ALL’EDITORIALE DEL DIRETTORE DE “IL GIORNALE” REPLICA MEZZO PDL: “UNA TESI CHE FA RIDERE I POLLI”
Nel partito berlusconiano dell’amore è il momento della vendetta travestita da surrealtà, se non sublime metafisica della Casta.
Ieri il direttore del “Giornale” Alessandro Sallusti ha fatto a pezzi Fabrizio Cicchitto, già socialista e piduista, colpevole di andare a braccetto con Marco Travaglio e il “Fatto”.
In realtà, a Sallusti sono saltati i nervi la settimana scorsa quando ha letto uno sfogo telefonico rubato a Cicchitto sull’agonia del Pdl: “Non ci faremo sciogliere da Sallusti e dalla sua Ninfa Egeria” alias Daniela Santanchè, pasionaria del movimentismo di centrodestra.
Così il direttore del “Giornale” ha deciso di rispondere con un editoriale sulle “trappole della sinistra”.
Forse gli sarà andato stretto il paragone con Numa Pompilio, il re di Roma cui la Ninfa Egeria dettava le riforme.
Vuoi vedere che la nuova Ninfa detta gli articoli a Pompilio Sallusti? Del resto i due formano un’affiatata coppia che con affetto Vittorio Feltri appellò come i nuovi Rosa e Olindo.
L’attacco di Sallusti a Cicchitto prende le mosse dal “complesso di inferiorità culturale” del centrodestra nei confronti dei quotidiani di sinistra, “per cui se non esisti su quei giornali non esisti in assoluto”.
Ed ecco il colpo di genio pescato dal repertorio della cieca e furiosa vendetta: “Quel genio di Cicchitto va a braccetto con quelli de Il Fatto, che nella migliore delle ipotesi lo considerano un piduista e che alla prima occasione gli faranno un servizietto barba e capelli”.
Poi il capo d’accusa: “I nostri eroi (tra cui Cicchitto, ndr) tremano per i deliri di Scalfari, si bevono per vere le analisi dei tromboni sul Corriere, ma quotidianamente insultano i pochi giornali con loro (fin troppo) comprensivi per i i quali vanno a piangere tutti i giorni da papà perché licenzi questo direttore o faccia cacciare quel giornalista”.
Finale: Noi “raccontiamo la verità, checché ne pensino Cicchitto e il suo amico Travaglio”.
La risposta del capogruppo del Pdl alla Camera è stata all’insegna della fantasia al potere, un classico del lessico di Cicchitto: “Caro Sallusti, la fantasia è una dote dei romanzieri, non dei giornalisti, che comunque, anche nella polemica, dovrebbero fare i conti con la realtà. Infatti solo uno sforzo sbrigliato di fantasia può portare a dire che vado ‘a braccetto’ con quelli del Fatto e che Travaglio è un mio ‘amico’”.
Cicchitto fa chiarezza sulla fantasia di Sallusti e arriva al nodo della questione, compresa la minaccia di fargli barba e capelli da parte nostra: “Già da tempo tutto ciò è in atto nei miei confronti da parte di quel quotidiano che recentemente è arrivato anche a riportare in modo forzato e parziale brani di una mia telefonata privata. La cosa ovviamente non mi sorprende. Quello che è sorprendente è invece ciò che su questo terreno sostiene il Giornale che, avendo deciso di attaccarmi, casomai potrebbe scegliere altri argomenti: ad esempio che sono da rottamare come tutti i professionisti della vecchia politica, che mi permetto di mantenere una autonomia di giudizio nei confronti di tutti, anche nei confronti dello stesso Giornale; ma affermare che vado d’accordo con quelli del Fatto fa solo ridere i polli”.
Siamo d’accordo. Polli ma anche galli e galline.
In difesa di Cicchitto sono accorsi vari esponenti del Pdl che si sono detti sgomenti o sbigottiti o sorpresi della vendetta di Pompilio Sallusti.
Da Giro a Osvaldo Napoli passando per l’ex ministro Raffaele Fitto.
Tutti contro Sallusti.
A conferma che nel Pdl è in corso una guerra tra quelli che vorrebbero ancora Berlusconi sul ponte di comando (da king-maker ma anche da candidato premier) e chi invece pensa che lo scalpo del Cavaliere sia la garanzia migliore per attirare i famigerati moderati insieme con Casini e Montezemolo.
Tra i primi ci sono Sallusti e la Santanché.
Per i secondi vale il caso di Cicchitto, che un mese fa a Orvieto parlò di carisma appannato del Capo.
A proposito, nella telefonata rubata al capogruppo, le liste civiche nazionali che la Santanché vorrebbe fare sono definite come “le liste della Repubblica di Salò e delle mignotte”.
Testuale.
Lo garantiamo a Sallusti.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)