venerdì 24 aprile 2009

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: UN SUK O UNA CASBAH ?


Non ce ne vogliano i sostenitori delle bellezze di Quarrata, ma vogliamo tornare ancora una volta su un argomento che ci sta a cuore: la favolosa leggiadria del centro cittadino. È vero che quello del bello è un concetto particolarmente soggettivo, altrimenti come potrebbero sposarsi sia i maschi che le femmine per brutti che siano? Ma c’è anche una linea di demarcazione che segna un criterio di oggettività: tra il centro di Quarrata e il centro di Siena è probabile (se non certo) che corra almeno una qualche piccola differenza, come tra Tina Pica e Nicole Kidman. O no?
Osserviamo attentamente questa foto: è la torre del suk o della casbah di Quarrata – e, per favore, non facciamo battutine idiote, perché non siamo né razzisti né xenofobi: amiamo la diversità fino al punto da non capire come e perché dovremmo essere sempre e comunque d’accordo con le illuminate scelte dell’amministrazione; e per questo cerchiamo di dire ciò che pensiamo e non rinunciamo a parlare.
Osservate bene la torre oltre la quale – dopo l’arco – si entra in una specie di terra di nessuno. La porta, vecchia e malmessa, è l’immagine dell’umido; ci sono perfino le alghe cresciute sulle pareti, belle verdi e in guazzo. La parte alta è ugualmente soggetta al degrado. Vicino c’è l’improbabile architettura – un recupero di postindustriale non particolarmente raffinato – della Caripit: ferro e legno apparentàti, ma con colonne di ferro brunito che sembrano rubate al disarmo del Titanic o comunque di un transatlantico inizio-secolo scorso.
Cosa potremmo aspettarci oltre la porta? Un mercato coloritissimo e all’improvviso un vivace Totò le Mokó (di Carlo Ludovico Bragaglia, con Gianna Maria Canale, Carlo Ninchi, Luigi Pavese, Carla Calò e altri, comico, 1949) che si muove in maniera circospetta e che spara battute fino all’elogio strepitoso della sua donna prediletta che il comico gratifica del titolo splendente di casbalinga!
Appunto, siamo nel comico. Al di là infatti iniziano: per un verso i paesi scandinavi con i palazzetti a finestre quadrate; per un altro il terminal di Milano Linate con le strutture metalliche postindustriali su cui ammassare le merci con i muletti da trasporto; per un altro ancora il lunare paesaggio dei beni comunali, biblioteca in disarmo (lo abbiamo già fatto vedere) e Polo Tecnologico (lunare perché assolutamente vuoto e grigio: serve solo ogni quattro anni per le elezioni).

Com’è bella la città… (dotta citazione da Giorgio Gaber, 1969).

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