
Chi credesse che questo blog non esprime le più ampie idee di libertà di critica, cronaca e creatività garantite dalla Costituzione, è bene che legga anche queste poche righe di approfondimento, scaturite da una nostra riflessione dietro i due commenti anonimi inseriti al post dell’assegnazione dello Zugo a Guglielmo Bonacchi.
Basteranno pochi dati. Eccoli: il PDL della nostra provincia (= Alberto Lapenna), ha presentato, per il rinnovo del Consiglio Provinciale, questi candidati in collegi sicuri:
1. Paolo Ammendola – Buggiano
2. Maurizio Galligani – Montecatini Nord
3. Karim Lapenna – Pescia
4. Marco Onori – Uzzano
5. Mauro Niccolai – Serravalle
Questi cinque personaggi, tutti montecatinesi, fedeli alla linea, sono i cosiddetti delfini del trono; ma, occhio al Lapenna: il terzo della serie, Karim, è quello dal sangue blu, visto che è pure figlio del futuro sindaco di Montecatini, ed è quindi il più accreditato a diventare, in un futuro prossimo, papabile in ogni senso – e questo in virtù di certo trasversalismo instauratosi grazie a sotterranee pattuizioni democristiano-comuniste fin dagli anni 50 in poi, per cui i figli dei medici diventano medici, quelli dei notai notai, quelli degli avvocati avvocati, quelli dei magistrati magistrati, quelli dei dipendenti comunali dipendenti comunali e, via via, quelli dei politici diventano politici e prendono, prima o poi, sempre e comunque, prima il posto alla destra del padre e poi il posto del padre stesso, perpetuando un’Italia in cui i disperati del terzo e quarto mondo vengono e si trovano a casa loro perché si imbattono, oltre che in una accoglienza osannata dalle sinistre catto&comuniste, nella rigida e ben consolidata struttura delle caste inviolabili dell’India di Gandhi, a cui i disperati sono da sempre avvezzi.
Che Alberto Lapenna, poi, sarà il futuro sindaco di Montecatini è anche un pettegolezzo che proviene dalla sua stessa città, dove pare che in questi giorni l’aspirante si sia presentato a chiedere voti e consensi in un nobil consesso, ed abbia concluso, senza mezzi termini, che, anche se non gli fossero stati dati i voti che chiedeva, lui avrebbe comunque vinto le elezioni – ma un pettegolezzo lasciatecelo dire, via! Qualche piccola maldicenza non fa mai male, secondo Andreotti.
Chiariamo altre due o tre cosette, però. A cominciare da Mario Niccolai.
Niccolai non ha mai chiesto di essere candidato per la Provincia: se lo ficchino bene in testa tutti, a cominciare da certi PDL che, pur di stare sulla cresta dell’onda e cavalcarla, non esitano ad allinearsi e, magari, a spedir letterine scandalizzate di protesta a Silvio…
Niccolai sapeva e sa dell’incompatibilità tra consigliere comunale e provinciale – anche se tale norma per i nemici si applica e per gli amici si interpreta, secondo lo stile del sindaco di Quarrata e dei suoi seguaci.
Niccolai intendeva e intende tuttora dedicarsi alla cura della cattiva amministrazione quarratina, della Signora Sabrina e dei suoi accoliti e, al tempo stesso, vede con grande soddisfazione la crescita di questo blog che, a dispetto di tutto e di tutti, è cresciuto a dismisura da qualche mese a questa parte: da quando, cioè, alcuni di noi si sono impegnati più a fondo per far le bucce e le creste alla peggiore giunta degli ultimi 50 anni di Quarrata. Così non governava nemmeno il Podestà Conte Gazzola di fascistica memoria.
Ma Niccolai non è nemmeno cieco: vede che al Consiglio Provinciale, Montecatini – che pure è una realtà demograficamente, produttivamente ed economicamente inferiore a quella di Quarrata – sarà rappresentata da ben 5 consiglieri termali, anzi sei, se si considera il candidato presidente Ettore Severi; mentre Quarrata non ha nemmeno un rappresentante o ne avrà uno che non sa arrivare a Quarrata e sbaglia strada. Niccolai, infine, non è un ebete, come qualcuno vorrebbe accreditare; non è un invidioso e non è un arrivista. Non lo è mai stato – e sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario.
È giusto e santo, quindi, il suo impegno di piena libertà nel demistificare gli arrivismi e i nepotismi (o meglio ancora i figliolismi) di certi personaggi che, plurisqualificati in passato, sono riusciti, con la loro capacità di galleggiare, a tornare a galla e a garantirsi privilegi, prebende e lustro.
È giusto e santo dire tutto questo senza peli sulla lingua perché non si creda che sia vera l’osservazione del secondo commento anonimo allo Zugo a Bonacchi Limitiamoci a sostenere che chi sa fare fa e fa bene, chi non sa va a casa... No. Questo non è vero: spesso, invece, è vero il contrario, e cioè che chi mesta fa e fa male e chi non mesta resta per lo più escluso ed emarginato.
Il rispetto per l’uomo e la libertà si difendono e si garantiscono non solo alzando il dito contro gli avversari, ma anche puntandolo, con lo stesso rigore, contro gli uomini della propria area allorquando, come in questo caso, agiscono peggio degli avversari perché, in nome del servizio degli altri, tendono a crearsi solo un potere personale che nel Sud viene stigmatizzato e combattuto in ogni modo…
E ora diteci se non siamo chiari e onesti.
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