliana. «Non sarà spostato in altri centri — assicura Maroni — ma immediatamente rispedito indietro. Cominceremo già da domani, dopodomani al massimo». Il problema dello sbarco di clandestini non riguarda solo l’Italia ma anche altri Paesi come Cipro, Malta e la Grecia. Per questo motivo Maroni ha organizzato un incontro, fissato al 13 gennaio, con i ministri dell’Interno di questi Paesi per elaborare «una strategia comune e per portare le comuni rivendicazioni il 15 gennaio al consiglio europeo che si terrà a Praga». E se la prende per la flemma del collega ministro della Difesa, Ignazio La Russa («...mentre lui è in qualche spiaggia nei mari tropicali — ha incalzato il titolare del Viminale — io affronto l’emergenza e ci siamo attivati per arrivare a una soluzione in tempi brevi»). La Russa è stato apostrofato per aver sostenuto che «la linea dura con la Libia non serve a niente» in quanto «Gheddafi rispetterà gli accordi, ma in tempi levantini». E aveva aggiunto che l’Italia per prima «è in difetto», visto che il Parlamento non ha ancora reso definitivo l’accordo bilaterale siglato lo scorso agosto con Gheddafi. Il titolare della Difesa è certo che «tutto andrà bene non appena il Parlamento avrà fatto il suo lavoro». Certo «si può capire che qualcuno sia deluso», perché si aspettava «risultati immediati. ma credo che questa sia una fase transitoria». E l’Italia deve cercare «di entrare nella mentalità libica». «Maroni è lodevolmente impegnato in Italia con il suo staff anche in questi giorni a svolgere i compiti tipici del ministro dell’Interno, mentre molti di noi possono dedicare qualche giorno alla famiglia ma il Governo sta facendo il massimo per contrastare l’immigrazione clandestina, per questo il presidente Berlusconi — conclude La Russa nella replica — decise di intervenire personalmente nell’incontro con Gheddafi a Bengasi dove fu stilato un nuovo preciso accordo». Non si fermano intanto gli sbarchi. Un natante con 150 clandestini, monitorato dalla Guardia costiera, è stato avvistato a 80 miglia miglia da Lampedusa. L’altra sera a Linosa, la più piccola delle isole Pelagie. erano approdati 331 extracomunitari, di cui 171 già trasferiti a Lampedusa (gli altri sono rimasti sul posto). Il commissario straordinario della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, mette in guardia: «Gli sbarchi degli ultimi giorni confermano — avverte il dirigente della Cri — che il 2009 sarà un anno molto difficile».

La Nazione, 30 Dicembre 2008

Il cielo sopra gomorra


DAL CIELO sopra Gomorra, la campagna appare butterata di cave e discariche. Ferita, insozzata, contaminata nella sua antica e persistente bellezza. Ma solo chi la conosce a menadito come il vicequestore aggiunto Ciro Lungo, della Forestale di Napoli, può discernere tra cicatrici vecchie e nuove, leggere i segni sul terreno per preparare altre segnalazioni alla magistratura, ennesimi sequestri. E aggiungere così grammi di speranza a chi non s’è arreso allo scempio del cedere ai tenutari delle ecomafie quella che nel 2002 Legambiente ribattezzo «la terra dei fuochi».GRAZIE anche all’utilizzo delle intercettazioni, che dal 2002 al 2008 hanno reso possibile l’invio di 600 ordinanze di custodia cautelare e la denuncia di 2.196 persone (ma che senza una deroga alla prossima stretta alle intercettazioni potrebbero essere presto un ricordo), le ecomafie hanno subìto un colpo duro. Per le forze dell’ordine è un buon momento. Al colpo sferrato il 19 dicembre dal Noe dei carabinieri — arrestate 20 persone che trafficavano e incendiavano, spargendo diossine, centinaia di balle di stracci — fa seguito una ennesima operazione della Forestale che ieri, utilizzando l’elicottero, ha scoperto almeno tre nuove aree in cui , osserva il vicequestore Lungo che ha diretto l’operazione, «ci sono forti indizi di estrazione abusiva della preziosa terra nera vesuviana e di contemporaneo sversamento di rifiuti tossici e nocivi». L’elicottero va a colpo sicuro, coadiuvato a terra da tre pattuglie delle stazioni di Ottaviano, Boscoreale e Marigliano, nei territori a rischio.PRIMA, a Marigliano, è ritrovato e sequestrato uno sversamento di balle di stracci, che sconcia uno dei «Regi lagni», i canali costruiti a partire dal 1600 per dare un regime idraulico e bonificare la zona, ma utilizzati negli ultimi trent’anni per ogni tipo di nefandezza ambientale. Poi piega verso il Parco del Vesuvio. Sulle cui pendici, a Somma Vesuviana, in una cava già sequestrata, fa la prima grande scoperta della giornata: una grande voragine appena colmata da uno sversamento di materiale ignoto, e da una colata di terra fresca che un bulldozer arancione sta ancora livellando. E’ una novità assoluta. Quando l’elicottero arriva è il fuggi fuggi, ancor prima che la pattuglia a terra giunga in zona. Ma la magistratura avrà da lavorare. Poco più su, in località Ammendolara, ecco una nuova colata di rifiuti che in pieno parco sfregia un costone. La presenza di un’autobotte fa temere che oltre a rifiuti solidi siano stati sversati anche rifiuti liquidi. E il vicequestore filma tutto. «ADESSO alla massima velocità, perché a Terzigno dobbiamo prenderli di sorpresa», dice Longo al pilota. E così è. Scendiamo veloci e bassi vicino a cava Vitiello, sito legittimo di 40 ettari, fendendo i roghi maleodoranti che si alzano dai costoni. Sull’obiettivo, puntuale, c’è una voragine semiaperta. Ci sono mezzi e una benna, c’è segno di cingoli sul bordo del costone e una colata di materiale da analizzare. Carte alla mano è roba nuova. E il vicequestore filma ancora. Ma qui non c’è anima viva e la pattuglia a terra non può bloccare nessuno: ci penseranno le indagini, magari. Longo decide di fare un altro mezzo giro attorno al Vesuvio e su Ercolano va a verificare di sorpresa una segnalazione su di una cava alla quale è stata tolta l’autorizzazione. L’INTUIZIONE è giusta, perché l’attività di estrazione e di probabile interramento di rifiuti è in pieno svolgimento. Alla vista dell’elicottero un camion che stava per scaricare viene ricoperto di corsa e si allontana (ma è stato puntualmente filmato, targa compresa) mentre è un fuggi fuggi di un gruppo di lavoratori. E anche qui viene mandata una pattuglia. In un’ora di volo tutte le segnalazioni hanno dato risultati.«E ha anche prodotto un effetto di detererrenza», sottolinea Longo. L’impressione è che — dando loro strumenti tecnici e normativi e risorse adeguate — la Forestale, il Noe carabinieri, la Guardia di finanza la battaglia possano affrontarla e vincerla. Ma senza strumenti adeguati e risorse costanti a vincere saranno ancora e sempre le ecomafie, offuscando ancora di fumi il bel cielo sopra Gomorra.

dall’inviato ALESSANDRO FARRUGGIA, Napoli, La Nazione, 30 Dicembre 2008

lunedì 29 dicembre 2008

Le tre grandi ragioni del presidenzialismo


Come è ormai costume politico, qualunque discorso di riforma costituzionale viene interpretato come un messaggio in codice per i giochi di potere. Presidenzialismo quindi più premier o più presidente e meno parlamento. Ma con quest'algebra del potere l'Italia non va lontano. La politica non è solo potere. E' anche il governo della polis. In questo momento la polis italiana, soprattutto nelle grandi città amministrate dalla sinistra, è in crisi. Gli attacchi della corruzione, a prescindere dal chi e dal come, non fanno che consumare il legame fondamentale tra la comunità e la classe politica. Invece che fare orecchie da mercante, l'opposizione dovrebbe comprendere che l'Italia sta attraversando una fase delicatissima. L'accanimento ideologico sulla difesa della Costituzione non serve a ridare fiducia ai cittadini quando scoprono che i loro governanti non si liberano dal vizio della corruzione. Allora serve una legittimazione popolare diretta alla vetta dello Stato, che sia accompagnata da un aumento dei poteri sostanziali. L'elezione da sola non basta se poi il Quirinale, o Palazzo Chigi, restano gabbie dorate che neutralizzano qualunque iniziativa. Proprio per questo il presidenzialismo all'italiana può diventare un premierato che semplifica i rapporti tra capo dello Stato e premier, trasferendo al secondo i residui poteri politici del primo. Così il Quirinale resta il simbolo istituzionale dell'unità dello Stato mentre il premier incarna l'unità della volontà politica. Niente più confusione di ruoli. Non sarebbe neppure una riforma completamente nuova, perché traduce in norma costituzionale una realtà che già esiste nei fatti. Basta stabilire l'elezione diretta del premier collegato alla sua coalizione.
Infatti il presidenzialismo è in linea con i tempi d'oggi. La semplificazione partitica dopo le elezioni politiche dello scorso aprile ha preparato il terreno per confermare il ruolo istituzionale, oltre che politico, del premier. La coalizione compatta e basata su un unico grande partito con possibilità di alleanze locali è il baricentro per sostenere un premier che è a sua volta il riferimento degli equilibri politici in un senso attivo e propositivo, senza più timore di infrangere delicati equilibri.
Il presidenzialismo è sempre stato un tema ricorrente del dibattito politico a partire dai primi tentativi di riforma. Il dato di fatto però è un altro. Questa Costituzione non è mai stata popolare né funzionale. Non esiste neppure una data per celebrare la sua ricorrenza. Gli italiani non la conoscono, non sanno neppure quando sia entrata in vigore. Figurarsi i suoi contenuti. Questa trascuratezza o indifferenza non è un difetto di cultura civica. E' l'effetto di una pessima educazione politica da parte degli stessi partiti, che non hanno mai amato veramente questa Costituzione. Perciò non è difficile capire che la Carta del '48 non ha superato l'esame più impegnativo, quello della governabilità. Con le sue disposizioni ambigue e fumose è stata proprio una delle cause del cattivo funzionamento delle istituzioni. Né parlamentarismo né presidenzialismo, né centralismo né federalismo. La Carta costituzionale resta un perfetto ibrido. Il tempo del presidenzialismo è già arrivato da molto tempo e la sua forza è cresciuta perché colpiva nel cuore del problema, cioè nelle oligarchie di partito che paralizzavano le istituzioni.
Queste tre grandi ragioni del presidenzialismo non state degnamente comprese dalla sinistra. Non si tratta solo del gioco di ruoli tra maggioranza e opposizione. Il problema è più grave. La sinistra è rimasta incapsulata in una visione politica ormai sganciata dalla realtà. La difesa ideologica della Costituzione fa parte di un modello politico che è ancora influenzato dal primato del parlamento, dei partiti al suo interno e persino delle correnti all'interno dei partiti. E' una visione frammentata e conflittuale, incentrata sulla politica come lotta per il potere ma allo stesso tempo il potere è fine a se stesso. Poi arriva la crisi epocale, arrivano anche gli scandali giudiziari e la reazione più naturale è quella di rinchiudersi in un mondo che esiste soltanto tra le righe di una Costituzione difettosa e mai amata. Ma per risolvere questi problemi non basta la politica, ci vuole un terapeuta.
di Gabriele Cazzulini, martedì 23 dicembre 2008.

domenica 28 dicembre 2008

Grazie al pacchetto-sicurezza confiscati 4 miliardi alla Mafia


Nel 2007, lo stato è riuscito a confiscare alla criminalità organizzata 1 miliardo di euro.
Nel 2008, per effetto delle norme di contrasto alla Mafia (e alle altre organizzazioni malavitose) contenute nel cosiddetto pacchetto-sicurezza, nelle casse dello stato sono entrati 4 miliardi di euro.
Questo risultato è frutto di alcune misure varate dal governo Berlusconi, con cui si è deciso di separare le sorti dei malavitosi da quelle dei loro beni, onde consentire allo stato di entrare in possesso di quest’ultimi, più facilmente e più rapidamente. Subito dopo il loro sequestro.
E’ il Ministro degli Interni Roberto Maroni, a descrivere le misure in questione:
“Abbiamo separato il destino dei mafiosi da quello dei loro beni, che adesso, una volta sequestrati, restano nel patrimonio pubblico”.
Per quanto riguarda gli immobili:
“Possono tornare alle comunità anche dopo qualche tempo”.
Mentre nel caso di auto e moto, ad esempio:
“Se per utilizzarli avessimo aspettato i tempi della confisca, avremmo rischiato di farli diventare dei ferrivecchi. Da buttare o quasi”.
Invece, grazie alle nuove disposizioni contenute nel pacchetto-sicurezza, essi entrano in possesso delle Forze dell’Ordine: “subito dopo il sequestro”.
In questo modo:
“Risparmiamo i soldi del deposito giudiziario e diamo alla Polizia la possibilità di farne un uso concreto e immediato, garantendone la manutenzione”.
Va aggiunto, inoltre, che il 60% dei beni sottratti alla criminalità organizzata è rappresentato da immobili (ville, appartamenti e terreni. Per un totale di circa 3.000 unità); il 21%, invece, è costituito da beni mobili (auto, moto e natanti. Per un totale di circa 1.000 unità); e il 19%, infine, da beni come - ad esempio - le aziende. Quest‘ultime, sottolinea Maroni:
“Vanno fatte funzionare, altrimenti chiudono con il risultato che i lavoratori rischiano di perdere il posto per l’intervento dello Stato”.
A tal scopo, aggiunge il Ministro degli Interni, a gennaio:
“Faremo una riunione con imprenditori, commercianti e artigiani per creare una rete di protezione che consenta la gestione di queste aziende e le faccia funzionare. Se sapremo far fruttare i beni sequestrati, fondi ingenti potranno essere messi a disposizione delle forze dell’ordine”.
Le cose cambiano, e sensibilmente (d’altra parte governa la destra).

Camelotdestraideale.it, 27 Dicembre 2008

mercoledì 24 dicembre 2008

BUON NATALE !


LA SQUADRA DEGLI AMICI CHE INSIEME A ME GESTISCONO IL BLOG. INSIEME AI SOCI DEL CIRCOLO DELLA LIBERTA' QUARRATA-PIANA PISTOIESE, AUGURANO A TUTTI I VISITATORI UN FELICE NATALE

martedì 23 dicembre 2008

POVERTA' : PER CORTESIA STATE ZITTI !


Ieri, 22 dicembre, l'Istat ha pubblicato l’indagine campionaria annuale “Reddito e condizioni di vita”. Essa è parte di un più vasto progetto, deliberato dal Parlamento Europeo e coordinato da Eurostat, che ha lo scopo di produrre e divulgare statistiche armonizzate sulle condizioni economiche e la qualità della vita dei cittadini europei.A pag 19 c'è la tab. 11 Indicatori di disagio economico per motivo del disagio:- 5,3 % delle famiglie non ha soldi per il cibo- 11,1% delle famiglie non ha soldi per le spese mediche- 16,9% delle famiglie non ha soldi per i vestiti necessari.Questi dati si riferiscono all'anno 2007 e si domistrano essere peggiorativi rispetto al 2006 quando erano rispettivamente 4,2%, 10,4% e 16,8%.Questo è stato il risultato delle due finanziarie del governo Frodi e della sua Unione; di quelli che "parlavano" di stare ridistribuendo il reddito, che stavano togliendo ai ricchi per dare ai poveri.E adesso che si dà qualcosa ai "veri" poveri, lasciatelo dire a noi che è poco, voi, per cortesia, STATE ZITTI. Al di là delle chiacchiere, su cui siete bravi, questi numeri evidenziano il fallimento del vostro programma e della vostra politica.http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20081222_00/ (per vedere i dati fare clik su "testo integrale").

UN CASO TOSCANA ESISTE:


Con il 2008 si è conclusa un’intera fase della storia politica della Toscana. Ormai tutto è cambiato, anche se nelle Giunte apparentemente tutto prosegue come prima. Ma la società toscana si sta ribellando all’egemonia della sinistra e questo vento di profondo cambiamento, che il PdL interpreta, con le elezioni di primavera arriverà anche nel cuore delle Istituzioni e muterà profondamente gli equilibri delle rappresentanze.

L’esplosione della questione morale, che è una dimensione specifica della crisi politica e identitaria della sinistra, fa crollare i vecchi miti e le antiche sicurezze. Essa mostra il volto di governi locali incapaci di tutelare gli interessi generali con scelte coraggiose e coerenti. La paralisi della politica urbanistica a seguito delle vicende di Castello, ma anche di Prato, di Campi Bisenzio, di Monticchiello, di Castagneto e di molte altre realtà toscane scosse da episodi di cattiva amministrazione e dai danni che ne derivano, è l’emblema di una politica incapace di rinnovarsi in quanto prigioniera dello stesso sistema di potere che essa ha, nei decenni, costruito.

La prova più eclatante di questa incapacità di rinnovamento si ritrova nel bilancio di previsione 2009 presentato dalla Giunta regionale. Sui tratta di un documento che sembra predisposto in una fase di ordinaria amministrazione, proprio mentre il mondo è sconvolto da una congiuntura finanziaria eccezionale e tutti i governi nazionali e locali si adoperano per varare provvedimenti adeguati all’emergenza
Ormai non è più possibile negare che esiste un ‘CASO TOSCANA’ all’interno della congiuntura economica nazionale. E si tratta di una situazione grave e pesante che interessa il tessuto sociale e produttivo.
Mentre l’Italia mostra di reggere il campo meglio della grande parte dei Paesi più sviluppati e di Eurolandia, sia per la moderazione del sistema bancario italiano che si è meno esposto degli altri sistemi finanziari senza regole, che per il tempestivo intervento del Governo, tutti gli indicatori economici e in questi giorni in maniera esaustiva il rapporto IRPET testimoniano che la Toscana registra una fase recessiva molto più acuta delle altre Regioni italiane.

Al centro della crisi del modello economico toscano si pone il crollo della capacità di esportare, cioè di competere sul mercato globale. La gravità del problema è sottolineata dal fatto che questo crollo riguarda più o meno tutti i settori, dal tessile al cuoio, pelle e calzature, dalla carta alla meccanica, all'ottica, ai mezzi di trasporto. Nei settori dove le variazioni dei valori esportati sono positive, la crescita è di gran lunga inferiore, anche più della metà rispetto a quella della media nazionale (agricoltura, alimentari, carbone e raffinerie di petrolio).

La Toscana ha problemi peculiari e specifici di competitività ma anche di capacità di buona spesa come dimostra l’avanzo di amministrazione che nel 2008 ammonterà a 900 milioni (il 10% dell’intero bilancio 2009).
Di fronte a questa situazione, fortemente preoccupante, nessuna nuova politica è stata varata per guidare, sollecitare ed accompagnare il profondo cambiamento, l'innovazione, il cambio di marcia di cui la toscana ha bisogno se vuole rimanere nel novero delle regioni trainanti in Italia e in Europa.

Il PdL propone che siano utilizzati subito i 900 milioni di euro dell’avanzo 2008, assieme alla rimodulazione dei fondi strutturali europei secondo nuove scelte prioritarie (quelle dei PIR appaiono alquanto inadeguate per la nuova situazione economico-finanziaria toscane e internazionale) che per noi riguardano in modo specifico la ricaduta sociale della crisi (incremento e rimodulazione degli ammortizzatori sociali, revisione delle politiche per la famiglia), e gli interventi anticiclici (accompagnamento dei processi aziendali o territoriali di riconversione, deindustrializzazione, innovazione, diversificazione produttiva).

È infine necessario rivedere le politiche nei confronti delle risorse comunitarie che oggi la Toscana utilizza solo relativamente ai fondi strutturali, ignorando le gradi opportunità offerte da decine di bandi che potrebbero finanziare progetti specifici, anche di grande entità, espressione di iniziativa privata o della collaborazione tra il pubblico e privato. Questa grave carenza si spiega con l’incapacità di promuovere una progettazione adeguata attraverso la collaborazione di soggetti diversi,chiamati ad operare all’interno di una strategia comune di modernizzazione e sviluppo della società toscana.
Ma una sinistra divisa e rissosa, ancora impregnata di dirigismo, non è credibile per questa prospettiva. Sono temi centrali per la sfida politica che abbiamo lanciato e che troverà nell’anno che sta per aprirsi verifiche e traguardi di straordinaria importanza.

Che per tutti sia un Sereno Natale e uno Splendido 2009.

Alberto Magnolfi
Presidente del Gruppo regionale Fi-PdL

Idiozie politically correct contro il presepe


Da qualche anno, Natale è occasione per l’emergere di una forma ormai cronica di cretinismo del politically correct, che alligna soprattutto nella sinistra. A farne le spese è la tradizione cristiana, colpita nel simbolo più antico e caro: il presepe. Si badi bene, il politically correct non ha problemi con l’albero di Natale e tutta la sua simbologia consumista “pagana”. No: colpisce proprio la rappresentazione sacra del Gesù Bambino, della natività, il momento più dolce, intriso di speranza e di amore del cristianesimo. Quest’anno, il cretinismo politicamente corretto è dilagato a Ravenna, comune di sinistra, dove ben 17 scuole materne su 22 hanno abolito il presepe per non offendere i bambini musulmani. I ravennati, si badi bene, non solo soli nel percorrere questa scelta aberrante: già dal 2006 l’Ikea in Italia, ha comunicato la decisione di non vendere presepi: “Nessun simbolo religioso è in vendita. Siamo un’azienda svedese abbiamo in vendita tanti addobbi natalizi, in particolare quelli per l'albero di Natale, che è un simbolo più trasversale, ma presepi non ne teniamo. L’albero lo fa la maggioranza delle persone, anche nei paesi musulmani. Il presepe, invece, è tipico della tradizione cattolica”. Sempre nel 2006 la scuola materna la ''Casa del bosco'' di Bolzano ha deciso di non far cantare ai propri alunni una canzoncina di Natale, “per non offendere i bambini musulmani”. I genitori italiani sono insorti, ma la decisione è stata irrevocabile: Gesù non ha avuto posto nella recita di Natale 2006. Stessa linea tenuta dalla municipalità di Birmingham, che dal 2006 ha cancellato il nome Christmas dai propri registri rimpiazzandolo con il neologismo Winterval, “Festival d’inverno”, in piena sintonia con il cretinismo buonista di tre quarti delle aziende britanniche, che hanno deciso da anni di non decorare più locali e uffici a Natale per non “disturbare” i fedeli non cristiani. La rilevazione è stata effettuata dallo studio legale Peninsula che ha contattato 2300 responsabili aziendali dei quali il 74% ha deciso di interrompere la tradizione secolare. Il bello è che i primi a scandalizzarsi per questo imbelle rifiuto delle proprie origini e tradizioni cristiane…. sono proprio i musulmani, a partire da quelli di Ravenna, che in sintonia con le organizzazioni musulmane in Svizzera di anni fa, hanno lanciato un appello a non bandire dalle scuole le tradizioni cristiane e soprattutto quelle del Natale: “Una eventuale decisione in questo senso non contribuirebbe alla pace religiosa”. Questo, anche perché, per i Musulmani la Natività vi è stata, perché una intera Sura del Corano è dedicata a Maria e al suo concepimento di Gesù senza contatto con uomo; perché versi poeticissimi sono dedicati da Maometto alla Natività del Cristo sotto una palma. Ma il politically correct della sinistra di oggi è tale proprio perché incolto, ignorante, non curioso, pieno solo di vergogna della storia dell’Europa e delle sue radici cristiane, in preda a un relativismo ormai demente

Carlo Panella il Tempo del 23 dicembre

RUTELLI - VELTRONI, UN SODALIZIO


Francesco Rutelli annuncia un esposto al Csm nei confronti del Corriere della Sera per la pubblicazione «di frasi che avrei pronunciato due giorni fa presso la Procura di Napoli».Ciccio, svegliati. Cosa succedeva alla Procura di Milano quando gli avvisi di garanzia (non solo le notizie) uscivano prima sul Corriere della Sera, la Repubblica e la Stampa e poi venivano consegnate agli interessati? Dov'era il Csm? cosa ha fatto il Csm? E tu, cosa dicevi? Te ne stavi zitto zitto.E' brutto trovarsi coinvolti eh! non sai a chi rivolgerti. Fregati.Anzi no, spiega ai romani perchè da Sindaco hai dato l'appalto della manutenzione delle strade della tua città proprio a Romeo, e solo grazie ad Alemanno la delibera è stata ultimamente revocata facendo lavorare le piccole e medie imprese romane.Ora salta fuori che anche Veltroni aveva appaltato la manutenzione delle strade romane a Romeo per 576 milioni di euro. L'Autority e il Tar bocciarono la gara perchè era «viziata», ma il Consiglio di Stato però diede l’ok.http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=315736Se la magistratura fosse veramente autonoma, ci dobbiamo spettare delle grasse risate.

domenica 21 dicembre 2008

TANGENTOPOLI A PESCARA


DOPO L’ARRESTO DEL SINDACO TARGATO PD, A PESCARA EMERGONO DUPLICAZIONI DI INCARICHI, CONSULENZE PAGATE DUE VOLTE, LA STESSA PERSONA CHE FUNGE DA CONTROLLORE E CONTROLLATO… I COMPENSI NON SUPERAVANO MAI 100.000 EURO, PER EVITARE GARE
Tangenti pulite e in nero, spese pazze per il camposanto, contributi elettorali e viaggi gratis. Ma anche un esorbitante numero di consulenze esterne affidate sempre alle stesse persone, cumuli di incarichi sul conto del Comune.Consiglieri per “project financing” che erano contemporaneamente tecnici esterni e componenti della commissione di gara.C’e’ anche questo nelle carte dell’inchiesta sulle tangenti di Pescara che ha portato agli arresti domiciliari il primo cittadino e segretario regionale del Pd, Luciano D’Alfonso, e ha svelato un giro di ricatti e fondi pagati agli imprenditori con finanziamenti illeciti alla Margherita.Scrive il gip: ” E’ davvero clamorosa la frammentazione e la reiterazione degli incarichi di consulenza”.Incarichi molto ben retribuiti, ma mai superiori ai 100.000 euro, per evitare procedure di gara.Due in particolare i consulenti esterni che avrebbero beneficiato di generosi compensi: a uno di loro il Comune versa 125.000 euro per tre differenti incarichi. Consulenze che spaziano dal “supporto a dirigente competente per la formazione” del programma triennale dei lavori pubblici, fino alla collaborazione per valutare un progetto di “project financing parcheggi area centro sportivo”, e infine l’assistenza al Comune per il project financing dei lavori di ampliamento del cimitero.A un altro consulente vengono affidati tre incarichi per complessivi 105.000 euro.Il gip scrive “Si nota anzitutto la duplicazione di incarichi tra i due personaggi, tanto da ipotizzare “un’unica unità funzionale” dal momento che gli studi dei due professionisti hanno sede nei medesimi indirizzi.In pratica il Comune assegnava incarichi esterni in doppione a due consulenti che hanno lo studio nello stesso palazzo.Il costo di queste consulenze fotocopia è stato di ben 340,000 euro.Ma l’anomalia più grossa è un’altra: i due consulenti erano anche controllori, in quanto “componenti della commissione di gara” e venivano retribuiti solo a condizione che venga approvato il progetto controllato.Incarichi e consulenze esterne venivano dati al Comune di Pescara anche in cambio di favori vari, come un’ospitalità gratuita a Europa prossima, la società che sarebbe servita al sindaco e ai suoi collaboratori per deviare i soldi del Comune verso la Margherita.E’ il caso di un indagato che pur pagando regolare affitto di un locale, cedeva gli spazi a Europa Prossima. Un benefattore forse?No - scrive il gip - donava sì il suo appartamento all’associazione, ma è stato nominato “collaudatore per il programma Colle Cetrullo” del comune di Pescara, “direttore dei lavori per il Ponte sud mare”, più consulente per altri due progetti.Emerge da questo scandalo il solito problema della facoltà per gli Enti locali, di assegnare discrezionalmente consulenze esterne, con sperpero di centinaia di migliaia di euro a favore di amici e clientele.Quando magari nei quadri dei dipendenti esistono figure analoghe a cui ci si potrebbe rivolgere a costo zero.Ma una legge che vieti questa prassi chissà perché nessuno la propone…


SPRECOPOLI A QUARRATA


Sulla mancanza di fondi destinati agli affitti per le fasce più deboli si legge, tra le righe, una polemica politica alla quale non si può non replicare e sulla quale è opportuno fare chiarezza e dirle tutte ai cittadini le questioni che riguardano la gestione delle risorse pubbliche. Tanto per iniziare, vorremmo dire all’assessore Mauro che in mancanza di argomenti politici è troppo semplice, talvolta di moda, trovare nel governo il capro espiatorio per quanto concerne la mancanza di soldi al punto che quella dichiarazione si riduce ad uno slogan politico con una forte venatura demagogica. I tempi sono quelli che sono, ed i tagli, anche se talvolta dolorosi, sono necessari per razionalizzare la spesa pubblica; quindi l’assessore Mauro, che è persona competente, pacata ed intellettualmente onesta, dovrebbe chiedere come mai la maggioranza della quale pure lui fa parte si è resa protagonista di buchi in bilancio per circa 150.000 (acquedotto della Ferruccia più la causa d’esproprio recentemente discussa dal consiglio comunale), il rifacimento di via Montalbano, decine di migliaia di euro per iniziative culturali discutibili e centinaia di migliaia di euro in consulenze certificate da atti e sulle quali a breve prenderemo posizione. Una volta chiesto quanto sopra e in mancanza di risposte plausibili, l’assessore Mauro si troverebbe a scegliere una delle seguenti opzioni: tentare di far cambiare rotta ad un’amministrazione ormai scellerata oppure prenderne le distanze ufficialmente senza imputare tutte le responsabilità dei disguidi al governo centrale, il quale continua a crescere nei consensi a differenza di coloro i quali, impegnati tra uno scandalo e l’altro, perché troppo occupati a gestire le varie amministrazioni spartendo di tutto e di più con i poteri forti, si sono dimenticati ormai dei cittadini.

Mario Niccolai coordinatore Centrodestra di Quarrata Massimo Bianchi presidente An Quarrata


da il tirreno del 21.12.2008

sabato 20 dicembre 2008

ALCOL AL VOLANTE: INVECE CHE AUMENTARE I CONTROLLI, SI ABBASSA IL LIMITE


PRONTA UNA PROPOSTA DI LEGGE CHE ABBASSA IL LIMITE CONSENTITO DA 0,5 A 0,2 GRAMMI DI ALCOL OGNI LITRO DI SANGUE…CON QUESTO LIMITE BASTA UN BABA’ AL RHUM, 2/3 DI UNA LATTINA DI BIRRA, 3 MON CHERI E 40CC DI VINO E SI E’ A RISCHIO RITIRO PATENTE… IN FRANCIA IL LIMITE E’ A 0,5 MA SI FANNO 10 MILIONI DI CONTROLLI SULLE STRADE, NOI NE FACCIAMO SOLO 1 MILIONE, MA ABBASSIAMO IL LIMITE… LA PROBABILITA’ DI ESSERE FERMATI E’ UNA VOLTA OGNI 74 A NNI

In esame alla Camera e' ormai pronta per l’approvazione, prevista per fine gennaio, c’è una proposta di legge bipartisan che spazza via le tabelle alcolemiche appena affisse nei bar e i conti millesimali di etanolo in circolazione nel corpo.L’obiettivo è di abbassare, più che dimezzandolo, il limite attualmente consentito di 0,5 grammi di alcol per ogni litro di sangue. La proposta è di portarlo a 0,2. Che, di fatto, vuol dire non bere.Lo scopo è di eliminare il problema di valutazioni che tengano conto di troppe variabili: se il guidatore è uomo o donna, se è basso o alto, anziano o giovane, se ha bevuto a stomaco vuoto, durante o dopo cena.Spieghiamoci con qualche esempio. Il limite di 0,5 grammi permetteva di bere ad es. una lattina di birra, mezzo calice di vino, 2/3 di un aperitivo, mezzo bicchiere di un digestivo, mezzo bicchiere di un superalcolico, 2/3 di bicchiere di spumante.Quello che andrà in vigore di 0,2 grammi fa sì che si arrivi al limite con 2/3 di una lattina di birra, 40 cc di vino, 1 babà al rhum e 3 Mon Cheri.“O si beve o si guida” è il motto della nuova legge in quanto, spiega Mario Valducci, fautore della proposta, “gli incidenti non sono calati e serve una legge che elimini alibi”. I più recenti dati sui conducenti coinvolti in incidenti stradali dicono che il 50% risulta positivo all’etilometro o al test per le droghe.I dati sulla pirateria sono ancora più allarmanti: in Italia, ogni anno, se ne registrano 500, ma nei primi sei mesi del 2008 sono aumentati del 74% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.In realtà si sta cercando, con la nuova normativa, di nascondere, dietro un provvedimento ad effetto, le carenze del nostro sistema di controllo, come al solito.“La proposta finisce per colpire inutilmente anche gli innocenti - sottolinea il direttore del Dipartimento delle Dipendenze della Asl di Milano - può costituire un deterrente, ma non può bastare. La differenza la farebbe la certezza di essere controllato, ovvero maggiori controlli”.Il limite dei 0,5 grammi è già considerato rigido in molti Paesi europei, come la Francia.La differenza sta che in Francia si eseguono 10 milioni di alcol test, in Italia solo 1 milione.Quindi inutile fare i duri, abbassando i parametri, se poi la reale possibilità di essere fermato per un controllo di un automobilista italiano è una volta ogni 74 anni esatti, secondo le statistiche ufficiali. Dalla commissione Trasporti rispondono che è previsto anche un incremento dei controlli.Ma sentite come… Esiste una norma secondo cui i Comuni dovrebbero destinare il 50% dei soldi delle multe per la sicurezza stradale, mentre oggi vengono usate per lo più a copertura dei bilanci.I Comuni dovranno, secondo la Commissione Trasporti, destinare una percentuale certa alla sicurezza e quindi ai controlli.Viene da ridere: lo Stato continua a ridurre i finanziamenti agli Enti locali per risparmiare, questi non sanno più come fare fronte a molti servizi ed è ovvio che peschino anche tra le multe.Che lo Stato pretenda, dopo aver stretto la borsa, che i controlli li facciano i Comuni a loro spese, sembra l’ennesima farsa all’italiana.Si emanano editti e mancano le truppe per farli rispettare.E poi, a detta di molti, era meglio considerare la tipologia precedente, molto più scientifica: peso, altezza, sesso. Senza dimenticare che l’effetto dell’alcol ha altre variabile: c’e’ differenza tra chi è abituato a bere tre bicchieri di vino e non perde il controllo e chi magari è astemio, ne beve mezzo e va fuori di testa nella guida.Ci sembrano i soliti provvedimenti per dare “la percezione di maggiore sicurezza” ai cittadini. Dopo aver inasprito le pene, i pirati della strada sono aumentati del 74%, pensate un po’, se servono più le leggi astratte o i controlli veri…


venerdì 19 dicembre 2008

LA PILLOLA RU486 NON E' UN ANTICONCEZIONALE, GRAVI RISCHI PER LA SALUTE DELLE DONNE


“Con il via libera alla pillola RU486, l’interruzione di gravidanza viene ridotta a pratica anticoncezionale, con gravi rischi per la salute delle donne. Si apre la via ad una deriva laicista e nichilista dalle conseguenze gravi ed inimmaginabili. L’uso della pillola abortiva stravolge radicalmente i principi alla base della legge 194 che afferma il primato della tutela della vita e che prevede che l’aborto sia effettuato all’interno di strutture ospedaliere". Lo ha affermato l'Onorevole Isabella Bertolini, firmataria, insieme ad altri 40 parlamentari sia di maggioranza che di opposizione, di una mozione per sospendere la procedura di autorizzazione della registrazione della pillola abortiva. "Con il via libera alla pillola abortiva - ha affermato l'Onorevole Bertolini - si afferma la cultura della morte, rispetto alla cultura della tutela della vita. Questo non è accettabile. La gravidanza non è un male da debellare a suon di pillole. In questi giorni stiamo invece assistendo alla propaganda di chi spaccia la pillola abortiva come una panacea, una via breve ed indolore all’aborto. Questo è assolutamente sbagliato e pericoloso". La mozione bipartisan presentata mira a tutelare la salute della donna gravemente minacciata dalla pericolosità di questo 'strumento di morte', come testimoniano le numerose prove scientifiche. Ecco perché il Governo si deve pronunciare con chiarezza assumendosi tutte le responsabilità del caso'.
L'Onorevole Bertolini è firmataria dell'appello de Il Foglio per fermare la diffusione della pillola RU486 in Italia. CLICCA QUI per leggere e scaricare l'appello

giovedì 18 dicembre 2008

A QUANDO LA PARIFICAZIONE FISCALE PER LE COOPERATIVE '


Non è servita l’indagine dalla Procura di Palermo del 2000 sugli intrecci di affari tra cooperative rosse e mafia per focalizzare l’attenzione intorno al mondo delle cooperative. Eppure non ci sembra possibile sottovalutare una presenza produttiva e commerciale tra le più grosse d’Italia, soprattutto alla luce dei ripetuti episodi di ingerenze sospette e di attività ben più larghe e lucrose di quanto fossero previste dal legislatore nelle finalità di una forma societaria senza fini di lucro. La moralizzazione del Paese deve passare anche attraverso il monitoraggio dei giusti principi che giustificano misure di agevolazioni fiscali. Dopo Sky, si rivedano pertanto le aliquote anche per quelle associazioni non più impegnate solo a produrre e commercializzare, in cooperazione, beni e servizi di utilità sociale. Ben ci stanno le economie sulle spese, bene anche le iniziative sul piano dell’associazionismo e dell’occupazione, ma le agevolazioni fiscali, se non per forme di comprovato interesse sociale, non sono affatto giustificabili. Non lo sono per almeno due motivi: sottraggono all’erario risorse da poter invece destinare ad interventi ritenuti più utili; sviluppano concorrenza sleale verso quelle imprese che, pagando per intero le imposte, si trovano a dover fare i conti con margini più ridotti. Sarebbe persino troppo facile osservare che non sia giusto che, per far comprare una banca o una compagnia di assicurazione a qualcuno, si finisca col disperdere i requisiti della funzione sociale che lo Stato ha il dovere di collegare alla concessione di agevolazioni fiscali. Esse non devono trasformarsi in un favore a qualcuno, o ad una parte del Paese, ma devono essere, senza ombre, misure da prendere nella loro funzione di utilità sociale. È al Tribunale della Libertà di Palermo, nell’ottobre del 2000, che si deve l’espressione “Le cooperative rosse hanno stipulato accordi con i più alti vertici dell'associazione mafiosa per la gestione degli appalti pubblici”. Pur con tutte le cautele, perché non si può usare la magistratura a giorni alterni, è sotto gli occhi di tutti il vasto raggio di interessi del sistema cooperativo. Non possono, inoltre, sfuggire gli intrecci col mondo della politica e degli affari. L’esondazione dell’intervento cooperativo nel mondo dell’impresa ordinaria sviluppa una concorrenza che di per se deve essere considerata sleale. Sempre seguendo le indagini della magistratura, il PM Carlo Nordio, negli anni 90, aveva scoperto l’esistenza di un consistente patrimonio immobiliare, del valore di un migliaio di miliardi di lire, intestato a diversi prestanome, ma riconducibile direttamente al vecchio Pci, nel frattempo diventato Pds. Nel settembre del 1993 la procura di Milano in una perquisizione della sede del Pds, in Via delle Botteghe Oscure, trovava un’intera stanza piena di fascicoli relativi alla proprietà degli immobili. Non fu effettuato l’immediato sequestro, come avviene per prassi, ed i giorni successivi tutti i fascicoli scomparvero. E nessuno chiese conto a nessuno! Il Sostituto Procuratore della Repubblica, Nordio, sempre negli anni ’90, aveva ricostruito alcune trame dei flussi di denaro che passavano dalle cooperative al partito post -comunista. Ma anche altri magistrati nelle regioni rosse hanno seguito alcune vicende in cui si è sviluppato un interesse reciproco, fatto di scambi di uomini e voti, tra le cooperative ed i partiti della sinistra. È un conflitto di interessi che ancora permane ed agisce, come si è visto nella passata legislatura con le “lenzuolate” di Bersani, già presidente negli anni 90 della Regione Emilia e Romagna, sede storica del sistema cooperativo in Italia, mirate a favorire interessi ed opportunità per le associazioni cooperative. Dopo Sky, allora, cosa si aspetta ad unificare il regime fiscale di quelle società cooperative strutturate come aziende produttive e/o industriali?

I CIRCOLI ARCI A MILANO COME A QUARRATA... E POI SI PARLA DI LEGALITA'


I paradisi Arci: gin a 7 euro e zero scontriniMilano - Bum, bum, bum. Come dibattito culturale è un fallimento: non parla proprio nessuno. Le uniche frasi sono le urla al bancone del bar. Per chiedere un altro Gin&Tonic bisogna proprio sgolarsi. Bum, bum, bum. Alla consolle stanotte c’è «Congorock». Il nome d’arte forse è un omaggio alla causa del multiculturalismo, ma Congorock non viene dall’Africa e non suona il rock. È un ragazzotto di Milano, e in internet si definisce «appartenente alla nuova ondata dell’italian electro». Bum, bum, bum. In parole povere, Congorock fa il dj, mette sui piatti le tracce di suoni indistinti ad altissimo volume. È la musica da discoteca che va più di moda negli ultimi tempi: niente ritornelli, niente strumenti, solo rumori rielaborati da un impianto elettronico. E sparati dagli amplificatori a ritmo forsennato. Ma questa non è una discoteca. È il circolo culturale Arci «Magnolia» a mezzanotte di venerdì 12 ottobre. La serata, qui all’Idroscalo di Milano è appena cominciata. Questa non è una discoteca, ma è come se lo fosse. All’ingresso i buttafuori controllano uno per uno i ragazzi in coda e fanno a tutti il classico timbro sulla mano. È il momento di tirare fuori il portafogli. Dieci euro per la tessera più 5 per l’ingresso più uno per il guardaroba più 7 per ogni cocktail. Pronti via, il tempo di buttar giù un Cuba Libre e si sale in pista. Congorock dà la carica a oltre duecento persone. Lui è la star della serata, ma ogni tanto gli danno il cambio i due «artisti minori»: «24hours party people» e «Fucked from above» (ovvero «Scopato da sopra»). Bum, bum, bum. Fa caldo, si sta stretti, il rumore è assordante. Ogni mezz’ora si fa pausa per un altro cocktail o per un superalcolico, che costa meno (3 euro) e fa più effetto. Dopo la tappa al bancone si passa nel cortile interno, dove c’è spazio per bere il drink, fumare e dare un’occhiata allo shop. Già, perché il circolo culturale vende anche magliette: la più gettonata ha stampata l’immagine della Vergine e lo slogan «Festa della Madonna!». Prezzo, 10 euro. Meglio comprare anche un sacchetto di patatine, però, per «asciugare» l’alcol prima di tornare in pista. Questa è proprio una discoteca, ma è come se non lo fosse. Almeno per il fisco. Al circolo culturale Arci «Magnolia» non si fanno scontrini. Non si paga l’Iva e nemmeno una lunga serie di altre imposte che toccano soltanto ai locali «ufficiali». Lo spazio è di proprietà della Provincia di Milano, che lo concede all’associazione a un prezzo politico. «E in questi giorni dovrebbe darci l’autorizzazione a trasformare il vecchio impianto elettrico in un innovativo sistema fotovoltaico» rivela soddisfatto Emanuele Patti, presidente dell’Arci di Milano. D’estate il Magnolia è un locale pubblico aperto a tutti, ma da fine ottobre a fine maggio si trasforma in un circolo culturale, «ingresso riservato solo ai soci», praticamente esentasse. Quanti sono i dipendenti del «Magnolia»? La domanda è a trabocchetto, perché i circoli culturali sono basati sul volontariato. «Infatti la struttura è mandata avanti dai 15 membri del direttivo, che non prendono mica soldi – assicura Patti –. Poi però abbiamo a contratto una decina di tecnici, dai baristi ai fonici. Tutto regolare». Nel cortile del circolo, venerdì notte, c’è un ragazzo che sta sempre immobile in un angolo. Fuma una sigaretta dietro l’altra, non conosce nessuno. «Scusa, tu lavori qui?». «Perché me lo chiedi?». «Vorrei provare a lavorare anch’io al Magnolia, sai a chi posso mandare il curriculum?». «No, guarda, io do solo una mano, io non c’entro...». «Ma come hai fatto?» «Conosco qualcuno... Ma guarda che io mica lavoro qui». No, il ragazzo non lavora al Magnolia, però rimane fermo a controllare i soci-clienti che fumano nel cortile dall’apertura alla chiusura, dalle 10 di sera alle 4 del mattino. L’articolo 3 del regolamento nazionale dell’Arci annuncia i «campi prioritari dell’associazione». Al punto N c’è «l’affermazione della cultura della legalità» e l’«impegno per l’affermazione della giustizia sociale». A proposito di legalità, la legge italiana vieta di tesserare nuovi soci direttamente all’ingresso del locale. Bisogna presentare il modulo in anticipo, altrimenti sarebbe troppo semplice, si perderebbe anche l’ultima distinzione tra locale pubblico e circolo privato. Eppure all’ingresso del Magnolia c’è un tavolino riservato per iscriversi al momento, magari lasciando dati falsi (nessuno controlla la carta d’identità), senza nemmeno leggere lo statuto. Impossibile spiegare a Francesca, 21 anni, quasi laureata, che proprio stasera si è iscritta a un’associazione che ha sostenuto l’ultimo sciopero della Cgil e si batte per la depenalizzazione delle droghe leggere. «Ma ti sembra il posto per parlare di queste cose? Io sono qua per fare casinoooo!», risponde urlando. Forse non si è accorta che la musica è finita. Sono le 4 di mattina, il «Magnolia» sta chiudendo ed è ora di tornare a casa. Comunque ha ragione, non è proprio il posto per parlare di queste cose. Francesca ha il giubbotto Moncler e i jeans strappati Abercrombie & Fitch. «Me li hanno portati dall’Americaaaa!», continua a urlare. Poi capisce che la serata è proprio finita. Come dibattito culturale è stato un fallimento. Però è stata davvero «una festa della Madonnaaaa!», grida ancora la ragazza prima di uscire. La porta a casa il fidanzato che è rimasto un attimo indietro. Sì e fermato all’ingresso del circolo culturale, davanti alla macchinetta sulla destra, per fare l’alcoltest.

mercoledì 17 dicembre 2008

CRISI DEL PD ? CI PENSA ALBA PARIETTI


4 batoste elettorali (Politiche, Sicilia, Roma, Abruzzo), un partito tempestato da indagini giudiziarie, percentuali nei sondaggi sempre più basse. Come reagire alle difficoltà? Con un nuovo leader: Alba Parietti!
La soubrette si candida al ruolo di guida della sinistra in difficoltà
Vista la situazione comatosa del partito non escludo che alle prossime primarie io possa concorrere
Veltroni rischia di perdere il posto e cerca di frenarla
Veltroni me l’ha sconsigliato, a suo giudizio sarei troppo abituata a essere protagonista, quindi avrei finito con l’annoiarmi dal momento che a contendersi la scena sono sempre in due o tre. Insomma, non accetterei un ruolo da subordinata, visto che sono abituata a stare in video per diverse ore da protagonista
ma la coscialunga della sinistra non si fa intimorire
Adesso, ripensandoci, mi sfugge onestamente il vero motivo per cui non potrei intraprendere la carriera politica. So esprimermi e mastico politica da quando ero una ragazzina, anzi anche prima. Mio padre mi dava il biberon e mi parlava di grandi idealità.Una volta cresciuta, mi portava con lui a manifestare il 25 aprile
e lancia sinistri ultimatum alla dirigenza in crisi
se tra cinque anni la sinistra non avesse ancora alcuna intenzione di candidarmi, io inizierei comunque a pensare a cosa poter fare per questo Paese e in che contesto poterlo fare e comincerei a domandarmi per quale motivo io non possa essere messa in condizione di far questo
E’ l’Alba di una nuova era.
Il riscatto del PD in crisi non può prescindere dalle qualità della Parietti


ESISTONO I SENATORI A VITA MA ANCHE QUELLI... A MIGLIOR VITA


IL SENATO PAGAVA FINO AD OGGI 5.000 EURO PER LE ESEQUIE DEI SENATORI … OLTRE CHE I VIAGGI IN OMAGGIO DA VIVI, ANCHE L’ULTIMO VIAGGIO ERA GRATIS… ALLA CAMERA LA NORMA ERA STATA ABOLITA NEL 1994, ORA ANCHE AL SENATO BARA, SEPOLTURA, CRISANTEMI SARANNO A CARICO DEI PARENTI… COSTAVA ALLO STATO 160.000 EURO L’ANNO PER UNA PREVISIONE DI 32 DECESSI ANNUI..L’argomento non sarà troppo allegro, ma merita di essere segnalato, per comprendere come vanno le cose italiche. Che esistessero i “senatori a vita” è cosa risaputa: nominati dal presidente della Repubblica o essi stessi ex presidenti, pur in numero limitato, sono stati spesso di supporto a questo o quel governo che godeva di una maggioranza risicata .Lo stesso governo Prodi, quando boccheggiava, è stato salvato più volte dall’arrivo del settimo cavalleggeri dei senatori a vita, magari trasportati in piena notte a compiere il proprio dovere.Non tutti però sapranno che un’altra istituzione era prevista fino ad oggi dalla Casta politica: i senatori a miglior vita.Ovvero coloro che, o ex senatori o senatori in corso, trapassano a miglior vita.Fino ad oggi palazzo Madama non li abbandonava nell’indigenza neanche nel loro ultimo passaggio terreno, provvedendo a stanziare 5.000 euro per le loro esequie. Una volta erano 10 milioni di lire, rapidamente convertiti in euro, per garantire bara, crisantemi, chiesa, auto, sepoltura a chi trapassa, portandosi nell’al di là il titolo di senatore.Dopo aver viaggiato gratis per anni a spese del contribuente, anche dopo la scadenza del mandato, non si voleva lasciare solo il senatore nel suo ultimo viaggio, assicurandogli una copertura finanziaria adeguata.Non solo, il Senato stila una previsione annuale molto precisa ( roba da toccare ferro se siete nell’elenco dei potenziali fruitori), ovvero sancisce che, salma in più o salma in meno, siano 32 all’anno i senatori che avrebbero usufruito di tale onore e assistenza economica.Per un ammontare complessivo a bilancio del Senato di 160.000 euro appositamente stanziati per la bisogna.Ora si dà il caso che alla Camera tale prassi fosse stata cassata da tempo, eliminando la voce “contributo funebre” già nel lontano 1994.Per arrivare al bicameralismo perfetto e per allinearsi quindi alle norme della Camera, il Senato ci ha messo 14 lunghi anni, ma alla fine la meta terrena è stata raggiunta.Finalmente oggi l’ufficio di Presidenza del Senato approva ” le linee guida dell’azione amministrativa per l’esercizio finanziario 2009″, una sorte di Dpef interno predisposto dai questori Romano Comicioli, Paolo Franco e Benedetto Adragna in cui si taglia, tra le altre, la spesa funeraria.L’obiettivo è di aumentare i costi del Palazzo, ma “solo” entro il tetto dell’1,5%, pari all’incremento del tasso di inflazione programmata ( a diminuire realmente le spese di un 20-30% chissà perché non ci pensano mai…).Per loro aumentare del tasso di inflazione, vuol dire tagliare da qualche parte e i passati a miglior vita almeno non si lamenteranno.In attesa di vedere come finiranno i tagli ipotizzati in altri settori dell’attività del Senato, per ora solo annunciati, una cosa è stata ottenuta.Di fronte a una proposta di riduzione dei suoi privilegi, da domani il senatore non potrà ribellarsi dicendo ” manco morto”… se li goda da vivo, che da morto tira una brutta aria.


martedì 16 dicembre 2008

«Basta moschee fai-da-te Censimento di garage e cantine»



Il ministro Ronchi a Bologna: l’Ucoii non deve gestire luoghi di culto
di LUCA ORSI— BOLOGNA —«NO ALLE MOSCHEE gestite dall’Ucoii». Andrea Ronchi, ministro per le Politiche europee, portavoce di An, elogia da Bologna l’amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco Sergio Cofferati — che ha bloccato un progetto di nuova moschea nel capoluogo emiliano — e rilancia l’allarme nei confronti dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia. Perché se la pluralità di culto «deve essere garantita, mai e poi mai deve essere dato spazio ad associazioni che non accettano lo Stato, la libertà, la tolleranza e hanno contatti con il terrorismo internazionale». Proprio a Bologna, un paio d’anni fa, Ronchi lanciò la raccolta di firme promossa da An contro la nuova moschea. Accompagnato da Enzo Raisi e Fabio Garagnani, deputati bolognesi di An e FI, incontra Virginio Merola, assessore all’Urbanistica del Comune. «C’è stata sintonia — afferma il ministro —. Merola è d’accordo con noi, e l’ho ringraziato per l’azione fatta».DOPO un anno di incontri e polemiche, nell’aprile scorso il progetto si è arenato. Il Comune chiedeva al Centro di cultura islamico che gestisce l’attuale moschea, federato all’Ucoii, di costituire una fondazione per fornire maggiori garanzie sulla trasparenza dei fondi per la costruzione del nuovo luogo di culto. «Costa troppo, un’associazione dà lo stesso risultato», era stata la risposta. Insomma, «quando sono stati chiesti atti concreti che riguardano i finanziamenti, non si sono voluti dare», afferma Ronchi. Soddisfatto che finalmente, «anche nel centrosinistra, si sia capito l’allarme che abbiamo lanciato».IL MINISTRO non è d’accordo con la moratoria chiesta dalla Lega nord. Ma si schiera con il leghista Roberto Maroni per «il censimento scientifico di tutti i luoghi della ‘predicazione invisibile’, che avviene in numerosissimi garage e scantinati». Un controllo «ferreo e rigido che ci viene chiesto, come la predica in italiano e l’albo degli imam, dal mondo islamico moderato». Al quale si assicura «dialogo al 100%». Mentre sarà «lotta dura contro tutto ciò che è fondamentalismo», avverte Ronchi prima di recarsi in San Petronio, basilica nel mirino dei terroristi per un affresco del ’400 che raffigura il profeta Maometto all’inferno. E nella quale, annuncia Garagnani, «si ipotizza ora di installare dei metal detector».DACHAN Mohammed Nour, presidente dell’Ucoii, preferisce «non commentare» le parole di Ronchi. Daniele Parracino, vicepresidente del Centro di cultura islamico bolognese, avrebbe preferito «che il ministro fosse venuto alla moschea a parlare con noi». Si dice poi d’accordo sul censimento («farebbe chiarezza»); i sermoni in italiano? «Li facciamo dal 1997». Quanto all’allarme-sicurezza, «siamo i primi a denunciare chi sbaglia. Portare alla luce tutto è un bene per tutti. C’è la legge: chi sbaglia paga»

La Nazione, 16 Dicembre 2008

IL SINDACO DI PESCARA ARRESTATO PER CONCUSSIONE


PESCARA - Il sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso, che è anche segretario regionale del Pd, è stato arrestato questa sera dalla polizia giudiziaria su ordine della procura della repubblica di Pescara con l'accusa di concussione. D'Alfonso è agli arresti domiciliari. Assieme all'esponente del Pd sono state arrestate altre due persone: l'imprenditore dei servizi cimiteriali di Pescara, l'imprenditore Massimo De Cesaris, e l'ex braccio destro del sindaco Guido Dezio, dirigente dell'ufficio appalti e patrimonio del Comune, già arrestato a maggio per concussione e tentata concussione. Anche loro sono ai domiciliari. L'inchiesta riguarda la gestione dei cimiteri, affidata da qualche tempo dall'amministrazione ad alcuni privati. Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla concussione, truffa, falso e peculato. I pm di Pescara avrebbero accertato movimenti di denaro tra De Cesaris e Dezio. Da fonti della Procura si apprende che nel corso di una perquisizione in casa di Dezio sarebbero stati trovati elenchi di passaggio di denaro dalla ditta di De Cesaris. Sarebbero stati poi riscontrati effettivamente movimenti di denaro, con tanto di prove. Secondo l'accusa, Dezio avrebbe chiesto denaro alle imprese verso le quali aveva potere di proroga dei contratti d'appalto. Nel colloquio della scorsa settimana con il pm Varone D'Alfonso si sarebbe difeso dicendo di non sapere nulla di questi movimenti, e avrebbe anche confermato al giudice le sue dimissioni - da sindaco e da segretario regionale del Pd - ma l'atto non è stato sufficiente a impedire al Gip De Ninis di emettere il provvedimento restrittivo. D'Alfonso - sempre secondo fonti della Procura - avrebbe annunciato ufficialmente le dimissioni solo domattina. Voci sul suo imminente arresto si erano rincorse per tutta la giornata, ma erano state smentite e lo stesso sindaco aveva emesso una nota in cui affermava che era al lavoro in Comune, poi era apparso anche in televisione e aveva commentato i risultati delle elezioni regionali. Si era assunto la responsabilità del risultato negativo del Pd e aveva messo a disposizione il mandato da segretario regionale. In serata aveva presieduto una giunta. Quindi era uscito dal Comune e dopo le 22.30 gli agenti della squadra mobile guidati da Nicola Zupo, gli hanno notificato a casa l'ordine di custodia cautelare ai domiciliari, firmato dal Gip De Ninis su richiesta del Pm Gennaro Varone.


Al sindaco di Pescara era già stato notificato più di un avviso di garanzia nell'ambito di diversi filoni di indagini. Il 5 gennaio scorso era stato interrogato in Procura per quattro ore e il verbale era stato secretato. All'epoca era stato il costruttore Aldo Primavera a denunciare presunti abusi e favoritismi nei confronti dei "soliti" imprenditori. Aveva detto di aver pagato per anni tutti "ma qui non si sblocca nulla" fornendo alla squadra mobile anche una "prova" contro l'attuale amministrazione: un "fondaco" ad uso gratuito la cui piena disponibilità era all'ex segretario particolare del sindaco, Dezio. Il primo cittadino, ma anche i suoi familiari, erano stati sottoposti ad accertamenti bancari e patrimoniali. D'Alfonso, nell'ambito di un'altra inchiesta, è anche accusato di abuso patrimoniale proprio per l'assunzione in Comune di Guido Dezio a un livello superiore. Dezio, a sua volta, deve rispondere di abuso e falso ideologico perché avrebbe attestato il falso nel presentare i requisiti per partecipare al concorso.



GIANNI CHIODI TRIONFA IN ABRUZZO CROLLA IL PD


lunedì 15 dicembre 2008

Chi è il politico più cliccato su Facebook?


IL POLITICO PIÙ POPOLARE ON LINE
Cevoli «l’assessore» batte anche il Cavaliere
— ROMA —IMPERVERSA su Facebook la guerra virtuale dei politici italiani per accaparrarsi la leadership del maggior numero di adesioni. Con un post vergato di suo pugno, due giorni fa Silvio Berlusconi annunciava ai suoi fan di aver «superato anche Umberto Bossi come numero di supporter, incitandoli ad «andare avanti così» e piazzandosi, dunque, al primo posto con oltre 18mila contatti.In realtà, non è proprio esatto. Se andiamo a scorrere la classifica mondiale dei leader politici, dopo l’inarrivabile Barak Obama con oltre 3 milioni di fan, il primo politico italiano, che si trova al 26° posto, non è il Cavaliere, bensì l’assessore del comune di Roncofritto, Palmiro Cangini, con 29.497 sostenitori. Ma chi sarebbe questo Cangini? Altri non è che il politico confusionario e afasico interpretato da Paolo Cevoli, popolarissimo comico di Zelig. Quindi, soltanto piazza d’onore per il presidente del Consiglio che nella classifica mondiale si trova al 42° posto.
La Nazione, 15 Dicembre 2008

QUESTA SERA CONSIGLIO COMUNALE




Verdini: «Città rovinata da politici amorali»



«Aeroporto penalizzato, cultura trascurata, turismo gestito male: si è pensato solo a interessi di parte»
di PAOLA FICHERA

SABATO pomeriggio, piazza della Repubblica, sotto il gazebo che il Popolo della Libertà ha allestito per l’elezione dei delegati al suo primo congresso nazionale. Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, scruta il cielo grigio. La pioggia in certi casi non aiuta, per fortuna sotto i gazebo si raccolgono anche le firme per «Mandare a casa il sindaco Domenici». La pioggia, allora, potrebbe non essere un problema. Infatti, a fine mattinata, le firme raccolte erano quasi tremila.Onorevole Verdini, ma in questo Pd la questione morale esiste o no?«La questione morale è nell’aria di questo Paese dai tempi di Tangentopoli. E’ un problema irrisolto. Non tanto per quello che si sa, ma per quello che non si sa. E la sinistra c’è completamente coinvolta. La devono smettere di dire, ogni volta, che sono casi isolati. Le ultime intercettazioni telefoniche mettono in mostra la superficialità e l’abitudine all’amoralità degli amministratori fiorentini. Il fatto penalmente rilevante non ci interessa. Ma ci interessa molto, invece, il modo disinvolto con il quale si trattano le questioni di interesse pubblico riducendole a interessi privati o di parte, dimenticando la città. Basta guardare com’è ridotta Firenze. La trascuratezza con cui viene trattata non può essere che figlia di questa amoralità». Che cosa intende per trascuratezza?«Questa è una città famosa nel mondo, meta indiscubile di milioni di persone. Bene. C’è un aeroporto che cresce a vista d’occhio come numero di passeggeri e qui siamo ancora a discutere di cosa farne. Questa non è trascuratezza? Anzi, dirò di più, è un modo per contraddire l’interesse generale. Ancora. Chi viene in questa città, da qualunque parte arrivi e qualunque mezzo usi, trova un imbuto. Code chilometriche. Disagi senza uguali. Con grave danno alla fruibilità della città. Vuole un altro esempio?».Dica...« C’è un elemento che distingue Firenze: la cultura. Ma nonostante questa sia una città d’arte unica al mondo, manca di questa caratteristica. Firenze non è una città industriale e non può esserlo. La sua vocazione è quella di essere di grande attrattiva per il turismo culturale. Dovessi giudicare a occhio, il turismo che arriva di culturale ha ben poco. E poi c’è l’esempio più eclatante...».Quale?«La tramvia. Si continua a pensare a questa città solo nei suoi confini comunali. Si pretende di mettere sulle sue carreggiate strette le piste ciclabili, i parcheggi, il traffico privato e la tramvia. Mi sembra che si voglia mettere il 20 nel 10. Perché questi amministratori, che pure appartengono tutti allo stesso partito, non hanno ancora mai pensato di regalare a Firenze una dimensione metropolitana? Anzi, interprovinciale. In 18 chilometri, da qui a Pistoia, ci sono ben tre province». Che ne pensa del sindaco incatenato?«Sono molto contento che Domenici si sia incatenato. Il centrodestra ha denunciato per anni il corto circuito giudiziario mediatico, l’informazione distorta. Siamo stati anche ridicolizzati per questo. Ora il sindaco attaccato si ribella e si incatena. Dal punto di vista politico sono contento. Da quello istituzionale penso che si sia rasentato il ridicolo. E sono gentile». Cosa pensa di fare il Pdl per Firenze? «La sola grande cura per la cosa pubblica si chiama alternanza. E in questa città finora ce n’è stata poca. La lettura delle intercettazioni dimostra una modalità di gestione della cosa pubblica semplicemente irritante. Dobbiamo risvegliare l’orgoglio di questa città. Far scattare la voglia di ragionare, di giudicare, di scegliere. Questa città ha bisogno di essere ripensata come la Grande Firenze. Deve avere orizzonti più vasti». Il centrosinistra è in piena bagarre per organizzare le primarie: il Popolo della libertà ha già scelto il suo candidato?«Se devo giudicare lo spettacolo delle primarie, direi che il centrodestra sta mettendo nel cassetto molti punti. Noi, lo abbiamo dimostrato davanti a 5000 persone venerdì sera, siamo più lineari e trasparenti. La proposta del ministro Maroni è di votare il 7 giugno. A gennaio valuteremo le candidature in campo. I nomi non ci mancano». E la candidatura del portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti?«Stiamo aspettando la sua decisione. In ogni caso sceglieremo un candidato che sappia interpretare il malcontento dei fiorentini. Che è tanto. Basta pensare al referendum sulla tramvia». E una lista civica vi interessa? Si dice che Matteo Renzi potrebbe lanciarne una...«Noi siamo per la civicità, cioè per l’orgoglio cittadino senza colore politico. Non ci interessa una lista civica che sia solo strumento individuale di lotta politica». Lei è ottimista?«Pochi mesi prima del crollo del Muro di Berlino nessuno pensava accadesse. Sono convinto che il ‘muro’ crollerà anche a Firenze».

La nazione, 14 Dicembre 2008

sabato 13 dicembre 2008

CRISTOFORO COLOMBO

Cristoforo Colombo era un genio che aveva capito tutto dalla vita.
Infatti con chi e' andato a scoprire l'America?
Con la Nina con la pinta e con la santa maria !!!

http://mangoditreviso.blogspot.com/

GELMINI "QUANTE BUGIE ! NESSUN DIETROFRONT SUL MAESTRO UNICO "


La Gelmini ha incassato il colpo dell’Onda e ora deve fare marcia indietro. Così dicono di lei, signora ministro. Cosa replica?«Siamo di fronte ad una ingegneria della mistificazione. Voglio essere chiara subito: il maestro unico resta. Chiaro? Anzi: resta “solo” il maestro unico. Il modulo dei due maestri su tre classi è morto e sepolto per sempre».E chi è invece che mistifica?«La sinistra. E’ veramente pazzesco: mi hanno fatto una guerra su questo, l’hanno persa e ora si inventano che io, pressata dai loro scioperi e dalle loro proteste, sono tornata sui miei passi con la coda tra le gambe. Ma scherziamo?».Ministro, ma qualche cosa è cambiato o no? Adesso si parla di maestro unico come «opzione». Non è stato sempre così.«Vede? Siete caduti anche voi nella rete della disinformazione. E’ stato sempre così, invece. Tale e quale da sei mesi, da quando queste cose le ho scritte nel piano programmatico. Andatelo a rileggere». Allora facciamo come ai quiz televisivi: una domanda per volta. Le famiglie e le scuole possono o no fare delle opzioni sul maestro unico? «No. Il maestro è sempre unico».Allora su cosa possono farle?«Sull’orario scolastico».Si spieghi, prego.«Un docente ha un orario di lavoro di 22 ore. Se si sceglie di adottare l’orario di 24 ore settimanali, quella classe avrà un maestro unico, più due ore fatte da quelli di materie specialistiche, come religione o inglese, per esempio. Idem se si opta per le 27 ore».«Se poi però si sale alle 30 ore o addirittura al tempo pieno di 40 ore, è detto esplicitamente che i maestri sono due. «Già, ma sono due nel senso che uno fa un certo numero di ore e quando ha finito arriva l’altro. Non c’è compresenza, non c’è modulo. Prima lavora uno poi lavora l’altro».Senta, ministro, ma perché potendo scegliere una scuola a tempio pieno, o con un orario più generoso, una famiglia dovrebbe decidere di tenersi il «modello base» da 24 ore? «Queste sono scelte educative che ogni famiglia fa autonomamente. La scuola deve solo offrire la possibilità di aderire a più modelli». Ma se in una classe si alternano due docenti, il maestro unico salta? «Uno sarà il maestro prevalente. Ma il “modulo” come è stato concepito fino ad oggi non c’è più».Non c’era stato un parere della commissione Istruzione della Camera perché alle famiglie venisse data la possibilità di scegliere tra maestro unico e modulo? «No. Mai. La commissione aveva suggerito di fornire alle famiglie la possibilità di poter optare tra diverse formule di orario, e questo suggerimento noi l’abbiamo recepito. Ma che c’entra tutto questo con il passo indietro sul maestro unico?».E’ una mistificazione anche il fatto che ha stoppato la riforma delle superiori di un altro anno?«Non ho fermato nessuna riforma. Tant’è che procederò nelle prossime settimane a varare i provvedimenti relativi anche a questo segmento dell’istruzione».E che cosa ha fatto, allora, dato che ne ha rimandato l’attuazione al 2010?«Ho deciso di dedicare più tempo ad una campagna di informazione presso le scuole e le famiglie, sul carattere e sulle novità di questa riforma varata dai miei due diretti predecessori, Moratti e Fioroni. Una campagna in questo senso partirà all’inizio dell’anno nuovo. Poi ci sono ancora alcuni pareri da acquisire, alcune decisioni da tradurre in provvedimenti normativi. Una cosa è fare le cose nei tempi giusti, altro è dare uno stop. Giusto?».


Raffaello Masciroma LA STAMPA.IT

UNA GIUNTA "OMBRA"



Gli ultimi mesi dell’attivita’ amministrativa, sono stati caratterizzati da alcuni atti e da provvedimenti che hanno suscitato perplessita’ e sconcerto, sia nei gruppi di opposizione sia nell’opinione pubblica del nostro comune.
A fine luglio, dopo un tormentato iter burocratico, fatto nel segreto delle stanze, e’ venuto alla luce del consiglio comunale, il nuovo regolamento urbanistico, per l’esame e l’approvazione delle quasi mille osservazioni che i cittadini e le categorie e economiche e sociali avevano presentato, un regolamento nato gia’ vecchio, per previsioni sballate gia’ in fase di redazione, l’amministrazione comunale, senza coinvolgere il consiglio comunale se non in modo burocratico, dando uno schiaffo con cio’ alla massima espressione democratica locale, quale e’ il consiglio, ha provveduto a dare risposte alle osservazioni stesse, che non hanno tenuto conto delle richieste che venivano dal territorio, ne tantomeno delle proposte dei consiglieri comunali, si e’ piuttosto mossa con soluzioni palesemente contraddittorie, seguendo vecchie logiche clientelari e parentali.
Agosto e’ stato il mese del rifacimento della via Montalbano, strada inaugurata solo pochi anni fa’ con grande dispendio di risorse, in parte giustificate dal degrado in cui versava da decenni, ma che forse meritavano una soluzione diversa da quella praticata, visto che tutti sappiamo la mole di traffico, che l’unico accesso al centro ad oggi, e purtroppo per chi sa’ quanto tempo ancora, deve sopportare. La soluzione del pave’ fu criticata fin dall’inizio da chi allora sedeva sui banchi del consiglio e successivamente a mezzo stampa dal sottoscritto insieme ad altri colleghi del centrodestra, non era francamente sopportabile che ogni mese si aprisse un cantiere per riparare i danni di un lavoro fatto male, nel posto sbagliato, con costi per i cittadini, in termini di denaro e di disservizi sempre maggiori.
La soluzione (provvisoria) e stata quella di buttare tutto all’aria e di rifare tutto di nuovo. E’ questo un modo corretto di spendere i soldi dei cittadini?
A settembre e’ venuto fuori il problema della fognatura di Ferruccia, un opera realizzata all’inizio degli anni 2000 mai portata a termine, del resto anche se fosse stata terminata, non serviva perche’ manca il depuratore che a oggi non si sa se e quando verra’ realizzato, frutto di lungaggini burocratiche per un contenzioso con la ditta esecutrice dei lavori, sembra in fase di fallimento, il risultato di tutto questo pasticcio sara’ un notevole danno economico per il comune e lavori alla fognatura da rifare completamente.
Questa e’, purtroppo, la situazione dell’amministrazione comunale oggi, si naviga a vista, cercando di mettere delle toppe qua’ e la’ senza una vera programmazione, seguendo spesso logiche estranee alle vere priorita’ del territorio. Si spende tanto e male, tanto per essere chiari. Una giunta e un Sindaco che non sono consapevoli del momento di crisi che il paese sta’ attraversando, che sanno solo attribuire le loro incapacita’ amministrative al governo nazionale. Forse si dovrebbe avere ancora di piu’ attenzione e oculatezza nelle scelte, per pote garantire servizi piu’ efficienti e puntuali, ma, efficienza e puntualita’ mi pare che l’attuale giunta non sa nemmeno cosa siano, si sono asserragliati nel palazzo, ridotti ad essere, loro, una giunta ombra.
I danni di tutto questo li pagano i cittadini’ nel suo complesso, le categorie economiche e l’immagine che diamo e’ quella di una Citta’ in declino. Speriamo nell’anno nuovo…Auguri !!!
MARIO NICCOLAI CAPOGRUPPO DI FORZA ITALIA

TRATTO DALL'ULTIMO NUMERO DI "QUARRATA INFORMA"

venerdì 12 dicembre 2008

SCIOPERO/ Bonanni: la Cgil sbaglia. Contro la crisi non servono la piazza e il conflitto



In modo ostinato e preconcetto la Cgil si avvia a uno sciopero generale del lavoro che non aiuta i lavoratori, non serve a impostare una seria politica contro la crisi economica, accentua le divisioni anziché favorire la convergenza di tutto il sindacalismo confederale attorno a una politica riformista e di sviluppo.

Siamo persuasi che ci si trovi in presenza di un errore di portata storica proprio perché non soltanto il nostro Paese, ma l’Europa e il mondo intero sono oggi di fronte alle dimensioni inedite e gigantesche di una crisi che non è solo finanziaria, ma colpisce i settori produttivi, aggredisce i livelli di vita di grandi masse e fa intravedere i sintomi di una recessione senza precedenti.

In nessun Paese industrializzato il sindacato si è sognato di dichiarare uno sciopero generale. In Germania, il governo, le banche, gli imprenditori, i sindacati, le istituzioni, tutti si stanno muovendo come un sol uomo. La risposta alla recessione è la concertazione, con interventi mirati a proteggere il sistema produttivo e l’occupazione nelle grandi, medie e piccole aziende.

Che fare? Come individuare percorsi per attutire il peso e le insidie che gravano sulle spalle dei lavoratori? Non è certo con lo sciopero generale che si affrontano simili circostanze. Per questo la Cil, assieme alla Uil, ha ribadito la sua contrarietà alla iniziativa presa dalla Cgil.

I problemi non si risolvono ricorrendo alla “piazza”. Già si era visto nel passato, quando nei momenti più difficili della storia italiana, il sindacalismo confederale (“tutto” il sindacalismo confederale) seppe trovare la via della coesione dimostrandosi all’altezza di rispondere alle esigenze del cambiamento, introducendo uno spirito riformista con senso di responsabilità nazionale: basti pensare a quanto determinante fu l’apporto sindacale nel secondo dopoguerra, nella buia stagione del terrorismo, della crisi finanziaria negli anni ’90.

La Cisl ha più volte indicato alle forze politiche di maggioranza e di opposizione l’esigenza di unità nazionale che deve prevalere nell’individuare percorsi virtuosi nei frangenti più complicati del governo della vita economica e sociale.

Il “conflitto” è sempre stato e resta il sale della democrazia. Ma niente fa più male alla democrazia della conflittualità a oltranza, della conflittualità fine a se stessa, in una parola del “conflittualismo” inconcludente e dannoso. Non è cavalcando tutti i movimenti, i radicalismi, le spinte estremiste e di dissenso sociale che si possono risolvere i problemi dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani. Questa è una deriva movimentista del sindacalismo che non appartiene alla storia e alla cultura pragmatica e partecipativa della Cisl.

A questo vizio pregiudiziale ci pare corrisponda la decisione presa dalla Cgil: una scelta unilaterale che la vede isolata rispetto all’insieme del mondo sindacale. E questo non è certo un dato che ci conforta poiché solo un sindacalismo capace di trovare grandi obbiettivi comuni su cui marciare è un sindacalismo che può aspirare a contare nei processi di riforma e di governo della democrazia.

In questa straordinaria congiuntura economica, più che mai deve prevalere a tutti i livelli la capacità di dialogo, di negoziato e di concertazione. È un assioma che deve investire l’insieme del Paese, sul piano politico e sociale. Di questo la Cisl è persuasa da tempo e oggi come non mai ritiene necessario ribadire questa esigenza.

Siamo tutti preoccupati, la Cisl in primo luogo, per la caduta della fiducia di imprese e famiglie, per le difficoltà delle categorie più deboli, nel mercato del lavoro. Proprio per questo occorre una più coerente capacità propositiva nella intenzione di governare e non subire la crisi, salvaguardando diritti e benessere nel mondo del lavoro, e allargando le opportunità a quanti finora ne sono rimasti esclusi.

Vogliamo discutere di questo assieme alla Cgil nel momento stesso in cui ribadiamo il nostro “no” a uno sciopero generale che risponde a logiche antagoniste ideologiche e pregiudiziali. E quando critichiamo gli “errori”, non abbiamo la presunzione, né tantomeno l’orgoglio, di condannare “l’errante”.

Anche quando il livello della polemica si alza è sempre necessario confrontarsi, trarre lezioni dall’esperienza, e tenere aperta la via del confronto per indicare vie di uscita possibili, possibili azioni che danno più forza alle ragioni riformiste del sindacato confederale, superando nettamente l’acqua stagnante delle vecchie posizioni conservatrici nell’interesse generale dei lavoratori e del Paese
Raffaele Bonanni, 12 Dicembre 2008, Il Sussidiario