

Dopo il nostro intervento sugli sprechi dell’amministrazione per la
Casa di Zela, èccoti bel bello il
Vicesindaco Mazzanti che esce allo scoperto per difendere gli
investimenti dell’amministrazione. Oggi, 11 settembre – data memorabile per altri versi –,
Marco (
un nome un programma, se si pensa al significato monetario del termine sin dal Medioevo…) ha deciso di rendere questo giorno degno di memoria con lo sparo di un paio di
bufale giganti contro quel
castello di cartapesta che è il grandioso
Parco della Querciola: l’oasi (nel deserto) naturalistica e, come molti altri
investimenti di altre e poi di questa giunta (tutte di sinistra), un nuovo
pozzo di San Patrizio.
E ci porta anche le cifre, Marco, a documentazione della sua lucidità economico-argomentativa:
«La ristrutturazione della Casa di Zela […], che ci è stata donata dalla famiglia Banchelli, ha avuto un costo complessivo di 937mila euro. Di questi, però, l’amministrazione quarratina ne ha stanziati, con decisione della passata amministrazione, soltanto 275mila; la parte rimanente, infatti, è stata finanziata dalla Comunità europea e dalla Regione Toscana (562mila euro) e con un finanziamento a fondo perduto di 100mila euro dal Monte dei Paschi di Siena. E il risultato è che adesso l’immobile vale oltre un milione e mezzo di euro. Inoltre l’ostello che ci verrà creato servirà anche come piccola entrata per sopperire alle spese di gestione e non gravare sulle casse comunali»; come dire:
«Guardate come siamo stati bravi, perbacco! Che risparmiatori!»Ecco, tutto questo non può che essere definito
commovente – ed è tutto dire. L’assoluta incapacità di ragionare in termini economici, messa in bocca a Marco, acquisisce,
tout court, il valore di una sorta di
semplicità da
Fioretti di San Francesco. Buono, bravo e… disarmante questo
ViceSabry.
Allora cominciamo, prima di tutto, a cercare di chiarire le idee a
Mazzanti (e dietro a lui a tutta la cordata dell’amministrazione dei
sette di BiancaSabry, ma anche di quanti danno ascolto a
bufale di questa portata) riguardo al significato di
investimento.
Una visita al palazzo ducale di Mantova, principato dei Gonzaga, farebbe bene a questi
aspiranti ministri delle finanze: lì una buona guida insegnerebbe loro che
investimento, all’origine, era legato alle
vesti delle spose dei prìncipi: vesti tessute di oro, perle, gemme e di ogni altra preziosa materia, ma non roba da buttare via (come la
Giunta SSG8 ha fatto con
La Querciola), ma
roba da tenere in serbo per i tempi di magra. Le principesse, alle strette, disfacevano i loro abiti e pagavano le spese di guerre e opere pubbliche.
Il termine, caro Marco, ha subìto qualche piccola
limata con l’andare dei secoli, ma la sostanza è rimasta immutata:
investimento può essere anche una spesa, ma sempre che sia una spesa che, in prospettiva,
garantisca un adeguato rientro, assolutamente
previsto in qualcosa di molto più grande della spesa effettuata; un valore ulteriore e non inferiore a quanto è uscito dalle tasche: sennò si parla di
rimessa, vale a dire di…
buco nell’acqua.
Fin qui il chiarimento. Da qui in là una ragionata riflessione sulle spese: una serie di considerazioni a cui chiediamo – a Mazzanti e alla Giunta – di rispondere senza
splatterare o
sbufalare su inutili affermazioni di inani princìpi quali il «non vogliamo che Quarrata
sia una città dormitorio, ma un luogo in cui incontrarsi e vivere», o, in altri termini,
una grande casa del popolo dove educare i cittadini alla socializzazione e alla convivenza e bla bla bla. Di tutto questo, direbbe il buon Manzoni, noi (e soprattutto la gente che paga le tasse)
ce ne impipiamo, perché preferiamo acquedotti, fognature, parcheggi, illuminazione, depurazione, acqua senza interruzione, aria e suolo non inquinati e il resto dei servizi indispensabili.
Ma veniamo ancora a noi. Dice Marco che il Comune ha impiegato
solo 275mila euro, 532milioni delle vecchie lire.
Solo, dice Marco:
solo. E le altre centinaia di migliaia di euro? Sono state regalate, quindi
toda la El, ‘grazie a Dio’, si direbbe in ebraico. Quelli
non sono soldi dei contribuenti, no: perché li hanno dati l’
Unione Europea, la
Regione (spendacciona come chissà chi), il
MPS di Siena, che, magari, quando un imprenditore in difficoltà chiede, in momenti critici come questi, o un differimento di pagamento o un prestito, arriccia il naso e se lo fa grinzoso più della proboscide di un elefante.
Tutti questi milioni delle vecchie lire (937mila € meno 275mila fanno 662mila), circa 1miliardo e 282 milioni ‘antichi’, non sono soldi, per Marco, sono solo
banconotine da monopoli. È una intuizione economica di una profondità incontestabile. Peccato che tutti i foglietti siano invece quattrini di chi lavora qui o a Helsinki – e non già di chi amministra con superficialità, come certe Giunte spendaccione che rastrellano quattrini altrui e li gettano nei vari
pozzi di San Patrizio, anche in momenti di crisi nera, senza pensare a coloro che sono in difficoltà, per i quali esse spendono non banconote, ma stracci di carta di giornale su cui scrivono
parole d’aria come
mobilitazione e
solidarietà.
E ancora. Marco ci rassicura e noi dormiamo su due guanciali: l’ostello che verrà creato alla Casa di Zela
«servirà anche come piccola entrata per sopperire alle spese di gestione e non gravare sulle casse comunali»: questo dice il Mazzanti e ricordiamolo bene. Ma facciamo anche un paio di conti. Ammettiamo, per un istante, che 15 posti letto siano occupati fissi per 6 mesi all’anno e ammettiamo, data l’
ostellità dell’impresa, che per ogni posto letto si incassino 30 euro a notte (di più, crediamo, sarebbe troppo): 180 notti per 15 letti dà come risultato una presenza di 2.700 ospiti (non vi sembrano un po' troppi?); per 30 € a cranio avremmo un rientro di
81mila euro in totale. Ma si tenga presente che questa è una stima molto, molto ottimistica, ma ottimistica davvero.
Ora, Marco, prendi carta e penna e falla prendere anche al
Burchietti,
assessore ai quattrini. E inizia a fare un po’ di conti: per gestire un traffico di questa portata, al Comune occorre almeno un impiegato stornato al viavai e alla contabilità della
Querciola:
35mila euro all’anno bastano a pagare tale impiegato
all inclusive? E l’entrata dell’ostello si riduce a
46mila euro l’anno. Aggiungi a questo le spese di luce, acqua e soprattutto riscaldamento che, per una
villa (com’è stata definita) di tale portata, non sarà una nocciolina: vogliamo prevedere
10mila euro? Restano
36mila euro. E poi? Non vuoi prevedere manutenzioni annuali in impianti, igienico-sanitari, imbiancature e altre piccole stupidaggini? E il telefono ci sarà? E quanto verrà a costare?
Meglio non pensarci, Marco, ma siamo convinti che alla fine dei rientri (molto, molto, molto ottimistici che ti abbiamo messo su un piatto d’argento) ben poco resterà.
Domanda finale a Mazzanti, alla Giunta, ai suoi sostenitori di qualsiasi natura: questo, a tuo e vostro avviso, è un
investimento? O non è piuttosto un gettar via quattrini? Quanti secoli ci vorranno per ammortizzare la spesa totale di 937mila euro? E nel frattempo, Marco, la
Casa di Zela ringiovanirà o avrà bisogno di manutenzioni anche di natura massicciamente consistente? E al quel punto chi pagherà? Lo faranno i benefattori che ci hanno regalato tanti
dindi o il popolo di Quarrata sul proprio augusto e ben piegato groppone?
E ancora, Marco: avete fatto una analisi di fattibilità che preveda quante presenze verranno a
Zela dagli agriturismi della zona?
Noi siamo convinti di no. Siamo invece certi che, con l’approssimazione dell’ottimismo delle sinistre e con il loro mai dimenticato trionfalismo, certe stime ve le siate fatte fra di voi a quattr’occhi senza alcun supporto o previsione reale, magari tra un brindisi e una risata – perché di tanto in tanto anche voi, dèi della serietà, in privato riuscite a ridere...
In conclusione, Marco: di’, alla tua Giunta e a tutti gli amici e sostenitori, che gli
investimenti, per essere tali e vincenti, vanno fatti con carta e penna alla mano, non con delle
trombonate galattiche degne del
veterocomunismo i cui effetti e il cui disastro si possono vedere bene nei
Paesi del Socialismo Reale verso i quali, sia come giunta che come militanti di area, dovreste indirizzarvi a passar ferie non da
turisti per caso, ma da studiosi degli
effetti-bombolone dell’economia rossa.
E smettila, per favore, di
sparare bufale sui giornali: siamo certi che, se ti limiti, ti risparmi delle misere figuracce. Non sei un economista, Marco; e neppure un modesto
Padoa-Schioppa. I vostri conti, come ben vedi, non reggono: e questi (
Zela, ma più ancora la
Màgia) sono
investimenti in spese, non
soluzioni per il futuro.
Ma volete capirlo?
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