giovedì 20 marzo 2008

La Cina è qui e il Tibet è là


E’ ormai certo che la Cina sta mettendo, nel mondo, all'incasso i suoi euro/dollari accuratamente accumulati, e questo Occidente che non sa più difendere né se stesso né i suoi valori morali e democratici.
Ormai le merci di facile consumo, e non solo, sono tutte solo cinesi, dai telefonini agli utensili da lavoro, dai giocattoli ai vestiti anche se riportanti marchi prestigiosi.
Il piano auto di quella nazione prevede di sfornare, a regime, 50 milioni di vetture l’anno, c’è la coda per poter entrare in quel mercato e per poter esportare dalla Cina sempre di più.
La difesa delle nostre piccole e medie imprese e con loro gli operai è pura utopia.
La nostra indipendenza economica, politica, religiosa e morale quando, senza guerre o armi in pugno, la Cina avrà preso possesso di tutte le nostre principali istituzioni economiche, aziende, banche, edifici e centri commerciali, non potrà più essere difesa.
Ormai è solo questione di tempo, poco tempo, visto la totale rinuncia a qualsiasi limite a questa inarrestabile invasione di merci a bassissimo costo e senza alcun controllo di qualità e di sicurezza, accompagnata da campagne di acquisti di negozi, edifici, aziende, azioni nel totale disinteresse dei nostri Governanti!
Un tempo si diceva "la Cina è vicina".
Ormai la Cina è qui.
Come potremo fermare un miliardo e mezzo di persone cariche dei nostri soldi?
I segni evidenti di questa impotenza li abbiamo dimostrati nella stessa Milano dove la situazione di predominanza cinese di qualche quartiere ha evidenziato la nostra totale impossibilità a modificare la crescita del loro potere.
In un paese del Piemonte, Luserna Piemonte per la precisione, i cinesi sfruttando le cave di pietra ormai abbandonate dai locali hanno invaso la cittadina e sono diventati in pratica il motore e quindi i padroni della locale economia.
La storia di Prato la conosciamo tutti.
E’ inutile illuderci che tutto questo processo sia inarrestabile e fanno sorridere le idee di chi vorrebbe imporre particolari dazi per fermare questa invasione.
Troppo tardi ed in contrasto con la sempre più numerosa schiera di chi, abbandonando il campo in Italia, è diventato socio di minoranza nelle aziende cinesi ma distributore italiano o europeo delle stesse godendo di margini economici impensabili nel continuare a produrre nel nostro Paese.
Detto tutto questo assistiamo alla sottomissione totale del mondo economico e politico a questa dura legge che non ci permette di alzare la voce verso gli eccidi perpetrati e che si perpetreranno in Tibet in quanto l’orda del comunismo consumistico non permette intromissioni né in Cina né nei Paesi limitrofi e il nostro Fassino penso se ne sia reso conto in Birmania dove sui monaci è calato, dopo un fervore iniziale, il più lugubre dei silenzi e dove i suoi amici comunisti hanno calato il sipario.
A noi, sempre più poveri coloni di questo potere incontrollabile, ed allo stato inarrestabile, non possiamo far nulla e questo lo abbiamo appreso dal silenzio accondiscendente e colpevole con cui abbiamo ricevuto il Dalai Lama.
Ora abbiamo, fortunatamente, fatte nostre le parole del Dalai Lama che ci ha procurato gratis la scusante per strombazzare a destra ed a manca che le Olimpiadi non devono essere boicottate e questo fa parte della posizione riverente che dobbiamo politicamente mantenere per non disturbare le nostre esportazioni verso quel Paese che nel nostro importa di tutto e che ha svuotato molte delle nostre fabbriche.
Quindi tutti zitti se non con qualche delicato e sottomesso accenno al rispetto dei diritti umani.
L’ipocrisia consapevole è l’arte del momento.


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