lunedì 11 luglio 2011

L’IRRINUNCIABILE NECESSITÀ DI ESSERE ARROGANTI


Qualche tempo fa Andrea Bagattini, della Lista Civica CittàPerTe, fuggiasco del Pd della zarina Sabrina, eterodosso scomunicato, ma uomo di ottima volontà, se n’è uscito con una battuta che pare un insulto alla democrazia, ma che, in realtà, ne è la più bella e sostanziale – oltre che sostanziosa – riaffermazione: «Bisogna essere arroganti: cioè arrogarsi il diritto di poter sognare, smarcandosi da segreterie, partiti e uomini di potere, per poter ridisegnare il futuro di Quarrata pensando solo al bene della gente di qua».
Le parole, forse, non saranno queste, nella loro precisione. Per questo Andrea non me ne vorrà. Ma il senso del suo discorso sì: è questo. Ed è anche quello che, a questo punto, ogni sincero e onesto Quarratino, di centro, di destra e di sinistra, ma di buona coscienza, deve pensare; e a cui deve unicamente mirare, per la speranza – oggi assai compromessa – di poter ridare una dignità alla città che ha trainato, con le sue industrie, non solo il nostro territorio, ma anche quello di tutta la nostra provincia.
È arrivato il momento di lasciare da parte qualsiasi interesse di potere per guardare solo ed unicamente al bene di tutti: ora che, dopo nove anni di disfattistica amministrazione sergiogoriana, Quarrata è ridotta a un’area di innegabile degrado urbanistico, di marginalità produttivo-commerciale, di asfissia moral-intellettuale grazie alla pericolosa monoreferenzialità di un Sindaco che ha saputo dare indubbiamente tutto il peggio di sé.
Se qualcuno disse «Qui si fa l’Italia o si muore», ora è il momento di dire «O insieme prendiamo in mano la situazione una volta per tutte, oppure per Quarrata non c’è speranza». E questo, credo, è chiaro a tutti; nessuno può metterlo in dubbio, a meno che non sia un semplice alzamano della zarina di tutte le Russie, che è stata capace di distruggere tutto ciò su cui ha posato il suo provvido occhio e la sua autorevole mano.
Arroghiamocelo, allora, questo diritto di cui parlava Andrea Bagattini. Lavoriamo per riprenderci quello che è nostro: come Quarratini, e non semplicemente nell’ottica degli elettori di destra, di centro o di sinistra. Ricordiamoci, per un istante, dell’orgoglio che ci dava, nei decenni passati, sentirci parte di una realtà trainante, ricca e problematica, ma gratificante e rassicurante al tempo stesso: riappropriamoci con arroganza civile e civica del diritto di dire no a chi ha cancellato la democrazia attraverso, in primo luogo, la cancellazione del buonsenso e del diritto della gente di essere ascoltata, seguita, sorretta nelle difficoltà e nei bisogni di ogni giorno.
L’arroganza di Bagattini altro non è che un no deciso e santo contro l’affermazione di superego che pensano solo al soddisfacimento dei propri interessi, all’esaltazione della propria memoria, alla ricerca della gratificazione dei propri insulsi egoismi.
E sotto questo profilo occorrerà che tutti facciamo la nostra parte, con il massimo impegno.
Le sinistre dovranno pensare a chi ci ha amministrato per nove lunghissimi anni di sopraffazione mascherata da interessi indirizzati solo al superfluo di un’arte senza capo né coda, opere pubbliche di parata come le piste ciclabili, promesse senza speranza come le passerelle sulla Stella a Valenzatico, le vie delle frazioni collinari, le piazze della Ferruccia o i parcheggi di Catena; mentre la destra – e in questo caso il Pdl – dovrà far mente locale e rendersi perfettamente conto che non è con la disinvoltura di un Lapenna, che nomina plenipotenziario Gughi Bonacchi, che si risolveranno i problemi urgenti di Quarrata, resi ancor più urgenti dalla presenza imperante del peggior Sindaco che si ricordi.
Alla grande santa arroganza di Bagattini, occorre accostare, anche, una più bassa citazione: «Non c’è più trippa per i gatti». Che non è affatto un insulto, ma una severa ammonizione a quanti possano erroneamente credere di poter venire a Quarrata a dettare condizioni per alleanze che non portano nessuno da nessuna parte.
Sì. Voglio proprio sottolineare che gli estranei, gli affaristi, i palloni gonfiati di boria – anche se sono di qua – devono levarsi di torno e lasciare spazio a chi vuole non governare, ma fare; non dirigere, ma servire la gente; non dominare, ma collaborare con la gente.
Il treno di Lapenna si era già fermato nel 2009 a Montecatini. Lo avevano gentilmente stoppato gli elettori della Valdinievole: il capo del Pdl, dunque, non può pretendere di riciclarlo adesso da altre parti della provincia, né tantomeno da Quarrata. Quel treno era stato mandato al deposito e lì resti.
Ora tocca alla Sabrina sottoporsi all’ardua sentenza dei posteri.
Perché abbia finalmente ciò che si merita.

Mario Niccolai

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