- di BENEDETTO DELLA VEDOVA – In tre mesi il governo Monti ha tagliato quel di più di rischio finanziario che stava perdendo l’Italia, costretta a indebitarsi a tassi insostenibili. Ne è prova, più ancora che il calo del differenziale con i bund, il fatto che oggi il debito italiano costi meno di quello spagnolo (a dicembre scorso i BTP decennali rendevano duecento punti base più dei bonos). Forse per questo, qualcuno sembra cominciare a pensare: “passata la festa, gabbato lo santo”. Da qui le impuntature e i veti e il diffuso sentimento di rivalsa sui “tecnici”.
Una cosa va detta però con chiarezza: i rapidi miglioramenti cui abbiamo assistito non sono “una grazia” concessa dal “santo” Monti, ma il frutto di un salto di qualità politico i cui risultati, potrebbero purtroppo essere altrettanto rapidamente vanificati dal ritorno alla “normalità” inconcludente della Seconda Repubblica. Non c’è nessun passato a cui tornare, ma una stagione di serietà e di riforme a cui dare continuità nei mesi e negli anni a venire. Questo è l’orizzonte politico di Fini e di Futuro e Libertà: essere protagonisti della nuova stagione che abbiamo contribuito in modo decisivo ad aprire. Dobbiamo lavorare per rafforzare il governo e la sua azione, partecipando agli oneri per poter condividere gli onori del montismo.
Dobbiamo costruire un progetto politico-elettorale fondato sull’assunto che indietro non si torna. Un progetto riformatore e pragmatico, “strano” e “radicale” come questo governo sobrio e moderato. Un progetto che non ripercorra le geometrie scontate dell’Italia berlusconiana, ma neppure di quella pre-berlusconiana. Questa deve essere l’avventura delle forze del Terzo Polo, aperta ad altro e ad altri. C’è il tempo, da qui alle elezioni, per suscitare la passione e la fiducia degli italiani.
Bisogna muoversi subito, però, superando di slancio gli spiacevoli incidenti di percorso delle elezioni amministrative. Per troppi, nel Pd e soprattutto nel PdL, il governo Monti è una parentesi che prima si chiude, meglio è. Per la maggioranza degli italiani – e per noi con loro – è una prospettiva da coltivare nel futuro, al di là dei nomi dei suoi protagonisti.
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