sabato 20 ottobre 2007

In ricordo di Mauro

Poco più di un anno fa moriva Mauro Vignolini, che dal 1989 al 1994 fu consigliere comunale del Partito Socialista e dal 1998 al 2002 presidente del consiglio comunale di Quarrata. Ho avuto la fortuna e l’onore di aver condiviso con lui 20 anni della mia militanza di socialista, all’indomani della sua scomparsa chiesi insieme ad altri che l’amministrazione comunale gli intitolasse la sala del consiglio comunale. Il Sindaco si impegnò formalmente in tal senso ma a tutt’oggi non si è saputo nulla. Mi piace ricordarlo a chi lo ha conosciuto e a chi non sa nulla di lui con un ricordo scritto da Giampaolo Pagliai. E’ un articolo forse lungo ma vale la pena di leggerlo per capire la differenza tra Mauro, funzionario di partito, e gli attuali funzionari, veri e propri mestieranti, mercenari della politica.Mario Niccolai

Via CRISPI 33

Di Giampaolo Pagliai
Dopo la guerra la prima sede del PSI fu in via De Rossi, poi in Via Buozzi, ma la “casa” dei socialisti, dagli anni 50 al 1994, a parte i periodi di Via della Torre e di Corso Gramsci, è stata Via Crispi, 33. La casa fu comprata con una sottoscrizione fatta di contributi mensili di cinquanta lire, lì i compagni si sentivano a proprio agio. La mattina erano scarsi i frequentatori oltre all’impiegata “Bianchina”, una meravigliosa donna socialista e accanita fumatrice, ed a Marino Michelozzi, il funzionario di Federazione, presenze fisse erano quelle di Mario Merciai, Balilla Barelli e Silvio Cinotti pensionati delle ferrovie, che la domenica avevano l’abitudine di portare il fiocco nero, e di pochi altri pensionati o pubblici amministratori. Dopo le ore 15,00, fino alle otto, era un via vai di compagni soprattutto della sezione centro, ma anche delle altre 40 sezioni, gli iscritti al nostro partito erano intorno ai duemilatrecento, e poi i NAS (Comune, Provincia, Ospedale, Breda, Enel, Saca Copit, Ferrovieri), le commissioni di lavoro, le componenti socialiste del sindacato e degli organismi di massa (CNA, Confesercenti, Arci, Uisp, Lega delle Cooperative, associazioni del settore agricolo).
Si leggeva l’Avanti e anche gli altri giornali, specie l’Unità e la Nazione. Molto spesso anche dopo cena la federazione era aperta per una qualche riunione, allora non c’era certo il divieto di fumo, spesso eravamo avvolti da una nebbiolina grigio-azzurra. Le domeniche mattina, all’alba, Mario Merciai coordinava la diffusione dell’Avanti preparando i pacchetti da fare arrivare con i mezzi pubblici alle sezioni periferiche e consegnando ai diffusori i pacchetti già prenotati, come dimenticare il Geom. Giorgio Brancolini che a forza di 10 lire per ogni copia di giornale mise insieme un bel gruzzolo che fu poi utile per comprare la sede della sezione di Capostrada.
E’ in questo clima, in questa atmosfera fatta di discussioni interminabili, di dibattiti su tutto, di approfondimenti specialistici che nacque il centro sinistra, foriero di riforme fondamentali per il nostro paese e purtroppo di una delle tante sciagurate fratture del socialismo italiano.Il primo ricordo, nitido come in una foto, di Mauro Vignolini ha per me una data precisa, l’ottobre 1963, era qualche mese prima della scissione del PSIUP, si svolgeva il congresso provinciale, in preparazione del 35° congresso Nazionale (Roma 25-29 ottobre 1963) dove votarono 484.713 socialisti (57% Autonomia socialista, 39% Sinistra, 2% per l’Unità del partito (Pertini), 1% astenuti).
Il congresso si svolgeva nel saloncino dell’Università Popolare, la chiesa dimessa dell’ex convento da Sala, il buon prof. Leonardo Mingrino vigilava perché non si fumasse, era il suo un eroico impegno ma non dava risultati positivi. Mauro, che era l’unico rappresentante della Mozione Pertini lesse l’appello per l’unità, ma le due correnti principali gli “autonomisti” ed i “carristi” (si erano guadagnati il nome durante la rivolta di Budapest) si scontravano con durezza, Vignolini fu in quella occasione il capo locale di una corrente che temeva il rischio di una scissione, espose con fermezza il suo appello, mi trovavo in fondo alla sala, io avevo 21 anni lui 33, quando finì di parlare gli andai incontro e lo abbracciai, allora tra socialisti c’era molto sentimento, Mauro per e è sempre rimasto il sostenitore dell’Unità.
Lui accettò di venire a lavorare in federazione alcuni anni dopo, forse nel 1965, ma ci vollero molte insistenze dei dirigenti di allora ed in particolare del segretario Luigi Franconi perché l’operaio tessile acconsentisse a divenire “funzionario di partito”, del resto nello stesso periodo Luigi Franconi, strappò Rolando Susini, anche con lui insistendo, dalla Breda alla CGIL, per garantire la presenza socialista dopo la scissione del 1964.Fin dai primi tempi il nuovo funzionario, che aveva sostituito Marino Michelozzi, si mostrò impegnato a migliorare la propria preparazione leggendo libri, giornali e riviste. “un militante operaio andava considerato un bene prezioso, il partito aveva il dovere di perfezionare le qualità e di promuoverlo a compiti sempre più importanti. Alle caratteristiche proprie di un buon operaio – la modestia - l’attaccamento al lavoro e lo spirito di sacrificio – dovevano sommarsi, per farne un dirigente, le qualità proprie del rivoluzionario: la passione politica, la disciplina, la dedizione alla causa.
Un bel mix di valori… e, ancora, il dirigente doveva essere onesto, sobrio, serio, indifferente ai beni materiali e desideroso sempre di migliorare il proprio livello culturale” (così Mirian Mafai “Botteghe oscure addio” definisce il funzionario comunista).
Questa era la descrizione ideale del funzionario comunista, ma anche quelli socialisti erano della stessa pasta, il vero elemento distintivo era la tolleranza laica.
Dal 1965 al 1994, in quasi trent’anni, in Corso Gramsci, 164 o in Via Crispi 33, il funzionario Mauro Vignolini, operaio autodidatta, vestito di grigio o color carta zucchero, fumatore elegante e accanito di sigarette, divoratore di notizie e di libri, dirigente del circolo Ubaldo Signori di Catena di Quarrata, assunse via via il ruolo di mediatore tra le correnti e di custode della correttezza dentro e fuori il partito (noi lo scriviamo con la “P” minuscola) Rolando Susini, io ed i più giovani membri del MGS FGSI, simpaticamente lo nominammo Suslov.
Diventò successivamente segretario di Federazione, membro del CO.RE.CO., dove mostrò equilibrio e saggezza, presidente del consiglio comunale di Quarrata.
Quanti di voi, ora non più giovani, avete da ragazzi, in via Crispi, 33 imparato anche da Mauro le regole dell’impegno politico: coerenza, solidarietà, correttezza, avete imparato da lui l’uso di quel diabolico ciclostile dove ci siamo imbrattati centinaia di volte.Si dice che i politici pensano sempre a sé e non agli altri. Vi ricordate che Mauro abbia mai chiesto, non dico un privilegio, ma un diritto, per sé? Entrò da operaio tessile ed in pratica con lo stesso modesto stipendio è andato in pensione, la sua famiglia non ha auto alcun vantaggio. Coincidenze: stamani lo si ricorda nel saloncino “Nardi”, Vincenzo e Mauro hanno dedicato la loro vita agli ideali ed alle battaglie dei socialisti, sono morti, entrambi in casa in affitto e con modeste pensioni INPS, avevano sempre pensato agli altri e non a sé: è questo il grande patrimonio che ci hanno lasciato.
“…Nella battaglia politica quante difficoltà, quante amarezze, quanti cambiamenti. In certi tempi dichiararsi apertamente socialista voleva dire esporsi a sacrifici di ogni genere. Oggidì, all’opposto, anziché un pericolo, costituisce un mezzo per farsi largo, per assumere delle arie da superuomini e mettersi in evidenza e spianarsi così la via a soddisfare le proprie ambizioni e passioni personali, per arraffare impieghi e canonicati. Ecco perché tanti fannulloni e tanti spostati si rifugiano oggi sotto le grandi ali della Chiesa Rossa! Noi abbiamo la sicura coscienza di non aver mai appartenuto a questo nuovo genere di socialisti..”
Erano altri tempi quelli verso la fine del 19° secolo. Compagni non temete non mi riferisco ad ora, ma queste sono le parole scritte nel 1920 da Idalberto Targioni, sindaco socialista nel 1913 di Lamporecchio, eletto per la prima volta consigliere comunale nel 1901.Scrivo queste poche righe per ricordare Mauro dalla mia stanza di lavoro da assicuratore, era quella della FGS in Corso Gramsci 164 e dalla porta a sinistra vedo la scrivania vuota di Mauro, non c’è un filo di fumo, oggi non è possibile fumare, ma neanche essere socialisti.
8 ottobre 2006, Giampaolo Pagliai
Dal Giornale "LA NAZIONE"

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