domenica 16 novembre 2008

LA RISPOSTA DI BRUNETTA A L'ESPRESSO


«Apprendo, da anticipazioni di stampa, che il settimanale L'Espresso mi dedica la copertina e un'inchiesta. Questa attenzione non può che farmi piacere, il contenuto ancora di più. L'inchiesta de "L'Espresso" fruga nella mia vita. Fruga nel mio patrimonio. Fruga nella mia carriera universitaria. Fruga nella mia attività politica e di consulente. Fa tutto questo da par suo, con malizia ed esagerazione. Alla fine, però, restituendo il ritratto di una persona per bene. Le case me le sono pagate accendendo mutui, che L'Espresso si è preoccupato di controllare e confermare. Bravi. Aggiungo un particolare, che all'ottima redazione è sfuggito: per gli investimenti immobiliari ho anche usato i soldi del loro Gruppo, l'Editoriale L'Espresso, che mi sono stati consegnati non proprio spontaneamente, ma a seguito di una diffamazione riconosciuta come tale dalla giustizia italiana.

La carriera universitaria raccontata è quella di un figlio di venditore ambulante, che è diventato professore incaricato a 27 anni, professore associato a 33 anni e professore straordinario a 49. Debutto giovanile, ma carriera non certamente fulminante (il posto di professore associato l'ho avuto da una commissione presieduta da Paolo Sylos Labini, un grande maestro).

Durante il concorso nazionale per diventare professore ordinario ho scontato il non essere parte del mondo dei baroni, il non avere protezioni, altro titolo di merito. Teramo, invece, non è stata una scelta, ma il rispetto della legge. Per il Nobel l'indicazione originale e di Ricki Levi, che, negli anni '80, pubblica sul Corriere della Sera un articolo candidando, per i futuri Nobel, me assieme a Alberto Alesina, Francesco Gavazzi, Nicola Rossi e Riccardo Faini. Pertanto, si rivolgano a lui, e gli portino i miei ancora validi ringraziamenti. La consulenza non l'ho avuta a 25 anni, ma a 33 (ero già professore associato, a Padova) e detta attività si è svolta per cinque anni al Ministero del Lavoro, a titolo gratuito. Proprio questa mia consulenza mi ha procurato l'interessamento delle Brigate Rosse. Vivo ancora sotto scorta, al punto che mi dispiace solo una cosa: che si siano pubblicati indirizzi, foto e mappe delle case dove risiedo, in questo modo rendendo un servizio non certo al postino, ed aumentando il peso del lavoro dei ragazzi cui è affidata la mia sicurezza. Per quanto si possa essere spiritosi, non riesco a riderne.


Al CNEL sono stato nominato dal Presidente della Repubblica e in quella sede ho presieduto la commissione più importante: quella per l'informazione. Al Parlamento europeo, poi, sono stato relatore di una direttiva su accesso e interconnessione, direttiva fondamentale (e non "di indirizzo" del pacchetto normativo sulle telecomunicazioni, e di un regolamento direttamente applicabile negli ordinamenti interni degli stati membri in materia di energia, oltre ad aver lavorato su altri dossier, come relatore ombra o per parere, ed aver interrogato le istituzioni comunitarie. Per quanto riguarda i voli low cost per raggiungere la sede di Strasburgo, ero in compagnia di tutta la delegazione di parlamentari europei italiani, con noi l'attuale Presidente della Repubblica. E' bene ricordare che il sistema elettorale per il Parlamento europeo prevede l'uso delle preferenze. Gli elettori, unici a dover valutare il lavoro degli eletti, sono stati ripetutamente generosi con me, il che non credo si debba al valore di una rete clientelare che non ho, che non avrei saputo e non saprei come alimentare. Ove gli ottimi giornalisti vogliano cimentarsi su questo tema, così come su tutto il resto, contino pure sulla mia collaborazione. Inoltre, faccio osservare che i dati sulle presenze sono tratti dal mio sito, cioè resi pubblici da me. Attendo un'inchiesta su quanti si sottopongono alla medesima disciplina della trasparenza. Sul mio sito (www.renatobrunetta.it) è già presente abbondante documentazione sull'attività, professionale e politica, svolta. Da domani sarà possibile consultare ogni cosa, relativa all'inchiesta dell'Espresso, compreso, naturalmente, il testo della sentenza che mi riconosce diffamato. Sono sicuro che il direttore del settimanale, così come quello del quotidiano La Repubblica, vorranno offrire un link ai loro lettori, e, magari, anche emularmi nel mettere in rete i loro meriti e le loro gesta. Senza reticenze.

Riassumendo: le case me le sono comprate con i mutui, e con i soldi dell'Espresso. La cattedra universitaria me la sono sudata. L'attività politica e di consulente sono frutto di una lunga gavetta. Nell'insieme, quindi, ringrazio L'Espresso per l'attenzione dedicatami e per i risultati cui ha portato. Prima di tutto, però, li ringrazio perché trattando quei temi hanno dimostrato che altrimenti non si potrebbe attaccare il lavoro che sto conducendo, e che sono pronto ad illustrare, nel dettaglio, ai lettori del settimanale. La carta giocata, se capisco bene, suona più o meno così: le cose che dice Brunetta sono giuste, ma lui non è coerente ed il più pulito ha la rogna. Salvo che, leggendo, si scopre tanto la coerenza umana, culturale e politica, quanto la buona salute della mia epidermide. Grazie».
(13 novembre 2008)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Se questo vuol dire parlare da ministro:
http://www.corriere.it/politica/08_novembre_16/brunetta_dipendenti_fannulloni_miracoli_sinistra_epifani_358e2706-b3ea-11dd-804b-00144f02aabc.shtml

In che mani siamo.
Paolo