domenica 17 giugno 2012

Baldassarri al QN: “manca la volontà politica (anche dei “tecnici”) di tagliare la spesa pubblica”



Dal sito di QN – Roma, 12 giugno 2012 – Nel 1981 come economista della commissione sulla spesa pubblica nominata da Andreatta, oggi come presidente della commissione Finanze del Senato: è da una vita che Mario Baldassarri si cimenta col taglio della spesa pubblica e da una vita assiste impotente alle retromarce della politica.
Stavolta, però, al governo ci sono i tecnici…«Con tutta la stima per i tecnici, anche i sassi ormai sanno dove e cosa tagliare: quel che manca è la volontà politica».
Come lo spiega?«Ho due spiegazioni. La prima: ci sono 500mila italiani, trasversali, che vivono di politica e sguazzano in quei 60 miliardi l’anno che secondo la Corte dei Conti rappresentano il costo della corruzione».
E con questo?«Tagliare la spesa pubblica significa tagliare l’acquisto di beni e servizi, i fondi perduti e le municipalizzate, cioè far saltare un sistema che torna comodo a molti».
La seconda spiegazione?«Un caso personale. Tre anni fa presentai un emendamento alla finanziaria per trasformare i fondi perduti in credito di imposta scongiurando così il fenomeno delle imprese fantasma e le connesse truffe ai danni dello Stato».
ottima idea, fu votato?«OtNo. Un alto dirigente del ministero dello Sviluppo telefonò a un certo numero di colleghi senatori per metterli in guardia: ‘Se passa l’emendamento, non vi potrò più far avere neanche un euro…’».
Ma ora al governo c’è Monti e il commissario Bondi non si lascerà intimidire. O no?«Mah, guardi, l’intimidazione è già nei fatti. Per questo ho rifiutato di votare il decreto che costituiva un comitato interministeriale e nominava un commissario. Ma dico, scherziamo? Se volete tagliare, fatelo!».
Pensa che non vogliano?«Le faccio un altro esempio. In marzo, con 25 senatori abbiamo messo a punto un provvedimento per tagliare gli acquisti, l’Irpef, i fondi perduti e l’Irap. Sa cosa mi hanno sussurrato dal governo?».
No, dica lei…«‘Va bene, ma attento a non creare problemi alla maggioranza…’».
A frenare sono i partiti e il governo ne teme la reazione?«È l’idea che mi sono fatto. Le racconto come s’è conclusa quella vicenda?».
Prego.«Qualcuno fece una telefonata, e alle 15,25, cinque minuti prima che la riunione della commissione terminasse, arrivarono due mail: la Ragioneria generale dello Stato dava parere contrario sostenendo che il provvedimento confliggesse con l’articolo 81 della Costituzione e così fece anche, usando le stesse parole, l’ufficio legislativo del ministero dell’Economia. Era una falsità assoluta, ma servì ad evitare il voto».
A frenare, dunque, sono anche i ‘tecnici’ al servizio dello Stato.«Sì, ma anche quelli delle regioni, dei comuni, delle Asl… Interessi intrecciati e spirito di cosca».
Anche stavolta, allora, non si farà nulla?«Stavolta siamo sull’orlo del burrone e con poco tempo a disposizione. Abbiamo un mese per salvare l’Italia, tre mesi per salvare l’Europa e sei mesi per tentare di ricucire la società con la politica grazie a una nuova legge elettorale. Monti se ne infischi dei partiti e dei tecnici al loro servizio, e disponga il taglio non di 4 ma di almeno 40 miliardi di spesa pubblica».

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