venerdì 20 aprile 2012

PIUSS…..Progetto Inutile Unicamente Senza Senso…..e Senza Soldi



19/04/2012 Tag in: Insieme per Quarrata
Quando qualcosa inizia male, finisce peggio.
Siamo venuti a conoscenza di un fatto che, con tutta probabilità, darà il colpo mortale al progetto PIUSS.
Dopo lo stop ai lavori di costruzione della piscina a Vignole, anche le piste ciclabili non si faranno.
Infatti, il TAR Toscana, con sentenza n° 778/2012 di ieri 18/4/2012, ha annullato la determinazione dirigenziale del Dirigente Area Valorizzazione e Sviluppo del Territorio 6.03.2012, n. 153, Arch. Paola Battaglieri, con la quale si aggiudicava definitivamente alla Endiasfalti S.p.A. in A.T.I. con Impresa Cafissi Alvaro e Guarducci Costruzioni S.r.l. la gara di appalto dei lavori per la realizzazione di una rete di mobilità ciclabile articolata in 4 itinerari.
In parole povere, è stata annullata la gara e si riparte daccapo.
E’ stata annullata per aver sbagliato a nominare la Commissione, della quale non poteva far parte il membro esterno (del Genio Civile) che ha partecipato attivamente alla approvazione del progetto di cui al contratto…..
Cosa dirà, domani, il nostro Sindaco? E il vicesindaco?
Spereranno, come per la piscina, “che tutto si risolva rapidamente”?
L’incapacità di questi amministratori è sotto gli occhi di tutti, di destra, di sinistra e di centro.
Il problema è che a rimetterci saranno i quarratini, che si ritroveranno con debiti per opere che non si realizzeranno.
E il PIUSS, “fiore all’occhiello” di questi amministratori, fallirà…..come volevasi dimostrare.
Non so perché, ma non riesco a sorriderne.

Alessandro Cialdi

mercoledì 18 aprile 2012

a proposito di rifiuti....



Il Piano Interprovinciale di gestione dei rifiuti di ATO Toscana Centro è stato approvato, in Consiglio Provinciale di Pistoia il 13 febbraio 2012.
Stessa cosa hanno fatto le Province di Prato e di Firenze; il 7 marzo è stato pubblicato sul BURT il relativo annuncio e da tale data decorrono i 60 giorni per presentare in forma scritta osservazioni al Piano in oggetto.
Nel frattempo abbiamo saputo dalla stampa che sta andando in porto la creazione di una unica azienda per la gestione del ciclo dei rifiuti attraverso la fusione di quattro società pubbliche o a maggioranza pubblica (ASM di Prato, Publiambiente per Empoli-Valdelsa-Pistoia, Quadrifoglio/Safi di Firenze e CIS Quarrata-Agliana-Montale): un’azienda che servirà un milione e mezzo di toscani, con un valore di produzione di circa 300 milioni di euro e 1800 addetti.
Un colosso simile alle multiutility del Nord Italia.
Si legge, sui giornali, perché nessuna comunicazione è stata ufficialmente data in sede istituzionale, che è un processo di semplificazione che prelude, a breve, alla gara per assegnare il servizio ad una unica azienda per la gestione dei rifiuti per le Province di Firenze, Prato e Pistoia.
Questo è quanto prevedono le norme sulle liberalizzazioni.
Queste notizie, lette sui giornali, riguardano Quarrata?
Assolutamente sì, dal momento che il termovalorizzatore di Montale, di cui Quarrata detiene il 48% delle quote, è uno degli impianti che, con l’ampliamento previsto, contribuirà alla realizzazione del Piano.
Cambia il mondo, e l’assessore all’ambiente nonché vicesindaco Mazzanti, paladino della partecipazione a modo suo, che vorrebbe far credere che con lui sarà tutto diverso, perché non dice il motivo per cui il Consiglio Comunale, e quindi i cittadini, non dovrebbe sapere?
E mentre si studiano sistemi alternativi di trattamento dei rifiuti da proporre e ci si arrampica sugli specchi, i giochi per i prossimi anni sembrano già chiusi in un Piano approvato.
Come essere credibili, se non interessa informare sul destino dell’impianto, che è cosa di tutti i cittadini?
Cosucce da poco, se siamo concentrati solo sulle – tante - buche per le strade.
Questa è la cifra del vantato stile del ben amministrare che ha portato Quarrata, secondo Comune della provincia di Pistoia, ad essere una ruota di scorta, neppure tanto gonfia, nelle partite che contano.



sabato 7 aprile 2012

Umberto, sei tutti loro



“E ora chi rappresenterà il Nord?”, domanda affranto Dario Di Vico, vicedirettore del Corriere, a Linea Notte. E Pigi Battista, sempre sul Pompiere, si unisce al cordoglio magnificando “la riconosciuta grandezza di un leader che ha imposto nell’agenda politica nazionale la “questione settentrionale” e ha interpretato i sentimenti di un popolo che non aveva rappresentanza politica…Non sarà una miserabile vicenda di fondi stornati a cancellare una storia iniziata nelle periferie del sistema”.

Nord? Popolo? Questione settentrionale? Ma la Lega, quando le andava bene, rastrellava il 30 % dei voti validi in Lombardia e in Veneto, molto meno nel resto della cosiddetta Padania: mai rappresentato più del 10-15 % degli elettori nordisti. Il che non cancella il suo ruolo storico nella caduta della Prima Repubblica e nel sostegno a Mani Pulite, quando tutti i vecchi partiti avrebbero volentieri spedito Di Pietro in Aspromonte o in Barbagia. Ma son passati vent’anni. L’ultima volta che Bossi fece qualcosa di utile fu nel ‘94, quando rovesciò B., giocandosi tutto mentre il Cainano si comprava i leghisti a uno a uno (ci volle tutto l’impegno di D’Alema per resuscitarlo con la Bicamerale). Ma son passati 18 anni. Poi la Lega divenne un tragicomico caravanserraglio di pagliacci, parassiti, cialtroni, molti razzisti, qualche ladro, parecchi servi. L’ampolla, il matrimonio celtico, il druido, Odino, il tricolore nel cesso, i terun, i negher, foera di ball, il dito medio, il gesto dell’ombrello, le pernacchie, il ce l’ho duro, i kalashnikov, le camicie i fazzoletti le cravatte verdi, il parlamento padano, la moneta padana, la banca padana, il villaggio vacanze in Croazia, l’amico Fiorani, le zolle di Pontida, l’uscita dall’euro.

Si sono inventati tre trovate da avanspettacolo di strapaese – la secessiùn, il federalismooo, la devolusssion – e ci han campato per due decenni alle spalle del cosiddetto “popolo”. Ma, sotto sotto, di quell’armamentario carnevalesco, ridevano anche i leader, ben felici di trovare qualche milione di persone disposto a bersi tutto come l’acqua del dio Po e a rimandarli a Roma ladrona, a occupar poltrone come tutti gli altri. In un raro momento di lucidità, Calderoli, divenuto ministro, confessò al Corriere: “Su di me non avrei scommesso un soldo”. Ora è nientemeno che triumviro, ma la sua fidanzata Gianna Gancia, che lo conosce bene, fa sapere che “Roberto non va bene, ha il faccione e veste male, va da un sarto quasi cieco”. Senza contare che un giorno, colto da raptus, incenerì col lanciafiamme “375 mila leggi inutili”, fra cui i decreti di annessione del Veneto e del ducato di Mantova al Regno d’Italia. Ora sui giornali è tutto un rincorrersi di versioni assolutorie per il grande capo: han fatto tutto il cerchio magico, la famiglia famelica, la moglie fattucchiera, i figli spendaccioni, la badante Rosi, il tesoriere ladro, all’insaputa del povero infermo.

A parte il fatto che Bossi sapeva da mesi, almeno da quando i giornali lo informarono che Belsito aveva portato 7 milioni in Tanzania e questo lo ricattò sui soldi alla Family per salvare la cadrega, chi ha scelto Belsito? Bossi. Chi ha mandato in Regione il Trota a 12 mila euro al mese? Bossi (senza contare i presunti 20 milioni di fondi neri da lui girati all’ex tesoriere Balocchi). Il resto sono lacrime di coccodrillo. Ma la mano leggera e l’occhio umido di molti giornali nasconde una coda di paglia lunga così: per anni han preso sul serio quei gaglioffi e il loro federalismo da baraccone. Anche le parole tenere e commosse degli altri capi-partito celano la coda di paglia di chi sa benissimo che la truffa dei “rimborsi” senza controllo riguarda tutti: oggi è toccato a Bossi, domani potrebbe toccare a loro. Ieri mattina infatti, letti i giornali, il Senatur ha prontamente cambiato parole d’ordine: non più l’ “ho sbagliato” della sera prima, ma “è un complotto” dei soliti pm.

Se passa il principio che un leader neppure indagato si dimette, si crea un pericoloso precedente. Infatti dal Palazzo si leva un coro unanime: Umbe’, nun ce lassà.

di Marco Travaglio da :http://www.ilfattoquotidiano.it/

venerdì 6 aprile 2012

Bossi, la caduta della politica privata



La caduta di Bossi è la fine della seconda repubblica arcoriana, è la fine di una politica che, gradualmente ma inesorabilmente, è passata dalla “cosa pubblica” alla “roba privata”.D’altra parte, se qualcuno scende in campo per difendere i propri interessi, la propria azienda, per non finire in galera, cosa c’è di strano se poi qualcun altro possa cominciare a pensare che stare in politica significhi pagare la scuola privata al figlio o comprargli il Suv strafico? Se qualcuno pensa che fare politica significa poter candidare la qualunque (basta che bona) perché diavolo qualcun altro non dovrebbe arrogarsi il diritto di ragionare come se i soldi dello Stato fossero roba sua, roba da spendere e spandere come più gli aggrada?La caduta di Bossi è la caduta definitiva di una politica che di politico ha avuto poco o niente, di una politica che era incentrata sulla filosofia mafiosa della “famiglia” e sulla cultura malavitosa della “banda”.Tutto qua. È per questo che non si può non festeggiare per quello che sta succedendo.



senza parole



senza parole