martedì 30 giugno 2009

LIBERI: NON PER NOI, MA PER QUARRATA !


Anche stavolta, nell’ultima settimana, il nostro blog, così umile e così defilato, così – si direbbe – campagnolo, ha ottenuto ottimi piazzamenti all’interno della sua categoria a livello nazionale. Pur non potendo contare su aggregatori o motori di ricerca esplicitamente dedicati, La casa delle libertà è stata visitata da centinaia di lettori o curiosi, fino a farci stabilizzare, mediamente, intorno al cinquantesimo posto in Italia.
Una ragione di tutto questo dovrà pur esserci e non occorrerà un costoso intervento di analisi del mercato per capire cosa sta succedendo: le nostre osservazioni, sempre puntuali e critiche – ma sempre in linea con una condotta esemplata e impostata su indiscutibili parametri di onestà intellettuale e civile – non trovano, da parte della controparte al potere, utili motivi di contraddittorio o di smentita.Non prendiamoci in giro, signori! Non rispondere a tutte le nostre domande non è un segnale di intelligenza politica dinanzi a dei poveri imbecilli che sparano a caso: è la più evidente e incontrastabile dimostrazione del fatto che sia il Sindaco che la Giunta (ma ripetiamo: la Giunta non conta un bel niente dinanzi a un Sindaco che è un vero e proprio plenipotenziario) non hanno argomenti per poter ribattere; non hanno, per intenderci, sufficienti alibi scriminatorii atti a farsi scagionare da colpe, inganni e sotterfugi di un operato che non mira assolutamente al bene comune dei Quarratini.

Contumaci – per non dire latitanti – Sindaco e Giunta sono pur sempre quelli che, dopo aver negato 80 euro a un bisognoso, hanno offerto pranzi, cene e bordolesi di vino, ai partecipanti della pesudo-giornata preparatoria dello Statuto della partecipazione – come anche, del resto, accadrà il 1° luglio con la ufficialissima prise de cul della Festa della partecipazione, terminante, come da copione, a tarallucci e vino, con il buffet offerto a tutti per la circostanza di parata.
Sui veri e propri sperperi, in questa sede non vogliamo dire niente. Di essi faremo debita, ragionata e ragionieresca disamina in un altro momento che non per niente gradito all’amministrazione: ma noi siamo convinti che non sia il caso di tacere, col rischio che i signori degli anelli credano che possono fare ciò che vogliono…
Questo blog, per tornare a noi, se è cresciuto per un crescente impegno della sua squadra che ogni giorno vigila, analizza e scrive, è cresciuto anche e soprattutto per un nuovo interesse dei Quarratini circa i temi trattati; un interesse che è prova evidente da una parte del sostegno che essi stanno dando alla ricerca di ordine, trasparenza e correttezza amministrativa; dall’altra del timore degli oppositori muti che vedono, in questo nostro infaticabile lavoro di sorveglianza, un serio pericolo e una reale insidia a un modo di seguire la cosa pubblica che non ci convince affatto.
Questo risveglio delle coscienze di Quarrata ci stimola ad approfondire sempre più il nostro lavoro in umiltà, ma con la massima determinazione e la volontà di togliere, dal cammino dei Quarratini, tutto ciò che ingombra o dà noia a uno spedito avanzare.
Grazie a tutti, dunque, per il favore dimostràtoci. Ma anche una preghiera: quella di segnalarci, sempre e comunque, qualsiasi stortura, disservizio, incuria e malversazione di cui si è a conoscenza, con la certezza che la squadra del blog vaglierà ogni suggerimento molto più attentamente di quanto lo potrebbe fare l’amministrazione attraverso l’ufficio del difensore civico.
Scriveteci, contattateci, parlateci: qui accanto trovate gli indirizzi di posta elettronica o altrimenti potete farlo nei commenti ai vari post. Noi scriveremo, vi contatteremo e parleremo, perché siamo davvero intenzionati a vivere concretamente il motto che ci ispira: Liberi: di vedere, di pensare, di dire.

Grazie ancora, Quarrata!

domenica 28 giugno 2009

DIOSSINA DI MONTALE: TWO DAYS AFTER


Non è il caso di rifare tutta la storia: ogni nostro lettore può ingrandire e leggere l’articolo apparso su La Nazione del 28 giugno. Ma ormai una cosa è certa e cioè che l’incidente accaduto all’inceneritore di Montale nel 2007 non fu per niente un fatto trascurabile, tanto che la relazione del 2008 sulle conseguenze di questo evento non risulterebbe – a detta del dottor Bolognini – per niente affidabile: addirittura Bolognini definisce sconcertante la gestione del caso Montale.Intanto Alessandro Romiti, presidente del comitato anti-inceneritore, ha fatto circolare il documento che segue, dal quale, tuttavia, abbiamo tolto alcune espressioni a nostro giudizio un po’ troppo forti:

Cittadini della piana,
è con grande soddisfazione e un poco di orgoglio (visto l’esposto depositato da me e mia moglie all’Ordine dei Medici di Pistoia il 27.5.07) che vi sottopongo l’estratto della Nazione di oggi, dove è denunciata a “viva voce” e per mezzo di un autorevole esperto il Dott. Michelangelo Bolognini (designato come responsabile dell’Ordine dei Medici di Pistoia nelle attività di controllo degli atti della commissione tecnica preposta).
La notizia è strabiliante, perché ricaccia le mirabolanti menzogne rifilate dagli amministratori tutti sulla stampa degli ultimi due anni e dimostra – finalmente in modo consolidato in una dichiarazione resa in pubblica commissione – che il comitato contro l’inceneritore di Montale aveva piena ragione nell’esporre le sue denunce delle malversazioni e conseguenti menzogne esercitate contro i cittadini ignari!

Non vi annoio, spedendovi il comunicato stampa “non firmato” del 20 Giugno 2008, dove il responsabile della commissione “tavolo tecnico” annunciava dati rassicuranti, impegnandomi a dure proteste nell’immediatezza dell’inaugurazione della celebre “Smilea”…
Oggi, che il Nero si è fatto Bianco, la Notte Giorno e la Bugia è divenuta Verità, innumerevoli Pinocchi vedranno il loro naso crescere (ma non diventeranno dei bambini come nella fiaba di Collodi: a questo giro l’hanno fatta troppo grossa […]!).
Adesso, le porte della Procura della Repubblica, si apriranno meglio a tutti coloro che vogliono chiarezza e trasparenza sulla sciagurata posizione dell’impianto di Montale, gestito da CIS e dai suoi azionisti!

Speriamo che si aprano anche […] per coloro che hanno frodato la fede pubblica dei cittadini esponendoli a un sicuro danno della loro salute e della loro economia!!
Buona lettura e non vi ringrazio della vostra attenzione: sto lavorando per voi!
Cordialità.
Alessandro Romiti

Al di là di ciò che Romiti dice in merito agli aspetti riguardanti la sicurezza dei cittadini, considerazioni oggi supportate dall’autorevole dottor Bolognini, condivisibili e che ci fanno tremare nel ricordo di certi scenari da film-denuncia americani anni 90, preme qui ricordare le affermazioni – anche piuttosto risentite – del Sindaco di Quarrata durante una trasmissione a TVL di qualche tempo fa: affermazioni che, secondo quanto sostiene oggi Romiti, rientrerebbero nella categoria delle verità di innumerevoli Pinocchi (i sindaci della piana, appunto).
Noi appuntiamo l’attenzione solo sul fatto che l’impianto, dopo l’incidente, non fu fermato immediatamente, come forse sarebbe stato bene fare sia per prudenza che per rispetto delle popolazioni amministrate, nei confronti delle quali le sinistre al potere mostravano e mostrano una così spiccata sensibilità.L’impianto fu fermato solo due giorni dopo il ballottaggio che portò alla conferma di Sabrina Sergio Gori sul soglio sindacale. E allora: se la sente il Sindaco di Quarrata, medico che ha giurato secondo il giuramento di Ippocrate, di darci qualche delucidazione in merito a questo evento e alla riconferma – unica all’interno del consiglio di amministrazione del CIS – del consigliere designato da Quarrata? O resterà ancora una volta un sindaco sordomuto?

sabato 27 giugno 2009

PARTECIPAZIONE: UNA COMMISSIONE DAVVERO PARTICOLARE.


Per chi non avesse le idee chiare su cosa intenda il Sindaco SSG con il termie partecipazione – e dati anche gli interventi dei lettori sul nostro precedente post – sarà il caso di tornare ancora una volta sull’argomento, visto che, come dicevano gli antichi, repetita iuvant, cioè le cose ripetute fanno bene… alla salute.
E partiamo dai fatti, perché – sempre per abusare di un proverbio latino – verba volant, scripta manent, le parole (del sindaco) volano, ma gli scritti restano: e gli scritti sono cose concrete, sostanze filosofiche (come potrebbe ben insegnarci lo stesso Vincenzo Mauro) sia in forma che in contenuto. Ecco allora il testo del codice da màrtiri, laddove ci viene spiegato come si nomina la commissione per la partecipazione:
Art. 3 – Commissione per la partecipazione (in neretto il testo che va in approvazione il 29 giugno prossimo, e in chiaro – come sempre, del resto… – il nostro discordante commento).
1. La Commissione per la Partecipazione è costituita dal sindaco o suo delegato, dal responsabile del servizio/settore competente per la materia oggetto della partecipazione e da altri tre componenti scelti nella cittadinanza.
La commissione sarà dunque costituita da 5 (cinque!) persone: una vastissima rappresentanza degli oltre 25mila abitanti di Quarrata, se la matematica/aritmetica non è un’opinione. In termini assoluti si tratta dello 0,02% della popolazione. Però attenzione: di questi 5 personaggi, due sono, per così dire, di casa-Comunale: il sindaco o un suo delegato (al limite anche la fedele mazziera del sindaco, sua indefettibile segretaria che spunta un po’ dappertutto come il prezzemolo – era nata anche tra i giovani democratici di Quarrata o GD, come ricorderemo) e il responsabile del servizio/settore competente per la materia oggetto della partecipazione. Quindi: 5 meno 2 = 3. Tre cittadini di Quarrata che corrispondono, in termini di rappresentanza, allo 0,01% della popolazione. Grandioso campione rappresentativo, assolutamente probante e degno di una indagine statistica stile Renato Mannheimer.
Se non è una vera democrazia rappresentativa questa, peste e corna a quei “figuri” che non lo credono, e che possano morire di colpo perché denigrano la grande apertura social-popolare delle forze progressiste quarratine!
2. I componenti scelti nella cittadinanza vengono eletti da un’assemblea composta dai consiglieri comunali e da un rappresentante per ognuno dei soggetti della partecipazione iscritti nel Pubblico Registro.
E veniamo all’elezione dei 3 prediletti da Dio (pardon, dalla sua augusta Signora…). La scelta è effettuata dal consiglio comunale, che conta quanto un due di briscola perché sopravanzato – per non dire subissato, schiacciato, tsunamato – dai rappresentanti (molti di più dei consiglieri stessi) delle varie associazioni iscritte al Pubblico Registro tenuto in Comune.Complimenti a chi ha inventato questa norma che garantisce una rappresentanza scelta direttamente dal popolo così amato dai signori al potere! Ma non è finita: non gettate il telecomando.
3. L’assemblea è convocata e presieduta dal Presidente del Consiglio Comunale. Per la validità dell’Assemblea è necessaria la presenza della maggioranza assoluta dei componenti.
La banda dei cinque (The Famous Five), famosa serie televisiva inglese del 1978) è eletta da una assemblea formata dal Consiglio Comunale e dalla plètora dei rappresentanti delle associazioni del territorio, il tutto presieduto dal presidente del Consiglio Comunale.
4. L’elezione ha luogo per appello nominale a scrutinio segreto. Risultano eletti i primi tre che abbiano riportato il maggior numero di voti dei componenti l’Assemblea.
Questo quarto comma è lo specchio per le allodole, tanto per far credere che tutto nasce da regole ben precise: ma è solo un modo per far tardi; il risultato è scontato come lo è stato per l’elezione del Soreca, perché, tra consiglieri di sinistra e associazioni imbonite da SSG, la Signora ha fatto come le è parso alla faccia del popolo lavoratore.
5. La Commissione rimane in carica per tre anni ed è rinnovabile per un ulteriore periodo di tre anni (così emendato in sede di discussione), ed esercita le sue funzioni fino all’insediamento del successore.
Altra ciliegia sulla torta: mentre Sindaco e Consiglio durano in carica 5 anni, badalì la commissione ne dura sei: così il sindaco di poi s’ha da ciucciare almeno un anno di opposizione in casa propria. Anche questa è un’invenzione giuridica notevole, non vi pare? E notate la forma: fino all’insediamento del successore. Quale sarà successore? Quello di Pietro sul soglio oggi occupato da Benedetto XVI? Quello che prenderà il posto di Franceschini? D’altronde l’italiano non è una cosa da tutti e… pestare sulla tastiera con gli zoccoli il più delle volte non è facile, via…
6. Nessun compenso spetta ai componenti della Commissione, la cui funzione viene svolta a titolo completamente gratuito.
Miracolo! Finalmente non abbiamo niente da dire e niente da eccepire! Sarà contento quell’anonimo che commenta sul blog contro di noi definendoci dei figuri insopportabili e sempre scontenti!
7. Qualora venga effettuata richiesta di sostegno all’Autorità Regionale per la partecipazione, a questa spetta la valutazione finale rispetto all’ammissibilità e all’eventuale richiesta di contributo per la realizzazione del processo partecipativo proposto.
Per concludere – e in ottemperanza al principio della trasparenza amministrativa – ci spieghino o SSG, ovvero la sua solerte segretaria, o in subordine anche il gentile Dott. Aronica, cosa significhi, in buona sostanza, questo 7° comma, scritto con i piedi come buona parte delle leggi e dei regolamenti d’Italia. E comunque l’art. 3, che abbiamo puntualmente chiosato e commentato, sarebbe bene inviarlo al ministero della semplificazione amministrativa proponendo una medaglia d’oro e un assegno ad personam per il funzionario che l’ha scritto.

In conclusione: in un Paese davvero democratico basterebbe solo questo articolo per convincere gli elettori a prendere a fischi, sberleffi & pernacchie le eccelse menti di questo eccellentissimo parto regolamentare.
E questa loro la chiamano PARTECIPAZIONE.

giovedì 25 giugno 2009

CARO SINDACO, MA QUALE PARTECIPAZIONE ?


Il 29 giugno prossimo, in consiglio, si vota il regolamento per la partecipazione democratica dei cittadini alle scelte dell’amministrazione comunale. E il 1° luglio – così è stato deciso – Quarrata avrà la sua festa della partecipazione, il che sa molto di Regione Toscana…
Il regolamento, discusso di recente in commissione, verrà comunque approvato democraticamente dalla maggioranza che ha già introdotto, fra le figure significative della rappresentanza, le mille e una associazioni radicate sul territorio comunale: come dire che sindaco e giunta (ma la giunta, non conta poi così tanto, dato che il sindaco motu proprio può esautorare qualunque assessore in qualsiasi momento) hanno già fatto e detto tutto a dispetto di tutto e di tutti.
Anche nella nostra democrazia quarratina, oggi sinistra e cattolica, ci sono state due fasi precise: 1. la fase della prima repubblica – piena di male e di aberrazione, di grattoni e di fascisti – durante la quale la giunta visitava frazione per frazione e, dinanzi ai presenti, chiedeva direttamente cosa preferissero come scelte prioritarie condizionate, com’era logico, dalle disponibilità di bilancio; 2. la fase del nuovo cinema Paradiso che, con il sindacato SSG, ha toccato l’apice della felicità bolscevica, grazie alla quale a decidere tutto saranno non i cittadini delle varie frazioni, ma un consiglio esautorato sommato alle associazioni – di fatto una aberrazione micidiale, ma gradita al soviet, che così potrà sempre aver già deciso prima di sentire il parere della base. È il regno dei cieli sceso sulla terra, quel regno che si è comportato così anche nella scelta del difensore civico, uomo prediletto dal regime e, quindi, di regime.
Ebbene, in questo semplice ma indicativo comportamento antidemocratico, non siamo solo noi che la pensiamo in questo modo; non solo noi – a cui il sindaco mai si è degnato e si degna di dare una benché minima risposta ai molti quesiti proposti sempre pubblicamente – che lamentiamo un autoritarismo degno di ben altra ideologia. Con gli stessi toni parlano anche altri cittadini di Quarrata.Ecco il testo della protesta, spedito da Daniele Manetti di Legambiente a 626 cittadini:

Democrazia partecipata o spartecipata? Regolamento: dopo il “rapporto finale” i cittadini non hanno avuto più notizie. La commissione consiliare comunale ha fatto una bozza di regolamento, ma non è stato possibile vederlo in modo ufficiale, né fare osservazioni. Il tutto sarà portato in Consiglio Comunale il 29/06/2009 e naturalmente approvato. Tutto questo è inammissibile per un percorso partecipativo che doveva coinvolgere tutti i cittadini.
Quando si tratta di partecipazione tutto deve essere fatto alla luce del sole, non può e non deve essere fatta la sintesi da 4 o 5 persone e poi tutto rimane nascosto fino all’approvazione; al limite dovevano essere i cittadini invitati alla Magia a fare la bozza finale. La commissione di garanzia in questa fase finale non ha funzionato
.
Proposta: Rimandiamo l’approvazione in Consiglio Comunale e ridiscutiamo il tutto serenamente e democraticamente. Il metodo adottato è antipartecipativo e noi, rimanendo così le cose, ci dichiareremo contrari e continueremo a portare avanti le nostre problematiche come abbiamo fatto fino ad oggi.
È il caso, però, di dubitare che la proposta possa trovare ascolto. La sensibilità democratica è quasi – si direbbe – un fatto innato: c’è chi la possiede e chi no, per codice genetico. E SSG, diciamolo chiaramente, non sembra possedere questo requisito genetico.Il suo modo di agire parla da solo.

mercoledì 24 giugno 2009

CARO BENEDETTI, ALTRO CHE ISTERIA POLITICA !


Roberto Benedetti, presidente del gruppo Pdl in Regione – scrive Cristina Privitera su La Nazione - Montecatini del 24 giugno –, fa anche il pompiere del Pdl, tagliando corto sulle recenti polemiche interne: «I j’accuse che volano in questi giorni – rimarca – sono frutto di isteria politica e non ne tengo conto. Il centrodestra ora dovrà fare una riflessione attenta sugli errori commessi. Anche perché la città pare sull’orlo di una crisi di nervi e penso ai problemi dell’economia, della sicurezza e del turismo e in qualche modo ha cercato di scaricare anche le proprie colpe su chi l’ha amministrata, trovando così un capro espiatorio. E’ necessario che la politica comunque utilizzi una chiave di lettura diversa dal passato: oggi i cittadini ci chiedono di creare partecipazione, programmi credibili, facce nuove che portino entusiasmo. Se lo si fa, si vince. Non a caso sono proprio i giovani della politica anche nelle nostre file che hanno avuto maggiori preferenze anche di personaggi più conosciuti: esempi ne sono Giovanni Spadoni a Montecatini e Stefano Cirrito a Pescia».

Non possiamo essere d’accordo – anzi, non lo siamo per niente – con queste affermazioni che riguardano le accuse. E non lo siamo sostanzialmente per due motivi:
1. l’isteria politica è quella che si rivela falsa dopo il “passaggio del fronte”;
2. quello che diciamo oggi su Lapenna (vedi http://marioniccolai.blogspot.com/) è ciò che dicevamo molto prima delle elezioni e del ballottaggio: quindi al di sopra di ogni sospetto.
Isteria politica è invece quella di chi, come Benedetti, si veste da agnellino e getta acqua sul fuoco: è un isteria camuffata da cristianissimo equilibrio, ma, in sottofondo, è più ribollente del magma di un vulcano. Perché è proprio sotto la sua facciata mite e mielata che nasconde – con l’aria di superiorità (ma chi ci crede?) – la rabbia per avere assunto e sostenuto una valutazione politica completamente scazzata – come direbbero i giovani a cui Benedetti oggi strizza l’occhio, mentre ieri caldeggiava e sosteneva il vecchio e l’insostenibile nella figura di un Lapenna destinato alla débacle che abbiamo dovuto accettare e inghiottire con amarezza, come un bel regalo infiocchettato preparato apposta per la sinistra. E a gratis, come si diceva una volta.
Altro che superiorità! È che siamo in Italia – paese, diremmo, scarsamente democratico –, perché altrimenti tutta la dirigenza del PDL, che ha seguito una linea così errata e così perdente, sarebbe già stata presa e messa alla porta senza colpo ferire, con un bel calcio nel back.
E cerchiamo anche di capirci, caro Benedetti: sbagli a dire giovani. L’elettorato – il nostro elettorato; quello PDL, vogliamo dire, ma anche quello avversario – vuole visi puliti e credibili: non fa questione di rughe; vuole visi che non facciano una grinza sotto il profilo della correttezza e della sostanziale onestà nei confronti degli amministrati.
È facile parlare dall’Olimpo regionale. Scendi piuttosto fra la gente e osservala; ascoltala; séguila come facciamo noi, povere pedine sul territorio, che non scriviamo trattati sui massimi sistemi, ma ascoltiamo la vita vera per quella che è e per come è percepita dagli elettori. O lo capisci – e allora smetti di fare il superman moralista – o sei, anche tu, sulla strada del treno che frena a secco e della decapitazione politica uso-Lapenna.

martedì 23 giugno 2009

IL TRENO DI LAPENNA: GIUSTIZIA E' FATTA.


C’è un treno che parte e inizia la sua corsa senza che sul suo orario sia segnata alcuna stazione di sosta. È un treno che non ha un macchinista, ma tanti macchinisti contribuiscono, con le loro idee, a far scattare gli scambi delle sue rotaie, così da indirizzarlo verso una meta piuttosto che un’altra.
A volte questo treno, che si muove o spedito o a fatica a seconda dei casi, è come preso in ostaggio da qualche falso ferroviere che, a dispetto del gruppo dei macchinisti, se ne impossessa e, come la locomotiva di Guccini, lo lancia all’impazzata senza voler sentire ragioni di sorta, senza ascoltare niente e nessuno: questo treno è il treno della storia e della politica che, all’improvviso però, quando è messo sotto stress dal suo sequestratore, perde ogni controllo: e le ganasce dei suoi freni strizzano le ruote in una brusca, catastrofica frenata.
Di questo treno noi parlavamo, su questo blog, qualche tempo fa allorquando – fatti oggetto di polemiche e di aspre critiche da parte non tanto di avversari politici, quanto di militanti troppo ortodossi dello stesso PDL – avevamo detto con molta franchezza la nostra opinione sulla discutibilissima scelta di candidare Alberto Lapenna a sindaco di Montecatini.
Lapenna, per i suoi trascorsi politici, non solo aveva un armadio pieno di scheletri, ma addirittura era – ci sia consentito dirlo senza che nessuno ci consideri malevoli – lui stesso il cadavere di se stesso e del proprio operato: e non si sceglie (anche questo dobbiamo sottolinearlo, checché ne pensino gli uomini del PDL antichi e nuovi, quarratini e/o trapiantati) un “carro falcato” come lui, vecchio di millenni e di ammaccature, per combattere la guerra dei carri armati di ultima generazione supertecnologica. L’errore di casa-PDL è stato quello di scegliere un fossile vivente credendo che fare politica significasse ancora saper trafficare e mettere le mani in pasta o bene o male – come del resto ha creduto anche il PD con le sue manovre e le sue file sfilacciate; e alla fine vedremo perché.

La gente è stufa di mestatori; è stufa di accattoni; è stufa di cialtroni e di barattieri: e non li vota. E si è visto. E anche se quando lo abbiamo detto, alcuni della nostra stessa area politica si sono affrettati a spargere veleni contro di noi, a scrivere a destra e a manca, ad avvertire con solerzia Silvio della nostra eresia, noi avevamo ragione e alla fine la ragione ci è stata data dai fatti, anche se non ne siamo per niente orgogliosi: Lapenna è stato trombato come si meritava – su questo non abbiamo dubbi, né ci trema la mano nello scrivere questo editoriale. E giustizia è stata fatta.
Ora è necessario che il PDL prenda coscienza del fatto che i vecchi sistemi di fare politica non vanno più; che la gente li rifiuta, anche se si muove tutto lo staff romano – Brunetta in testa – per venire a sostenere chi, invece, dovrebbe essere morto e sepolto. È finito, insomma, il tempo del conformismo lecchino, affarista, truffaldino e mestatore: la gente del PDL, gli elettori, vogliono non solo visi nuovi (che non necessariamente significano visi di giovani, troppo spesso arrembanti e impreparati in tutto fuor che in una loro incontenibile ambizione), ma soprattutto visi puliti – e non bastano fiumi di soldi e cordate massoniche per sostenere chi, all’elettore, fa solo l’effetto di un farmaco emetico. Non bastano mille notai, coi loro poteri radicati in ogni dove, a sorreggere un candidato che nessuno vuole perché non è affidabile, e tutti, anzi, rifiutano.
È il momento, questo, della verifica. E dal PDL devono uscire – e non in punta di piedi, bensì inseguiti dal baccano delle pentole e dei coperchi sbattuti dalla folla in segno di spregio – i candidati che hanno fatto vergogna e quanti li hanno sostenuti per tornaconto personale e sostanziale incapacità politica di prevedere esiti scontati perfino per il più ingenuo che passa per strada: vada Lapenna, dunque; ma vada anche Anna Maria Celesti, fino a ieri fida fiancheggiatrice ed oggi silenziosa e già pronta, forse, a girare le spalle all’uomo ora in disgrazia secondo i suoi meriti.
E Alberto Lapenna non si fermi; non si giri indietro, mentre va. Ma soprattutto gli si impedisca di dedicarsi alla cura dei giovani del PDL, perché, se lo facesse – e sarebbe un errore grossolano e non rimediabile – metterebbe a serio rischio la vita stessa dello schieramento, dato che chi ha vissuto la politica come lui, non potrebbe che trasmettere parametri storti di interpretazione della realtà: e più che educare, finirebbe col diseducare i giovani, facendone squali e non delfini.
Il treno si è fermato a secco scaraventando a terra Lapenna. Come si è fermato, a Pescia, per scaricare quell’Antonio Abenante, ex tutto del PCI che, graziato dalla Madonna di Pompei da cui proviene, ha fatto la figura-Lapenna sull’altro versante, facendosi surclassare dalla sua antagonista Roberta Marchi. La gente è stufa di soldati fanfaroni e di tromboni roboanti: vuole correttezza, limpidezza e trasparenza. La prova ce l’abbiamo con Montecatini che sputa su Lapenna e Pescia che sputa su Abenante nel tentativo e nella speranza di veder cambiare le cose e la politica liberandosi degli inutili.Chi ci ha sputato in faccia e ci ha denigrato per il nostro libero pensiero, cerchi di imparare qualcosa da questa lezione del treno della storia e della politica – e riconosca di non aver capito nulla allineandosi servilmente alle decisioni sventurate di un Lapenna che ha fatto affondare anche Severi!

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: CRUDELTA' GRATUITA.


Querciola quattordicesima tappa. Per chi dice che non siamo propositivi, abbiamo una proposta da fare: sostituire questi poveri animali, segregati all’interno di quello che dovrebbe essere l’invaso della Querciola, con il Sindaco e la Giunta di Quarrata.
Dentro il lago disseccato abbiamo trovato questa gabbia e questi animali lasciati soli con un tegame di cibo e una specie di catinella di acqua. Tutti sanno che le anatre hanno bisogno di acqua, di molta acqua: un catino non risolve certo i loro bisogni, specie quando il caldo si fa sentire.
Inutile crudeltà. Ma quello che conta, per gli amministratori, sono le parole: i fatti vengono dopo – se vengono (e spesso deleteri).Ecco cos’è, in realtà, la Querciola: anche un lager per povere anatre…

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Querciola 14 continua...

domenica 21 giugno 2009

ZUGO A PIOLO. A USL 3 PISTOIA E CIS Agliana-Montale-Quarrata.


La vicenda è nota perché è comparsa su La Nazione – si veda il nostro post Canne fumarie del 17 giugno scorso.
In 7 mesi né CIS né USL sono riusciti a rimuovere un pezzo di canna fumaria di eternit di circa 2 metri: un’efficienza davvero esemplare, da segnalare al ministro Brunetta, che interverrà con un viaggio-premio alle Maldive per due.
Complimenti ai signori Alessandro Scarafuggi, Direttore USL, e Angelo Fazio, Presidente CIS.
Quanto all’USL, un nostro fido lettore ci ha promesso che presto ci racconterà e scriverà per noi una emblematica vicenda, da lui direttamente vissuta, e con risposta giunta più-veloce-della-luce dai vertici USL.
Intanto invitiamo i nostri visitatori a seguirci con almeno due passaggi al giorno sul nostro blog: questo perché, essendo talmente tante le cose da dire, siamo spesso costretti a inserire due post nella stessa giornata; annotazioni che potrebbero sfuggire a chi vuole tenere i piedi ben piantati per terra senza farsi corrompere dal silenzio austero (??) dell’amministrazione SSG.

sabato 20 giugno 2009

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: OGGETTI DA MUSEO.







Querciola tredicesima tappa. Ed eccoci arrivati finalmente all’oasi. Solo che saremo costretti a morire di sete, perché non c’è una goccia d’acqua. E al di qua di quello che dovrebbe essere lo specchio d’acqua che tutelerebbe la grande biodiversità, alcuni oggetti meravigliosi fanno sfoggio di sé: vecchi aratri o frese che dovrebbero finire fra gli oggetti del museo dell’agricoltura.Con oggetti come questi, siamo certi che la Querciola sarà meta di migliaia di visitatori: rinunceranno a visitare il museo leonardesco di Vinci e la casa natale di Leonardo per venire qui, non c’è dubbio. Qui impareranno nozioni essenziali…



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Querciola 13 continua...

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: SOLDI GETTATI VIA.







Querciola dodicesima tappa. Dietro la torre della casa di Zela si apre un cortiletto come lo vedete nella foto. C’è la stanza della centrale termica. Poi, girato l’angolo, ecco che appare il quadro elettrico: una vera centrale da NASA. Ecco: intanto l’amministrazione comunale potrebbe dire ai suoi cittadini-contribuenti quanto costa un quadro elettrico di questa portata, con annessa rete di distribuzione interna.
Noi, nel nostro giro di ispezione, abbiamo trovato il quadro aperto, come lo si vede nelle foto: completamente alla mercé di chi càpita da queste parti. Oltretutto lasciare un quadro con queste caratteristiche senza una adeguata protezione oltre che una cialtroneria colpevole è un reato contro il patrimonio pubblico.
Ma è inutile chiedere moralità: i primi a non volerla sono proprio gli amministratori che sperperano fiumi di quattrini e non si azzardano a prendere un provvedimento contro nessun dipendente fannullone – forse perché gli amministratori sono, in pratica, dei veri e propri ostaggi dei dipendenti allorquando hanno da chiedere loro qualche favore…
E allora si fanno i convegni contro la mafia e a favore della legalità?



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Querciola 12 continua...

giovedì 18 giugno 2009

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: INCURIA SCONCERTANTE !





Querciola undicesima tappa. Poveri miei quattrini – diceva il babbo della favola che aveva mandato il figlio a studiare a Bologna. In questo caso: poveri nostri quattrini.
Il patrimonio pubblico, in Italia, si distingue per la sconcertante incuria in cui si trova. Osservate, Quarratini, la costruzione nella quale si trovano le condotte afferenti e deferenti dell’Oasi della Querciola. Porta spalancata, vegetazione che avanza e possibilità, per chiunque, di combinare malestri a proprio piacere.
L’affezione della giunta per il luogo arriva fino a questo punto. È ovvio che i direttori dei lavori non schiodano il culo dalle poltrone del loro ufficio, e che gli amministratori si limitano a fare una apparizione – come una cometa – che va e viene in un attimo sui luoghi del delitto.
Per citare un famoso film di Albertone, in questo caso la soluzione più appropriata sarebbe Tutti dentro (1984). E sarebbe molto appropriato per questa amministrazione che è amica di Di Pietro e della IDV – o almeno così fa credere…
Ma non preoccupatevi, gente: domani ve ne faremo vedere di peggio! Fidatevi…


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Querciola 11 continua...

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: IN MEZZO SCORRE IL FIUME.







Querciola decima tappa. In onore del Fortini – che nel frattempo ha perso il ben della favella, ma che amerà ancora il cinema – ecco un’altra serie di immagini della pregiatissima area faunistica (ma di animali abbiamo visto solo le anatre e qualche cane in giro).
Tra la Querciola e la Statale 66… In mezzo scorre il fiume, regia del Comune di Quarrata; starrings The Giunta & Sons.
Ecco un bel cartello di indicazione dell’area da manutenere (= da tener su con le mani perché la cura pubblica arriva a questa cialtroneria: di altre parleremo in séguito).
A proposito… Non per essere cattivi… Ma se la Baracchina era troppo vicina alla Fermulla e doveva essere buttata giù, di queste case cosa dovremo fare?
Giriamo la domanda al geometra Fabbri e alla architetta Bellomo.
Un amico, vedendo le foto, ci ha detto: «Sembra di vedere alcuni siti paesaggistici e archeologici dell’Ungheria nella zona orientale del lago Balaton: là è tutto in ordine e non pende un filo d’erba, lófas kemény!» – l’ultima è una parolaccia in ungherese, ma crediamo se ne colga abbastanza bene il significato anche in italiano…



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Querciola 10 continua...

mercoledì 17 giugno 2009

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: CANNE FUMARIE


Il riquadro che vedete, cari lettori, è comparso su La Nazione di oggi 17 giugno.
Anch’esso è un dato-emblema della situazione che viviamo in Italia, dove, per poter muovere un tubo di eternit di 2 metri, occorrono fogli su fogli, autorizzazioni, richieste, denunce, interventi straordinari di amministratori, politici e parlamentari.
E questa è l’amministrazione, la burocrazia di questo nostro Paese che non vuole la Turchia in Europa perché… è troppo arretrata.
Dopo 7 mesi – ma in 7 mesi nasce un settimino, cioè un sensitivo-mago capace di fare i miracoli… – il tubo di via di Lucciano è sempre lì: e non perché la cosa sia così complicata da richiedere l’intervento della NATO o delle truppe del Patto di Varsavia, ma solo perché, diciamolo fuori dei denti, a nessuno interessa un bel tubo, neanche al Mazzantino, in tutt’altre faccende affaccendato.
Il fatto è che l’Italia è il Paese che è: cioè quello della famosa barzelletta in cui il dannato, andando dinanzi a Satana, chiede, per essere punito dei propri peccati, di essere infilato nel girone degli italiani.
«Ma come – risponde Satana –, se lì c’è una punizione tremenda? Non lo sai che lì ti puniranno in eterno con delle tremende mazzolate sui coglioni?»
E il dannato risponde: «Va bene così… Tanto in quel girone, gestito dagli italiani, una volta manca l’incudine, un’altra il martello».
Ecco la nostra immagine – anche quella che circola all’estero, dove ci prendono per il culo chiamandoci, per metonimia, spaghetti e mandolino, e dove ci cantano ‘O sole mio sul grugno, riservandoci credibilità zero.
A noi sembra che le canne se le facciano, spesso e volentieri, sia il Cis (Centro Inutili Servizi?) che l’Usl (Un Sopporto [il] Lavoro) che l’amministrazione comunale, la quale a forza di voler imitare Lorenzo dei Medici con la Màgia, le Case di Zela, i teatri a rimessa (il Nazionale – 60mila € l’anno) e le cene di qua e di là (tutti i salmi finiscono in gloria, Abruzzo compreso!), s’è di certo bevuta il cervello fino a sognare balene coi cessi in bocca al posto del Moderno.Ecco: le mazzolate andrebbero tirate, sì, ma sulla loro testa – in tutti i sensi.

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martedì 16 giugno 2009

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: RECINTI DI MASSIMA SICUREZZA.





Querciola nona tappa. Dietro la Querciola, ben nascosto oltre il pollaio-anatraio, ecco uno specchio d’acqua.
Calmo, limpido e tranquillo; ben celato in mezzo alla verzura, un vero locus amoenus, cioè un angolo di natura incontaminata, degno di essere cantato da un poeta del 500 – dài, facciamo che sia Lorenzo il Magnifico, vista la villa della Màgia, possesso del Comune in veste di… pozzo di San Patrizio –, questo domicilio delle Ninfe è protetto, torno torno, da una recinzione di massima sicurezza.
Infatti basta vedere la chiusura in solidissimo… fildiferro.Complimenti ai solerti responsabili della zona!


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Querciola 9 continua...

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: CANALI IN SECCA.








Querciola ottava tappa. La Querciola è stata prosciugata. Non c’è rimasta neppure una goccia d’acqua.
Osservate la calletta che chiude l’invaso: è tutta uno sfascio. Più che essere stato svuotato, lo specchio d’acqua si è svuotato da sé, perché non c’era verso che tenesse l’acqua dentro, dato che mancava la paratìa di chiusura.
E il canalicolo di flusso-deflusso da e verso il fosso Quadrelli, da dove la Querciola prende il suo elemento primo, è una immagine degna di un reportage da deserto del Sinai.
Diamo una occhiata anche ai tubi adduttori e abduttori della chiusa che si innesta sull’argine del Quadrelli.Siamo dinanzi a uno spettacolo lunare: ecco il nostro gran patrimonio paesaggistico di interesse locale. È senz’altro bene spenderci miliardi, no?



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Querciola 8 continua...

domenica 14 giugno 2009

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: MA QUANTE BELLE OCHE, MADAMA DORE'







Querciola settima tappa. Ma quante belle oche, madama Dorè…
Dietro la casa di Zela, inaspettatamente nel verde, ma ben protetto da rigogli incredibili di ortica, èccoti un bel pollaio (o sarà più appropriato dire anatraio) di chi non si sa. Gli animali, che evidentemente crescono indisturbati, al sentirci sfrascare per scattare loro una foto, sono per lo più scappati nel loro rifugio.
Ancora una domanda – a cui nessuno, crediamo, darà risposta – è questa: di chi sono le anatre allevate colà? Qui, a Zela e dintorni, non siamo certo sul Campidoglio e le anatre non sono animali sacri. Chi le tiene prigioniere? A che servono? Che fine fanno?
Sembrano più domande, ma è sempre la stessa: l’anatraio di Zela che cosa rappresenta? Qualcuno – anche della superfornita segreteria del sindaco – può darci uno straccio di risposta? E il presidente Meoni cosa ha da dire?Siamo ansiosamente in attesa…






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Querciola 7 continua...

venerdì 12 giugno 2009

IL BENE COMUNE: DAL VANGELO SECONDO IL SINDACO SSG.


No gente.... con confondiamo le carte quando si parla di bene comune! Non è un concetto, come dite voi, catto-comunista. Il Bene Comune si riferisce a cose ben più serie, ed implica capacità di ricerca, ascolto, mediazione e sintesi su scelte di fondo del nostro vivere quotidiano, avendo come riferimento dei valori. Cose sconosciute, ahinoi, a questa classe dirigente che non fa poco a vivere alla giornata. Alla politica si deve chiedere di guardare un po' più in là del proprio naso, cercando di perseguire il Bene Comune che è bene di tutti, non di una sola parte. Anche stavolta ci sciacquiamo la bocca con parole di cui non si comprende il senso. Che povertà! A Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio...
Amaramente: abbiamo, comunque, la classe dirigente che ci siamo meritati.


Da questo commento a uno dei nostri post – Le prediche di Lefèvre del 10 giugno scorso – è nata la riflessione che segue.

Quando scrivevamo «Sul concetto catto-integralista, infine, di bene comune, non mancheremo di illustrare nei fatti il profondo pensiero filosofico di questo sindaco-medico che avrebbe molto bisogno di curare se stesso prima ancora di venire a predicare ai suoi sciagurati concittadini», non intendevamo dire, come presuppone il nostro anonimo commentatore, che bene comune è un concetto catto-comunista: non siamo tanto ingenui e sprovveduti da non sapere che esso viene da lontano; intendevamo semplicemente dire che su quel concetto, come visto attraverso il filtro catto-integralista (cioè attraverso gli occhi della Signora Sabrina), nutrivamo forti dubbi e perplessità, dal momento che il Sindaco di Quarrata è la negazione del bene comune fatta carne. E vediamo perché. Scegliamo gli stessi parametri del nostro commentatore:

1. Capacità di ricerca: la Sabrina ne ha zero. Una riprova? Si è mai preoccupata di ricercare il vero pensiero dei suoi concittadini su scelte come quelle del Soreca-difensorecivico, del traffico caotico degli Olmi, dell’acqua e del gas che mancano in varie frazioni, del problema dell’inceneritore? Delle spese alla Màgia e così via? No, mai. Voto: 1.

2. Capacità di ascolto: avete mai provato a chiedere un appuntamento al Sindaco? Provate. Telefonate direttamente in Comune: risponderà la sua fida guardia del corpo, Barbara Vannelli, e si porrà come filtro tuttofare-tuttodecidere, chiedendo di conoscere il perché della vostra richiesta. Sarà lei a scegliere per la sua Ras: è il caso di adoperare questa definizione arabica di capo perché ben s’attaglia a un sindaco per molti aspetti simile a un Gheddafi, sia in termini di autoritarismo sordo-muto, sia in termini di scelte delle proprie guardie del corpo.
La Sabrina non ascolta nessuno: la avete mai vista rispondere a una – una soltanto – delle nostre osservazioni? No, mai. Voto: 1.

3. Capacità di mediazione: la Signora Sabrina non media con nessuno. Mai. Non media con le opposizioni, perché, ove fosse costretta a farlo (e torniamo ancora, tanto per fare un esempio, sulla vexata quaestio della nomina del Soreca), prima di mediare fa approvare una regola anomala e incostituzionale per la quale a fianco dei consiglieri comunali hanno diritto di voto 50 associazioni del territorio che votano con lo stesso peso dei consiglieri stessi: sicché il consiglio è svuotato di ogni potere decisionale. È il caso di ricordare che la stessa norma è stata inserita anche nel regolamento per la partecipazione dei cittadini: una chiarissima prise de cul per i Quarratini.
SSG media? No, mai. Voto: 1.
4. Capacità di sintesi su scelte di fondo: le uniche scelte di fondo della SSG, operate su Quarrata, le vediamo sotto i nostri occhi. Milioni di euro spesi per un centro architettonicamente anomalo;

tentativi di costruire balene di cemento con cessi in bocca; progetti per fare della Màgia un centro di scienza e di cultura con un meeting di poche decine di giovani una volta all’anno; idee di creare case degli artisti ad appena 25 km di distanza da Firenze, patria dell’Umanesimo e del Rinascimento; fisime e fantàsime che riguardano idee grandiose di valorizzare i cervelli delle attività artigianali che non esistono più (pizzi e merletti: mancherebbe l’arsenico però…); idee di costruire teatrini da 200 posti alla Màgia; installazioni di prati d’erba che seccano dopo un mese e si buttano via, ma dopo aver gettato quattrini e tempo senza che niente resti (si legga anche il blog di Andrea Balli e si veda il comunicato-stampa targato Comune); sperperi milionari per la Querciola e la casa di Zela, patrimonio di alto interesse locale, mentre i Quarratini sono senza acqua, gas, fogne, illuminazione pubblica, parcheggi, sussidi vari di ogni tipo e sorta…
Ha mostrato una qualche capacità di sintesi? No, mai. Voto: 1.

Al contrario, mentre si buttano 60mila euro all’anno per il Nazionale, si nega un pagamento di 80 euro a una persona malata che rischia il distacco della fornitura elettrica da parte dell’Enel. E non è che un piccolo esempio. Ma potremmo continuare dicendo che mentre si regalano 25mila euro all’associazione Il Cipresso per organizzare una manifestazione insignificante durante il Settembre Quarratino, non se ne trovano 15 mila per una notte bianca che smuove se non 40mila persone almeno 20mila o 10mila; che mentre la gente di Olmi chiede il censimento delle strade prive dei servizi di acqua e gas, nessuna risposta viene da Palazzo. E così via.
È, questo, un concetto di bene comune – e non ce ne voglia il nostro anonimo commentatore – assai discutibile per un Sindaco margheritoso-rosybindino e, quindi, catto&comunista. È un concetto che per bene comune intende il bene del sindaco e della giunta del Comune; un concetto di bene comune che chiude gli occhi sulle mense circolo-parrocchiali che, partite con l’idea di offrire pasti ai bisognosi o a poche persone in limitati periodi dell’anno, finiscono per essere la mensa dei dipendenti di aziende e banche e, di fatto, sotto altro nome e ragione, un servizio di ristorazione funzionante per tutti e perfino di domenica: e nessuno vede niente, con sussiegose smentite pubbliche a cura della dottoressa Cagnetta e senza alcuna indagine e vigilanza da parte della polizia municipale.

In una cosa ha senz’altro ragione il nostro anonimo: che Quarrata ha la classe politica che si è meritata. Ma solo quella Quarrata che, abbagliata dal cattocomunismo buonista e parolaio, ha dato credito a questo Sindaco che, ripetiamo, si connota in assoluto come il peggiore che Quarrata abbia mai avuto: superbo, muto, arrogante e dirigista e – come da cliché – tutto incentrato sulla propria immagine e il proprio potere in nome del bene comune. E questo checché possano scrivere la sua fida e fedele segretaria e le sue addette-stampa nei comunicati-stampa che il Comune produce a raffica.Un suggerimento: perché il Quarrata informa non viene ribattezzato, più opportunamente, Quarratàskaja Pràvda, cioè Le verità Quarratine? Così, tanto per dire… In nome del bene comune. Amen.

Dal Vangelo secondo SSG: lode a te, o Sabrina!


La Squadra del Blog

giovedì 11 giugno 2009

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: CONSERVARE O MODIFICARE ?




Querciola sesta tappa. Brevissimamente.
Ma la tutela dei beni ambientali e culturali prevede la semplice conservazione e l’assoluto rispetto degli immobili o ammette anche opere di intervento per così dire esterne e in aggiunta rispetto al corpo di ciò che si sta tutelando?È una domanda che sorge spontanea nel vedere che, alla casa di Zela, è stata aggiunta una rampa che, rispetto alla struttura stessa, niente ha a che vedere e niente ha di conservativo in relazione alle mura dell’edificio
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Querciola6 continua...

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: ZELA IN UMIDO.




Querciola quinta tappa. Dinanzi a una sì bell’opra che tanto è costata e all’€uropa e ai Quarratini, la curiosità, ci ha fatto spulciare il patrimonio dei nostri… beni culturali.
Ed ecco comparire ampie chiazze d’umido alle mura e sulla rampetta che, dalla facciata della casa di Zela, sul lato sinistro, porta a metà della costruzione.
E in effetti non dovremmo stupirci se, qua, in quelle che un tempo erano definite le prata – destinate all’alluvione in inverno e primavera e alla secca d’estate – vi siano un po’ di acqua e alghe: in fondo non è niente, si tratta solo di innocue, verdi cloroficee che potrebbero essere utilizzate per produrre pasta dentifricia prodotta sul luogo da vendere ai turisti.
A Camaldoli l’antica farmacia dei frati Trappisti produce ottime cioccolate, miele, propoli e sapone. Qui si potrebbe inventar di produrre dentifrici e venderli ai visitatori. Solo che sarebbe interessante sapere quante visite ci siano state nell’area di cui parliamo.Il sindaco è in grado di dircelo, per favore?
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Querciola 5 continua...

mercoledì 10 giugno 2009

Le prediche di Lefèvre


Si definisce invece contenta, dopo la grande paura delle europee, Sabrina Sergio Gori. «Quando si tratta di votare per chi deve governare il territorio – afferma – si riconosce il buon lavoro svolto dagli amministratori del centrosinistra». Ma la perdita rispetto al 2004, facciamo notare, c’è. «Sono due periodi che secondo me non possono essere paragonati. Il mondo è cambiato in questi 5 anni, ma il risultato delle provinciali ci dà la voglia di continuare a lavorare, pensando al bene comune. Siamo noi l’alternativa al berlusconismo», così sul Tirreno del 9 giugno il Sindaco muto di Quarrata.
Ha ragione nel dire che in questi 5 anni il mondo è cambiato. È cambiato proprio grazie all’amministrazione dei suoi compagni di cordata e di area. Gli elettori hanno saputo così bene riconoscere il buon lavoro di amministratori come lei, che molte roccaforti comuniste sono passate al berlusconismo – come dice SSG – anche nella nostra provincia; e che lei stessa vive e regna nell’unità dello spirito santo di sinistra grazie ad appena 169 voti di scarto in ballottaggio, mentre a Quarrata il berlusconismo (così detto con aria di sufficienza e disprezzo forse ereditata da Rosybindi) supera di gran lunga lo sciagurato PD allo sbando.Sul concetto catto-integralista, infine, di bene comune, non mancheremo di illustrare nei fatti il profondo pensiero filosofico di questo sindaco-medico che avrebbe molto bisogno di curare se stesso prima ancora di venire a predicare ai suoi sciagurati concittadini.
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martedì 9 giugno 2009

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: 300 GIORNI ALLA CASA DI ZELA ?




Querciola quarta tappa. Ed ecco finalmente la meraviglia delle meraviglie in cui il Comune di Quarrata profonde fiumi di quattrini – non importa da dove provengano. Questa mirabile opera, da terminare nel linite di 300 giorni, è sotto i nostri occhi.
Le cifre sono… modeste: 812 mila euro (1 miliardo e 600 milioni delle vecchie lire) come importo netto dei lavori; più 54 mila euro per oneri riguardanti la sicurezza. E le opere sono cofinanziate – il che vuol dire che Quarrata dovrà frugarsi in tasca per suo conto per arrivare a dama.
Su questo cartello esposto dinanzi all’area dei lavori, sotto la responsabilità dell’Arch. Nadia Bellomo, non c’è scritto neppure la data di avvio dei lavori. Quando scadranno i 300 fatidici giorni? E perché non c’è nessun riferimento come in qualsiasi altra opera di qualsiasi altro cittadino? Forse perché il Comune può fare quello che vuole?
Se c’è materia di sanzioni dovute, inizi il Comune stesso – così ligio alle leggi da buttar giù la Baracchina – a sanzionare se stesso; e dia esempio ai suoi cittadini nei confronti dei quali è sempre così attento a emettere provvedimenti che in alcuni casi vengono fatti eseguire e in altri no: e se non ci credete ve ne potremo dare la prova. Giunta, è l’ora di farla finita di fare ciò che ti pare e come ti pare! Alla Querciola non ci sono struzzi che fanno finta di niente e mettono la testa sotto la sabbia. Alla Querciola – diciamolo forte e chiaro – non c’è un bel niente

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Querciola 4 continua...

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: CHI HA RUBATO LA LAGHINA ?


Querciola terza tappa.
Arriviamo sul luogo e un cartello ci avverte che lo specchio d’acqua è stato prosciugato per urgentissimi lavori.
Fortunatamente, però, possiamo sostituire la visita facendo un salto alla Laghina
Sì, ma qualcuno potrebbe spiegarci dov’è? Abbiamo girato quasi un’ora, ma non abbiamo trovato un bel niente.


Querciola 3 continua...

lunedì 8 giugno 2009

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: ENTRO O NON ENTRO?




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Proseguiamo il nostro viaggio alla ricerca della Querciola e della Casa di Zela. Eccoci arrivati all’ingresso dell’area protetta ed ecco che già al visitatore si pone un dilemma: dove vado? Entro? No, perché ci sono due segnali che lo vietano. Ma in compenso ce n’è uno che mi dice che devo per forza entrare per questa unica via. E allora entrerò.
La cura con cui il Comune segue questa costosa realtà si può vederla sino da questi minimi particolari.A diritto, dunque, e a testa bassa per vedere – passo passo – cosa stia succedendo in questa oasi così famosa…


Continua 2......

venerdì 5 giugno 2009

SENZA PELI SULLA LINGUA E SENZA PAURA, PLEASE !


Chi credesse che questo blog non esprime le più ampie idee di libertà di critica, cronaca e creatività garantite dalla Costituzione, è bene che legga anche queste poche righe di approfondimento, scaturite da una nostra riflessione dietro i due commenti anonimi inseriti al post dell’assegnazione dello Zugo a Guglielmo Bonacchi.
Basteranno pochi dati. Eccoli: il PDL della nostra provincia (= Alberto Lapenna), ha presentato, per il rinnovo del Consiglio Provinciale, questi candidati in collegi sicuri:
1. Paolo Ammendola – Buggiano
2. Maurizio Galligani – Montecatini Nord
3. Karim Lapenna – Pescia
4. Marco Onori – Uzzano
5. Mauro Niccolai – Serravalle
Questi cinque personaggi, tutti montecatinesi, fedeli alla linea, sono i cosiddetti delfini del trono; ma, occhio al Lapenna: il terzo della serie, Karim, è quello dal sangue blu, visto che è pure figlio del futuro sindaco di Montecatini, ed è quindi il più accreditato a diventare, in un futuro prossimo, papabile in ogni senso – e questo in virtù di certo trasversalismo instauratosi grazie a sotterranee pattuizioni democristiano-comuniste fin dagli anni 50 in poi, per cui i figli dei medici diventano medici, quelli dei notai notai, quelli degli avvocati avvocati, quelli dei magistrati magistrati, quelli dei dipendenti comunali dipendenti comunali e, via via, quelli dei politici diventano politici e prendono, prima o poi, sempre e comunque, prima il posto alla destra del padre e poi il posto del padre stesso, perpetuando un’Italia in cui i disperati del terzo e quarto mondo vengono e si trovano a casa loro perché si imbattono, oltre che in una accoglienza osannata dalle sinistre catto&comuniste, nella rigida e ben consolidata struttura delle caste inviolabili dell’India di Gandhi, a cui i disperati sono da sempre avvezzi.
Che Alberto Lapenna, poi, sarà il futuro sindaco di Montecatini è anche un pettegolezzo che proviene dalla sua stessa città, dove pare che in questi giorni l’aspirante si sia presentato a chiedere voti e consensi in un nobil consesso, ed abbia concluso, senza mezzi termini, che, anche se non gli fossero stati dati i voti che chiedeva, lui avrebbe comunque vinto le elezioni – ma un pettegolezzo lasciatecelo dire, via! Qualche piccola maldicenza non fa mai male, secondo Andreotti.
Chiariamo altre due o tre cosette, però. A cominciare da Mario Niccolai.
Niccolai non ha mai chiesto di essere candidato per la Provincia: se lo ficchino bene in testa tutti, a cominciare da certi PDL che, pur di stare sulla cresta dell’onda e cavalcarla, non esitano ad allinearsi e, magari, a spedir letterine scandalizzate di protesta a Silvio…
Niccolai sapeva e sa dell’incompatibilità tra consigliere comunale e provinciale – anche se tale norma per i nemici si applica e per gli amici si interpreta, secondo lo stile del sindaco di Quarrata e dei suoi seguaci.
Niccolai intendeva e intende tuttora dedicarsi alla cura della cattiva amministrazione quarratina, della Signora Sabrina e dei suoi accoliti e, al tempo stesso, vede con grande soddisfazione la crescita di questo blog che, a dispetto di tutto e di tutti, è cresciuto a dismisura da qualche mese a questa parte: da quando, cioè, alcuni di noi si sono impegnati più a fondo per far le bucce e le creste alla peggiore giunta degli ultimi 50 anni di Quarrata. Così non governava nemmeno il Podestà Conte Gazzola di fascistica memoria.
Ma Niccolai non è nemmeno cieco: vede che al Consiglio Provinciale, Montecatini – che pure è una realtà demograficamente, produttivamente ed economicamente inferiore a quella di Quarrata – sarà rappresentata da ben 5 consiglieri termali, anzi sei, se si considera il candidato presidente Ettore Severi; mentre Quarrata non ha nemmeno un rappresentante o ne avrà uno che non sa arrivare a Quarrata e sbaglia strada. Niccolai, infine, non è un ebete, come qualcuno vorrebbe accreditare; non è un invidioso e non è un arrivista. Non lo è mai stato – e sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario.

È giusto e santo, quindi, il suo impegno di piena libertà nel demistificare gli arrivismi e i nepotismi (o meglio ancora i figliolismi) di certi personaggi che, plurisqualificati in passato, sono riusciti, con la loro capacità di galleggiare, a tornare a galla e a garantirsi privilegi, prebende e lustro.
È giusto e santo dire tutto questo senza peli sulla lingua perché non si creda che sia vera l’osservazione del secondo commento anonimo allo Zugo a Bonacchi Limitiamoci a sostenere che chi sa fare fa e fa bene, chi non sa va a casa... No. Questo non è vero: spesso, invece, è vero il contrario, e cioè che chi mesta fa e fa male e chi non mesta resta per lo più escluso ed emarginato.
Il rispetto per l’uomo e la libertà si difendono e si garantiscono non solo alzando il dito contro gli avversari, ma anche puntandolo, con lo stesso rigore, contro gli uomini della propria area allorquando, come in questo caso, agiscono peggio degli avversari perché, in nome del servizio degli altri, tendono a crearsi solo un potere personale che nel Sud viene stigmatizzato e combattuto in ogni modo…

E ora diteci se non siamo chiari e onesti.


LA SQUADRA DEL BLOG

giovedì 4 giugno 2009

ZUGO A GUGLIELMO BONACCHI


Nell’inaugurare il nuovo corso di questo blog, avevamo detto che saremmo stati franchi, liberi e critici; e non solo nei confronti degli altri, ma anche della nostra stessa area politica. Com’è giusto.
Ebbene, come lo siamo stati parlando del Cubo magico del signor Alberto Lapenna, lo siamo, stavolta, anche nei confronti del Dottor Guglielmo Bonacchi, candidato di Quarrata per il rinnovo del consiglio provinciale: un candidato quantomeno improvvido per i Quarratini, dato che, per giungere a Quarrata, nonostante i suoi 60 anni e una laurea in medicina (fa di mestiere l’anestesista), non sapeva che, venendo da Pistoia, per sbarcare nello splendido centro della Città del Mobile basta seguire la strada statale 66 (quella che collega Firenze a Vienna grazie ai Lorena) e che, arrivati all’altezza di Olmi, si deve girare a destra, seguire per 2 chilometri via Montalbano e poi parcheggiare in piazza.
No. Bonacchi per arrivarci accese il navigatore satellitare e, nonostante questo, riuscì a finire a Carmingnano. Quale sarà il suo orientamento circa i problemi di Quarrata, lo si può profetizzare da questo episodio. Bonacchi rischia di essere un novello Di Pietro senatore del Mugello: visto una volta, mai più visto – e chi s’è visto s’è visto.
Scelto con criteri di pura fedeltà a Lapenna (anche lui, ex delfino di Lenio Riccomi, è ora giunto a crearsi un gruppo di delfini fedeli, che sarebbe meglio, però, chiudere in un acquario), Guglielmo dovrà far vedere come ama e conosce Quarrata – in caso contrario potrà sempre cercare di… anestetizzarla; tanto all’anestesia Quarrata è abituata: basta vedere quante coscienze dormono sotto le droghe sparse dal Sindaco e dalla sua solerte e multiforme segreteria…
Complimenti ai nuovi sistemi di far politica con politici nuovi e non cotti da precedenti scottanti esperienze politiche, tutti giovani di buone speranze, solerti, attenti e vigili. Un bello zugo Bonacchi lo merita proprio come simbolo del suo delfinato lapenniano. Ma auguri a chi cade in queste trappolette di piccolo cabotaggio, perché rischia grosso!

martedì 2 giugno 2009

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: UN CAVALIERE INESISTENTE.


Fa impressione leggere questa lettera aperta dell’Illustrissimo Signor Sindaco di Quarrata, signora Sabrina Sergio Gori. Non la fa a chi non è abituato a riflettere sui particolari, a chi, fra i suoi millanta(tori) sostenitori, è assuefatto a ingozzare di tutto e di più con la stessa foga con cui Gurdulù, il servo del Cavaliere inesistente di Italo Calvino, infila la testa dentro la pentola della zuppa e trangugia, chiedendosi solo se è lui che mangia la zuppa o la zuppa che mangia lui: tutto questo accade sempre quando all’interno di un branco o di un gruppo, come di uno schieramento politico, si crea l’effetto culto della personalità, meglio definibile, anche, con il fenomeno leviano di effetto-Lager: amo il capo ad ogni costo anche se mi manda alla selezione e mi fa morire in forno. È un gran risultato, questo, per cattolici e comunisti: ma i primi hanno vescovi che non credono alla shoa e i secondi, con Stalin, di shoa ne hanno fatte altre dopo quelle naziste – sicché non c’è da meravigliarsi più di tanto.
Ma torniamo a noi. Al di là del contenuto – che è la somma della banalità provinciale di chi non sa e non fa altro che ripetere le parole dette da altri, come un Tonio ex-appestato e ridotto all’idiozia mentre guarda Renzo con occhi da down – questo documento fa impressione per la riga che Andrea Balli, per onestà di cronista, ha aggiunto in fondo al distillato di qualunquità messo in bottiglia e gettato in mare in nome della faraona di Quarrata: fonte: segreteria del sindaco del comune di Quarrata. Guardate il blog del Balli di domenica 31 maggio.
È bene che i lettori riflettano su questa nota solo apparentemente insignificante; una nota che però illumina su una verità inconcepibile e sgradevole per quanti, da sempre, sono abituati a fare politica, e non per chi alla politica è arrivato con l’ondata post-dipietrana della Seconda Repubblica, vale a dire i giovani preparati dalla scuola post-sessantottina a non sapere né leggere, né scrivere, né fare di conto da una serie di docenti filtrati da esami di gruppo e materie liberalizzate che venivano date in ondate di 50 persone per volta, con uno studente che parlava e un docente (sempre rigorosamente comunista) che estendeva (o spalmava, come Spalmen però…) il voto a tutti, oves et boves, bravi e ciuchi indistintamente.
Il Sindaco di Quarrata parla sempre per editti, per lettere, per comunicati, e mai in prima persona – a meno che non venga chiamato in TVL (TV libera da che? Dal peccato e sicura da ogni turbamento…?): ma se andiamo a vedere qualche spezzone, ci rendiamo conto di quanta povertà di espressione caratterizzi la sua grigia e invecchiata anzitempo dialettica – al massimo, quando non sa più cosa dire, Sabry fa come le formiche nel loro piccolo, si incazza e chiude lì.
La apparentemente insignificante nota di Andrea Balli è indicativa, come un valore sballato nell’emocromo o nelle transaminasi, di una realtà ben più complessa: Quarrata non ha un sindaco; ha una segreteria (o meglio: una segretaria) che pensa e scrive per il Sindaco e che determina – con le sue qualificate intuizioni maturate in una stanza chiusa e impermeabile, quasi una camera iperbarica e una novella turris eburnea – le faccine di circostanza della signora Sabrina. Una segretaria che Quarrata corre il rischio, una volta che finirà il sindacato sergiogoriano, di ritrovarsi fra gli impiegati stabili del Comune attraverso un escamotage di creazione di posto postmortem del sindaco uscente: altra bella rappresentazione della libertà delle sinistre antinepotiste, incorruttibili e inflessibili sotto il profilo morale di altissimo, indiscutibile livello. Così la signora Vannelli, che per tutto l’impero Sergio Gori ha dettato gli indirizzi di regime, Quarrata dovrà anche sorbirsela a premio della fedeltà con cui ha servito – ci sia consentito per diritto intellettuale – il peggior Sindaco che la città abbia avuto, un novello cavaliere inesistente di Calvino, fatto di una corazza di fuori e di un vuoto di dentro, che si è interessata solo del centro cittadino per portarci cetacei di cemento armato, fioriere con fiori giallorossi, amenità varie come case degli artisti e installazioni d’arte (??) alla Màgia con sperpero di fiumi di quattrini: e provi a negare.Rileggete attentamente quante banalità sono state scritte in questo brillante pezzo sul nulla, in cui, dopo aver slappato (neologismo onomatopeico dall’inglese slap, rumore della linguata in Walt Disney) carabinieri, polizia e soprattutto il prefetto, non già il sindaco, ma la sua segreteria/segretaria, rispondendo a certe osservazioni di Giancarlo Zampini riguardo a una caserma di vigili del fuoco, gli dà, senza troppo fair play, del povero coglione che non capisce che, in momenti di crisi come questo – in cui siamo costretti a non poter erogare 80 € a una disgraziata, ma se ne spendono 800 mila per una pista ciclabile –, non si deve chiedere l’impossibile, dato che mancano anche i soldi per la benzina delle forze dell’ordine. Assassino, dice il palermitano a Benigni quando è al teatro con un casco di banane in collo in Johnny Stecchino; e il comico toscano risponde con pratese immediatezza: ma vaffanculo! O è rozzo e volgare anche questo, eh, Fortini?
È proprio vero che le sinistre hanno il cervello vuoto come un guscio di cicala; un cassa di risonanza della più vieta, scontata, povera, trita banalità.
cliccare sulla foto del pezzo tratto dal blog di Balli per ingrandire.

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: OASI...DI COSA ?




Il nostro viaggio alla Querciola e alla Casa di Zela inizia da qui, dal cartello che si trova lungo la strada e che è lasciato nell’abbandono in cui lo si vede in via Nuova.
Basteranno, per iniziare, queste due foto a documentare come il Comune cura una realtà in cui ha investito e continua a investire – ma per cosa? – centinaia di migliaia di euro. Ortiche, erbacce, polvere assediano un cartello dalle mille pretese che porta a una realtà molto modesta.Questo è solo l’inizio del nostro viaggio. Di volta in volta illustreremo altri particolari dell’Oasi, una vera cattedrale nel deserto…


Nei prossimi giorni dimostreremo con le foto, il nulla della Querciola.

lunedì 1 giugno 2009

IL CUBO MAGICO DI LAPENNA SINDACO



"Si va verso i congressi. Con regole giuste è arrivato il momento di organizzarsi e di scegliersi la classe dirigente.
Preciso che io non sono candidato a nulla. Sto chiudendo la mia carriera politica dedicandomi ai giovani dei Circoli delle libertà.
Berlusconi ha quasi vinto le elezioni da solo, nonostante i danni fatti da tutti noi. Sarà il caso di smettere di fare perdere voti al Presidente?
Liste forti, mi raccomando. Forse a qualcuno ha fatto comodo, in passato, che Forza Italia faccia le liste piene di morti e all’ultimo momento, ma i tempi sono cambiati.
Lavoriamo per un programma credibile."


Così parlava Alberto Lapenna alla conferenza organizzativa di Forza Italia, a Pistoia, il 20 gennaio 2007, presso il Palazzo del Tau. La citazione diretta è tratta dal blog di Alessandro Antichi, consigliere regionale PDL.
Ed ecco a voi l’immagine della coerenza di Lapenna fatta carne: oggi, dopo essersi fatto "nominare" coordinatore provincial del PDL, aspirante sindaco di Montecatini, Lapenna appare come lo vedete nell’immagine.
Morto anche lui, dopo che aveva scelto di chiudere la sua carriera (?) politica occupandosi solo di educazione dei giovani come un novello Socrate, èccotelo in prima linea a promettere che farà prendere il volo a Montecatini, che porterà la città in alto – un’altezza tale dalla quale, se per caso dovesse cadere, si sfracellerà finendo in briciole.
E il giovane candidato-morto sceglie, come immagine-simbolo del suo futuro sindacato, il Cubo di Rubik, o Cubo Magico: ma dal suo cilindro di prestigiatore che cosa potrà mai uscire? Un coniglio bianco? Il miracolo del secolo? Per completare il cubo deve avere letto la soluzione su Wikipedia all’indirizzo http://it.wikipedia.org/wiki/Cubo_di_Rubik .
Lapenna non ha ancora capito che il tempo è galantuomo e porta alla luce la verità.Complimenti alla sua coerenza di comprovato rigore morale!