mercoledì 22 aprile 2009

ANCORA SUL DIFENSORE CIVICO: AMMAZZARE LA DEMOCRAZIA


Ci sono tanti modi per ammazzare la democrazia. Al primo posto ci sono i sistemi noti da sempre: da Dionigi di Siracusa a Mussolini, a Franco, a Hitler, a Stalin (e tutta la serie sinistra in fila), a Pinochet e al resto. Al secondo – come ci suggerisce una attenta e quotidiana visitatrice del nostro blog, in una mail che ci ha mandato dopo aver letto un libro che definisce interessante: Nello Barile, La mentalità neototalitaria, Apogeo, Milano, 2008, € 9 – l’annientamento delle minoranze e delle voci discordi attraendole a sé con il conceder loro di mettere, come si dice, le mani in pasta. Al terzo posto c’è da porre il comportamento della signora Sabrina Sergio Gori, sindaco – ma di sé stessa, non di Quarrata, vista l’alta considerazione che ha dei suoi sudditi –, che ha fatto passare, come difensore civico (della giunta e degli uffici), il dottor Nicola Soreca, ex segretario comunale di Quarrata, gradito al regime di sinistra ed ex capo degli uffici comunali, sui quali, d’ora in poi, il Dottor Soreca dovrà esercitare la funzione di censore e fustigatore, di Torquemada sulle prevaricazioni, o sui ritardi, o sulle inefficienze, o sulle disfunzioni che, di volta in volta, le strutture amministrative potrebbero realizzare nei confronti dei cittadini.
Pur di stretta misura, SSG, con sorrisi e pacche sulle spalle – e forse, anche, in separata sede, con sussurri e grida, per abusare di un titolo di un film – è riuscita a far passare il suo cavallo da corsa: sicché i quarratini rischiano di pagare a vuoto un funzionario che, per garantire senza un ragionevole dubbio, l’assoluta imparzialità, dovrebbe possedere il profilo equidistante di un Socrate – e a tal proposito Vincenzo il filosofo potrebbe tentar di spiegare chi fosse stato costui al medico che sta curando, col protocollo per cancerosi terminali (cioè con una chemio devastante tendente ad abbattere qualsiasi difesa immunitaria con l’eliminarla alla radice), i mali dei quarratini.
Ci vuole – come avevamo scritto – una bella faccia di bronzo per far passare come difensore civico chi ha avuto la responsabilita’ di segretario generale fino ad ieri; e altrettanta ce ne vuole per sostenere che è una scelta giusta, essendo essa in odor di inopportunità politica, o di incompatibilità se non giuridica almeno morale. Nel medioevo (ed era il medioevo) i capitani del popolo erano fatti venire di fuori perché potessero garantire la loro imparzialità. Oggi catto-comunisti e sinistre la pensano diversamente, ma solo perché non hanno mai avuto una educazione vera alla democrazia: i primi in quanto fideisti e i secondi in quanto settari e dittatoriali. Immaginiamo cosa siano, alla fine, i catto-comunisti.
Brava Sabrina! Sei l’immagine della giustizia; e del rispetto degli altri, ce ne dai prova tutti i giorni con i tuoi silenzi e le tue decisioni al di là del bene e del male e al di sopra di tutto e di tutti.Con una battuta particolarmente indicativa – dato che Quarrata è diventata, sotto molti profili, un teatrino della finzione e della comicità… – Totò direbbe: e salutam’a Ssòreca!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

In "Se questo è un uomo" di Primo Levi, lo scrittore ci racconta una delle tante selezioni nel campo di sterminio; e insiste nel presentare il silenzio colpevole che si stende intorno ai "prescelti". Nessuno ha il coraggio di fare parola.
E' chiaro che non si dice solo parlando: c'è molto di più nel silenzio. Che spesso copre la vergogna...
A vedere il silenzio intorno al Soreca e alle scelte della Sabrina, torna in mente questa orribile scena di Auschwitz: nessuno fiata, i nazisti hanno deciso e le cose vanno così.
Non è strano che in questo caso non faccia parola, a sostegno della sua Kapo e dei suoi correligionari, neppure il loquace e libero pensatore Alessandro...? Non sarà mica in un impacciato imbarazzo...?

Anonimo ha detto...

Mi conforta vedere che il Comune aderisce al progetto Educazione alla legalità: è un certificato per garantire l'assoluta sicurezza dell'operazione Soreca.

Gigi da Valenzatico

Anonimo ha detto...

Mi congratulo con voi per lo spazio che animate e consentitemi una "provocazione".
Leggendo i post mi viene da pensare che siamo in un momento in cui ognuno assegna un proprio valore a concetti che una volta rappresentavano, di per sè, un universo condiviso... e così quando aggettiviamo il bello come il buono spesso non abbiamo presente che per l'alro può non rappresentare il nostro intimo sentire.
La politica, almeno una volta, ci potevamo illudere fosse mettere in gioco delle idee: non era forse il luogo dell'analisi, del confronto, dello scontro e poi forse anche, se si riusciva, della sintesi? Alla base necessitava esserci almeno un tentativo di "ascolto". Oggi trovo che l'autismo sia uno dei tratti che maggiormente intravedo, in un teatro dell'assurdo che spesso pone al centro dell'argomentare, per dirla con Ionesco, "da che parte si pettini la cantatrice calva", dandosi conseguentemente la risposta convinta: "sempre dalla stessa parte". Tutti chiusi nel proprio intimo sentire senza avere modo, voglia, capacità o volontà di confrontarsi con l'altro, foss'anche del proprio ambito di riferimento "politico".
Tramontate le vecchie ideologie, chiuso in gabbia il pensare, svuotati i tradizionali "luoghi" di confronto (leggi le assemblee elettive), svaniti quelli d'incontro (i partiti hanno ancora tratti di democrazia interna degna di tale nome?), come pensare ad un qualsiasi progetto politico che parli alle menti e rimetta al centro la nostra "polis"?
Quello che poi accade localmente...
Senza nostalgia, ma consentitemi la preoccupazione per un nuovo che stenta, da troppo, a prendere il largo perché incapace di pensare che occorre smetterla di razzolare, e perché un cantiere con mucchi di sassi alla rinfusa, senza nessuno che abbia in testa un progetto non è in grado di dare forma ad una cattedrale.

Anonimo ha detto...

La ‘provocazione’ di Anonimo – che fra l’altro cita, molto appropriatamente, un aforisma di Ionesco sulla “Cantatrice calva” – mi fa scattare l’analogia e mi fa ripensare a una frase scritta sul suo blog da Andrea Balli, in un post dal titolo “Riunione informativa sul progetto LiberArci dalle Spine”: «Il Comune di Quarrata impegnato da anni con diverse iniziative volte a diffondere i valori della legalità…»
Permettetemi di copia-incollare qui il commento che avevo lasciato là. Avevo scritto: “I valori della legalità il Comune di Quarrata li fa vedere ogni giorno; e anche quando incarica, come difensore civico, un ex segretario comunale (leggi Soreca) che - non ci vuole molto a capirlo - può essere facile ostaggio sia della giunta che dei funzionari amministrativi e tecnici. Caro Balli, i princìpi morali non mancano ai giovani, no: mancano ai maturi e, soprattutto, a questi nostri amabili amministratori democratici. Lei non lo pensa mai questo, come cronista? O ha paura delle sciacquate della sindaca?”
Sarebbe interessante, credo, una risposta. Ma come sostiene Anonimo, l’autoreferenzialità di oggi ha reso tutti muti: proprio come la sindaca; una sorta di neo Mago Afono da Vernacoliere, che vive nella “Città proibita” ed ha, davanti alla porta del suo tempio, i tre leoni d’ufficio che le fanno da mazzieri… Salvo poi sentirne parlare male al banco della frutta e verdura il sabato mattina, durante il mercato, da tutte le donnine di Quarrata che commentano la sua (della sindaca) indisponibilità al semplice scambio di parole con la gente che pretende di amministrare.
È stata un successo, come si vede, la ‘seconda repubblica’ istituita da Di Pietro con l’avallo del PCI e l’appoggio dei catto-comunisti.
Bravi!

andreaballi ha detto...

Caro lettore anonimo è mia abitudine da sempre - da "cronista di un quotidiano" - raccontare i fatti mantenendo "equidistanza" da ciò che osservo o registro nelle pubbliche assemblee senza cadere nella "critica".
Ho la mia personale opinione, i miei principi morali, ma preferisco che siano i lettori come lei a farsi un'idea su ciò che emerge. Non ho paura di rimbrotti e sciacquate di chicchessia, tantomeno di quelle della "sindaca".
Lo stesso atteggiamento - finchè proseguirà la mia collaborazione con un giornale - intendo mantenerlo anche sul mio blog.
Andrea Balli

Anonimo ha detto...

Anonimo dice a andreaballi: fare cronaca vuol dire certo essere equidistanti, ma in primo luogo significa essere equi. Lei non deve stare a uguale distanza da qua e da là: deve - deontologicamente - anche saper prendere le distanze - e denunciarne le contraddizioni - da chi, mentre recita il "Credo", spara, in metafora, sui fedeli che pregano in chiesa.
Questa è sempre stata la lezione dei maestri del giornalismo sia di destra che di sinistra. Mi auguro che la sua equidistanza non implichi una posizione debole che finisce col danneggiare i veri padroni del giornale e dei giornalisti (come diceva il buon Montalelli): cioè i lettori e, in questo caso, i suoi concittadini quarratini e l'opinione di chi legge la cronaca. O no?
Ho comunque apprezzato la sua risposta: me la auguro e me la aspetto coerente.