venerdì 13 gennaio 2012

Una giornata di merda. Per la giustizia e per la politica





di Filippo Rossi
È una giornata di merda, una di quelle che ti danno una botta in testa e non ti rialzi più, stordito di fronte a una realtà bruttissima che prende inesorabilmente il sopravvento. Forse c'eravamo troppo bene abituati in queste settimane: un governo degno di un paese normale, serio, affidabile, professionale. E sì, ci siamo abituati bene anche quando il sottosegretario “a sua insaputa” Malinconico si è dovuto dimettere in un batter di ciglia, senza che qualcuno urlasse alla “stampa comunista” o alla magistratura assassina.
E invece eccoci qua a commentare una giornata di merda. Non stiamo qui a entrare nel merito delle disquisizioni giuridiche: pochissimo conta. Quel che conta e importa è l'effetto che fa capire che troppo ancora è e sarà come prima, capire che per il combinato composto della decisione della Consulta sul referendum e la decisione della Camera su Cosentino ci restituisce l'immagine di un paese che non vuole cambiare, che non sa cambiare. La decisione della Consulta – anche se prevedibile – ci “regala” la (quasi) certezza che dovremo ancora votare i nostri rappresentanti con liste bloccate, che dovremo ancora votare senza scegliere, senza libertà. Tecnicamente, la Consulta avrà preso anche la decisione giusta ma a noi rimane la tristissima sensazione di un funerale della democrazia.
La decisione della Camera ci restituisce l'idea di una casta che non sa far altro che difendere i propri privilegi, che se ne frega di quel che succede fuori dal Palazzo, che preferisce difendere fino alla morte un (presunto) camorrista piuttosto di fare pulizia al proprio interno. Come ha scritto su Twitter Ferruccio de Bortoli, «poi non si lamentino se l’immagine della politica è scesa così in basso».
Perché mai uno come Cosentino non deve poter andare in carcere come qualsiasi altro cittadino accusato di quei reati? Perché? Non c'è una vera risposta. E nessuna risposta può essere cercata in una Costituzione che certo non è stata scritta per difendere gente che va a braccetto con i camorristi.
A sentirli parlare tutti potevano avere “tecnicamente” ragione o torto. Quel che rimane, però, è l'atroce sensazione di aver partecipato al funerale della giustizia. Sì, proprio una giornata di merda.



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