Chissenefrega del vertice della maggioranza. Chissenefrega di Bossi, Tremonti, Berlusconi. Delle loro alchimie, degli accordi sottobanco, di ciò che daranno in pasto domani ai giornali. Delle pseudo aperture, degli ammiccamenti, dei passi indietro (in verità, pochi) o degli scatti in avanti. Dei mezzi accordi, delle minacce, dei pagherò, dei crediti, dei debiti che ognuno ha. Gli italiani hanno perso la pazienza e non ne possono veramente più di dinamiche che non portano a nulla, che ignorano le reali esigenze del paese. Che non offrono risposte serie e fattibili all'industria che non riparte, al popolo delle partite iva, ai precari, alla green economy ignorata solo dal belpaese, ai diritti civili, al popolo della rete. Basta dunque incontri, riunioni, tavoli di concertazione e ultimatum.
Basta chiacchiere e promesse da buontemponi. Servono fatti. Le amministrative, i ballottaggi, i referendum. E poi le inchieste, i vicoli ciechi in cui la maggioranza è finita. Che se ne vadano a casa: Pontida, Arcore, palazzo Grazioli uguali sono e il paese non ne può più. Hanno ridotto la nazione a un predellino dove sfilano a turno veline, delfini, escort, lobbisti e rappresentanti della casta.
Che si appronti, dunque, un presidio ufficiale sotto palazzo Chigi. Con un grande striscione da far sventolare: «Ormai è finita».
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