mercoledì 26 marzo 2008

Vola, Italia!

In questi giorni di interventismo berlusconiano sul caso-Alitalia, le quotazioni del Popolo della Libertà sono in crescita. A certi liberali che strillano come oche contro l’interventismo del Cav. dico che con il populismo si vincono le elezioni ma non si governa. Con il liberalismo si governa (forse) ma non si vincono le elezioni. Ed in campagna elettorale conta vincere.A Malpensa sono terrorizzati dall’idea dell’abbandono immediato di Alitalia dell’aereoporto lombardo: sarebbe un danno gigantesco per Malpensa, per Milano, per la Lombardia, per il Nord. E per l’Italia. La moratoria - chiesta non solo dalla Lega, ma anche dalla Marcegaglia - è necessaria. A Roma non gioiscono all’idea di diventare un aeroporto di appoggio del maestoso Charles de Gaulle (altro che Hub, Fiumicino diventerebbe un aeroporto nordafricano). Ed in Italia i cugini d’oltralpe non sono molto popolari… Insomma, Berlusconi ha azzeccato una grande mossa!La “svendita” di Alitalia ad Air France è l’ennesimo risultato della mala politica italiana. Come al solito Prodi fa gli interessi dei francesi, come avvenne quando era Commissario UE.Ma soprattutto Alitalia è il paradigma della 1a Repubblica: il disastro parte da lì, non dimentichiamolo. Assunzioni a iosa, stipendi da favola, sindacati potentissimi che tutelano privilegi, aereoporti nati senza piani industriali: il tutto per realizzare fini clientelari e pseudo politici. Nella 2a Repubblica è cambiato poco o nulla, a dire il vero. Ma il bubbone nasce prima. All’interesse dell’azienda Alitalia, patrimonio - ma non bene pubblico - nazionale, non ci ha mai pensato nessuno.Ed oggi siamo ad un bivio: svendere ad AirFrance o sperare in una cordata italiana. Berlusconi ci proverà, forse ci riuscirà. Di sicuro la vicenda Alitalia ha svelato anche il poco coraggio dell’imprenditoria italiana. Ma soprattutto la sua debolezza economica.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Non penso che manchi il coraggio di investire in Alitalia da parte di imprenditori italiani, ma che manchi il coraggio di affrontare alcuni potentissimi sindacati che non so quanto saranno d'accordo su un vero e serio piano industriale.
Lorenzo