Caro presidente (del consiglio), il popolo, come vede, è sovrano. La soddisfazione dei sostenitori del "sì" e della partecipazione è massima. L'appello all'astensione non ha funzionato, la tesi dell'inutilità dei quesiti proposti è stata bocciata. Gli elettori alle urne ci sono andati, nonostante il mancato accorpamento alle amministrative e l'inizio dell'estate. Sdraio e ombrelloni possono attendere quando si vuole lanciare un messaggio chiaro. E una buona parte degli italiani lo ha voluto dimostrare. Il primo della maggioranza a parlare di quorum raggiunto è stato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che, come il suo compagno di partito Luca Zaia, non ha avuto timore di dichiarare che alle urne ci è andato, mentre Umberto Bossi promuoveva l'astensione, almeno ufficialmente.
Segnale abbastanza evidente anche questo. L'interpretazione di questa due giorni è univoca: il voto era sentito anche politicamente e Silvio Berlusconi continua a perdere la possibilità di ricorrere alla sua frase consueta, quella secondo la quale gli italiani sono con lui. Nel giro di un mese è il secondo evento traumatico per il governo dopo aver perso "piazze" fondamentali con il voto di comunali e provinciali. Avanza inesorabile, quindi, il vento del cambiamento e l'inquilino di palazzo Chigi è ormai un pugile messo all'angolo dai guantoni della libertà e della democrazia. Il merito è di quegli italiani che hanno dimostrato saggezza e maturità civile e politica nonché delle (altre) alte cariche dello Stato che hanno ricordato l'importanza dello strumento di democrazia diretta.
E democrazia è stata. Avanti, ora, con la costruzione del futuro.
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