giovedì 31 gennaio 2008

Un gioco di prestigio


La Costituzione, all'articolo 88, recita: “Il presidente della Repubblica può, sentiti i loro presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse”.
Luigi Cattani, insigne costituzionalista ci ragguaglia sul fatto che “l'articolo non dice in quali ipotesi il presidente della Repubblica possa fare uso di questo grave potere. E', però, da ritenere che i casi principali in cui il presidente farà uso di tali poteri saranno quelli in cui si produce un insanabile contrasto fra le due Camere, o che esse non si accordino nel concedere la fiducia ad un governo qualsiasi o, in genere, quando esse non siano più fedele specchio delle aspirazioni del popolo”. Ergo ci sono due lampanti ragioni per cui Napolitano avrebbe dovuto sciogliere le camere:
Il Senato non ha dato la fiducia al governo.
Il governo Prodi non era più certamente “fedele specchio delle aspirazioni del popolo”, a dire il vero ci sono fondati dubbi che non lo sia mai stato. Ma adesso qualsiasi sondaggio lo dice chiaramente.
Invece il Presidente Napolitano per fare un regalino al PD, ha deciso di conferire a Franco Marini un “incarico finalizzato” per verificare “le possibilità di consenso per una riforma delle legge elettorale” e di un governo che se ne occupi.
Bossi ha definito la “manovra napolitana”,un “gioco di prestigio” e come dargli torto. Anzi io la definirei un mossa antidemocratica che non tiene conto né della Costituzione, né del volere della MAGGIORANZA del paese.
Il Centro destra è compatto nel chiedere l’elezioni.
Nel Centro sinistra c’è il solito guazzabuglio: Pd e Prc sono favorevoli al mandato “esplorativo”, Pdci, Udeur, IdV vogliono andare al voto. Pannella straparla, ma tanto non conta un cavolo e i verdi sono spariti (forse sommersi dalla monnezza campana), ma prima non volevano altro premier, che non fosse Prodi.
Stante così la situazione, come farà Marini ad avere la maggioranza? E per averla varranno i voti dei senatori a vita?
Francamente non credo che il paese sia sul baratro del disastro, allungare di qualche mese “la brodaglia” sinistra con espedienti da Mago Silvan, non può peggiorare la situazione. Sempre che si tratti di qualche mese e non si finisca per avere un “incarico esplorativo” che duri un anno e più (Dini docet), magari fino a maturazione della famosa “pensione”. In questo caso, il Presidente che non rappresenta tutti gli italiani (e ancora una volta l’ha dimostrato), farebbe veramente una ben magra figura. Ossia contare come il due di picche, o essere sfacciatamente di parte… scegliete voi.

mercoledì 30 gennaio 2008

Cuffaro abbattuto a "cannolate".


Ma che volete? - domanda il Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga -. Vengo a sapere che hanno messo sotto controllo il telefono di un amico e non glielo dico? Non gli raccomando di stare attento a quello che dice, a cominciare da quando gli telefona la moglie? In Sicilia poi, se hai saputo che mi controllano il telefono e non me lo dici, allora sì che sei un criminale, un «infame». Se poi sei Totò Cuffaro, sei nato a Raffadali, figlio di due maestri di scuola, la mamma e il papà, sei stato a scuola dai salesiani e al liceo classico «Don Bosco», e durante le ricreazioni hai giocato e hai mangiato pizzette e pasta cresciuta con i compagni, che sono cresciuti con te e già all'università a Palermo ti hanno votato e ti hanno eletto negli organismi rappresentativi studenteschi, e poi ti hanno dato 20mila preferenze per mandarti subito a Palazzo delle Aquile, e 80mila già la prima volta per eleggerti a Palazzo dei Normanni, e hanno superato il milione e seicentomila voti per farti Governatore della Sicilia, l'isola che tu hai affidato alla Madonna, e più di un milione e seicentomila uomini e di donne, di vecchi e di giovani, che hai baciato uno per uno durante la campagna elettorale, ma anche dopo, ogni giorno, tutti i giorni, e quando sei finito sotto processo, tanti di loro sono venuti con te, per 50 chilometri di pellegrinaggio, fino a Santiago di Compostela, e tu che fai? Vieni a sapere che gli hanno messo il telefono sotto controllo, ai tuoi compagni di banco, ai tuoi elettori di sempre, ai tuoi amici pellegrini, e non glielo dici?Ammesso che sia vero, ammesso che veramente Totò Cuffaro ha informato un amico che gli controllavano il telefono, perché questa è l'accusa per cui è stato condannato, questa è mafia? Nemmeno per il giudice che l'ha condannato per favoreggiamento questa è mafia. Del resto, lo facevano persino i due marescialli della Procura di Palermo, Giorgio Riolo e Giuseppe Ciuro, quello che sedeva nella stessa stanza del pm Antonio Ingroia e quello che collaborava con il sostituto Guido Lo Forte, quelli stessi che per conto della Procura mettevano le cimici nelle case degli indagati, e poi li avvertivano. Le «talpe» erano gli stessi gatti mammoni della Procura antimafia, quelli che davano la caccia ai topi della mafia. Come facevo a pensare a male - ha detto uno dei due marescialli, quello che spiava e insieme informava Michele Aiello, il Re Mida delle cliniche, se Aiello faceva i bagni di mare assieme al Pm, se d'estate stavamo tutti e tre sotto l'ombrellone, io Aiello e il Pm?Tutti sapevano. E come potevano non sapere? Nelle carte del processo a Totò Cuffaro ci sono le registrazioni di 2 milioni e 800mila telefonate; per vent'anni, da quando avevano arrestato e processato il suo leader Lillo Mannino, sono stati messi sotto controllo tutti i telefoni di Totò Cuffaro, quelli di casa, quelli dell'ufficio, quelli dei bar dove andava a bere e dei ristoranti dove mangiava, quelli dei negozi dove comprava le mutande, e quelli di tutti i suoi familiari e di tutti i suoi collaboratori, e quelli di tutti i suoi amici: in Sicilia, per i professionisti della Antimafia, sono tutti presuntivamente «amici degli amici«, e tutti sono intercettati, specialmente se fanno politica, se sono amici dei politici. E tutti sanno di essere intercettati. Se non vengono informati direttamente dalle talpe della Procura, c'è sempre un amico che li mette in guardia: stai attento, sono intercettato io, ti intercettano quando ti telefono e quando mi telefoni, poi continuano ad intercettarti solo perché mi hai telefonato. È la catena di Sant'Antonio.Vent'anni di intercettazioni e 2 milioni e 800mila telefonate registrate non sono bastati a far condannare Totò Cuffaro per mafia, il giudice non ha trovato tracce di mafia in milioni, decine di milioni di parole registrate su nastro. E nonostante la condanna a cinque anni di galera per favoreggiamento, per aver avvertito un amico di stare attento al telefono, Totò Cuffaro si è sentito liberato dall'incubo: se per vent'anni ho baciato tanta gente e ho parlato con loro al telefono senza mafiare, un miracolo della Madonna, a cui ho dedicato la mia Sicilia, nessun altro ci sarebbe riuscito, posso dirmi contento. Ma la mafia era in agguato: sfuggita alle tecniche più sofisticate delle intercettazioni, la mafia si è agguattata nella ricotta dei cannoli. Per festeggiare l'assoluzione per mafia un pasticciere gli ha regalato due dozzine di cannoli. Non è stato nemmeno necessario che Totò li mangiasse, e che ne morisse avvelenato, come pure il cinema aveva immaginato in una faida tra padrini. È bastato che Totò li mostrasse e che lo fotografassero con la guantiera dei cannoli nelle mani. Ciò che non è riuscito per vent'anni ai professionisti dell'Antimafia, farlo dimettere e liquidarlo politicamente, è riuscito alla mafia degli sciacalli.È una rivelazione anche per i segugi dell'antimafia: queste intercettazioni per cui si spendono miliardi di euro sono inutili, spedite cannoli agli inquisiti.


(il Giornale)

lunedì 28 gennaio 2008

Aiutateli


“Invito tutti alla responsabilità nazionale, faccio un appello sincero al senso di responsabilità nazionale di tutte le forze politiche, nell’interesse del paese. E’ necessario riscrivere le regole del gioco. Noi siamo disposti a farlo. Siamo convinti che sia possibile prendere 8-10 mesi, forse un anno, per avviare la stagione delle riforme: cambiare la legge elettorale, i regolamenti parlamentari, dimezzare il numero dei parlamentari”.


Il taumaturgo inizia a dare segni di cedimento. I suoi poteri si stanno esaurendo. L’opposizione del vecchio Romano (Prodi) è forte, dura da battere, logorante. Le maledizioni del Prof iniziano a farsi sentire sulle già provate spalle del Sindaco più bravo del Mondo, e gli fanno sparare delle grosse, grasse, cavolate. Abbiamo pietà di lui.

…e anche della piddina Pollastrini che ha invocato un “governo di salvezza nazionale”…

domenica 27 gennaio 2008

Onore a Totò Cuffaro!


Salvatore Cuffaro si è dimesso.
Bassolino, invece, che è solo il responsabile dello Tsunami che si è abbattuto sulla Campania, e che produrrà alla stessa miliardi di euro di danni,
sta ancora assiso al suo posto. Calmo: come se niente fosse.
La differenza, cari miei, non è da poco.
Onore a Cuffaro.

Prodi va indagato: ha comprato il voto del Senatore Cusumano


Se Berlusconi è stato rinviato a giudizio per aver raccomandato 4 sgallettate (che nemmeno sono state assunte); non si capisce come mai non risulti ancora indagato Prodi, che ha assunto - in cambio del voto del senatore Udeur Cusumano -, il collaboratore di quest’ultimo.
Riepilogo brevemente
i fatti, per chi dovesse esserseli persi.
Dunque, il 23 gennaio, il prodiano Paolo De Castro (ministro dell’Agricoltura) ha assunto l’assistente di Cusumano: Filippo Bellanca.
E l’assunzione, guarda caso,
è avvenuta ad opera dell’Agecontrol: vale a dire da parte di un’agenzia, che dipende dal Ministero presieduto da De Castro.
All’indomani di tale assunzione, poi, Cusumano - che in precedenza aveva dichiarato che avrebbe votato contro Prodi -, vota invece a favore del Mortadella. Guarda caso!
Non solo.
Che l’assunzione di Bellanca sia avvenuta al di fuori delle procedure regolari,
lo ha dichiarato anche il Presidente dell’Agecontrol, Cesare San Mauro:
“Non ero stato avvertito dalla direzione generale. Anche il consiglio di amministrazione non sapeva niente. Certo, il direttore generale può assumere, ma solo nell’ambito di un piano varato dal cda. E, in effetti, questa decisione mi è sembrata un po’ distonica”.
Detto questo, appare evidente che ci sia stata una compravendita: si è assunto il collaboratore del senatore dell’Udeur, per garantirsi l’appoggio di quest’ultimo.
E allora arriviamo al dunque.
Com’è possibile che nessuna Procura della Repubblica abbia ancora iscritto Prodi (e magari De Castro) nel registro degli indagati?
Qui si attendono risposte.
Anche perché nel nostro Paese, l’azione penale è obbligatoria.
E di fronte ad una fattispecie penalmente rilevante, la magistratura ha il dovere - non il diritto, il dovere! - di indagare.
Due pesi e due misure?

venerdì 25 gennaio 2008

Prodi e la sinistra


Il lupo perde il pelo ma non il vizio.Riporto dalla Stampa di oggi uno stralcio di articolo :

".......in quella lunga notte e in questi giorni così travagliati Romano Prodi è tornato a confessare alla moglie Flavia, consigliera e confidente come nessun altro («Dopo tanti anni si entra in simbiosi e si somigliano persino le calligrafie...»), quella che è diventata l’ossessione del Professore: «Non posso pensare all’idea che possa tornare Berlusconi: bisogna fare di tutto per evitarlo. Di tutto»."
Ancora una volta l'errore di fondo di puntare solo ad evitare il comando all'avversario.
Il demone Berlusconi, l'indegno, il ladro, il malfattore dei conti pubblici e il dittatore mediatico da evitare come il danno maggiore per l'Italia.
Ma l'Italia non è quello che vuole o voleva Prodi.
L'Italia non vuole una politica costosa fine e celebrativa di se stessa.
L'Italia non vuole le immagini di Napoli. L'Italia, laica e laicista, non vuole gli attacchi al Papa al quale ha sempre concesso di esprimere opinioni, opinabili. L'Italia non vuole e non voleva questa sinistra. E' quello che è risultato dal voto del 16 Aprile.
Ma questo non importa a Prodi.Lui vuole solo evitare Berlusconi all'ItaliaSi dice che dai propri errori ciascuno di noi debba trarne insegnamento ed esperienza.
Evidentemente Prodi non segue questa regola.
Dimentica, il Professore, di aver precipitato l'Italia in un baratro economico spaventoso e non ditemi, ora, che ha risanato i conti pubblici come dice anche Ezio Mauro sulla Repubblica di oggi, perchè non ha fatto altro che trasferire parte del debito pubblico, su ciascuno di noi.
Una sorta di artificio contabile : diminuisce lo scoperto bancario su un conto corrente, prelevando danaro da un altro, facendolo sconfinare dal limite imposto.
Poi dice: Visto? Il debito è diminuito!
Certo trova chi ci crede, chi non sa leggere i numeri ed ascoltare la gente o palpare la realtà, ma gli italiani non credono alle favole.
E' finita la stagione del Professore e delle sue "fughe dalla realtà", fortunatamente per tutti, si volterà pagina.
Una pagina triste, certo triste per tutti, di destra e di sinistra, perché la certezza sovrasta l'incerto e questo governo non ha fatto nulla per nessuno, se non per se stesso.
Governare contro il popolo non ha mai pagato nulla.
Tutti lo sanno, solo Prodi e chi lo ha votato hanno fatto finta di non saperlo.

Prodi disfatto


E' caduto come corpo morto cadde trascinando nel girone infernale tutta la sua coalizione in un resa dei conti che rischia di distruggere il Partito Democratico.
E cadde dopo aver tradito i suoi elettori e dopo esser passato alla storia più per l'indulto che per la sua capacità, parafrasando uno dei deliri elettorali di Prodi, di dare felicità agli italiani ed una speranza ai giovani.
E cadde senza aver fatto nulla per i precari, per i lavoratori, per il sud ed il nord, dopo aver fatto assistenzialismo e favorito pensionati e dipendenti pubblici.
E cadde senza aver cancellato neanche una delle leggi vergogna, senza aver fatto nulla per i precari se non avergli alzato le tasse.
E cadde senza aver fatto nulla di eclatante ed utile se non l'abolizione dei costi di ricarica del cellulare.
E cadde confermando che siamo stati tutti dei "coglioni", come sghignazzando ricorda il Cavaliere, a votare un mediocre ex DC, de Mitiano e Andreattiano, che nulla di utile e di sinistra ga fatto per il paese se non alzarci le tasse e sprecare i tesoretti realizzati grazie al precedente governo ed alla sua capacità di far emergere l'evasione anche attraverso un condono...peraltro unico modo concreto ed efficace di ascrivere chi non paga le tasse fra i contribuenti.
E cadde dopo averci illuso, preso in giro, rovinato la nostra economia, distrutto il tessuto sociale del paese, sfranto la scuola, delegittimato la magistratura...
E CADDE, FINALMENTE...

giovedì 24 gennaio 2008

E' finita. Davvero.

FINALMENTE!!


Palazzo Madama nega la fiducia a Prodi:

161 no e 156 sì!!


E ora subito al voto!!

L'Italia che sogniamo


Un’Italia diversa, moderata, unita. Un’Italia capace di raccogliere la sfida della transizione senza isterismi, un’Italia capace di coniugare la dialettica politica e l’interesse generale, un’Italia capace di essere protagonista del suo futuro, un’Italia forte e coesa che sa di essere in difficoltà ma che sa anche di potercela fare. E’ l’Italia tratteggiata oggi nel coraggioso editoriale di Ferdinando Adornato per il primo numero di Liberal Quotidiano.
“C’è ancora l’Italia?” si chiede in apertura la nuova creatura della Fondazione Liberal. Sembrerebbe di si, ma è un’Italia che non vogliono raccontarci, che non vogliono farci intravedere. Quello che sognano Adornato e Foa, e noi con loro, è un paese capace di prendere coscienza del fatto che ci sono alcune cose da fare, indipendentemente da chi le propone, per il bene comune di quella che ci ostiniamo a chiamare Nazione. E allora serve davvero un nuovo patto costituente. Se la Carta del 1948 è stata il documento fondante della nostra Patria, adesso serve uno sforzo ulteriore. Questa nazione così giovane e già così vecchia ha bisogno di consacrarsi all’altare dei protagonisti del nostro tempo: per farlo serve una classe dirigente nuova, in grado di capire che il Muro di Berlino è crollato, che le ideologie sono mutate e che c’è bisogno di idee nuove.
Prima fra tutte un’idea diversa di Centrodestra. Una coalizione che dovrà essere capace non solo di vincere le elezioni sfruttando la logica dell’alternanza (tanto chi governa perde sempre) ma anche di vincere la sfida del Governo. Promettere ossessivamente non basta più, occorre realizzare riforme strutturali. Riforme che richiedono sacrifici e grande capacità di sintesi politica e che, proprio per questo, non possono essere fatte da uomini soli al comando contro tutti.
Questo Centrodestra, come questo Paese, non ha più bisogno di Leader. Ha bisogno di Leadership, che è cosa ben diversa. Serve uno sforzo comune perché i guizzi di un grande campione come Berlusconi si inverino in una classe dirigente capace di guidare il processo di cambiamento e di guardare con orgoglio al futuro.

mercoledì 23 gennaio 2008

MA NON SI VERGOGNA?


Ho appena finito di ascoltare il discorso di Prodi alla Camera e ancora non mi capacito di come un uomo possa essere così privo di dignità, pudore, onestà e senso del ridicolo.
Cosa vuole dimostrare? Che Mastella ha deciso di far cadere il governo per evitare il referendum? E allora?
Lo avevano capito anche i sassi che il vero motivo fosse quello e che i giudici gli avevano solo offerto una scusa su un piatto d’argento.
Lo aveva persino dichiarato apertamente ed a nulla è servita l’intimidazione, di stampo tutt’altro che giudiziario, a non mettere in pratica i suoi propositi, giunta, guarda caso, il giorno della decisione della Consulta. Anzi, semmai gli ha dato l’occasione d’oro per passare dal ruolo del carnefice a quello di vittima, che gli consentirà di abbindolare qualche elettore in più.
Ma a Prodi cosa cambia dimostrarlo o no? A me sembra solo una puerile vendetta. Pur di distruggere Mastella trascina l’agonia ancora per qualche giorno. Non gli è bastato toccare il fondo, vuole scavare ancora, fino a che non trova la fogna dove merita di finire il suo atroce governo.

Addirittura fa lo spavaldo, si dice sicuro di farcela anche stavolta. Ma guarda un po’ che preveggente Capitan Coraggio. Si presenta alla Camera dove ha i numeri.
Perché non è andato direttamente al Senato se aveva solo bisogno della certificazione formale della crisi? Sta cercando di prendere tempo? Pensa di riuscire a comprarsi qualche senatore che ancora spera di arrivare alla tanto agognata pensione?
Può darsi che ce la faccia. Ormai siamo abituati ad assistere ad ogni porcheria al solo fine di rimanere aggrappati alla poltrona. Ma a che pro? Fino a quando?
Resistere, resistere, resistere, perché? Per sistemare Alitalia? Perché la partita delle Generali ancora non si è conclusa? Perché ci sono 600 nomine in ballo in cui sistemare gli amici e parenti?
E a che prezzo?

Si rende conto o no di quello che ha fatto oggi? Pur di rimanere in sella ha distrutto l’unico collante di questa sciagurata coalizione, l’antiberlusconismo.
Dal discorso di questa mattina esce un solo vincitore ed è, paradossalmente, l’odiato nemico.
Oggi, per la prima volta, ed è l’unica cosa di cui sono lieta, ha ammesso che la magistratura in questi 15 anni ha esagerato, ha travalicato i suoi compiti, ha fatto politica, non ha rispettato la sovranità del parlamento e del popolo, ha fatto le leggi anziché applicarle.
Lo ha detto nel suo solito modo democristiano e viscido, ma lo ha detto. Ed è su questo che chiede sostanzialmente la fiducia, oltre alla solita serie di fregnacce sui presunti successi di questo disastroso governo.
E lo ha fatto solo per far uscire Mastella allo scoperto, non rendendosi conto che per recuperarne uno ne perderà dieci.

O forse se ne rende conto benissimo, ma non gli interessa, non gli è mai interessato cosa accadrà dopo di lui, non gli importa se la sinistra ne uscirà a pezzi, se non tornerà al governo per lustri. Ciò che conta è portare a termine tutti i suoi progetti e resistere finché può.
La stima della maggior parte degli italiani era già sotto i tacchi, ma a lui non importava.
Con oggi dubito che anche gli ultimi fedelissimi non si sentano umiliati da questo personaggio che non sa cosa sia la vergogna.

Barbara di Salvo

La crisi di Prodi rinsalda l’alleanza tra Fini e Berlusconi


L’accelerazione verso le urne fa bene al centrodestra. E riscalda il clima gelido che la rivoluzione del predellino aveva fatto scendere tra i due maggiori alleati della Casa della Libertà. Se si andrà alle elezioni anticipate con l'attuale legge elettorale, il centrodestra andrà unito con Silvio Berlusconi candidato premier. Lo dicono quasi in coro Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini.
Dice il Cavaliere: “Se si andrà ad elezioni anticipate ci presenteremo con il Partito del popolo della libertà che negli ultimi sondaggi prima di Natale viene dato al 40%. Ci presenteremo con il Pdl che sarà alleato con gli altri partiti che non vorranno entrarci. Il centrodestra sarà unito perché non ci sono mai state divisioni sul programma né sui valori che sono quelli della libertà e dell'Occidente. Di certo, prima di affrontare le urne il programma del cosiddetto 'blocco liberale' andrà "aggiornato" per poter garantire "la libertà dei cittadini oggi minacciata, ridurre le spese dello Stato per ridurre le imposte, rilanciare l'edilizia per quelle famiglie che non hanno la casa di proprietà”.
Dice Gianfranco Fini: “Con questa legge non c'è dubbio che andremo alle elezioni tutti insieme come alleati”. Ai giornalisti che gli chiedono se il candidato premier della Cdl sarà ancora una volta Berlusconi, Fini risponde annuendo: “Certo, è ovvio...”.
Una via obbligata. A meno che non si punti da un lato o dall’altra al suicidio politico.

martedì 22 gennaio 2008

Ultimissima: E’ CRISI! E ORA ALLE URNE!!!!


L’ex guardasigilli e leader dell’UDEUR, Clemente Mastella, ha annunciato che passa all’opposizione.
L’UDEUR ha tre voti cruciali al Senato per la risicata maggioranza di Prodi. “lascio la maggioranza, non diamo più l’impegno a questa maggioranza… dico basta una volta per tutte” ha detto Mastella al termine dell’ufficio politico dell’UDEUR. Ora occorre che Prodi dia le sue immediate dimissioni, senza neanche attendere le prossime tornate al senato e alla camera, per andare subito alle elezioni che ci liberino finalmente dal peggior governo di sempre.
Napolitano ne prenda atto, e sciolga le camere.
AL VOTO DUNQUE! SENZA TENTARE INUTILI PASTROCCHI!!!

Il paese dell’assurdo!


“A me scappa da ridere. Dopo le tante cose serie di questi giorni, a cominciare dall’emergenza rifiuti a Napoli, sentire che Berlusconi, rischia il rinvio a giudizio per la vicenda delle attrici mi fa ridere…”

Senti senti… chi ha pronunciato secondo voi queste parole cosi piacevoli per le orecchie del Cavaliere? E’ stato Sandro Bondi? Cicchitto? O forse è stata Mara Carfagna? No a rilasciare queste dichiarazioni è stato Giuseppe Caldarola, deputato del Partito Democratico ed ex diessino (convinto). E’ significativo che ad esprimere solidarietà al leader dell’opposizione sia un esponente dell’attuale maggioranza. Evidentemente pure da quelle parti si sono accorti che i PM partenopei la stanno facendo fuori dal vaso. Parliamoci chiaro, in Campania sono sommersi dall’immondizia, i ratti grossi come gatti si divertono a rovistare tra i sacchi lasciati in strada, la puzza rende irrespirabile l’aria, favorendo il diffondersi di malattie certificate dall’OMS. Eppure, in tutto questo dramma, le toghe napoletane si concentrano su Berlusconi, sulle vallette, sulle attrici.
E’ assurdo, vomitevole.
In quale altro paese accadrebbe ciò?
Non so dare risposta sinceramente.
Rimane lo sconforto (quotidiano) nel vedere questa Italia sempre più ridicola agli occhi del mondo. Sembra quasi che lo facciano apposta. Sarà cosi?

lunedì 21 gennaio 2008

Galileo


Il Papa, invitato a tenere una lezione all’università La Sapienza di Roma, è stato respinto al mittente da una levata di scudi di 63 (o 67?) professori di quell’ateneo, i quali hanno inalberato il solito Galileo e riesumato la consueta paccottiglia scientista.
Anche chi ha difeso il diritto del papa di parlare, come il filosofo Zecchi («Il Giornale» 14 gennaio 2008) non ha saputo trovare di meglio che perle come questa: il cardinale Bellarmino si sarebbe rifiutato di guardare nel telescopio di Galileo. Ora, a parte il fatto che s. Roberto Bellarmino è Dottore della Chiesa (scusate se è poco) e insegnava astronomia a Lovanio, e che a rifiutarsi di guardare nel cannocchiale erano i colleghi laici di Galileo (quest’ultimo li chiamava sprezzantemente «la piccionaia» dal nome del loro leader, Ludovico Delle Colombe), la moderna epistemologia dice che in quel processo aveva ragione la Chiesa e torto Galileo, perché non era la Chiesa a metter bocca nella scienza ma Galileo a voler fare il teologo.
Il punto è che l’università è un’invenzione della Chiesa che nel XIX secolo i massoni scipparono, facendosela a loro volta scippare dai comunisti nel XX, quando, col Sessantotto, i «baroni» vennero sostituiti da tribuni della plebe che salirono in cattedra a bastonate e «18 politico», nonché «esami collettivi». Ancora oggi, comunque, per un posto «accademico» c’è chi accoltellerebbe la mamma, dato l’ottimo stipendio e il quasi non-obbligo di tenere lezioni.
La casta si autoinveste di infallibilità, spregiando come «non scientifico» ogni scritto che non disponga di migliaia di note a piè pagina e altrettanti titoli di bibliografia, anche se lo scritto in questione consta di tre righe. Sono esperti di Storia della Filatelia nella Prima Metà del XIX Secolo e di Fenomenologia della Comunicazione Tribale nei Paesi Afro-Asiatici quelli che danno la laurea honoris causa a Vasco e/o Valentino Rossi ma non vogliono che il massimo teologo del mondo metta piede in posti pomposamente chiamati La Sapienza. E’ vero, non si può fare di ogni erba un fascio; ma forse sì di ogni squadra & compasso e di ogni falce & martello.
Un’ultima cosa: la pretesa di assoluta autonomia da parte della scienza, inaugurata con Galileo, conduce dritto alla bomba atomica e agli odierni embrioni-chimera. Neanche Galileo ci starebbe.
Rino Camilleri

domenica 20 gennaio 2008

Venerdì 18 gennaio 2008

Presentata una mozione in Consiglio Comunale relativa alla tassa sui passi carrabili su strade provinciali. Visualizza

Appello al Quirinale


Prima l’esplosione della drammatica vicenda dei rifiuti a Napoli. Poi l’incredibile rigurgito di intolleranza del soviet della Facoltà di Fisica che ha tappato la bocca a Benedetto XVI. Infine lo scandalo dell’arresto della moglie del Ministro della Giustizia nel giorno in cui il Guardasigilli è impegnato a presentare in Parlamento la sua relazione sullo stato della giustizia in Italia. Non esiste una correlazione specifica tra i tre avvenimenti. Ognuno cammina su binari diversi. Ma a tenerli strettamente intrecciati c’è qualcosa di molto più forte che un qualsiasi nesso temporale o semplicemente logico. Si tratta dell’immagine complessiva del paese che esce massacrata e distrutta da vicende che hanno direttamente in comune la circostanza di fare insieme il giro del mondo con un clamore incredibile e con il massimo di discredito per l’Italia. E’ facile prevedere che da adesso in poi si scateneranno le discussioni sulle cause specifiche e complessive dei tre sfregi che ora deturpano il volto del paese. E che ascolteremo tante e valide ragioni sulle responsabilità dei governi nazionali e locali per il dramma napoletano, sulle incrostazioni di socialismo reale e marxismo-leninismo che condannano al degrado culturale le università italiane e sulla inguaribile tendenza dei settori più giustizialisti della magistratura a fare sempre e comunque piazza pulita dei ministri della Giustizia.
Non mancheranno poi quelli che per tenere insieme le tre vicende parleranno giustamente della debolezza complessiva della politica, che a Napoli non decide, che alla Sapienza lascia campo libero alle minoranze oltranziste di professori e studenti e che a via Arenula subisce passivamente dall’inizio degli anni ’90 gli assalti sconsiderati della magistratura militante. Ma la discussione sulle cause, anche se giusta, è inopportuna e fuorviante. Distoglie l’opinione pubblica dalla conseguenza immediata e devastante del combinato disposto tra i rifiuti di Napoli, l’intolleranza della Sapienza e la liquidazione per atti giudiziari del Ministro della Giustizia. Cioè la consapevolezza che nel giro di una sola settimana l’Italia è riuscita a dimostrare al mondo intero di essere il ventre molle (ed ormai imputridito) dell’Europa. Può essere che il caso Mastella cancelli mediaticamente la vicenda del Papa e quella di Napoli. Ma il disastro è nei fatti e rimane. E non può essere affrontato facendo finta di nulla come vorrebbe Romano Prodi. Di qui uno scontato appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Se c’è batta un colpo e ponga la classe politica di fronte all’obbligo di girare pagina. O con un governo di emergenza nazionale o con le elezioni anticipate.

Scalfaro, quattordici anni dopo


In modo che ognuno possa farsi un'idea chiara di quanto fosse in buona fede, quattordici anni fa, Oscar Luigi Scalfaro, conviene leggere la sua intervista pubblicata giovedì sul Corriere della Sera. Parlando dell'avviso di garanzia ricevuto (con preavviso a mezzo stampa) da Silvio Berlusconi nel novembre del 1994, durante il vertice Onu sulla criminalità internazionale che si teneva a Napoli, Scalfaro, all'epoca presidente della Repubblica, oggi dice: «L'avviso di garanzia che fu recapitato a Napoli, durante il vertice dell'Onu, arrivò con un tempismo singolare. Oggi come allora la domanda è dove fosse l'urgenza. E bisogna riconoscere che anche fatti come questi, uniti a certi atteggiamenti ultradifensivistici del Csm, contribuiscono ad alimentare la sfiducia nei cittadini».


Ecco, da uno che adesso dice simili cose con tanta tranquillità ti aspetteresti che le avesse dette anche all'epoca. E invece non solo non disse nulla di tutto questo - e se lo avesse fatto forse la storia d'Italia avrebbe preso una piega diversa. Non solo ebbe proprio lui, per primo, un atteggiamento «ultradifensivistico» nei confronti dei magistrati che spedirono quell'avviso di garanzia ad orologeria (il presidente della Repubblica, ricordiamolo, è anche presidente del consiglio superiore della magistratura). Ma colse la palla al balzo per completare il lavoro dei magistrati e dare il colpo di grazia a Berlusconi, invitandolo a fare il famoso «passo indietro». Solo oggi sappiamo cosa pensasse davvero di quell'avviso di garanzia. Quattordici anni dopo.

mercoledì 16 gennaio 2008

Voltaire è morto, ma Stalin gode ottima salute in Italia.


Poveri ciuchi “menati” per le briglie,esultano.

Hanno vinto la loro crociata contro il Papa, contro la cultura e la libertà, contro Voltaire (non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere) e il suo illuminismo, ma hanno perso la faccia.

Che differenza c’è fra loro e i fascisti che tanto aborrono?Solo il colore, loro sono fascisti rossi, per giunta indottrinati che ripetono a pappagallo lezioncine confezionate da professori frustrati e arroganti, ignoranti e/o in malafede.

"Non ha vinto qualche fazione o gruppo, ma l'università laica del sapere autonomo (ah..quell’autonomo, come suona ridicolo in bocca a questi ignorantelli indottrinati) sottolinea Francesco Brancaccio, “leader” della Rete per l'autoformazione - si tratta dell'affermazione dell'indipendenza dell'università italiana (infatti il Papa, aveva intenzione di “OKKUPARE l’Università con le guardie svizzere, e non di confrontarsi in un discorso).

Che pena sentirli parlare d’indipendenza quando hanno il cervello catechizzato dal più stantio e gretto laicismo di stampo staliniano da generazioni di professori rossi.

"Ora è molto importante che i giornali e la politica non utilizzino la decisione per criminalizzarci ulteriormente: non vogliamo che si dica che il papa non è venuto per la violenza".
Come no, non criminalizziamoli, loro poverini, che hanno mai fatto? Hanno occupato il rettorato, pazienza, hanno imposto la loro volontà a tutti gli studenti e professori della sapienza, hanno ragliato e minacciato, offeso i cattolici e il loro rappresentante più alto. Ma per carità non criminalizziamoli… sono ragazziiii…

Cmq. Poveri beoti il Papa non avuto di certo paura di quattro “cannati” con i rasta, è stato in Turchia e là per i cattolici tira veramente una brutta aria. Se non è andato l’ha fatto unicamente per evitare all’Italia e agli italiani senzienti l’ennesima figura di cacca, in mondovisione, le televisioni di tutto il mondo ci sarebebro andate a nozze.
Detto questo il rettore di quell’università ha il carisma di un lombrico.Il governo
dovrebbe vergognarsi.La sinistra italiana è la principale colpevole di questo sfascio della democrazia, delle istituzioni che vengono messe sotto le suole da un branco di ragazzetti nullafacenti dei collettivi di sinistra, ogni tre per due.

Noi ci preoccupiamo dell'immondizia di Napoli? Ma abbiamo ben altra immondizia di cui liberarci.Questo paese in quanto a fondamentalismo, ormai non fa invidia nemmeno all’Arabia Saudita. Lo chiamano laicismo, ma censurare chi la pensa in modo diverso a casa mia è regime.D’altronde Voltaire è morto, ma Stalin gode di ottima salute in Italia.


Aggiungo qui una postilla appena letta:


Benedetto fa il tutto esaurito In mille costretti a restare fuori Dovranno rinunciare all'inaugurazione dell'anno accademico della Sapienza di Roma almeno mille persone.
Tante sono le richieste in esubero per assicurarsi un posto alla cerimonia che avrà papa Benedetto XVI come protagonista principale. Sono già tutti prenotati, infatti, i 960 posti dell'aula magna, di cui 300 destinati agli studenti. Sono, inoltre, stati allestiti 2 maxischermi presso la Cappella universitaria e l'aula I di Giurisprudenza, per un totale di altri 1000 posti. Saranno 35 i rettori, tra italiani e stranieri.

Tra gli ospiti istituzionali più importanti, invece, il ministro dell'Università Fabio Mussi, il ministro delle Politiche Giovanili, Giovanna Melandri, il sindaco di Roma Walter Veltroni e il senatore Giulio Andreotti. Per l'occasione l'università sta realizzando alcuni lavori di rifacimento del manto stradale, dei marciapiedi lungo il viale di accesso all'ateneo e lungo il percorso verso la Cappella universitaria che sarà fatto dal Papa giovedì.


Ecco a questa già nutrita folla di scienziati, personalità, studenti ecc. aggiungeteci anche tutti gli altri studenti e professori in disaccordo con quei quattro cretinetti dei collettivi di sinistra.Questa dà l'esatta misura di come i comunisti gestiscano la democrazia, per loro esistono solo le loro idee, i loro valori, i loro desideri. Non ammettono il confronto civile, ma solo l'arroganza, l'inciviltà, l'offesa e la violenza verbale e fisica.

martedì 15 gennaio 2008

Vergognosa censura laicista contro Benedetto XVI


Se gli uomini di cultura, scienza e pensiero temono il confronto: vuol dire che si sentono deboli.
O vuol dire che il confronto l’hanno in odio, perché fondamentalisti. Oscurantisti, fanatici, intolleranti.
Inviare una lettera al Rettore della Sapienza,
definendo come non gradita la presenza del Papa, è un atto razzista!
Degno di un Paese incivile. Degno dell’Iran di Ahmanidejad.
Oggi, quantunque laici e non credenti, s’è tutti papisti.

“Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo”.
Voltaire

domenica 13 gennaio 2008

Effetto Prodi anche sul Grande Fratello


Sta di fatto che quest’anno, tra i presunti partecipanti al reality show di Canale 5, dovrebbe esserci anche un transessuale.
Immediata la dichiarazione di
Sircana: “Non l’ho raccomandato io”.

sabato 12 gennaio 2008

L’esenzione dal pagamento del canone Rai, per gli ultrasettantenni, è una sòla


La situazione è questa.
I signori dell’Unione, com’è notorio, hanno aumentato il canone Rai: portando il suo valore a 106 euro.
La tv di stato è piena di debiti, e siccome è pubblica, noi dobbiamo pagare il costo della sua inefficienza.
Tuttavia, gli omini di Prodi - per non sembrare troppo cattivi e tassassini -, hanno pensato di introdurre un’esenzione.
Più precisamente - come rendicontano Antonio Paladino e Franco Bechis su Italia Oggi -, l’esenzione in questione è prevista all’articolo 1, comma 132, della Finanziaria 2008.
Che
dispone quanto segue:
“Per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni e con un reddito proprio e del coniuge non superiore complessivamente a euro 516,46 per tredici mensilità, senza conviventi, è abolito il pagamento del canone RAI esclusivamente per l’apparecchio televisivo ubicato nel luogo di residenza”.
Una misura, quindi, giusta. Almeno apparentemente.
Perché come sempre avviene in casi di questo genere, c’è il trucco.
In questo caso il trucco - meglio: la sòla - sta nel fatto che il Governo, per l’esenzione di cui sopra, abbia stanziato soltanto 500.000 euro.
Che significa a conti fatti?
Lo spiega
lo stesso sito della Rai.
Che in una pagina apposita -
quella delle Faq - formula delle domande-tipo, cui fornisce le risposte.
Eccole:
“Se sono in possesso di tutti i requisiti previsti per poter ottenere l’esenzione, sono sicuro di averne diritto?”.
“No, perchè la legge prevede che le esenzioni possano essere concesse solo fino al valore massimo complessivo di 500.000 euro annui. I criteri di scelta delle domande da accogliere saranno fissati dal decreto ministeriale di attuazione”.
“In attesa del decreto ministeriale di attuazione, l’invio della domanda di esenzione mi esenta dal pagamento del canone per l’anno 2008?”.
“No, neanche se in effetti si e’ in possesso di tutti i requisiti previsti dalla legge, perchè le domande potranno essere accolte solo fino ad un valore massimo complessivo di 500.000 euro annui. Quindi, in attesa del decreto ministeriale, e’ comunque necessario pagare il canone di abbonamento per l’anno 2008”.
Chiaro il concetto?
I settantenni di cui sopra, dovranno versare comunque il canone.
Poi dovranno presentare domanda di esenzione (per ottenere il rimborso).
E non è affatto detto che la domanda venga accolta, perché siccome sono stati stanziati soltanto 500.000 euro, non tutti potranno essere esentati dal pagamento del balzello.
Insomma una colossale presa per il culo!
Soprattutto, se si tiene conto del fatto che Prodi - per tenersi buoni i senatori eletti all’estero -
ha donato loro la bellezza di 30 milioni di euro!

venerdì 11 gennaio 2008

RAI: zitta e bbona...

A seguito della denuncia presentata dall’Onorevole Mele, secondo cui la ragazza, Francesca Zenobi, avrebbe preteso un contratto con la TV pubblica per ritrattare le accuse di spiattellare tutto sul loro festino (sex&drugs) dichiara il deputato PD Lusetti: “è inaccettabile che qualcuno ritenga di poter entrare a lavorare per le reti del servizio pubblico con questi metodi”.
Il messaggio di Lusetti è chiaro, si entra in RAI solo seguendo le regole, cioè dandogliela ai politici, ma senza piantar casini…

Una sinistra da cassonetto

Questo governo ha battuto tutte le mie peggiori previsioni (non lo dico troppo forte perché arrivati al fondo si può sempre scavare!). Stiamo vivendo un'esperienza di SOCIALISMO REALE: grazie a questo governo, abbiamo SOCIALIZZATO a livello nazionale l'incompetenza di un pugno di "sinistri". Ci tocca un po' di lerciume a tutti quanti. Già! L'emergenza è diventata così grave che adesso nessuno può tirarsi indietro. L'incapacità di Bassolino & C. adesso ce la dobbiamo GRATTARE TUTTI. Ma i diretti interessati che fanno? Si dimettono? Giammai!!! E i "nuovi" vertici delle due nuove creature che hanno visto la luce PD e SX arcobaleno, dicono qualcosa? Eh no! Veltroni? Ha da fare. D'Alema? Che alzava la cresta con sufficienza dicendo "Ma noi amministriamo GRANDI città: Roma, Napoli". Adesso non se ne vanta più. E la magistratura? Tanto attenta a sapere quale sciacquetta sarà la protagonista di centovetrine? Niente: è impegnata! E Di Pietro? L'anima, il garante della legalità, che doveva rivoltare come un calzino l'Italia? Parla straparla, ma poi zero. Una nullità: il massimo che sa dire è che le colpe sono "collegiali". segue-->

mercoledì 9 gennaio 2008

Sabrina "Jervolino": Napoli si avvicina...




Questa è la situazione della raccolta dei rifiuti in questi giorni a Montemagno.
Il degrado di una amministrazione che non sa governare, avanza dalle periferie. Di questo il Sindaco, dovrà rendere conto nel prossimo consiglio comunale.

Badanti bocciate

“In un bilancio che ha un extragettito di oltre 50 milioni di euro e oltre 500 milioni di euro di residui non spesi- dichiara Rossella Angiolini consigliere regionale di F.I. e componente della commissione Sanità e Sociale - il centro-sinistra ha deciso di bocciare una delle poche misure che avrebbero davvero dato un sostegno concreto alle famiglie toscane. Sappiamo - prosegue Angiolini - che gli anziani, fortunatamente, nella nostra regione sono sempre di più e questo significa che molto spesso le famiglie si trovano a dover far fronte a lunghe e spesso logoranti malattie che colpiscono le persone anziane e che cambiano i ritmi di vita delle famiglie stesse. Noi crediamo che la famiglia sia il luogo migliore dove curare le persone anziane poiché esse rappresentano sempre un patrimonio affettivo importante ma sappiamo che non sempre le famiglie possono agevolmente fare fronte ai costi di una badante a tempo pieno e in regola sotto ogni punto di vista. E’ per questo che F.I. aveva previsto di istituire un fondo a sostegno di quelle famiglie che, dando ragione della loro situazione economica e delle loro oggettive difficoltà, avessero richiesto un “bonus badante”. Era un atto di civiltà - conclude Angiolini - un contributo concreto e tangibile, che avrebbe dato sostegno a tante famiglie toscane spesso costrette a non poter dare ai propri anziani cure adeguate all’interno della famiglie; un atto di civiltà a cui si è voluto dire di no seppure ci siano nelle case della Regione soldi non spesi che potrebbero invece servire ad aiutare concretamente i toscani”.
Un Governo regionale capace di spendere milioni di euro in comunicazione, di spendere soldi per campagne false e tendenziose, di parlare di diritti ad intermittenza, non è riuscito a trovare dei fondi per famiglie con una persona non autosufficiente in casa. Gran bel Governo.

IL MUSULMANO VA A PRANZO GRATIS ALLA Caritas, ma IL CROCIFISSO GLI BLOCCA LA DIGESTIONE

Ricordate le apparizioni televisive di Marco Pannella degli anni migliori. Quando si presentava sugli schermi della RAI e si imbavagliava per protestare contro le discriminazioni vere o presunte che dichiarava di subire. O quando incrociava le braccia per propagandare qualche referendum cui la Tv di Stato non dava adeguata copertura mediatica e iniziava l’ennesimo sciopero della fame o della sete, a base di cappuccini. Certamente non avremmo immaginato che, a distanza di anni, le sue gesta fossero raccolte anche da uomini provenienti da altri nazioni che vengono nel nostro squassato Paese per “educarci” ad usi e costumi più evoluti ed elevati, improntati alla tolleranza e al bon ton. Eppure anche questo abbiamo dovuto leggere e approfondire. In quel di Senigallia, cittadina delle Marche, ad alta densità di immigrati che hanno monopolizzato un intero quartiere, espropriando di fatto i cittadini locali, con un sindaco ( inutile dire di che orientamento) che favoleggia la “città aperta agli stranieri”, è accaduto un fatto che sembra quasi incredibile, ma purtroppo vero. Un musulmano marocchino, che aveva bussato alle porte della Caritas diocesana per chiedere gratis del cibo e che i volontari cattolici gli avevano pure servito, in base al principio cristiano che un pasto caldo non si nega a nessuno, quando ha notato nella mensa un crocifisso alla parete è andato su tutte le furie e ha detto: “Togliete quell’affare o non mangio”... segue-->

lunedì 7 gennaio 2008

Famiglia, dalla Spagna rilancio all’Europa

Una sorprendente gioia condivisa da due milioni di persone. Questo il senso dell’ovazione che ha salutato l’apparire di Benedetto XVI sul maxischermo di 24 metri quadrati collocato sul fondo del palco dove si svolgeva la Grande celebrazione della Fiesta por la familia cristiana. Una risposta corale prolungatasi nella enorme Plaza de Colón di Madrid, nelle tre larghissime e lunghissime arterie 'imperiali' che vi affluiscono. La vista e l’ascolto era aiutato dagli altri sei maxischermi, da altoparlanti e radioline. Con analogo entusiasmo hanno risposto le numerose famiglie radunate in Piazza San Pietro a Roma agitando gli striscioni che ripetevano lo slogan 'hombre y mujer los creò...'. Per alcuni minuti, ha scritto il quotidiano spagnolo 'Abc', «Plaza de Colón è divenuta la capitale della famiglia cristiana ». La presenza di famiglie giunte dal Portogallo, dalla Germania, dall’Austria, sembrava dare, dopo il Family Day, a questa grande Festa spagnola ulteriore slancio per un risveglio della famiglia cristiana in tutta Europa suscitato dallo Spirito Santo. Non sembra un caso dunque che il Santo Padre abbia terminato dedicando la preghiera mariana «al bene di tutte le famiglie del mondo». Segue-->

sabato 5 gennaio 2008

Le amnesie di Napolitano

E’ tipico dei discorsi di fine anno a reti unificate, sentire il Presidente della Repubblica di turno fare appello al senso di responsabilità degli Italiani, denunciare “qualcosina” che non va e poi chiedere maggiore “unità” ai partiti, tra richiami al buon senso e alla Costituzione. Finito il sermoncino, ammainata la bandiera, tutto ritorna come prima, anche perché il Presidente della Repubblica non è altro che l’espressione dei partiti e della maggioranza che l’ha eletto, non prendiamoci in giro sul “presidente di tutti gli Italiani” che non esiste e non è mai esistito: siamo in Italia… Se però un Presidente interpretasse veramente le istanze che giungono dalla base del Paese, invece che chiacchiere darebbe esempi concreti. Possibile ad es. che, dopo tante parole sui “costi della politica”, il bilancio di previsione del Quirinale preveda una dotazione a carico dello Stato di 224 milioni di euro? Con un aumento nel 2007 rispetto all’anno precedente del 3,23%. La Corona inglese costa quattro volte meno del Quirinale, l’Eliseo costa 32 milioni di euro, in Germania la Presidenza della Repubblica costa 20 milioni di euro, il Quirinale invece 224…Vediamo di scendere nei dettagli: segue-->

Turisti esterofili

A voi che siete sparsi in giro per il mondo, e dunque non potete leggere queste righe, vogliamo lanciare comunque un appello: la prossima volta, pensateci bene prima di imbarcarvi su un aereo per una meta lontana, per una spiaggia esotica. E quando ci avete pensato, sfogliato depliant, guardato cataloghi, riponete il tutto in un cassetto, tirate fuori una bella guida dell’Italia e partite. Magari in treno, pur con tutti i limiti delle nostre sgangherate ferrovie. Direte: che gli ha preso a questo? La tragedia del Kenya, i rischi che corrono i nostri connazionali, lo hanno spinto sulla strada dell’autarchia turistica? Figuriamoci. In un mondo globalizzato solo un pazzo potrebbe pensare a rinchiudersi nelle proprie frontiere. Non l’abbiamo fatto con le Torri gemelle. Non è successo dopo lo Tsunami. Niente può fermare il movimento degli esseri umani sulle strade di cielo e di mare del terzo millennio. Ma prima di andare a rischiare la pelle sotto una palma lontana, vogliamo dare un’occhiata alle meraviglie che abbiamo dietro casa? I seimila italiani che oggi sono in Kenya hanno visto la Cappella Sistina, i templi di Paestum, le ville del Palladio, le Dolomiti? Hanno visitato Firenze, Mantova, Ferrara? Prima di andare in Camargue, hanno dato un’occhiata
al delta del Po? Insomma: si sono guardati in tasca prima di frugare nel salvadanaio degli altri? In molti casi no. Allora, quello che sta succedendo in Kenya e il prevedibile, inevitabile fuggi fuggi, ci serva almeno a scoprire noi stessi. Apriamoci al mondo, certo. Ma dopo aver esplorato l’Italia. Dove i bagni sono solo di mare. E mai di sangue.
Gabriele Canè da "La Nazione" del 2 gennaio

giovedì 3 gennaio 2008

ANS... ia!!

Romano Prodi ha scritto una lettera all’ANSA dicendo che “non è vero che la Spagna ha superato l’Italia”. Caro Presidente Prodi, ma perché all’ANSA?
Scriva piuttosto a EUROSTAT che ha pubblicato quei dati, no?
Vorremmo sapere la risposta dell’ufficio statistiche dell’Unione Europea alle sue argomentazioni, ad esempio, quella secondo cui “ la macchina Italia dopo un cambio di gomme e un rifornimento di fiducia sta uscendo dai box”.
E comunque senza scomodare l’EUROSTAT vada in giro a sentire quello che pensa la gente di lei e del suo governo, evidentemente il rifornimento di fiducia non è ancora arrivato alla base.

Caso Alitalia: Lega ed AN sempre a difendere la ridotta del Po, ma il Centrodestra non decolla mai?

La vicenda della vendita Alitalia ai francesi di AirFrance-Klm piuttosto che al gruppo AirOne-BancaIntesa-Lufthansa è l’argomento che dovrà essere affrontato dal Governo nel mese di gennaio e già vede schieramenti contrapposti trasversali. Il Governo stesso è diviso tra chi vuole vendere ai francesi e chi predilige una soluzione “nazionale”; l’opposizione si fa sentire più al Nord, in quanto la soluzione AirFrance penalizzerebbe l’aeroporto di Malpensa, non più hub primario degli scali intercontinentali. Da qui una battaglia che soprattutto la Lega pare intraprendere in “difesa degli interessi del Nord, schiavi di Roma ” e al grido di” Malpensa madre di tutte le battaglie”, con AN, Formigoni e Moratti pronti ad accodarsi, lancia in resta. Ma sarebbe bene partire da un’analisi delle origini della crisi Alitalia, tanto per non vivere di demagogia a basso costo. I dipendenti Alitalia per decenni hanno avuto il posto assicurato, differenziali di reddito migliori rispetto a quelli della maggiore parte delle altre grandi compagnie europee che, negli ultimi 15 anni, hanno dovuto dare un giro di vite ai costi e ai contratti, mentre Alitalia accumulava perdite su perdite, tra il 2003 e il 2006 oltre 2,1 miliardi di euro tanto per chiarire. Siamo arrivati al punto che ogni giorno Alitalia perde attualmente un milione di euro. Ma nulla è stato fatto negli anni da Sinistra e da Destra, se non coprire il passivo coi soldi pubblici. Nel 2005 Giancarlo Cimoli lascia le FF.SS. con una buonuscita di quasi 7 milioni di euro e prende il timone di Alitalia, la lascia nel 2007 con un’altra buonuscita di 8 milioni di euro, tutti d’accordo. Alitalia nel 2006 ha perso 625 milioni di euro ma Cimoli incassava uno stipendio di 190.000 euro al mese, due volte quello che prendeva il parigrado della British, tre volte quello di AirFrance, imprese floride e in utile. Dieci anni fa un pilota Alitalia guadagnava il 30% in più, hostess e steward il 26% in più, i dipendenti dei servizi e manutenzione il 22% in più degli omologhi europei.


Divorzi

Tra le tante cose che non si possono dire in tempi di libertà di parola c’è quanto scrive lo psicologo Claudio Risé nella sua rubrica «Il buon selvatico» sul settimanale «Tempi» del 13 dicembre 2007 a proposito di separazioni e divorzi.Risé parla delle «tragedie del mondo sommerso dei separati, uomini che dopo aver ricevuto l’atto giudiziario della moglie che chiedeva la separazione, hanno perso tutto, sposa, figli, beni, lavoro, in situazioni di palesi ingiustizie giuridiche, falsità peritali di illustri professionisti, sciocchezze sottoscritte da operatrici sociali incompetenti o di parte».Già, un ministero per le pari opportunità maschili è quel che forse, ormai, ci vorrebbe. Ma Risé osa il massimo del politicamente scorretto: «Come gli psicologi sanno, alla violenza maschile, più fisica, si contrappone una (sovente assai più sistematica) violenza femminile, psicologica e verbale, intrisa di doppi messaggi, i cui effetti sulla psiche dell’uomo sono spesso devastanti».Quando possa essere vendicativa una donna, poi, lo sanno anche i proverbi. Quanto possa essere adorabilmente capricciosa e dolcemente ricattatrice una donna durante il fidanzamento, e quanto possa rivelarsi cattiva, meschina, petulante, cocciuta e malignamente stupida, nonché capace di portare al parossismo dell’esasperazione in corso di matrimonio lo sa solo chi c’è cascato. Ma, come si è detto, in tempi di «quote rosa» tutto ciò è tabù. Non c’è nulla che possa moltiplicare i tabù come il relativismo agnostico; non c’è nulla di meglio dell’ateismo per centuplicare l’inquisizione. Infatti, che da quando le donne hanno ottenuto la c.d. «parità» si è aperto il Vaso di Pandora della conflittualità, non si può dire. Perciò non lo diciamo.