sabato 22 marzo 2008

E Benedetto colui che ruppe il silenzio


Ne ero certo, e per questo ho resistito alla tentazione—fortissima, lo confesso—di scrivere uno di quei post che non sai se definire più presuntuosi, ingenui o in buona fede che cominciano con un classico “Santità,” per poi proseguire più o meno così: “Capisco che non è semplice, che ci sono un mucchio di cattolici cinesi che rischiano, rischiano di brutto, ma La supplico, dica una parola …” (e comunque sarebbero state parole che venivano dal profondo del cuore, da amico ad amico, se posso permettermi, perché l’amicizia ti fa osare, sempre, se è autentica).
Ora questa parola è stata detta, e non possiamo che pregare Dio che venga ascoltata: i miracoli talvolta accadono, questo lo crediamo, perché altrimenti, come cristiani e cattolici, saremmo debolucci assai. Questo lo crediamo perché se così non fosse saremmo tutto, all’infuori di ciò che diciamo di essere. Questo lo crediamo perché … crediamo. Ed anche, un po’, perché paradossalmente, a volte, niente è più razionale, cioè giusto e lungimirante, che lasciare semplicemente, deliberatamente, che i miracoli accadano.


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