venerdì 29 agosto 2008

"O protagonisti o nessuno" E' in corso il Meeting di Rimini 2008



Alcuni di noi del Circolo abbiamo partecipato ad una giornata del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, evento che si distingue per la qualità e lo spessore degli eventi e degli ospiti. In particolare abbiamo partecipato ad alcuni incontri con personaggi della politica e della cultura. Segnaliamo l'incontro dal titolo “Quale protagonismo nell'informazione, che ha visto la partecipazione di Visci, direttore di QN, Giordano, direttore de Il Giornale e Polito de Il Nuovo Riformista. Sono stati affrontati temi legati all'informazione, al rapporto tra informazione ed educazione, il giornalista come educatore, il problema dell'obiettività della notizia. Affrontato anche il tema del rapporto carta stampata-televisione, dove c'è un bombardamento maggiore di immagini e parole che soverchia spesso lo spirito critico del lettore, mentre la carta stampata permette una maggiore possibilità di riflessione.
Da segnalare anche l'incontro sulla scuola tra il ministro Mariastella Gelmini e la senatrice Maria Pia Garavaglia dove si è parlato di fondi da destinare alla scuola, ma anche della mancanza di un progetto educativo, fino al problema della autonomia scolastica e del problema della formazione e reclutamento degli insegnanti, nonchè dell'introduzione del principio di meritocrazia.

Altro incontro di spessore della giornata è stato con lo scrittore Giampaolo Pansa, noto per le sue indagini sulle vicende dei “vinti” nell'Italia del dopoguerra. In particolare Pansa fa notare come le vicende della guerra e del dopoguerra sono raccontate solo dai vincitori, anche decenni dopo , sottolinea come la Resistenza non sia stata un fatto unitario, ma molto eterogeneo al suo interno, per strategie obiettivi e mezzi. Infine denuncia l'arroganza dello storico e di un certo filone di storiografia ufficiale, che considera definitivo quel che scrive, non suscettibile di revisione.


Nella stessa giornata anche l'incontro Andreotti Tremonti, in cui si è parlato di Europa, Russia, spinta al federalismo con le diversità territoriali di cui si deve tenere conto e insieme necessità di organismi sovranazionali per affrontare certi fenomeni di fronte a cui gli Stati nazionali appaiono troppo piccoli.
Infine una mostra dedicata a Alexander Solzenicyn, promossa dalla Fondazione Russia Cristiana e dalla Fondazione Solzenicsyn di Mosca, che ripercorre la vita e le opere dello scrittore russo dagli anni della guerra vissuta da ufficiale, agli anni del GULag, fino all'esilio e infine alla morte avvenuta in tempi recentissimi. In particolare Solzenicyn sottolinea l'importanza di vivere senza menzogna, senza scendere mai a patti,anche a rischio dell'estremo sacrificio, perchè sarebbe stato molto più facile scendere a patti, e proprio per questo “è puro caso se i boia non siamo noi ma loro”.

Per ulteriori dettagli visita il sito del meeting www.meetingrimini.org

mercoledì 27 agosto 2008

Alemanno e i turisti "imprudenti"



25 Agosto 2008
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha e ancora più certamente avrà, molti motivi per scusarsi e vergognarsi delle condizioni in cui versa la capitale, ma tra questi non c'è la malasorte toccata ai due turisti olandesi assaliti a Ponte Galeria che il sindaco ha con semplice buon senso definito "imprudenti".
Molti esponenti del centro-sinistra hanno sollecitato scuse e vergogne dal sindaco, usando, loro sì, una buona dose di cinismo quando si sono messi ad ironizzare sul fatto che Alemanno accuserà il prossimo tabaccaio derubato di essere imprudente nel tenere i soldi in cassa o le prossime vittime di un furto in casa di essere imprudenti nel conservare oro e gioielli dentro al cassetto del comò.
Ma balza agli occhi che non c'è relazione tra episodi di questo genere e quello che è accaduto ai due olandesi. Passare la notte in tenda in mezzo alla campagna della periferia di una grande città è un comportamento a rischio ovunque nel mondo e non c'è politica di sicurezza o di prevenzione che possa garantire l'incolumità a chi fa una scelta del genere. Solo una sconfinata e in fondo ammirevole fiducia nella bontà degli uomini e nella purezza del creato può aver indotto la coppia di turisti a seguire i consigli dei loro futuri aguzzini e piantare l'accampamento in mezzo ad una abbandonata sterpaglia piena di ruderi e spazzatura.
Credo che chiunque abbia seguito con compassione e solidarietà la vicenda di Wilma e Paul la pensi allo stesso modo, e il sindaco Alemanno ha solo dato voce ad un pensiero immediato e diffuso. Le polemiche sollevate dalla sinistra e l'accusa al sindaco di non aver mantenuto le sue promesse sulla sicurezza sono invece tutte e solo interne alle dinamiche dello scontro politico e lontane dal modo di sentire della gente. La loro idea è che i due turisti avessero il diritto di piantare la tenda ovunque volessero, avessero il diritto di essere vegliati e protetti, e avessero il diritto di trovare nella periferia di Roma due bucolici pastorelli, un cielo stellato e magari miele e ambrosia come ristoro. Se questo programma è saltato la colpa è di Gianni Alemanno.

Da "L'Occidentale", 25 Agosto 2008.

lunedì 25 agosto 2008

E POI SI DICE CHE GLI INTELLETTUALI NON PARLANO PIU'. ECCO UNO DEI MAGGIORI POLITOLOGI ITALIANI, GIANFRANCO PASQUINO...


«VELTRONI un leader? No. E’ più corretto parlare di leadership effimera».Il professor Gianfranco Pasquino (nella foto) non perde la sua verve polemica. E analizza, senza pietà alcuna, la crisi del Partito democratico.Dalle Alpi alle Piramidi tira brutta aria per il partito...«Partito?».Professore, leader no, partito no. Lei è feroce.«No, realista. Il Pd non si è mai radicato sul territorio. E nemmeno ‘nel’. I dirigenti ce l’anno raccontata. Ma non era una storia, bensì una favola».Perché?«I parlamentari sono stati nominati a prescindere, altro che radici nel e sul territorio».A prescindere in che senso?«Ma andiamo! Anna Finocchiaro, siciliana che doveva conquistare la Sicilia e abbiamo visto la bella figura che ha fatto, si è rifugiata al Senato. Era sicura e tranquilla qui da noi in Emilia. Dove nessuno l’ha mai vista, peraltro. Anna Serafini, moglie di Piero Fassino, è alla sesta legislatura. Rutelli, che non ho capito per quale motivo volesse fare il sindaco di Roma un’altra volta, era capolista in Umbria. E’ la solita storia: i partiti devono darsi un codice etico. Non è possibile continuare così. La famosa ‘ggente’ se ne accorge».E magari vota Lega...«Certo, e c’è poco da fare gli spiritosi. Lo so che sentir parlare di ‘modello-Lega’ da parte degli eredi del Pci fa un po’ ridere. Ma la verità è che i leghisti non si fanno paracadutare in nessun collegio sicuro, non si fanno prendere in giro, sanno davvero quali sono i problemi sul territorio, si battono come leoni».Mentre i dirigenti del Pd...«Non fanno nulla».Hanno perso tutti capacità di far politica? Professore, non esageri!«Uno davvero bravo ce l’hanno. Si chiama Cioni, Graziano Cioni. Lui sì che fa politica. E’ un politico vero. Annoveratemi pure tra i ‘cioniani’, anche quando non sono d’accordo con lui».Però, senza togliere nulla a Cioni, nel Pd la maggior parte dei militanti e dei dirigenti parla di ‘veltroniani’ e ‘dalemiani’. Un po’ stucchevole, non trova?«Sarà stucchevole, ma è vero. Di Veltroni ho già sottolineato la sua leadership post-moderna che non va da nessuna parte. D’Alema è un politico di professione. Ha ancora tanta, tanta passione. Elabora idee. Fa riviste a fonda associazioni come Red. Ma purtroppo commette errori. E’ uno sfidante consapevole di non poter vincere. Anche per certi aspetti del suo carattere».Chiamparino ha ragione o no?«In Piemonte ci sono tanti problemi. Da una parte si sta giocando una partita politico-amministrativa molto forte, con interessi potenti in campo. Dall’altra c’è una guerra tra ex ds ed ex Margherita, con un rimescolamento di correnti di vario genere e tipo. Il caso di Chiamparino è solo un aspetto di un partito che non ha luoghi dove discutere e non ha contenuti di cui discutere. Per questo assistiamo a sfilate di moda come la ‘summer school’».Insomma, ha ragione Macaluso, siamo “Al capolinea”, come dice il titolo del suo ultimo libro...«Ottimista. Il Pd non ha nemmeno benzina per arrivare al capolinea. E’ composto da uomini e donne — troppi uomini e poche donne — che devono sopravvivere. Ha dei sussulti, niente più».
Pubblicato da Francesco Ghidetti Gio, 21/08/2008 - 19:08
http://club.quotidianonet.ilsole24ore.com/?q=node/3752

sabato 23 agosto 2008

Sussidio anche ai trans In Toscana è polemica


FIRENZE — Una carta prepagata: 2500 euro in tutto da spendere in due anni. L’ha inventata la Regione Toscana per aiutare i disoccupati. È una specie di sussidio per finanziare corsi di formazione personalizzati, l’hanno già introdotto con successo in alcuni comuni ma da ieri è al centro di una polemica. Il motivo? La giunta regionale ha deciso di proporre la carta, chiamata Ila ( Individual learning account), non soltanto ai senza lavoro ma anche ai transessuali e ai transgender con un finanziamento complessivo di 150 mila euro. I trans potranno beneficiare del finanziamento solo se avranno i requisiti necessari: la residenza in Toscana e un certificato che attesti la loro condizione rilasciato dal servizio sanitario nazionale.«Un modo per estendere le opportunità di lavoro al maggior numero di persone possibile — spiega Gianfranco Simoncini, assessore regionale al Lavoro —. Abbiamo pensato a transessuali e transgender perché spesso, per la loro condizione, sono sottoposti a discriminazioni e non hanno la possibilità di trovare un’occupazione. I soldi saranno spesi per frequentare corsi di qualificazione professionale che il singolo deciderà di seguire secondo un piano personalizzato». Secondo l’assessore allo Statuto Agostino Fragai, la Regione Toscana è impegnata da tempo a combattere le discriminazioni contro lesbiche, omosessuali e transessuali. E questa iniziativa è stata pensata per scongiurare il pericolo dell’emarginazione.Ma l’iniziativa non è piaciuta all’opposizione. Ieri il presidente del gruppo di An in Regione, Maurizio Bianconi, ha definito la carta «una follia» ed ha annunciato un’interrogazione. «Mancano soldi per le carrozzine ai disabili, si stenta a reperire fondi per l’assistenza agli anziani e si lasciano al verde padri di famiglia — sottolinea Bianconi — e intanto si stacca un assegno da 150 mila euro ai transessuali togliendo fondi per la disoccupazione. Questa è una discriminazione al contrario. Ci opporremo con tutte le nostre forze». Contraria anche Stefania Fuscagni, consigliere regionale di Forza Italia, che definisce l’iniziativa «una strumentalizzazione elettorale per mettere le mani sul mondo gay».Soddisfatti invece i gay toscani. Dice Alessio De Giorgio, già presidente dell’Arcigay e delegato regionale contro le discriminazioni sessuali: «Il provvedimento va a colpire una delle forme più odiose di discriminazione, quella che colpisce le persone che hanno un disturbo di identità di genere. Questa carta ha lo scopo di aiutarle a trovare un lavoro riducendo così il rischio molto alto di cadere nella prostituzione». D’accordo Vladimir Luxuria, parlamentare di Rifondazione comunista: «Ancora una volta la Toscana è all’avanguardia sui diritti delle persone transgender. Spesso sono sottoposte a discriminazione, soffrono di depressione e altri disturbi psicologici e ‘la strada’ appare loro come l’unica soluzione».


Il Corriere della Sera 01/06/2007

domenica 17 agosto 2008

Il "no" di Mario Niccolai


NEL NUMERO di settembre di Quarrata informa mancherà l’intervento del capogruppo di Forza Italia Mario Niccolai. Lo ha dichiarato lo stesso esponente azzurro in consiglio comunale. «L’articolo 18 del nuovo regolamento comunale
— ha spiegato Niccolai — parla dell’informazione. Compito a cui non mi sento di aderire in quanto m’è stata chiesta la bozza dell’intervento il 10 luglio per un giornale che sarà distribuito a fine agosto – primi di settembre. Così non potrei
essere puntuale su questioni amministrative importanti e argomenti d’attualità che necessitano invece di tempi più rapidi». Niccolai ha ricordato che nell’informazione ai cittadini «gli spazi riservati alla opposizione» restano tuttora
«molto esigui» e ha annunciato che chiederà un’assemblea dei capigruppo per analizzare la questione. «Sfido chiunque—ha aggiunto— a trovare una tipografia che in 15 giorni non sia in grado di stampare il periodico del Comune e le Poste a inviare il materiale in 3-4 giorni al massimo». Il sindaco Sabrina Sergio Gori ha parlato invece di
«tempi implacabili» da rispettare. «Per il prossimo numero di Quarrata informa — ha detto — ho già provveduto a inviare tre articoli. L’agenzia che cura la progettazione grafica e l’impaginazione del periodico è Comunica srl, una società tra i cui soci figurano anche l’Anci, l’Associazione dei Comuni italiani e l’Uncem, l’Unione delle comunità e degli enti montani della Toscana.


Dalla cronaca locale de "La Nazione" del 17/08/2008

"L'urbanistica va condivisa" - Il PD provinciale risponde a Capecchi (AN)

«ILREGOLAMENTO urbanistico è atto fondamentale per un'amministrazione comunale.
È normale che su esso si sviluppi un contraddittorio e si manifestino le visioni politiche diverse che ispirano maggioranza e opposizione». Lo scrive il Pd provinciale rispondendo ad Alessandro Capecchi che in veste di responsabile regionale degli eletti di An intervenne sulla vicenda Quarrata. «Questo
primo e centrale elemento è mancato nella polemica delle minoranze a Quarrata: un conto è il metodo, un altro il merito, su cui siamo d'accordo debba essere sempre ricercato il più ampio e aperto confronto possibile: in mancanza si può ingenerare la sensazione che si prendano a pretesto questioni metodologiche per camuffare lacune di proposte e idee sulla sostanza». Il Pd aggiunge che «proprio
perché il merito deve prevalere, sono inaccettabili gli attacchi personali a sindaco e giunta».
Annunciando di impegnarsi per ricondurre il dibattito «su un terreno di natura politica» il Pd auspica che non vi sia «il trasferimento dello scontro in altre aule che non siano quelle consiliari» e rileva che «a Quarrata e in altre realtà della provincia la polemica politica si è trasformata in conflittualità militante anche di natura personalistica». NEL MERITO del regolamento urbanistico, il Pd ritiene che il problema «non sia tanto il tempo impiegato, quanto il percorso scelto», che «dev’essere il più condiviso e il più partecipato possibile, non solo tra le forze politiche ma anche e soprattutto verso le articolazioni economiche, sociali e i singoli cittadini, ricorrendo a strumenti di partecipazione che consentano la massima comprensione e trasparenza, e mettendo a disposizione dei consiglieri comunali - che rappresentano l’intera comunità e sono chiamati a deliberare - tutte le informazioni utili e necessarie a decidere con piena cognizione di causa». «Anche a Pistoia, che pure ha bisogno di dotarsi rapidamente del regolamento urbanistico - si conclude la nota del partito - il Pd opererà affinché si affermi questa impostazione circa la necessità di promuovere l’iter più funzionale possibile a favorire intensi momenti di confronto sul merito delle scelte».


Dalla cronaca locale de "La Nazione" del 15/08/2008

martedì 12 agosto 2008

Una casa per tutti


Di fronte ad una crisi economica internazionale certamente non facile, il governo Berlusconi ha fin dall'inizio intrapreso una strada: quella della stabilità e del rafforzamento del sistema-paese. Ciò si riflette in tutti i provvedimenti adottati, a cominciare dalla manovra economica di risanamento che consentirà finalmente, tra tre anni, agli italiani di vivere con maggiori certezze e allo Stato di fare un definitivo salto di qualità. Sulla strada della stabilità e della certezza c'è anche la missione che il presidente del Consiglio ha dato alla squadra di governo: assicurare una casa di proprietà a tutti gli italiani. Come è noto, già l'80% degli italiani possiede la casa in cui vive. Tuttavia l'iniziativa dell'esecutivo è di straordinaria importanza perché si rivolge a categorie deboli decisamente bisognose di aiuto da parte dello Stato. Stiamo parlando di nuclei familiari e giovani coppie a basso reddito, anziani in condizioni economiche difficili, inquilini sottoposti a sfratto, immigrati a basso reddito (purché residenti da almeno dieci anni in Italia oppure da cinque sempre nella medesima Regione).
L'annuncio di Tremonti (20 mila nuovi alloggi entro la fine del 2009) ha fatto saltare ancora una volta la mosca al naso al Pd, che si vede sorpassato a sinistra e che non ha trovato niente meglio da fare che mobilitare il sindacato degli inquilini ad esso più vicino, il Sunia, per muovere al governo critiche che, sinceramente, lasciano il tempo che trovano. Così, se negli anni passati erano stati realizzati 1.900 alloggi, adesso questo governo si appresta a sfornarne oltre dieci volte tanto attraverso un meccanismo, apparentemente semplice, ma che in realtà abbisognerà di grande impegno. Il motore del piano sarà il Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica. Questo si riunirà tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre per deliberare lo stanziamento di fondi per gli investimenti pubblici. A questo punto la palla passerà al ministero delle Infrastrutture, in particolare a Mario Mantovani, il sottosegretario con delega al Piano Casa, che promuoverà e seguirà da vicino la stipula dei singoli accordi di programma. A Mantovani, in pratica, toccherà il non facile compito di angelo custode del Piano Casa di governo, il secondo grande intervento di edilizia sociale in Italia dopo il famosissimo Piano Fanfani. Sempre al ministero sarà istituito il fondo per l'attuazione degli interventi. Anche per questo il ministro Tremonti ha già individuato la copertura di bilancio.
Ciò che più conta, a questo punto, non è tanto se i 20 mila alloggi si faranno: per questo occorrerà notevole impegno e sacrificio, ma i frutti non mancheranno di arrivare. Ciò che importa, invece, è la qualità degli interventi che sorgeranno. I nuovi quartieri a cui il capo-cantiere Mantovani sovrintenderà già nei primi mesi del 2009 sorgeranno sotto la stella di Silvio Berlusconi, che a proposito della costruzione di città non ha nulla da imparare. E' dunque questa la piccola rivoluzione nella rivoluzione: realizzare complessi residenziali non soltanto utili, ma anche gradevoli, che contribuiranno a migliorare l'immagine delle nostre città, lasciando definitivamente alle spalle un certo modo di fare edilizia, che puntava soltanto al guadagno ignorando le aspettative dei futuri residenti.
Attraverso il Piano Casa Berlusconi sarà possibile superare la situazione vigente, che presenta elementi di forte criticità: basti pensare alle case popolari, oggi abitate in buona parte da inquilini che non ne hanno affatto titolo e che se lo vedono riconosciuto magari perché figli o nipoti di un titolare. È ora di superare però questa impostazione vecchia. Avere una casa di proprietà significa essere più liberi e più sereni. E anche se non siamo negli Stati Uniti e qui il diritto alla felicità non è scritto nella Costituzione, il governo Berlusconi - aprendo i cantieri - sta per offrire un avvenire di speranza a tanti, tanti italiani.


Andrea Camaiora

Omaggio a Gava, cento volte più bravo di Bassolino (L'Occidentale dell'8 agosto)


Antonio Gava era uomo dolce, si dice oggi, ed è vero. Ma era anche un simbolo: per decenni è stato indicato dalla sinistra italiana, come incarnazione somatica del rapporto equivoco tra il Palazzo e il malaffare, la camorra, il lato oscuro della forza. Gava era insieme il doroteo al quadrato e l’antistato ala quadrato. Se si prendessero i fogli di carta in cui, a partire da Fortebraccio sull’Unità, l’Italia della sinistra ha fatto di lui l’icona del governo del malaffare, si riempirebbe non uno, ma dieci bastimenti.
Ma non è di lui che vogliamo parlare oggi. Lo vogliamo solo salutare come un politico di razza e un uomo dolce. Perché lo era.Vogliamo parlare di altro: della demenza senile della sinistra, del suo elettroencefalogramma piatto.
Il processo Andreotti e quello a Gava (più silente, più defilato, ma non meno squassante) hanno eliminato dalla scena nel 1992 -complice un distratto e snob Martinazzoli- la Democrazia Cristiana. Bene, cosa fatta capo ha.
Ma dopo di lui, dopo la Corrente del Golfo (Gava, Pomicino e Scotti), dopo il genocidio dei dorotei, cosa è successo?E’ successo che tutta la classe dirigente della sinistra che ha preso il loro posto, ha avuto un rapporto con la Camorra e il malaffare ancora più equivoco, ambiguo, disastroso, colpevole, vischioso.
Lo scandalo dei rifiuti è lì a farne da testimone planetario, perché a tutti è chiaro che Bassolino & C. lo hanno costruito passo passo, proprio perché incapaci di spezzare quelle ambiguità dei rapporti col lato oscuro della società campana, che con tanta ferocia avevano criticato in Gava, sino ad ucciderlo politicamente. Lo scandalo di una società campana che si ritrova oggi dopo 14 anni di governi locali di sinistra, immobile, paludosa, senza progetto, senza servizi, senza vocazione, è lì a dimostrare che là dove la Dc -malamente- aveva avuto delle idee sulla Campania, gli eredi del Pci di idee, semplicemente, non ne hanno mai avuto, se non il culto per la frase vuota.
Lo stesso meccanismo principe usato da Berlusconi per dominare e risolvere l’emergenza rifiuti dimostra come la sinistra ha fatto molto peggio di Gava, perché ha lasciato la gestione del dossier rifiuti alla Camorra. Dopo avere immobilizzato con la nuova super Procura gli interventi demenziali dei magistrati locali (variante impazzita tutta italiana, anch’essa figlia della cultura legalitaria degli anti Gava), Berlusconi ha semplicemente interrotto -dichiarando strategici i siti e facendoli presidiare dall’esercito- il rapporto tra amministrazioni locali e Camorra, togliendo alle prime ogni potere formale di intervento e lasciando loro solo la pura rappresentanza politica nei vari tavoli di concertazione.Di questo, solo di questo dovrebbe discutere oggi la sinistra. Dovrebbe inchinarsi a Gava, chiedergli scusa, e iniziare a discutere di come e perché, dopo averlo eliminato dalla scena, la sua gestione del potere locale è stata più condizionata dalla Camorra e dalla malavita di quanto non lo fosse stata nel cinquantennio precedente. Dovrebbe smettere di pensare che il principio di legalità consiste nell’abdicare il potere alla magistratura (errore principe del bassolinismo) e va invece posto al centro di un rapporto tutto da costruire tra mondo istituzionale e una società civile che è largamente corrotta, malavitosa, zavorrata.

Ma chiedere alla sinistra di ragionare, magari anche solo su sé stessa, è oggi sicuramente troppo.

domenica 10 agosto 2008

Ancora sul «caso Solzhenitsyn »


Ecco il testo integrale dell'articolo apparso il 20 febbraio del 1974 sull'Unità, nel quale Giorgio Napolitano spiegava perché la cacciata di Aleksandr Solzhenitsyn dall'Urss fosse la «soluzione migliore» che il partito comunista sovietico potesse adottare. Lo pubblico senza alcun commento né taglio né aggiunta.


Anche se il clamore suscitato dall’arresto di Solgenitsyn è venuto calando, dopo la decisione delle autorità sovietiche di privarlo della cittadinanza e dì espellerlo dall’URSS; anche se alcuni giornali sono rapidamente passati dai toni declamatori e drammatici a quelli, bonari e fatui, delle curiosità sullo «shopping» di Solgenitsyn per le vie di Zurigo o sulle cospicue somme da lui accumulate, grazie ai diritti d’autore, nelle banche svizzere, nessuno più di noi sente la necessità di ritornare sui problemi che il grave caso dello scrittore sovietico ha posto e pone. E’ proprio a noi che tocca compiere uno sforzo di riflessione seria e oggettiva, visto che da tante altre parti, anche e in particolare nel nostro paese, ci si è, nei giorni scorsi, preoccupati essenzialmente di alzare il solito polverone propagandistico, di sfruttare l’occasione per una polemica a buon mercato sull’URSS, sul comunismo e perfino (si pensi a quel che hanno farfugliato i giornali del PRI e della DC) sul PCI.Non è facile, certo, vogliamo dirlo, superare il senso di fastidio politico e morale che hanno sollevato in ciascuno di noi questa scoperta strumentalizzazione del caso Solgenitsyn, questa dilatazione acritica e forsennata — da parte di alcuni — di una vicenda indubbiamente significativa e preoccupante ma non tale da giustificare la scelta di chi le ha dato, nelle trasmissioni del telegiornale, la precedenza su ogni altro avvenimento internazionale e nazionale, questo cieco rilancio in certi casi — delle immagini più fosche della propaganda antisovietica. Ma questo legittimo senso di fastidio non ci impedisce di entrare nel vivo dei problemi reali a cui il caso Solgenitsyn ci richiama: anche se dopo aver ristabilito alcune indiscutibili verità.


Il punto di rottura

La prima di queste verità — che va decisamente ribadita, dinanzi alla contrapposizione di comodo tra «mondo comunista» e «mondo libero» — è quella relativa non solo ai pesanti condizionamenti oggettivi che la struttura economico-sociale capitalistica e la crescente concentrazione monopolistica fanno gravare sull’esercizio della libertà di espressione, ma anche ai limiti che lo stesso riconoscimento formale di questa libertà tuttora presenta in Italia. Lelio Basso — in un articolo pure apertamente critico nei confronti, dell’URSS — ha giustamente reagito all’esaltazione — da chiunque venga, anche da Sacharov — della «libertà occidentale», ricordando come il capitalismo e l’imperialismo tendano a ridurre l’uomo a semplice congegno di una macchina disumana e a manipolarne la coscienza. «Chi crede nei supremi valori di spiritualità e di libertà» — diciamo perciò all'on. Piccoli — ha molto da fare innanzitutto nel proprio paese, in Italia, contro le degenerazioni provocate dallo sviluppo monopolistico e dal sistema di potere della DC nei rapporti sociali ed umani e nel costume, contro gli arbitri padronali, contro gli abusi polizieschi e giudiziari, contro la sopravvivenza di norme giuridiche fasciste che colpiscono, come «vilipendio» delle istituzioni, i reati di opinione.E l’altra verità da ristabilire è quella relativa al punto cui era giunto il rapporto tra Solgenitsyn e Io Stato sovietico. Nessuno può negare che lo scrittore (come d’altronde si ammetteva tra le righe degli stessi articoli scritti nei giorni scorsi per esaltarlo) avesse finito per assumere un atteggiamento di «sfida» allo Stato sovietico e alle sue leggi, di totale contrapposizione, anche nella pratica, alle istituzioni, che egli non solo criticava ma si rifiutava ormai di riconoscere in qualsiasi modo. Non c’è dubbio che questo atteggiamento — al di là delle stesse tesi ideologiche e dei già aberranti giudizi politici — di Solgenitsyn, avesse suscitato larghissima riprovazione nell'URSS.Che questa ormai aperta, estrema «incompatibilità» sia stata sciolta dalle autorità sovietiche non con un’incriminazione di Solgenitsyn, ma con la sua espulsione, può essere considerato più o meno «positivo»; qualcuno può giudicarla obiettivamente, come l’ha giudicata, la «soluzione migliore», senza peraltro sottovalutarne — e, per quel che ci riguarda noi certo non ne sottovalutiamo — la natura di grave misura restrittiva dei diritti individuali; ma solo commentatori faziosi e sciocchi possono prescindere dal punto di rottura cui Solgenitsyn aveva portato la situazione e possono, a proposito dell’esito cui si è giunti, evocare lo spettro dello stalinismo. Tutto quel che è accaduto — la vicenda di Solgenitsyn e il suo epilogo — sarebbe stato impensabile nei periodi più duri della storia sovietica.Il problema reale non è quello di un presunto «ritorno allo stalinismo», ma quello, ci sembra, di come potevano essere intese e portate avanti la correzione e la svolta del XX Congresso del PCUS, al dì là della denuncia delle massicce repressioni e del superamento delle illegalità del periodo staliniano (che è il punto su cui in questo momento insistono i dirigenti sovietici, respingendo fermamente l’accusa di una qualsiasi sopravvivenza di quelle illegalità). Fin dove si è arrivati, nel necessario sforzo di arricchimento e sviluppo della democrazia socialista di articolazione nuova così come esigeva la stessa crescita della società sovietica — della vita sociale, politica e culturale, di avvio di un più largo e aperto confronto e dibattito su tutti i terreni, anche in relazione al progredire — grazie all’URSS, in primo luogo — della distensione internazionale e all’infittirsi delle relazioni e degli scambi tra l’URSS e il mondo capitalistico? Di sviluppi di queste direzioni certamente ce ne sono stati, come dimostra l’ulteriore, forte progresso economico, scientifico, tecnico e culturale dell’URSS, che senza di essi non sarebbe stato possibile negli ultimi anni; ma sono anche emersi nodi assai resistenti e difficili a sciogliersi. Si tratta di concezioni dell’unità (del partito e della società sovietica) e della lotta contro le posizioni ideologiche e politiche considerate spurie o nemiche, e insieme di rapporti (tra partito, Stato e società, tra ideologia, politica, e cultura), che affondano le loro radici in una storia intensa e drammatica e che non è facile prevedere come possano modificarsi.Ma nessun contributo danno al positivo scioglimento di questi difficili nodi le rappresentazioni unilaterali e tendenziose della realtà dell’URSS, le accuse arbitrarie, i tentativi di negare l’immensa portata liberatrice della Rivoluzione d’ottobre, lo straordinario bilancio di trasformazioni e di successi del regime socialista, tutto quel che di nuovo sì è delineato nella vita sovietica a partire dal XX Congresso del PCUS. E’ questa negazione, fattasi via via sempre più cieca, che ha segnato la condanna di un’opera come quella di Solgenitsyn, che pure aveva preso le mosse da una giusta battaglia di rottura col passato staliniano. Non possono, più in generale, inserirsi in una ricerca onesta e fruttuosa le tendenze, che sull’onda dell’ultimo libro di Solgenitsyn si vanno diffondendo, ad attribuire sommariamente a Lenin la responsabilità delle deformazioni e dei guasti della politica staliniana e a cancellare così — insieme con le specificità dell’uno e dell’altro periodo storico (che noi crediamo vadano sottolineate pur senza ignorare gli elementi di continuità che li legano) — il senso stesso del XX Congresso. Del tutto fuorvianti, infine — oltre che manifestamente contrarie agli interessi supremi della pace — vanno considerate le posizioni dì quanti vorrebbero «imporre» una «liberalizzazione» all’interno dell’URSS subordinando in modo inammissibile Io sviluppo del processo di distensione a non si sa quali mutamenti del regime politico e dell’ordinamento giuridico sovietico.E’ invece proprio dallo sviluppo del processo di distensione, oltre che dall’ evoluzione del movimento comunista internazionale, che può venire una spinta all’affermarsi di un clima di maggiore tolleranza e di più aperto e fiducioso confronto, sul piano ideale, culturale e politico, in seno ad organismi come l’Unione degli scrittori — uno dei problemi che in questo momento vengono riproposti — e nell’insieme della società sovietica. Già all’epoca in cui venne rifiutata la pubblicazione di alcuni romanzi di Solgenitsyn, noi esprimemmo non solo l’esigenza di un pieno riconoscimento della libertà di espressione, ma la convinzione che la coscienza socialista e il livello intellettuale e culturale delle grandi masse dei cittadini sovietici, la coesione ideale e politica dei popoli sovietici consentissero di andare con la più grande sicurezza a discussioni pubbliche su opere e tendenze culturali ed artistiche — anche le più criticabili — una volta che se ne fosse ammessa la circolazione nell’URSS. Lo stesso metodo del confronto serrato, della discussione argomentata, della critica persuasiva, può essere considerato sufficiente garanzia ed arma efficace anche nei confronti di tesi ideoLogiche e politiche che appaiano estranee agli indirizzi e agli interessi del socialismo.


La scelta Reale

Ma non presumiamo con ciò di indicare ad altri la strada da percorrere, e tanto meno di suggerire facili regole di condotta. E’ solo dall’interno del processo storico di sviluppo della società sovietica che potranno scaturire soluzioni ai problemi che oggi risultano irrisolti. Una strada noi non possiamo che indicarla a noi stessi: la strada da percorrere per avanzare in Italia, nella democrazia e nella pace, verso il socialismo. E’ per impedirci di procedere — conquistando ancora nuove posizioni — su questa via, insieme con altre forze di sinistra e democratiche, che si tenta di rilanciare l’antisovietismo e l’anticomunismo, in un momento in cui i progressi verso un’effettiva coesistenza pacifica si fanno più difficili e si moltiplicano le manovre insidiose dell’imperialismo. Si cerca così di diffondere una visione deforme dell’Unione Sovietica e insieme di negare l’originalità della prospettiva che sta davanti al movimento operaio del nostro paese e dell’Europa occidentale. E invece più Si approfondisce — come da parte nostra si sta facendo — lo studio obiettivo della storia sovietica, più si comprende la peculiarità irripetibile di quella grandiosa vicenda, con tutto il suo carico di trasformazioni rivoluzionarie senza precedenti e di contraddizioni, e sempre meglio si possono cogliere nel suo corso travagliato i momenti di svolta e le radici degli sviluppi negativi. Il confronto con l’esperienza sovietica, il modo stesso in cui è venuto crescendo e da decenni si muove il PCI, la profonda diversità del contesto storico, internazionale e nazionale, entro cui si colloca la nostra ricerca e la nostra lotta in Italia, garantiscono la validità e verità della prospettiva che noi indichiamo: quella di uno sviluppo verso il socialismo che nasce dalle battaglie per difendere e portare avanti la democrazia, quella di una società socialista riccamente articolata e aperta ad ogni confronto. Non c’è nulla di più falso dell’alternativa, che si tende a riproporre, tra un «comunismo» che arbitrariamente si identifichi con il modello sovietico come «unico possibile», e un regime di culto formale della «libertà». Si tratta invece di scegliere oggi in Italia tra un estremo aggravarsi della crisi della società nazionale — che è anche crisi delle forze che finora l’hanno diretta, e dei valori che hanno presieduto al suo caotico sviluppo — e l’avvio di un autentico, profondo processo di rinnovamento economico, sociale, politico e ideale, il solo che possa rendere sicure le libertà costituzionali e rimuovere gli ostacoli che ne impediscono Il concreto esercizio. E’ questa la scelta reale che sta davanti a tutte le forze democratiche e che per noi comunisti italiani fa tutt’uno con la prospettiva del socialismo, quale lo concepiamo e lo vogliamo per il nostro paese.

Niccolai (Pdl) «Sull’urbanistica un incontro pubblico a settembre»


SULLA querelle relativa al regolamento urbanistico, Mario Niccolai, in qualità di coordinatore del centro-destra a Quarrata, esprime condivisione alla posizione assunta dal gruppo di Alleanza Nazionale. E aggiunge: «Ritengo comunque sbagliato far politica nei tribunali, quindi mi auguro che si trovino soluzioni: un tema come il regolamento urbanistico dev’essere discusso con la gente». Al riguardo, Niccolai annuncia per la prima metà di settembre - un incontro pubblico con la presenza anche dei tecnici che svolgono la professione a Quarrata, da tenersi nei locali della «Villa» da «Baffino» o «in altra idonea sede».«Il mancato funzionamento delle commissioni consiliari spiega Mario Niccolai che non possono funzionare solo in alcune occasioni è il problema più grave emerso in questo primo anno di legislatura. Inoltre, quanto ai lavori consiliari, il presidente del consiglio Massimo Sauleo ha mostrato i propri limiti». «Preciso - continua Niccolai - che queste considerazioni sono condivise anche dalla vice coordinatrice Francesa Favi, a testimonianza dell’unità che il centro-destra ha in consiglio comunale: un esempio anche per gli altri comuni che nel 2009 andranno al voto»


Dalla cronaca locale de "La Nazione" del 09/09/2008

Statali, calano le assenze per malattia: -37,1%


Nel mese di luglio le assenze degli impiegati statali si sono ridotte del 37%. Visco, per combattere l'evasione fiscale, disse che avrebbe usato molto bastone e poca carota. Brunetta dice di usare antibiotici e vitamine: tutt'altra classe!


venerdì 8 agosto 2008

Alessandro Capecchi: è debole il sindaco che querela


IN POLITICA chi querela o minaccia querele mostra assoluta debolezza: chi governa deve dare risposte e garantire trasparenza anziché minacciare l’opposizione ».
Con queste parole Alessandro Capecchi, capogruppo di An al Comune di Pistoia, nelle vesti di responsabile regionale degli eletti di An interviene nella querelle al Comune di Quarrata fra il gruppo del suo partito e il sindaco Sabrina Gori. «Il sindaco, nel replicare, dice cose non esatte - osserva Capecchi - Non conta che le osservazioni siano a disposizione da un anno, ma quante l’amministrazione ne accoglie o respinge. L’esame di ogni singola osservazione o di gruppi omogenei di esse garantisce il massimo di trasparenza e imparzialità: ventuno teste ragionano meglio di qualcuna
soltanto. Poi, è la giunta ad aver potere d’iniziativa e i consiglieri prendono in esame i documenti predisposti da essa. Quando Gori spiega che sono state fatte cinque riunioni di commissione consiliare non dice che in tale sede sono stati affrontati temi generali».
Capecchi domanda perché tanta improvvisa fretta nell’approvare il regolamento urbanistico entro il 31 luglio «senza che neppure la maggioranza abbia avuto modo di visionare gli atti»: «se passa il principio che si fa un regolamento urbanistico in 10 giorni salta tutto », conclude. «Non siamo noi a doverci giustificare, ma lei che deve spiegare – aggiunge Capecchi - E non può farlo appellandosi a difetti di comunicazione fra le due legislature: sta al presidente del consiglio comunale e al sindaco mettere i consiglieri in condizione di lavorare al meglio. Magari, dica a chi ha offerto consulenze sul regolamento. E quando tiene atteggiamenti arroganti, ricordi che è sindaco per 160 voti di differenza e che nel momento in cui non rispetta l’opposizione non rispetta più della metà dei quarratini che non
la votarono al primo turno».
CAPECCHI attacca Gori contestandola quando afferma «che mettere in discussione il suo operato significhi offendere l’immagine dell’amministrazione: così coi soldi pubblici necessari per la causa legale cerca di porre sotto scacco le minoranze». «La realtà – conclude Capecchi - è che quello sul regolamento urbanistico era un vero e proprio voto di fiducia: evitare il dibattito, l’approfondimento
preventivo avrebbe scongiurato il rischio di perdere per strada pezzi di maggioranza. E forse è proprio questo, il suo vero obiettivo».


Dalla cronaca locale de "La Nazione" del 08/08/2008

Documento del Circolo della Libertà Quarrata - Piana Pistoiese


PRIMA riunione in provincia tra i partiti che aderiscono al progetto per una formazione unitaria del Popolo della libertà, e che poi dovrebbe portare ai gruppi consiliari unitari. Nei giorni scorsi si sono incontrati per i Popolari e Liberali e per i Circoli della Libertà: Paola Fortunati, Iacopo Bojola, Gianluca Fantacci, Renato Spicciani, Claudio Biagioni, Luca Cipriani ed il Consigliere Comunale di Quarrata e provinciale Mario Niccolai.«A seguito della circolare a firma congiunta degli onorevoli La Russa e Verdini, con la quale viene indicato il percorso che porterà alla costituzione del PdL è scritto in una nota ci siamo riuniti presso la sede istituzionale dei gruppi consiliari della Provincia ed è stata sottolineata la totale concordia nella promozione di iniziative pubbliche "tra la gente e con la gente" diffuse su tutto il territorio provinciale a partire dal prossimo autunno».« La volontà dei responsabili nazionali di Fi e An è volta alla condivisione tant'è che "laddove esistano realtà di partiti e/o movimenti minori che abbiano aderito al Pdl, che abbiano presentato una lista e ottenuto eletti, che abbiano una rilevanza territoriale, questi andranno inseriti insieme ad autorevoli e ben individuate personalità nei coordinamenti affinché il Pdl si realizzi in tutte le sue componenti". Pistoia è la prima provincia in Toscana ad attivarsi in linea con la circolare La Russa-Verdini al fine di soddisfare la necessità di interpretare al meglio il sentire comune degli oltre 65000 elettori pistoiesi».

giovedì 7 agosto 2008

Il Regolamento Urbanistico

Articoli pubblicati sulla cronaca locale de "La Nazione"

31 luglio
ANIMATISSIMA discussione sul regolamento urbanistico ieri pomeriggio e sera in consiglio comunale. I lavori sono stati aggiornati a oggi, ma le polemiche sono divampate senza limiti in aula e fuori. La discussione infatti è nata con un «peccato originale» di fondo, come rileva il capogruppo di Fi Pdl Mario Niccolai: «Cinque giorni fa abbiamo ricevuto un cd con il materiale in discussione: per stamparne il contenuto non bastano 1000 euro, tanto erano testi e dati grafici. Inoltre in pochissimo tempo dovevamo visionare anche le risposte dei tecnici: abbiamo protestato energicamente». «Solo le osservazioni - dice ancora Mario Niccolai - sono 574 e l'amministrazione intendeva approvarle in blocco: proposta che a nome del mio gruppo non abbiamo accettato, pretendendo che fossero prese in esame singolarmente. Avevamo proposto di lavorare in modo diverso in commissione, sì da portare nel dibattito solo le osservazioni che non ottenevano l'unanimità ma l'amministrazione non ha accettato, è andata avanti testardamente». Insomma, non finirà qui: l'amministrazione dirà la propria, l'opposizione tornerà sul tema: le polemiche su procedure e contenuti - non sono certo esaurite .

1 agosto
CAOS in consiglio comunale a Quarrata. La discussione sul regolamento urbanistico ha scatenato infatti una valanga di polemiche dai banchi di tutti i partiti dell'opposizione. Segnale ne sono i tempi: la seduta cominciata nel pomeriggio di mercoledì si è conclusa alle 3 di notte, quella di giovedì (era ancora in corso mentre scriviamo) finita a notte inoltrata. Le polemiche riguardano il metodo usato dalla giunta Gori. «La maggioranza ha messo in atto metodi bulgari accusa Alessandro Cialdi, capogruppo di Udc-Un'altra Quarrata. Abbiamo assistito a un comportamento irrispettoso verso di noi dell'opposizione e verso i quarratini. Il piano regolatore è nato morto considerato che il piano strutturale prevedeva 23.300 abitanti nel 2008, quando invece a metà dello stesso anno siamo già quasi a 25mila. Dobbiamo ringraziare i professionisti di Quarrata che attraverso le osservazioni da loro inoltrate hanno permesso di migliorare notevolmente la stesura delle norme adottate. Per quanto riguarda invece l'analisi delle 574 osservazioni pervenute, a esse è stata data una risposta clientelare». Affermazioni forti, condivise anche da Massimo Bianchi di An: «Abbiamo deciso di abbandonare la seduta perché siamo una forza politica responsabile: non alziamo la mano per ordine di scuderia. Ora si capisce perché, subito dopo le elezioni, ci volevano assegnare la presidenza di tutte le commissioni, esclusa però quella dell'urbanistica. Abbiamo intenzione di ricorrere a Tar, prefettura e procura della Repubblica». Anche Fabio Bonaccorsi della lista civica «CittàPerTe» si è allineato sulla stessa posizione di contestazione degli altri gruppi di minoranza: «Il nostro consigliere Marco Grassini, a mezzanotte, ha chiesto di interrompere la seduta ma la proposta è stata respinta. Anche per questo abbiam deciso di fare ostruzionismo con Grassini che interviene su ogni singola osservazione per alcuni minuti, ritardando la conclusione dei lavori». Anche i tempi strettissimi nei quali è avvenuta la consegna del materiale su cui discutere, come ha sottolineato ieri proprio alla Nazione Mario Niccolai, capogruppo di Forza Italia, ha contribuito non poco al fatto che la seduta partisse sotto una cattiva stella.
Intanto la segreteria comunale del Pd ha diramato una nota nella quale sostiene che «da parte dell’amministrazione comunale c’è stato un atteggiamento di totale trasparenza, coinvolgimento e richiamo alla partecipazione in linea con la posizione politica del Partito Democratico e delle altre forze che con noi sostengono questa maggioranza. Le osservazioni presentate erano disponibili per l’esame dei consiglieri dal 30 luglio 2007 e quindi ogni forza politica interessata ha avuto un anno di tempo per prenderne visione e valutarle; i criteri secondo i quali l’amministrazione avrebbe risposto alle osservazioni sono stati illustrati nel corso di 5 commissioni consiliari durante le quali ogni consigliere ha potuto, o avrebbe potuto, chiedere chiarimenti o presentare proposte; i materiali definitivi sono stati consegnati come prevede la normativa 7 giorni prima del consiglio e ogni consigliere ha potuto, o avrebbe potuto, prendere visione delle modifiche introdotte al piano adottato in seguito dell’accoglimento di alcune osservazioni».

3 agosto
DURA presa di posizione del sindaco di Quarrata Sabrina Sergio Gori contro i partiti di opposizione a proposito del dibattito avvenuto in consiglio comunale sul regolamento urbanistico. Minacciando di adire le vie legali, il sindaco, in una nota, scrive che «quello che più ferisce è che sia messa in dubbio ancora una volta l’onestà delle persone, utilizzando la diffamazione come strumento di contrapposizione politica. Come persona, prima ancora che nel mio attuale ruolo di sindaco, sono convinta che l’onestà venga prima di tante cose e anche prima della politica. Ci si può scontrare e dividere sulle scelte, sulle decisioni in concreto, ma non è normale che i toni del confronto vengano troppo spesso ridotti a mettere in dubbio l’onestà dell’altro, fomentando tra l’altro l’idea che tutto ciò che riguarda la politica sia per definizione sporco o quantomeno torbido. A livello personale, attendo che siano disponibili gli atti del consiglio, sulla base dei quali intendo valutare l’eventuale ricorso alle vie legali contro chi, in aula consiliare, ha lanciato accuse precise e pesanti sull’onestà dell’amministrazione». Un consiglio comunale, sostiene ancora Sabrina Sergio Gori, caratterizzato dall’ostruzionismo della lista civica e dall’assenza degli altri gruppi di opposizione. «Le scelte dei gruppi di maggioranza scrive il sindaco nella nota non hanno inteso accontentare l’uno o l’altro dei proprietari che hanno presentato le osservazioni e su cui sono stati presentati emendamenti, ma solo di valutare le questioni in modo complessivo e generale. Questo anche perché abbiamo fiducia nei tecnici e nella loro onestà nell’applicazione dei principi che ci siamo dati per tutto il territorio indistintamente». Sabrina Sergio Gori elenca poi le novità che riguardano lo sviluppo del territorio: 1) le aree a pianificazione differita, che evitano la consueta divisione tra chi è fortunato perché ha un terreno in area di espansione e chi no e quindi deve attendere, sperando di essere più fortunato in futuro; 2) la possibilità di ampliamento di 30 metri quadrati in tutto il territorio comunale a vantaggio di chi ha necessità familiari risolvibili con semplici interventi; 3) la flessibilità che viene introdotta all’interno di uno strumento urbanistico attraverso il meccanismo dei bandi, con cui si lega l’espansione anche a un necessario e doveroso ritorno in termini di opere pubbliche a beneficio di tutta la collettività. «Penso scrive il sindaco ad esempio alle necessità di parcheggi, scuole, impianti sportivi e opere di vario genere». Il sindaco ringrazia poi chi ha lavorato al regolamento urbanistico: «I tecnici incaricati Riccardo Breschi e Riccardo Bartoloni, e quelli dell’ufficio urbanistica di cui è responsabile Caterina Biagiotti; tutti i consiglieri di maggioranza e di minoranza che hanno seriamente partecipato alla stesura definitiva del testo. Nostra intenzione conclude Sabrina Sergio Gori è di organizzare una serie di incontri sul territorio per illustrare le principali novità di questo piano e le possibilità concrete che questo nuovo regolamento urbanistico consente».

5 agosto
«Procedura scandalosa» An attacca il sindaco

Riceviamo e pubblichiamo.«IL MODO col quale la maggioranza che amministra il comune di Quarrata è arrivata a dare le risposte alle oltre 500 osservazioni (ma le singole richieste erano oltre 800 tra risposte e controdeduzioni) non ha precedenti; è uno scandalo alla cui base c’è una volontà politica clientelare dove l’amministrazione ha usato più pesi e più misure nei confronti dei cittadini.«E’ da un anno che chiedevamo che venissero visionate le singole osservazioni nella commissione competente per capire secondo quali valutazioni e indici sarebbe stati espressi i pareri; questo per poter valutare se le stesse erano conforme alle esigenze dei cittadini tutti, sempre rispettando gli indici del piano regolatore generale e valutarne assieme la fattibilità. Come mai in intorno a queste osservazioni l’assessore Gaggioli ha mantenuto un silenzio di tomba?«È paradossale e offensivo quanto dichiarato dal Pd e cioè che le risposte le avevamo avute in tempo. Secondo il loro modo di fare politica sono sufficienti 5 giorni antecedenti al consiglio comunale per visionare 39 tavole di elaborati geologici, 30 tavole di elaborati grafici di progetto, 1 relazione di accompagnamento alla proposta di controdeduzioni di 24 pagine, 896 schede di proposta di controdeduzioni alle osservazioni, 1 relazione generale di 39 pagine, 1 relazione generale sovrapposta di 70 pagine, norme tecniche di attuazione di 177 pagine, norme tecniche attuazione sovrapposte di 187 pagine, 1 relazione di attività di valutazione integrata di 42 pagine, 1 relazione del garante della comunicazione di 5 pagine, 1 relazione geologica e fattibilità di 91 pagine, il tutto ancora da stampare. Il Pd afferma questo solo ed esclusivamente per lavarsi le mani dal modo clientelare e partigiano del quale si è reso protagonista sulla questione, con l’aggravante che è mancata la trasparenza ed il confronto.«Ribadiamo che secondo noi andavano viste le osservazioni in commissione, raggruppate secondo le varie fattispecie e soltanto dopo un’accurata presa visione, da parte dei consiglieri portata all’approvazione del consiglio comunale. Noi abbiamo abbandonato la seduta perché il nostro senso di responsabilità e coscienza non ci permette di esprimerci su provvedimenti dei quali non conosciamo il contenuto a differenza dei componenti della maggioranza, visto l’atteggiamento da loro assunto.«Per quanto sopra detto, vista la non chiarezza e tenuto conto delle tante disparità emerse dalle risposte alle osservazioni nei confronti dei cittadini, ci riserviamo di inviare gli atti alle autorità competenti: Tar, prefetto, procura della Repubblica e corte dei conti.In merito al ricorso in Procura per eventuali querele, se il sindaco Sabrina Sergio Gori ha difficoltà a trovare i presupposti per procedere ce lo dica, glieli produrremo noi che ne abbiamo fin troppi a disposizione».

Gruppo consiliare diAlleanza Nazionale

7 agosto
«Un risveglio improvviso che mi pare strumentale»

«SE DA UN LATO voglio ribadire fermamente la volontà di ricorrere alla magistratura per querelare chi ha offeso sia l'immagine dell'amministrazione sia l'onestà degli amministratori, dall'altro mi chiedo dov'erano i consiglieri che oggi accusano di poca trasparenza fino al momento del consiglio della scorsa settimana». È un passaggio della lettera-documento scritto dal sindaco di Quarrata Sabrina Sergio Gori in risposta alle accuse provenienti dal gruppo consiliare di An in merito all’iter seguito per l’approvazione del regolamento urbanistico. «Sul piano della diffamazione continua la lettera del sindaco ho già risposto in consiglio e sulla stampa e non intendo tornare sull'argomento se non nelle sedi giudiziarie, alle quali mi rivolgerò perché siano tutelate la mia dignità e onestà personale, al di là e al di sopra di ogni strumentalizzazione politica. Sul piano delle accuse di natura politica e amministrativa, invece, abbiamo approvato definitivamente un piano che nelle linee generali era già stato definito nel marzo dell'anno scorso». «Il regolamento urbanistico che abbiamo approvato continua il documento, interamente visionabile e scaricabile da Internet, è stato adottato, sempre con atto del consiglio comunale, il 19 marzo 2007. Da allora sono passati oltre 16 mesi, nei quali il provvedimento urbanistico è stato a disposizione di tutti, e i consiglieri comunali hanno avuto la possibilità di accedere a tutti gli atti». «In questa seconda fase, quella dell'approvazione definitiva del regolamento, altro non c'era da fare che valutare le singole osservazioni pervenute sulla base di quei principi. I singoli consiglieri, potendo avere a disposizione tutte le osservazioni pervenute da un anno e sulla base degli atti già adottati in consiglio comunale a marzo dello scorso anno, potevano di fatto verificare anche da soli la rispondenza ai criteri già fissati. Nonostante questo, ci sono state cinque commissioni consiliari: il 22 gennaio, il 21 febbraio, il 28 maggio, il 26 giugno e il 15 luglio di quest'anno, in cui sono state presentate osservazioni e criteri ai consiglieri presenti. In quella sede niente è emerso rispetto al percorso che si stava attuando per arrivare all'approvazione del regolamento urbanistico, tranne poi presentarsi in consiglio con dichiarazioni offensive e lesive dell'immagine dell'amministrazione comunale, ribadite oggi sul giornale da accuse a dir poco pesanti».«Mi chiedo allora conclude Sabrina Sergio Gori se i consiglieri non avevano sollevato obiezioni fino all'ultima commissione, a che cosa dobbiamo quest’improvviso risveglio e presa di coscienza, prima ancora che assessore e gruppi si pronunciassero in concreto sulle osservazioni? Che si tratti di una fin troppo facile strumentalizzazione politica? Il dubbio viene...».

Veltroni è ripartito… di testa!


“Salva l’Italia“. È questo l’annuncio con il quale Veltroni, facendo il paio con “Rialzati Italia” (dimostrando ancora una volta la sua incapacità a pensare qualcosa di diverso che il copia-incolla da Silvio) è ripartito con il suo pullman delle meraviglie.

5 milioni di firme: tante ne vuole raccogliere il Shadow Premier of Shadow Cabinet, il mitico Uolter Velproni, in tre mesi. Velproni conta sulle feste del Partito, che si svolgeranno da oggi a domenica, per fare man bassa di firme, sui gazebo, sugli uffici elettorali, sul web. Ma provo a fare un calcolo: 13,5milioni sono i cittadini che ad aprile hanno votato a favore del PD alla
Camera, a cui si aggiungono gli elettori delle varie formazioni comuniste e di altre forze extraparlamentari di opposizione, per arrivare all’incirca a 15milioni di voti. Ho sfrondato dal conto finale l’UdC, che si è detta contraria a questo appello. Quindi Uolter parte dal principio che un terzo degli oppositori elettorali di Berlusconi correrà a firmare la sua petizione. Io credo e penso che non arriverà neanche a metà, ma certo che la sua stima ottimistica è soltanto una trovata pubblicitaria per recuperare quel minimo di credibilità anche nei confronti di quel Di Pietro che fino ad oggi gli ha rubato quasi tutta la scena politica.

Quali sono i principali punti della sua
protesta:

Il Governo pensa solo ai “casi” di Berlusconi
Si dimentica di salari e pensioni
È contro le famiglie

Come il PD ha spiegato questa sua petizione? Con una serie immonda di fandonie, vaccate, falsità da premi Nobel per i contaballe, utili soltanto per i trinariciuti sinistrorsi, gli irriducibili ideologizzati di una sinistra in frantumi (primo firmatario a Napoli, in piazza dalle ore 13:00, era un iscritto al PC dal 1957).

Vediamo cosa dicono:
il governo Berlusconi si preoccupa solo delle vicende personali del premier, riportando il Paese al tempo dei conflitti istituzionali, delle leggi ad personam e della confusione tra interessi privati e cosa pubblica.

Vaccata extralarge. Beh lo sappiamo: la spazzatura in Campania l’ha tolta Bassolino, l’ICI l’ha tagliata il lupo mannaro, la detassazione di premi produttivi e straordinari l’hanno fatta i puffi, il piano-casa è stato preparato da Cenerentola, il decreto sulla sicurezza è una invenzione di Ken il Guerriero, la riassettata vera alla P.A. l’ha data Topolino, la nuova strategia di approvvigionamento energetico è opera di Pluto… Insomma Berlusconi l’unica cosa che ha fatto, a quanto pare, è il Lodo Alfano, introdotto in un Paese che “vanta” l’unica democrazia occidentale in cui il potere politico è in balia della magistratura, senza neanche un minimo di tutela, magistratura che è svincolata da qualsiasi controllo popolare, essendo simile a quella di Paesi come Slovenia ed Albania, dove il CSM ha la maggioranza di membri togati (ma in Albania esiste “l’autorizzazione a procedere”!). Leggasi a tal proposito il libro di Davide Giacalone, gratuitamente prelevabile a
questo indirizzo (manuale n. 21).

Il governo vuole introdurre il reato di immigrazione clandestina. In questo modo centinaia di migliaia di persone, irregolari per colpa della legge Bossi-Fini ma che già lavorano come badanti, colf e operai, rischiano di essere consegnate all’illegalità.

Vaccata n. 1. Il testo di legge non è retroattivo, quindi chi è già nel Paese NON verrà arrestato. Semmai si pone il problema contrario, cioè evitare che chi è entrato dopo non riesca a dichiarare di essere entrato prima…

Per i bambini rom non integrazione e scuola, ma impronte digitali e schedatura.

Vaccata n. 2. Il testo di legge prevede la lotta allo sfruttamento minorile proprio con l’intento di avviarli alla scuola e all’istruzione. Sul testo di legge si è dichiarata perfino d’accordo l’Unicef (più con le finalità che con le premesse, ma poco cambia), nota associazione razzista e xenofoba… Come pensa di fare questo l’opposizione se prima lo Stato non viene a conoscenza di quanti sono questi bambini, di dove vivono, di chi siano i loro genitori (spesso infatti vengono venduti o rapiti)?Vaccata n. 2bis. Nel testo di legge non si parla di bimbi rom ma di bambini nei campi nomadi, sfruttati anziché no a prescindere dalla loro nazionalità.

Il governo vuole togliere alle indagini sulla criminalità la possibilità di usare lo strumento prezioso delle intercettazioni telefoniche

Vaccata n. 3. Il Governo vuole limitare l’abuso delle intercettazioni telefoniche e ripristinare il principio della privacy, troppe volte sbandierata sui giornali. Come fa Velproni a non comprendere che 124.000 utenze intercettate in un Paese come l’Italia sono un numero assurdo? Cavolo, in America sono appena 1700 a fronte di 2.000.000 di detenuti! Ma come diavolo avrà fatto la polizia americana ad arrestarli tutti… Forse perché polizia e giudici conducono indagini anche senza tenere l’orecchio appizzato alla cuffia?

Anche il Parlamento è sotto attacco: su una manovra di finanza pubblica di portata triennale il governo ha dimostrato l’evidente volontà di comprimere i tempi della discussione, cambiando in corsa le regole del gioco ed espropriando di fatto le Camere delle loro prerogative.

Vaccata n. 4. Ha voluto fare in modo che il DPEF entrasse in vigore il prima possibile, e che entrasse così come è stato scritto, senza che vi potessero essere messe le mani sopra da chi col cappello in mano chiede più soldi.

Parlano tanto di togliere ai ricchi per dare ai poveri ma il prelievo su banche, assicurazioni e imprese del settore energetico finiranno per pagarlo i cittadini con l’aumento dei prezzi.

Vaccata n. 5. La teoria che l’unica tassa giusta è quella sui cittadini che non possono traslare, fa parte di una cultura vessatoria che è patria della sinistra. Loro per anni hanno tassato i cittadini senza toccare i grandi poteri finanziari. È una emerita balla che questo aumento sulle rendite dell’extragettito verrà traslato interamente sui cittadini, lo sanno tutti: come mai il prezzo della benzina rimane fermo anche se quello del barile di petrolio è sceso e non di poco? Perché non è giusto tassare questi signori che si approfittano?

E in più i soldi che entrano allo Stato non verranno spesi per chi ha bisogno: solo 200 milioni per la “card” agli anziani (due euro al mese per chi ha una pensione inferiore a 1000 euro) sugli annunciati 5 miliardi di entrate.

Vaccata n. 6. La social card corrisponde a 400€ l’anno, non a 24euro… Ma non sanno neanche leggere i giornali? Il resto delle entrare è documentato il modo in cui verrà speso.

Invece di eliminare gli sprechi e riorganizzare le pubbliche amministrazioni, il governo taglia infrastrutture, sicurezza, scuola, sanità e Mezzogiorno.

Vaccata n. 7. Nel
programma del PD, al punto 4, c’è scritto che Velproni avrebbe tagliato la spesa pubblica di 37miliardi di euro (2,5 punti di PIL in tre anni): il DPEF di Tremonti taglia la spesa pubblica per totali 34miliardi di euro, quindi addirittura meno di quanto voleva fare la sinistra. Ci vuole spiegare Uolter come avrebbe operato i suoi tagli? Avrebbe tirato fuori 37miliardi solo dagli sprechi e dalla riorganizzazione delle P.A.? Ma la riorganizzazione delle P.A. mica si fa in 2 mesi!!! Chi è Uolter Velproni, Mago Merlino? Ben coscienti di questo problema, nel primo anno la sanità pubblica avrà la spesa invariata proprio per permettergli di riorganizzarsi meglio, il resto dei tagli è dovuto per il motivo di cui sopra.

La rimanente parte la potete leggere nel documento, tanto le domande rimangono sempre le stesse:

Come avrebbe Mago Merlino Uolter operato i suoi 37miliardi di tagli, aumentando la spesa sociale e soltanto riorganizzando la spesa della Pubblica Amministrazione?
Considerando che è stato il Governo Prodi a sottoscrivere con l’UE il pareggio di bilancio entro il 2011, ci spiega Velproni come avrebbe raggiunto questo traguardo considerato quanto al punto 1?
Come avrebbe ridotto lo Shadow Premier le tasse sotto il 42,9% (obiettivo di questo Governo, contro il 43,2% attuale), tenendo conto di quanto ai punti 1 e 2? Oltre a tutto questo, l’eventuale esecutivo di sinistra aveva intenzione di agire subito su salari e pensioni, aumentando entrambi. Con quali i soldi rileggendo i punti 1, 2 e 3?

Ora, considerando che la matematica non è una opinione, c’è una evidente disparità tra le disponibilità di cassa del sistema Italia, la volontà di realizzare il pareggio di bilancio e la necessità di rimpinguare le tasche degli italiani. I soldi da soli non si creano, e quelli del Monopoli dicono non siano utilizzabili come moneta corrente… Il programma della sinistra è il tipico programma di chi può promettere ben sapendo che non avrebbe avuto la necessità di mantenere. Da segnalare in ogni caso che questa inziativa è per ora un flop totale: su internet appena 17mila firme dopo 20 giorni (neanche mille firme al giorno!), a Napoli raccolte non più di un centinaio di firme (20 secondo la responsabile) nel pomeriggio di sabato 2 agosto, tant’è vero che i dirigenti del partito hanno abbozzato una difesa preventiva, dicendo che si trattava della “giornata di lancio” dell’iniziativa. Lancio o non lancio, a poche centinaia di metri da piazza Diaz, migliaia di bagnanti sulla spiaggia non si sono filati il pullman di Velproni, ma neanche di pezza… Tutto questo poche ore dopo che l’
ufficio stampa del partito aveva annunciato trionfante il raggiungimento del primo traguardo: dopo due settimane, raccolte già 650.000 firme! Come dire: se ne abbiamo raccolte così tante alla fine di luglio, figurarsi cosa possiamo fare in autunno, quando tutti saranno ai loro posti di lavoro. La veltronite colpirà 10milioni di italiani allora, tutti a firmare! La cosa buffa è che in quello stesso documento si annunciava l’appoggio di tutto il sistema politico del PD, dai dirigenti nazionali a quelli locali: “il riso abbonda nella bocca degli stolti” dicevano i latini, infatti tempo poche ore che subito Bassolino, alcuni suoi collaboratori, dirigenti di spicco come Mercedes Bresso, Cacciari che ha definito l’iniziativa «sballata», si sono defilati con un bel marameo. Ora, senza voler mettere la pulce nel fatto che la differenza tra firme cartacee e firme online è talmente evidente da destare più di un sospetto, se prendete il modulo (prelevabile da tutti i wolontari) noterete chiaramente che l’unica cosa che si richiede al firmatario è nome e cognome, seguito da cellulare, email, provincia (neanche città) e firma. Insomma, posso firmare come voglio, quante volte voglio, magari con dati inventati di sana pianta, per non parlare del fatto che sul web non c’è alcun controllo, infatti pensate che risulta firmatario persino Silvio Berlusconi (provare per credere)! Dunque, tra firme plurime, firme false, identità inventate, numeri evidentemente gonfiati, il 25 ottobre Mago Merlino Uolter Velproni porterà in piazza 850milioni di firme: forse il Governo Berlusconi non cadrà, ma di certo lui sarà salvo e potrà continuare a dirsi il vero Shadow Premier of Shadow Cabinet. Con nostra somma gioia, altrimenti i comunisti fuori dal Parlamento chi ce li fa restare? E il male minore è tenersi Veltroni senza comunisti, che tutti e due insieme…
Tuttavia, in chiusura d’articolo, mi preme segnalare ancora una volta quanto segue: a tutto questo “corri corri” alla firma non fa pendant un evidente calo di consensi per questo esecutivo (caso mai il contrario stando agli ultimi rilevamenti), che invece è saldamente ad un +13% sull’opposizione e il gradimento del Cavaliere è saldamente intorno al 60%. Tutto questo nonostante la gran cassa della propaganda di sinistra e il fatto che tale petizione sia stata lanciata esattametne un mese fa e che sia operativa praticamente da tre settimane. Al di là degli annunci, il fatto che a firmarla siano gli irriducibili trinariciuti, quasi quasi non sposta di una virgola i sonni delle mie notti.

One Response to 'Veltroni è ripartito… di testa!


Antoni Zieba


Antonio Gaspari ha intervistato per l’agenzia Zenit.org dell’8 luglio 2008 l’ingegnere Antoni Zieba, Segretario del World Prayer for Life e Vicepresidente della Polish Federation of Pro Life Movements.Zieba, tra le altre cose, ha spiegato perché in Polonia nessuno considera l’aborto una «conquista civile» né un passo avanti sulla via del progresso e dell’emancipazione della donna, tanto che «varie organizzazioni come le Nazioni Unite o l’Unione Europea stanno facendo pressioni sulla Polonia perché cambi la propria legge sull’aborto.Queste pressioni stanno suscitando obiezioni e disappunto da parte della popolazione, che nelle classi più anziane, ricorda come la prima legge a favore dell’aborto fu imposta dai nazisti nel 1943, e la seconda legge sull’aborto fu promulgata dalla dittatura comunista il 27 aprile 1956».Insomma, quel che per le élites mondialiste è progresso, libertà ed emancipazione, per i polacchi è solo un brutto ricordo totalitario e razzista.


Il Pd a Napoli ha raccolto un oceano di firme contro il governo Berlusconi


La notizia è di quelle talmente surreali, che il sottoscritto non poteva esimersi dal raccontarla.
Dunque, come noto, Uolter è intenzionato ad organizzare - a fine ottobre - una mega-manifestazione contro il governo Berlusconi (ancora non si è capito per manifestare contro quale provvedimento in particolare, ma questi sono dettagli trascurabili).
Ora, per preparare gli italiani a quella che si annuncia come la più straordinaria kermesse politica di tutti i tempi, il segretario del Pd ha deciso di avviare una raccolta-firme: un pullman girerà in lungo e in largo il Belpaese (questa estate); stazionerà nelle più importanti città della Penisola; e grazie ad un efficacissimo slogan - “Salva l’Italia” -, i militanti e i dirigenti piddini, non se ne può dubitare, riusciranno a far sottoscrivere a milioni di cittadini, la loro petizione anti-Berlusconi.
L’obiettivo annunciato da Veltroni è chiaro, e a portata di mano: 5 milioni di nostri connazionali, dovranno firmare lo sfratto anticipato a Silvio IV.
Fin qui, le intenzioni.
Passiamo, ora, ai fatti.
Ieri l’altro, il pullman veltroniano è arrivato in Campania. Ha fatto sosta a Caserta, e sabato è giunto a Napoli.
Qui ha trovato un esercito di militanti e dirigenti, pronti alla battaglia.
Alla Rotonda Diaz, infatti, a raccogliere i malumori antiberlusconiani dei partenopei, c’erano addirittura tre esponenti del partito: Teresa Armato, Maria Fortuna Incostante e Angela Cortese. Praticamente lo stato maggiore del Pd, e tutti coloro che lo votano!
Ma non basta.
Come racconta Alessandra Barone sul
Corriere del Mezzogiorno di oggi (a pagina 3), le tre valenti donne veltroniane hanno iniziato la raccolta-fime alle ore 16.00. E l’hanno interrotta, solo quando il sole ha iniziato a congedarsi.
Ore di duro lavoro, senza sosta o ristoro: le persone che volevano firmare la petizione contro il Berlusca, erano davvero tante. Troppe.
O forse troppo poche.
Perché a fine a giornata, in calce al documento del Pd, c’erano solo 140 firme!
E il dato, probabilmente, è sovrastimato.
Se è vero come è vero, che Angela Cortese - alla giornalista del
Corriere del Mezzogiorno - ha dichiarato quanto segue:
“Veramente so che ne abbiamo raccolte soltanto venti a Napoli, ma questo era solo un incontro di lancio dell’iniziativa”.
Senza dubbio, dopo il “lancio dell’iniziativa”, arriveranno le vere soddisfazioni.
In fondo ai dirigenti campani del Pd, Veltroni ha chiesto solo 250.000 firme.Basta poco, che ce vo’!


domenica 3 agosto 2008

INDISCIPLINATI DIETRO LA LAVAGNA


Come annunciato dal ministro Maria Stella Gelmini torna il 7 in condotta, il grembiule e i recuperi a settembre, è questo il contenuto del DDL approvato oggi in consiglio dei ministri, tra le altre novità, la Carta dello studente "Io studio", che fornisce agevolazioni utili per i giovani, dall’accesso gratuito alle aree archeologiche agli sconti per i trasporti pubblici, dai biglietti ridotti per cinema e teatro agli sconti sui libri. Dal prossimo anno scolastico saranno distribuite due milioni e mezzo di carte a tutti gli studenti delle scuole secondarie superiori.
“Ai miei tempi si andava dietro la lavagna”, ha chiosato Silvio Berlusconi in conferenza stampa dopo l'approvazione del ddl. “È una risposta importante agli atteggiamenti di bullismo che ci vengono illustrati dalla stampa quasi quotidianamente”, ha aggiunto il premier. Il provvedimento riguarda tutti gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Naturalmente il voto in condotta influirà sulla valutazione globale degli studenti e sull’ammissione agli esami di stato, cosa ci si potrebbe aspettare infatti, da uno studente magari preparato, ma che sia un bullo o un maleducato? E di solito i due aspetti difficilmente coincidono.
Bene, torna la serietà a scuola con il voto in condotta,e anche il ritorno della divisa è un fatto importantissimo,così i ragazzi piuttosto che con le griffe,potranno distinguersi tra di loro con l’applicazione ed il profitto,anche la scuola ha bisogno di un “drizzone”,ma ne ha bisogno l’Italia tutta come ha detto ieri Berlusconi in un intervista a Canale5.

ANCHE LA SCUOLA VOLTA PAGINA
E’ LA NUOVA STAGIONE ! ! !

http://www.ilcannocchiale.it/

venerdì 1 agosto 2008

IL SINDACATO DEI FANNULLONI

Incredibile,ma vero, è nato il “sindacato dei fannulloni operosi” ( COFO) ,contro le norme anti assenteismo e la riforma della Pubblica Amministrazione voluta dal ministro Brunetta.
Il primo atto del neonato comitato è un mega ricorso , lo afferma la stessa associazione, spiegando che migliaia di dipendenti pubblici in tutta Italia si stanno organizzando per ricorrere al Tar del Lazio contro "l'illegittimità delle nuove norme messe a punto dal governo", il ricorso tra l’altro sarà appoggiato anche dal Codacons. Sarà che il ministro Brunetta sta toccando “nervi sensibili” e privilegi considerati acquisiti e intoccabili, ma qualcuno mi può spiegare come fanno dei fannulloni a definirsi operosi?
Certe cose possono succedere solo in Italia,è tutto da ridere,se non ci fosse da piangere.

Inferiorità della donna nella famiglia musulmana. Ida Magli

Gli episodi come quelli della bambina portata via dal padre marocchino di cui si occupa la cronaca, sono molto più numerosi di quanto non si creda a causa dell'intensificarsi di presenze straniere nel nostro Paese, presenze che portano spesso le italiane a sposarsi con uomini appartenenti a culture incompatibili con la nostra. Nei matrimoni con africani e orientali, in grande maggioranza di religione islamica, le donne italiane si trovano in condizione di assoluta inferiorità, una inferiorità di cui nella fase dell’innamoramento di solito non sono in grado di rendersi conto, spinte anche dall'atmosfera di tolleranza e di negazione delle differenze che si respira ovunque in abbondanza. È necessario guardare in faccia la realtà. È necessario mettersi «dal punto di vista dell'indigeno», come ha ripetuto Franz Boas, uno dei più grandi padri dell’antropologia, se si vuole capire e rispettare l'altro, cosa che non significa né tradire i propri valori né rinunciare a giudicare e a tentare di farci capire dall'altro.L'atteggiamento assunto oggi di facile negazione dell’abisso che separa il cristianesimo dall'islamismo non è utile a nessuno e soprattutto porta a dei conflitti sia interpersonali sia collettivi.La figura e il ruolo delle donne è al centro di questo abisso. Non per nulla il cristianesimo si è dovuto spostare in occidente, nel mondo del diritto romano, per potersi espandere e fiorire. È stato Gesù a concentrare il suo sguardo sulla condizione delle donne, a parlare con loro. Per quante incomprensioni, errori, eresie, si siano accumulati col tempo sul suo messaggio, la parità delle donne è rimasta sempre limpidamente la novità che nessuno ha osato negare. E il battesimo così come il rito matrimoniale ne ha fatto fede fin dall'inizio. In nessuna società, in nessuna religione, il rito d'iniziazione è identico sia per il maschio sia per la femmina come nel cristianesimo. In nessuna società, in nessuna religione il rito matrimoniale è identico sia per il maschio che per la femmina come nel cristianesimo. La parità di diritti nella famiglia, sui figli, ne è logicamente la prima conseguenza. Maometto ha centrato il Corano sui primi cinque libri dell'Antico Testamento ed è sufficiente questo fatto a far comprendere che le donne musulmane si trovano oggi nelle stesse condizioni di inferiorità, di tabuizzazione, di dipendenza dal potere del maschio, dalle quali le ha tolte Gesù.I significati e i valori che discendono dalle religioni permeano la personalità dei popoli in modo talmente profondo che nessuna normativa di legge può riuscire a cambiarla se non forse con un lungo passare del tempo. Per ora, perciò, sarebbe bene che i matrimoni non avvenissero affatto, neanche di fronte all'accettazione delle leggi vigenti in Italia. Non dimentichiamoci che in molti Paesi africani, come quelli della costa mediterranea, vige la lapidazione per la donna adultera, la clitoridectomia e l'infibulazione e comunque l'unico a possedere il potere è ovunque il maschio capo di casa. (il Giornale)

http://centrodestra.blogspot.com/

Compagni, che classe!


Come noto, ieri si è svolto il congresso di Rifondazione comunista. E Paolo Ferrero ne è divenuto segretario.
Come sempre, in occasioni del genere, si è registrata una elevata presenza di intellettuali, scrittori, poeti, uomini di cultura.
Insomma persone che hanno più di un motivo, per ritenere sia loro diritto guardare dall’alto in basso, noi poveri bifolchi di destra.
Capirete bene: il più fesso di essi, come minimo ha tre lauree.
Noi ci alziamo la mattina, e la prima cosa cui pensiamo è sederci sul water, per liberarci di alcuni pesi. Loro no! Loro si svegliano, e la prima cosa cui pensano è: “Oggi cosa mi rileggo: la fenomenologia dello spirito, oppure l’Ulisse“?
Tra questi, indubbiamente va annoverato Nunzio D’Erme.
Che, senza esitazione alcuna, ieri ha dato il proprio voto a Ferrero. Così
motivando:
“E’ meglio di Vendola, no? Pure se a me non è che frega un cazzo. So’ ubriaco e sto qui solo perché mi pagano l’albergo”.
Oh, signora mia: che intellettuale!


http://www.camelotdestraideale.it/