“LA COSTITUZIONE NON E’ INTANGIBILE, MA NON SI CAMBIA A COLPI DI MAGGIORANZA”….IL PREMIER AVEVA DETTO CHE “ERA COLPA DI FINI SE NON SI E’ FATTA LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA”…PER MOLTI ITALIANI E’ INVECE UN MERITO DI FINI AVER BLOCCATO TROPPE LEGGI AD PERSONAM
All’attacco di Silvio Berlusconi che lo ha accusato di aver ostacolato fin qui la riforma della giustizia, Gianfranco Fini risponde colpo su colpo.
Intervistato a Sky Tg24, il presidente della Camera spiega che il premier «ora ha bisogno di un capro espiatorio e se mi dà la responsabilità della mancata riforma, me la prendo. Ma le norme proposte - ci tiene a puntualizzare - non facevano l’interesse generale».E anche sulla presunta «dittatura dei giudici» il leader di Fli è in disaccordo con il presidente del Consiglio.
«Non credo che in Italia ci sia, né dei giudici né dei magistrati», precisa.Fini, in realtà, spiega di apprezzare il testo di riforma della giustizia elaborato dal governo. «Non è ad personam ed è la ragione per cui io condivido la posizione di chi ha detto in Parlamento, senza pregiudizi, si discuta e vediamo di che cosa si tratta».Per il presidente della Camera infatti «le riforme vanno fatte anche se bisogna capire con quale spirito e bisogna capire cosa si intende quando si dice riformiamo la giustizia».
Anche sulle eventuali modifiche alla Costituzione, il numero uno di Futuro e Libertà appare possibilista. ma il suo avvertimento è chiaro: la Carta non è intangibile, ma non si cambi a colpi di maggioranza.Un passaggio della sua intervista, Fini lo dedica alle spaccature all’interno di Futuro e Libertà. minimizzando.«Ci sono sensibilità diverse - ammette - ma non mi appassiona né il dibattito tra falchi e colombe né la ricerca del compromesso ad ogni costo».
Quanto alla situazione in Libia e a Muammar Gheddafi, il presidente della Camera non usa mezzi termini: il Raìs «è un pazzo sanguinario, mi rifiuto di commentare le sue minacce, auspico solo che la comunità internazionale faccia seguire alle intenzioni i fatti».«Sicuramente c’è il rischio di conseguenze gravi sui flussi migratori - aggiunge il leader di Fli - ma sarebbe guardare al dito e non alla luna pensare solo a questo e non al cambiamento storico dei paesi del Magreb, paragonabile al crollo del Muro dell’89».
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