venerdì 8 giugno 2012

Quella parola non la capisce più nessuno



di Filippo Rossi
Gianfranco Fini svolta a destra. Gli esegeti, più o meno interessati, del finismo hanno commentato così quel che ha deciso ieri il leader di Futuro e libertà. Tralasciando le tante altre cose dette (dall’annuncio di una assemblea dei mille con cui aprirsi alla società civile fino alla necessità di parlare di “contenuti più che di contenitori”) e concentrandosi sul ritorno di quella parola che ha scatenato l’euforia degli “identitari” e disorientato i molti che in Fli avevano visto (e vedono tuttora) un ambizioso tentativo di superare e riscrivere le categorie politiche.
Intendiamoci: il problema non è contenutistico, né lessicale. Chi ha letto quel che è stato scritto in questi ultimi anni, su Farefuturo webmagazine e sul Futurista, sa bene quanto e come abbiamo provato a delineare la “nostra” destra, una destra che fosse lontana dal becerume leghista e dal populismo berlusconiano, dalla xenofobia e dall’omofobia, dal nostalgismo e dalle tendenze minoritarie e autoghettizzanti.
Il problema, come sempre, è il contesto. E in una fase come questa, in cui tutto si sta destrutturando e immense praterie politiche si aprono allo sguardo, legarsi a una connotazione “geografica” così precisa - per quanto poi “personalizzabile” nei contenuti - rischia di essere castrante. Rischia di far apparire un movimento che doveva essere l’avanguardia della Terza Repubblica come l’ultima retroguardia della Seconda. E rischia anche di rendere vano lo sforzo di chi volesse provare a spiegare che dietro quell’etichetta non ci sono Storace e Santanchè, Cosentino e Dell’Utri, il bunga bunga e Giovanardi, ma ci sono l’europeismo e i diritti civili, il riformismo e l’integrazione, la legalità e la solidarietà.
È come se davanti alla più grande battaglia politica degli ultimi decenni ci si armasse non di una spada ma di un pezzo di latta, pescato per di più da una discarica. E le affermazioni di chi, in nome di quella parola, apre uno spiraglio al dialogo con il delfino di Berlusconi, non fanno che confermare questi timori.



Nessun commento: