24. IVANO PACI E IL SUO ‘FACCIAMOLA FINITA’
Domenica 19 giungo 2011
Merita assolutamente leggere quello che scrive stamattina sul Tirreno il prof. Ivano Paci, presidente della Fondazione Caripit, a proposito della fontana di Buren e della soluzione ripiegatoria di affibbiarla a Quarrata dopo che la grandiosa opera d’arte era stata rifiutata da Montecatini – perché, checché ne dica il chiarissimo prof., questa è la sostanza in soldoni: che piaccia o no, o come direbbe il Leopardi, ed è, né cangia stile.
Vorrei fare qualche considerazione in ordine all’articolo apparso sull’edizione di sabato 11 giugno del Tirreno a proposito della fontana di Buren, o meglio della sua localizzazione. Premesso che il giornalista mi fece le sue domande mentre ero in treno, mi preme precisare quanto segue. La scultura-fontana di Buren rientrava inizialmente nel programma pensato per Montecatini nell’ambito di un percorso che la Fondazione aveva proposto alla città fin dalla amministrazione Messeri (febbraio 1997). La proposta della fontana di Buren risale alla metà del 2005, dopo le installazioni di Susumu Shingu e Pol Bury; dopo il sopralluogo da parte dell’artista venne consegnato il progetto con una ubicazione scelta con il gradimento della Soprintendenza competente e con l’approvazione del Comune, che non rilevò all’inizio problemi di carattere estetico. A fine ottobre 2008, a distanza di oltre tre anni, con i contratti di fornitura già firmati, ci venne comunicato che il sito fino allora prescelto doveva essere cambiato, e che la precedente autorizzazione veniva annullata: in sostanza si ricominciava da capo.
A questo punto abbiamo ritenuto, e formalmente comunicato, che venivano a mancare le condizioni per proseguire nel progetto che avevamo ideato per Montecatini e proposto alle amministrazioni che si erano succedute. Era un progetto bello e ambizioso, che si avvaleva delle relazioni e del prestigio dell’allora nostro vice presidente Giuliano Gori; e che ad oggi sarebbe da tempo concluso. Insisto che la scelta di La Magia non è stata una soluzione di ripiego; è stata un’altra scelta, del tutto autonoma. Pur nell’ambito della stessa idea ispiratrice, Buren ha fatto due sopralluoghi sul posto per decidere la migliore ambientazione, è venuto alla inaugurazione e tornerà a Quarrata per la presentazione del volume dedicato all’opera. Un’attenzione ed un impegno che dimostra come si tratti di un’opera e di una ambientazione, alla quale l’autore teneva e tiene moltissimo. Questa è la storia. Ed è forse il caso, ormai, di metterla in archivio.
Ivano Paci
presidente della Fondazione
Cassa di risparmio
presidente della Fondazione
Cassa di risparmio
Innanzitutto ci congratuliamo con il prof. perché, pur essendo stato contattato mentre era in treno, è perfino riuscito a rispondere alla domande del cronista.
In secondo luogo, però, gli vorremmo suggerire di leggere anche il titolo del Tirreno che abbiamo accostato al suo intervento, per fargli presente – usando un titolo di Kundera – che la vita è altrove e che, in buona sostanza, per archiviare certe situazioni che, tutto sommato, lo imbarazzano e non poco, dovrebbe cominciare lui per primo ad accettare l’idea di poter essere contraddetto e messo in discussione senza perdere la pazienza chiaramente percepibile dal tono della sua ultima battuta.
Con maggiore umiltà Paci dovrebbe capire che non tutti hanno le sue potenzialità economiche e le sue idee sull’arte. E che molti Quarratini saranno forse anche contenti che Buren torni a Quarrata a presentare il catalogo della sua meravigliosa fontana, catalogo che magari costerà – stavolta tutto all’amministrazione della Sabrina – diverse decine di migliaia di euro sottratti alle migliaia di buche degli asfalti delle strade in nome dell’arte – e lo crediamo ancora – del ripiego: ma molti altri potranno essere in assoluto disappunto e disagio.
Anche quando fu contestato per Nannucci e la sua (tutto sommato) insulsa scritta al neon, Paci perse la pazienza dichiarando, più o meno, che “se i Quarratini contestavano, lui e la Fondazione ne avrebbero preso nota e lo avrebbero tenuto presente per il futuro”: come dire che non avrebbero più elargito regali a chi non si prostra all’ossequio.
Bene. Non ce ne voglia, ma, troppo spesso – e questo è un appunto che rivolgiamo anche al nostro artistico Sindaco –, pancia piena non conosce digiuno.
Buona domenica a tutti.
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