Davanti alla “sua” metà del Parlamento - in pratica come se stesse a Palazzo Grazioli (mancavano le tartine e le escort, ma in compenso c'erano sei radicali dell'opposizione) - il presidente del Consiglio ha chiesto la fiducia per continuare l'avventura di governo. E se politicamente le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sono classificabili come “nullità cosmica”, bisogna ammettere che finalmente – e dopo i tristi tentativi a basi di barzellette erotiche - il Caimano è riuscito a strappare una risata agli italiani.
Dopo aver minimizzato sul cosiddetto “incidente” di martedì («in caso di votazione negativa di una Camera è del tutto improprio parlare di sfiducia»), annunciando che «il governo presenterà in Parlamento un nuovo rendiconto», e dopo aver sparso veleno sull'opposizione che «appare frastagliata e divisa, e oggi è addirittura sparita», Silvio Berlusconi si è lanciato in una appassionata e strepitosa difesa del suo operato e del suo esecutivo.
Questo governo – ha scandito per la gioia dei suoi fedelissimi - è «l'unico soggetto democraticamente abilitato a difendere gli interessi nazionali dalle tensioni della crisi». Dunque «non ci sono alternative». Un governo tecnico sarebbe impensabile e farebbe – nientemeno – la gioia degli speculatori internazionali, già pronti ad aggredire la povera Italia. La maggioranza «è solida e coesa», pronta a far ripartire lo sviluppo del paese: infrastrutture, riforma fiscale, riforma del welfare, eurobond. C'è tutto l'armamentario da campagna elettorale che da decenni il vecchio Caimano – ormai al suo quarto esecutivo – dispensa ai cittadini, come se alla guida del paese ci fosse Romano Prodi.
E ovviamente non poteva mancare l'accenno alla persecuzione mediatico-giudiziaria: «Chi vuole erigere patiboli di carta e sfregiare il paese e continuare a lapidare ogni giorno un nuovo capro espiatorio, sappia che ci troverà come ostacolo insormontabile sulla sua strada», dice minaccioso il Cav. Mentre – dice strizzando l'occhio a Casini, il quale ha però scelto di non essere nemmeno in aula ad ascoltarlo - «chi vuole fare proposte concrete e prepararsi alle elezioni del 2013 sarà un interlocutore utile al paese». Poi, il gran finale: «Ci vuole serietà». Che il governo cada o non cada, una cosa è certa: quella di oggi, per Silvio, è la migliore barzelletta della sua vita.
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