E’ facile andare in queste ore con la memoria a quel giorno in cui il deputato della Lega Luca Leoni Orsenigo esibiva nell’aula di Montecitorio la forca contro i ladri di tangentopoli.Eppure quell’immagine, che molti giornali hanno deciso di riesumare, potrebbe essere fuorviante ai fini di un’analisi corretta del fenomeno Lega.Essa infatti rinvierebbe ad una presunta diversità del Carroccio in tema di corruzione che non trova fondamento nemmeno se allunghiamo lo sguardo agli anni ruggenti del crepuscolo della prima Repubblica, quando la Lega, strumentalmente, faceva la parte del partito fuori dal coro.No. Se c’è una fotografia che può spiegare anche ciò che sta accadendo oggi, questa è quella che ritrae il capo della Lega dinanzi ai pubblici ministeri della Procura di Milano, per la tangente che il suo partito ricevette dal gruppo Ferruzzi.Si, quella foto in cui Umberto Bossi è seduto sulla stessa sedia su cui si erano seduti i principali leader della prima repubblica.Foto emblematica, evocativa, che parlava da sola: Bossi e la Lega, che pure si erano affermati cavalcando l’inchiesta mani pulite, in quell’inchiesta ci finirono come tutti gli altri.Passarono così dall’esibizione del cappio all’avvertimento per i giudici che “al nord le pallottole costano trecento lire”.La tangente Enimont è stato il battesimo della Lega con la prima Repubblica, dalla quale, a differenza degli altri partiti, non ne sono mai più usciti.La Lega rappresenta oggi l’ultimo partito di quella stagione politica. Non ci sono più la Dc e il Psi, nemmeno il Pci ed il Msi, ma la Lega si, c’è ancora, con lo stesso simbolo, lo stesso nome, lo stesso segretario e, soprattutto, con tutti i vizi che i partiti di allora assommavano.Valga anche per i loro esponenti il principio della presunzione di innocenza, ma, per carità, non dicano mai più “Roma ladrona”…..
di Luigi Pandolfi
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