martedì 5 luglio 2011

BERLUSCONI COSTRETTO A RITIRARE LA NORMA SALVA FININVEST


DOPO IL MALUMORE DELLA LEGA, IL GELO DI TREMONTI E LE CRITICHE DELLA STAMPA CATTOLICA, IL PREMIER E’ STATO COSTRETTO ALLA RETROMARCIA
Berlusconi ritira la norma salva-Fininvest.
«Per sgombrare il campo da ogni polemica ho dato disposizione che questa norma giusta e doverosa sia ritirata».
Così il Presidente del consiglio e proprietario del gruppo del Biscione in una nota diffusa nel pomeriggio di una giornata di forti tensioni nella maggioranza di governo. La cosiddetta norma «ad aziendam» spuntata a sorpresa nella manovra di stabilizzazione finanziaria aveva scatenato la polemica.
Si tratta di una leggina sulla sospensione dell’esecutività dei risarcimenti che avrebbe evitato alla Fininvest di Silvio Berlusconi di versare alla Cir di Carlo De Benedetti 750 milioni di euro.
Una mossa che precedeva di pochi giorni il verdetto di secondo grado dei giudici atteso alla fine della settimana.
Il Carroccio non ha fatto mistero del «profondo malumore» dei ministri della Lega Nord.
Ma da quel testo che secondo la procedura è stato inviato da Palazzo Chigi (dove è stato visto per l’ultima volta) al Quirinale hanno preso le distanze un po’ tutti, persino Niccolò Ghedini, avvocato personale del premier e deputato Pdl : «Non l’ho scritto io, non ne sapevo nulla»
Nella bufera è rimasto in silenzio il ministro dell’Economia Giulio Tremonti che, si dice, non ne sapesse nulla.
Si dice anche che il suo silenzio nasconda la profonda irritazione.
Dopo aver annullato la conferenza stampa di presentazione della manovra prevista a mezzogiorno - decisione almeno ufficialmente motivata con le difficoltà a raggiungere Roma a causa del maltempo - Tremonti ha confermato la sua presenza nel pomeriggio al Teatro Centrale in Piazza del Gesù viene presentato il libro sulle fondazioni di Fabio Corsico.
Il vice-presidente del Csm, Michele Vietti, aveva posto l’accento sul principio di uguaglianza: «Non entro nel dettaglio di una norma non ancora presentata in Parlamento - spiega Vietti - ma voglio solo rilevare che il principio dell’esecutività delle sentenze di secondo grado è un principio generale che vigeva già prima che diventassero provvisoriamente esecutive le sentenze di primo grado. Modificare questo principio significherebbe rischiare di stravolgere il sistema giudiziario e credo che convenga non farlo per non violare il principio di eguaglianza fra i cittadini di fronte alla legge».
«Non dico nulla. Sulla manovra, quando sarà il momento, conoscerete le nostre determinazioni». Così, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, presente al convegno «Europa più democratica», ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sul testo trasmesso dal governo al Quirinale.
«Errori da correggere», chiede il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.
Mentre di «ipocrisia e incompetenza» nel gestire le sorti del Paese parla Famiglia Cristiana nel numero in uscita. «La manovcra non ci pare equa» scrive il settimanale- «Per essere davvero giusta dovrebbe chiedere a tutti di tirare la cinghia». A cominciare dai politici, cui spetta dare l’esempio. E invece? I tagli agli scandalosi costi dei politici vengono rimandati al futuro» scrive il settimanale. Inoltre la manovra è, per Famiglia Cristiana, «simile alla politica cui siamo abituati da anni: solo parole».
«Nel documento economico di Tremonti brillano per assenza due promesse strombazzate in campagna elettorale: abolizione delle Province e quoziente familiare (ora Fattore famiglia).
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