domenica 30 marzo 2008

AFEF JNIFEN


Riporto un imbarazzante articolo di Afef pubblicato, guarda caso, dalla Stampa. Tra parentesi ed in grassetto le mie osservazioni.


Mi sono decisa a parlare della conversione al cristianesimo di Magdi Allam avendo letto la presa di distanza del Vaticano dai giudizi critici sull’Islam che il giornalista ha rilasciato dopo la cerimonia del battesimo nella veglia pasquale in San Pietro.
Voglio precisare che non mi permetto di giudicare Papa Benedetto XVI e che al tempo stesso sono profondamente convinta che debba essere a ogni costo difesa la libertà di professare la propria religione così come di convertirsi. Ma non posso più tacere sulla disinformazione riguardo al mondo musulmano che Magdi Allam porta avanti da anni (disinformazione??? caso mai informazione!!! Se dici che è disinformazione, dicci in cosa Allam mentirebbe). Pur essendo italiana, le mie origini si radicano nella cultura islamica e faccio parte della comunità araba in Italia. Non sono praticante, ma per rispetto della religione musulmana, la religione dei miei genitori in cui sono cresciuta, sento di dover intervenire (Embè? chi non la rispetta? Magdi rispetta tutto e tutti, tranne i tagliatori di teste, ovviamente. Quelli vanno combattuti, no?).
Non sono interessata alla conversione di Magdi Allam, e così credo la maggioranza degli italiani, ma ho ben chiaro - e da diverso tempo - qual è il suo obiettivo (dicci...). Magdi Allam grida al genocidio contro gli ebrei e i cristiani nel mondo islamico (è una colpa?). Ci sono stati e ci sono casi, ce lo insegna la storia (no, ce lo insegna l'attualità, oltre che la storia). Ma ci sono stati e ci sono conflitti anche all’interno di una stessa religione, tra sciiti e wahabiti, tra sunniti e sciiti, tra cattolici e protestanti. Di questo, però, Allam non scrive (non scrive neanche delle carote del Dakota o del vino scozzese), come non scrive delle tante testimonianze e dei tanti sforzi per favorire il dialogo interreligioso (a no? a no? ma quale Magdi Allam leggi??????? in tutti i suoi scritti Magdi stimola il dialogo). No, lui vuole soltanto alimentare i conflitti (???), infiammare lo scontro di civiltà per cercare di passare alla storia come un simbolo e una vittima di queste crisi (!?!?!). E’ diabolico, ma non ci riuscirà. (Diabolico!??!)
Nei giorni scorsi in Qatar - un Paese di soli 800 mila abitanti - è stata aperta la prima chiesa cristiana e negli Emirati Arabi la quinta, mentre in Oman sono quattro quelle già presenti. Ancora, in Tunisia c’è la più vecchia sinagoga di tutta l’Africa, il Marocco ha avuto un ministro del Turismo di religione ebraica così come oggi il re ha alcuni consiglieri che professano quella fede, mentre in Libano la Costituzione dice che il presidente debba essere cristiano. Insomma, ci sono tanti esempi di tolleranza e dialogo che la gente magari non conosce (e ci sono milioni di esempi di intolleranza, quelli vanno taciuti, no?), ma Allam non ne parla mai. Lui cita soltanto esempi di conflitti. Certo che nel mondo musulmano ci sono gli integralisti, chi lo nega? (i qualunquisti come te, forse?) E in presenza di conflitti gli integralisti esasperano il fattore religioso. Ma nessuno oserebbe dire che poiché Mussolini e Hitler erano cristiani il cristianesimo sia violento. (che banalità da temino di quarta elementare. Hitler mica uccideva in nome di una religione) Gli articoli che da anni scrive Magdi Allam sono stati molto dannosi per la comunità arabo-musulmana in Italia.(se parli dei tanti integralisti che ci sono, siamo d'accordo. Per loro Magdi è deleterio) Non c’è stato alcun esponente della destra, anche la più estrema, che abbia fatto un lavoro tanto negativo (te la prendi con la destra? con l'estrema destra? Guarda, Daniela Santanchè si batte con coraggio e determinazione a favore delle donne sottomesse dall'islam, nel mentre tu che fai? crociere con Tronchetti? pranzi con Mastella e Di Pietro?). Allam ha troppo astio dentro di sé, mi auguro che ora dopo il battesimo trovi pace interiore, lo dico senza ironia. Scommetto però che arriverà invece un libro sulla sua conversione (che peccato, vero? meglio farlo stare zitto 'sto stronzo), spero soltanto che darà i soldi in beneficenza a qualche parrocchia (?!?!). Ci risparmi altre lezioni di malafede tra le religioni, anche il Vaticano ha capito che crea zizzania fra due mondi che cercano un dialogo difficile, ma molto importante.


venerdì 28 marzo 2008

A Napoli tutto bene?


Siamo preoccupati per le mozzarelle. Ma degli abitanti della Campania?
Ci preoccupiamo giustamente delle mozzarelle, ma chi si preoccupa della salute di tutti coloro che da anni bevono acqua, respirano aria, vivono in un ambiente inquinato dalla diossina?A Seveso anni fa arrivò l'esercito. A Napoli tutto bene? Me lo auguro, ma questa classe politica fa proprio schifo!!!!


http://300705.ilcannocchiale.it

E ora siamo al mozzarella-gate. Doppio scandalo: diossina e occultamento della verità


La leggerezza alle soglie della criminalità comune dei ministri del governo Prodi sul tema, è tale che ieri l’Unione Europea, appena ha ricevuto il plico con i riscontri delle indagini sulla diossina ha intimato un inusuale, rapidissimo ultimatum di 24 ore per la consegna di dati veri, non opachi. Vale la pena riportare per intero l’agenzia AGI che dà notizia di questa ennesima figuraccia di Prodi e D’Alema in Europa: “Le informazioni inviate ieri dall’Italia alla Commissione europea sulla contaminazione della mozzarella di bufala campana sono incomplete e nella stessa serata di ieri il commissario Ue per la Salute Androula Vassiliou ha scritto una lettera al ministero della Saluteitaliano per chiedere ulteriori dati entro le 18 di oggi. Lo ha riferito la portavoce del commissario Ue Nina Papadoulaki''. “Abbiamo ricevuto le informazioni delle autorità italiane ieri sera ed erano incomplete, per questo il commissario ha chiesto di indagare meglio sul caso ed ha inviato una lettera al ministero della Salute chiedendo di agire in modo appropriato. In particolare, sono richieste informazioni complete sulla chiusura degli stabilimenti, sulla distribuzione dei prodotti contaminati che vengono dagli stabilimenti chiusi. Si richiede inoltre il richiamo immediato dal mercato di tutti i prodotti contaminati e il controllo di tutti gli stabilimenti che potrebbero essere contaminati per verificare se i prodotti sono in regola con le norme europee. Infine, sono state richieste garanzie affinché siano prese misure immediate per assicurare che tutta la mozzarella sul mercato rispetti i limiti per la quantità di diossina e Pcb”. Questo è dunque il punto scandaloso: “informazioni incomplete”. Esattamente come sono incomplete le informazioni fornita dal governo Prodi, in particolare dal ministro Livia Turco, agli italiani.Il giallo della mozzarelle va ben oltre il già angoscioso tema dell’avvelenamento pubblico. Evidenzia una totale mancanza di trasparenza, una criminale sottovalutazione del problema da parte dell’esecutivo (e anche una incredibile dabbenaggine politica). Livia Turco sapeva benissimo, e da giorni, dei riscontri positivi di diossina in una percentuale allarmante di mozzarelle. Ma non ha fatto nulla, ha nascosto la polvere infetta sotto il tappeto, ha aspettato che lo scandalo scoppiasse per iniziativa... dei coreani!!! D’Alema ci ha messo poi del suo, minimizzando, depistando sui giornali, tutto preso dal suo unico problema: reggere alla frana elettorale in Campania in cui è capolista per poi tentare di distruggere la leadership di Veltroni dopo la sconfitta elettorale. Solo questo gli sta a cuore, null’altro (oltre alla sua carriera in Europa).Il ministro della Salute Paolo de Castro è stato ancora più opaco e ha parlato di “pochi casi”... pochi quanto?Veltroni, da parte sua, tace.Questo è dunque il tema, Prodi, D’Alema, la Turco, Veltroni, De Caro -tutte le anime del Pd insomma- si stanno comportando nei confronti di un evidente, grave problema di salute pubblica, peggio di George W. Bush con il ciclone di News Orleans.Il marasma napoletano non è solo fatto di monnezza e diossina, ma di sepolcri imbiancati e di politici opachi. E di giornalisti, quasi tutti i giornalisti italiani che amano solo la trasparenza degli altri e che in Italia si fanno preziosi custodi dell’opacità di un’intera classe dirigente del centrosinistra.In Italia è scoppiato il mozzarellagate.


Il Popolo della Libertà e la Lega eleggeranno molti giovani in più rispetto al Pd


Innanzitutto partiamo da un dato che sfata un luogo comune.
Secondo un
sondaggio pubblicato su IlSole24Ore, il 36% degli under 34 voterà per il Popolo della Libertà. Mentre solo il 25% sceglierà il Partito democratico.
Quindi non è vero - almeno
secondo l’analisi elaborata da Piepoli -, che la maggioranza dei giovani (con un età compresa tra i 18 e i 34 anni), sia intenzionata a dare il proprio consenso a Veltroni.
Seconda questione.
Come ricorderete, il buon Uolter - fin dalla nascita del suo Pd -, ha sempre insistito su un punto in particolare: “Noi siamo il nuovo. Siamo un partito nuovo, che vuole rompere con il passato. E per questo eleggeremo tanti giovani”.
Bon.
Ovviamente l’asserto veltroniano è falso. Ma dubbi al riguardo, non potevano essercene.
Anche perché quale credibilità può avere uno che
un giorno dichiara: “Sono orgogliosamente comunista”, e qualche tempo dopo afferma: “Mai stato comunista”?
Evidentemente nessuna.
Sicchè, poca meraviglia produce il fatto di constatare che il
Popolo della Libertà e la Lega, eleggeranno molti più giovani di quanto non farà il Partito democratico (e la Sinistra l’Arcobaleno).
Come saprete, infatti, l’attuale legge elettorale consente di sapere in anticipo, quali candidati saranno di certo eletti.
E questo consente di fare agevolmente qualche calcolo.
E di affermare che il
Pdl e la Lega, eleggeranno sicuramente almeno 16 giovani under 35.
Il Partito democratico, invece,
ne eleggerà solo 6.
E
la Sinistra l’Arcobaleno solo 3 (di cui uno, pregiudicato: Francesco Caruso).
Ecco l’elenco degli
under 35 sicuramente eletti per il Pdl:
Mara Carfagna, Nunzia De Girolamo, Nicola Formichella, Giorgia Meloni, Nicolò Mardegan, Mariastella Gelmini, Chiara Moroni, Elvira Savino, Barbara Mannucci, Gabriella Giammarco, Antonino Minardo, Antonino Salvatore Germanà, Stefano Allasia, Roberto Simonetti, Paolo Grimoldi, Matteo Bragantini.
I nomi dei giovani certamente eletti nel Pd, invece,
sono i seguenti:
Marianna Madia, Antonio Boccuzzi, Federica Mogherini Rebesani, Pina Picierno, Daniela Cardinale, Michele Bordo.
Gli under 35 cui la Sinistra l’Arcobaleno garantisce sicuramente un seggio,
sono:
Arturo Scotto, Cristina Tajani, ed il
pregiudicato Francesco Caruso.
Come si può constatare: Veltroni racconta solo balle!
P.S.: i dati si riferiscono alla sola Camera dei Deputati. Anche perchè per il Senato, l’elettorato passivo è di 40 anni.


mercoledì 26 marzo 2008

Vola, Italia!

In questi giorni di interventismo berlusconiano sul caso-Alitalia, le quotazioni del Popolo della Libertà sono in crescita. A certi liberali che strillano come oche contro l’interventismo del Cav. dico che con il populismo si vincono le elezioni ma non si governa. Con il liberalismo si governa (forse) ma non si vincono le elezioni. Ed in campagna elettorale conta vincere.A Malpensa sono terrorizzati dall’idea dell’abbandono immediato di Alitalia dell’aereoporto lombardo: sarebbe un danno gigantesco per Malpensa, per Milano, per la Lombardia, per il Nord. E per l’Italia. La moratoria - chiesta non solo dalla Lega, ma anche dalla Marcegaglia - è necessaria. A Roma non gioiscono all’idea di diventare un aeroporto di appoggio del maestoso Charles de Gaulle (altro che Hub, Fiumicino diventerebbe un aeroporto nordafricano). Ed in Italia i cugini d’oltralpe non sono molto popolari… Insomma, Berlusconi ha azzeccato una grande mossa!La “svendita” di Alitalia ad Air France è l’ennesimo risultato della mala politica italiana. Come al solito Prodi fa gli interessi dei francesi, come avvenne quando era Commissario UE.Ma soprattutto Alitalia è il paradigma della 1a Repubblica: il disastro parte da lì, non dimentichiamolo. Assunzioni a iosa, stipendi da favola, sindacati potentissimi che tutelano privilegi, aereoporti nati senza piani industriali: il tutto per realizzare fini clientelari e pseudo politici. Nella 2a Repubblica è cambiato poco o nulla, a dire il vero. Ma il bubbone nasce prima. All’interesse dell’azienda Alitalia, patrimonio - ma non bene pubblico - nazionale, non ci ha mai pensato nessuno.Ed oggi siamo ad un bivio: svendere ad AirFrance o sperare in una cordata italiana. Berlusconi ci proverà, forse ci riuscirà. Di sicuro la vicenda Alitalia ha svelato anche il poco coraggio dell’imprenditoria italiana. Ma soprattutto la sua debolezza economica.


Incontri


Venerdì 28 Marzo alle ore 17 presso la Villa a Quarrata in via Trieste, incontro tra gli imprenditori Quarratini e l’On. Altero Matteoli capolista al senato del Popolo della libertà.

Si discute di infrastrutture (viabilità) concorrenza sleale e tassazione. L’incontro non è naturalmente riservato ai soli imprenditori ma a tutti i cittadini.

lunedì 24 marzo 2008

Magdi Cristiano Allam


La notte di Pasqua il vicedirettore del “Corriere della sera”, ha ricevuto il Battesimo dalle mani di Benedetto XVI , divenendo cristiano. A lui, costretto a vivere da anni sotto scorta, va un abbraccio fraterno.
La conversione di Allam, ha un alto valore simbolico, e la celebrazione del suo battesimo da parte del Papa ne amplifica enormemente questo simbolismo.
Il battesimo di Magdi Allam davanti al mondo intero, da parte del Papa è, a mio parere, un segnale, alle tante anime belle cattoprogressiste, che ci propinano un dialogo fine a se stesso. Il Cardinale Biffi, scrisse anni fa che non c’è nelle scritture nessun passaggio, che dica di portare la buona novella a tutti meno che ai musulmani.
Cristo riguarda tutti ed è l’unica Verità.
Il segnale che ha voluto dare il Papa è evidentemente indirizzato alla Chiesa intera, ma soprattutto ai tanti Preti e Vescovi che, nella migliore delle ipotesi, su questo tema, sono un pò troppo timidi.
Un grandissimo Pontefice, che sta dicendo e facendo cose grandissime, che Iddio ce lo conservi a lungo.

Brividi negrieri: dipendenti Coop in sciopero.


Suona strano; le Coop guadagnano, e tanto. Lo fanno in regime di semimonopolio. Chi ha letto " Falce e Carrello" ben lo sa. Fa strano, poiché le Coop si garantiscono un notevole profitto grazie ad una strana e novecentesca legge fiscale per la quale, semplicemente, le Coop non pagano tasse.
Eppure, eppure, giorno di Venerdì Santo, i dipendenti Coop, o forse sarebbe meglio dire, LE dipendenti Coop, scendono in piazza. Sciopero, contro la loro cooperativa, contro la loro dirigenza.
Abuso di contratti part-time, mancate coperture contributive, orari massacranti, turni straordinari non regolati ed un generico clima da caserma militarizzata.
L'ultimo baluardo del socialismo reale in Italia, fallisce così, dove altri, in scala planetaria, già implosero. Attendiamo fiduciosi la serrata padronale.


sabato 22 marzo 2008

La Passione di Cristo e noi


Siamo tutti Pilato quando ogni giorno cediamo al comodo relativismo, quando snaturiamo il nostro potere e democraticissimamente accettiamo indifferenti l'assassinio legale. Siamo tutti Centurioni romani quando da postazioni sicure e di potere (schiavitù), per interesse, ingordigia o debolezza esercitiamo violenza sulla verità, anche noi facciamo sanguinare il corpo di Gesù.

Buona Pasqua a tutti!!

E Benedetto colui che ruppe il silenzio


Ne ero certo, e per questo ho resistito alla tentazione—fortissima, lo confesso—di scrivere uno di quei post che non sai se definire più presuntuosi, ingenui o in buona fede che cominciano con un classico “Santità,” per poi proseguire più o meno così: “Capisco che non è semplice, che ci sono un mucchio di cattolici cinesi che rischiano, rischiano di brutto, ma La supplico, dica una parola …” (e comunque sarebbero state parole che venivano dal profondo del cuore, da amico ad amico, se posso permettermi, perché l’amicizia ti fa osare, sempre, se è autentica).
Ora questa parola è stata detta, e non possiamo che pregare Dio che venga ascoltata: i miracoli talvolta accadono, questo lo crediamo, perché altrimenti, come cristiani e cattolici, saremmo debolucci assai. Questo lo crediamo perché se così non fosse saremmo tutto, all’infuori di ciò che diciamo di essere. Questo lo crediamo perché … crediamo. Ed anche, un po’, perché paradossalmente, a volte, niente è più razionale, cioè giusto e lungimirante, che lasciare semplicemente, deliberatamente, che i miracoli accadano.


giovedì 20 marzo 2008

La Cina è qui e il Tibet è là


E’ ormai certo che la Cina sta mettendo, nel mondo, all'incasso i suoi euro/dollari accuratamente accumulati, e questo Occidente che non sa più difendere né se stesso né i suoi valori morali e democratici.
Ormai le merci di facile consumo, e non solo, sono tutte solo cinesi, dai telefonini agli utensili da lavoro, dai giocattoli ai vestiti anche se riportanti marchi prestigiosi.
Il piano auto di quella nazione prevede di sfornare, a regime, 50 milioni di vetture l’anno, c’è la coda per poter entrare in quel mercato e per poter esportare dalla Cina sempre di più.
La difesa delle nostre piccole e medie imprese e con loro gli operai è pura utopia.
La nostra indipendenza economica, politica, religiosa e morale quando, senza guerre o armi in pugno, la Cina avrà preso possesso di tutte le nostre principali istituzioni economiche, aziende, banche, edifici e centri commerciali, non potrà più essere difesa.
Ormai è solo questione di tempo, poco tempo, visto la totale rinuncia a qualsiasi limite a questa inarrestabile invasione di merci a bassissimo costo e senza alcun controllo di qualità e di sicurezza, accompagnata da campagne di acquisti di negozi, edifici, aziende, azioni nel totale disinteresse dei nostri Governanti!
Un tempo si diceva "la Cina è vicina".
Ormai la Cina è qui.
Come potremo fermare un miliardo e mezzo di persone cariche dei nostri soldi?
I segni evidenti di questa impotenza li abbiamo dimostrati nella stessa Milano dove la situazione di predominanza cinese di qualche quartiere ha evidenziato la nostra totale impossibilità a modificare la crescita del loro potere.
In un paese del Piemonte, Luserna Piemonte per la precisione, i cinesi sfruttando le cave di pietra ormai abbandonate dai locali hanno invaso la cittadina e sono diventati in pratica il motore e quindi i padroni della locale economia.
La storia di Prato la conosciamo tutti.
E’ inutile illuderci che tutto questo processo sia inarrestabile e fanno sorridere le idee di chi vorrebbe imporre particolari dazi per fermare questa invasione.
Troppo tardi ed in contrasto con la sempre più numerosa schiera di chi, abbandonando il campo in Italia, è diventato socio di minoranza nelle aziende cinesi ma distributore italiano o europeo delle stesse godendo di margini economici impensabili nel continuare a produrre nel nostro Paese.
Detto tutto questo assistiamo alla sottomissione totale del mondo economico e politico a questa dura legge che non ci permette di alzare la voce verso gli eccidi perpetrati e che si perpetreranno in Tibet in quanto l’orda del comunismo consumistico non permette intromissioni né in Cina né nei Paesi limitrofi e il nostro Fassino penso se ne sia reso conto in Birmania dove sui monaci è calato, dopo un fervore iniziale, il più lugubre dei silenzi e dove i suoi amici comunisti hanno calato il sipario.
A noi, sempre più poveri coloni di questo potere incontrollabile, ed allo stato inarrestabile, non possiamo far nulla e questo lo abbiamo appreso dal silenzio accondiscendente e colpevole con cui abbiamo ricevuto il Dalai Lama.
Ora abbiamo, fortunatamente, fatte nostre le parole del Dalai Lama che ci ha procurato gratis la scusante per strombazzare a destra ed a manca che le Olimpiadi non devono essere boicottate e questo fa parte della posizione riverente che dobbiamo politicamente mantenere per non disturbare le nostre esportazioni verso quel Paese che nel nostro importa di tutto e che ha svuotato molte delle nostre fabbriche.
Quindi tutti zitti se non con qualche delicato e sottomesso accenno al rispetto dei diritti umani.
L’ipocrisia consapevole è l’arte del momento.


mercoledì 19 marzo 2008

Appuntamenti


Venerdì 21 marzo alle ore 18 inaugurazione Comitato Elettorale per Alessandro Capecchi a Pistoia.
Partecipano:
On. Riccardo Migliori
Sen. Franco Mungai

lunedì 17 marzo 2008

I due pesi e due misure di Amnesty


Mentre Amnesty International è sempre prontissima a denunciare i presunti abusi di Israele se ne sta abbastanza buona su altre questioni, prima di tutto quella che riguarda il Tibet. Con uno splendido articolo questa mattina Franco Londei denuncia il parziale silenzio delle grandi organizzazioni per la difesa dei diritti umani, soprattutto per quanto riguarda il boicottaggio delle olimpiadi di Pechino 2008. Franco dice con molta chiarezza che quegli stessi sponsor che si dovrebbero boicottare sono gli stessi grandi finanziatori di queste “grandi organizzazioni” per la difesa dei diritti umani. Lui naturalmente, per il suo ruolo, non può fare nomi, ma io non ho alcun vincolo di ruolo per cui posso senza dubbio dire che, secondo me, si stava riferendo ad Amnesty International e (forse) a Human Rights Watch. Lui in pratica dice: come fanno queste organizzazioni a sostenere che non vogliono soldi dai governi per rimanere imparziali per poi prenderne da queste multinazionali responsabili di grandi violazioni dei diritti umani e di sponsorizzare eventi che finiscono per finanziare genocidi? Certo che è una bella domanda. Non è forse peggio essere vincolati da meri interessi economici con multinazionali di dubbia moralità piuttosto che avere regolari rapporti con i governi?
Tornando alla prontezza con la quale Amnesty è pronta a denunciare i presunti abusi verso la comunità musulmana, verso i palestinesi, verso Hezbollah e verso tutti questi bravi signori, mi sorge il dubbio che tra i donatori di questa obsoleta e inutile struttura ci sia anche qualche multinazionale islamica. Si spiegherebbe così questo adottare due pesi e due misure.


Che bel silenzio

Si suol dire che il silenzio sia d’oro, ma mai e poi mai, questo modo di dire è inappropriato per la situazione attuale…
E’ sotto gli occhi di tutti
quel che sta avvenendo in Tibet, nonostante le barzellette riguardanti il buon cuore del governo cinese, ci ritroviamo di fronte ad una situazione inaccettabile, sotto qualsiasi punto di vista…
I manifestanti, che chiedono indipendenza da un governo che li ha invasi più di cinquant’anni fa, vengono picchiati, torturati e uccisi dall’esercito del buon Mao, che chissà come sarà contento nel vedere i suoi successori ancora così poco evoluti rispetto alla sua repubblica popolare, nella quale vengono cancellati tutti i diritti umani.
Non sto dicendo proprio nulla di nuovo, si sapeva che quel governo era davvero una gran merda, ma tutti chiudono gli occhi dinnanzi alla potenza economica cinese, davanti al miliardo di abitanti e forza lavoro a basso costo e poi fra poco iniziano le olimpiadi… Boicottarle? Macchè, non servirebbe a nulla credo, piuttosto una bella T-Shirt sul podio con stampato un bel Free Tibet, quello sì che mi farebbe godere come un riccio…
La cosa però che più mi lascia perplesso è: perchè tutto questo silenzio? Perchè non ho ancora visto una dei tanti centri sociali soliti a bruciar bandiere statunitensi, mettere al rogo qualche bella bandiera rossa? Perché non ho ancora visto le bandiere della pace nei cortei di protesta? Perchè non ci sono i tanti comunist-socialista del paese a condannare le scelte dell’ultimo avamposto di questo tipo di politica? Perché ho il dubbio che se una cosa simile l’avessero commessa gli USA, sarebbe successo tutt’altro?
Ma la cosa che più mi ha disgustato è il silenzio del Papa, lo trovo davvero inaccettabile, politicizzato ed inumano, proprio tutti gli aggettivi dai quali il Santo Padre dovrebbe stare alla larga ed invece no, come mille altre volte era già successo…
Sono disgustato, meglio starmene zitto, che tanto il silenzio sembra continuare ad essere d’oro…


Torna il Caimano e al PD sono pacatamente arrabbiati


Berlusconi ha ripreso in mano la campagna elettorale ed è tornato a dettare il ritmo dell’agenda politica. E come sempre a modo suo. Con una comunicazione talmente empatica, per chi lo ama, e sgradevole, per chi lo detesta, da ottenere sempre e comunque il risultato atteso: essere ancor di più al centro del palcoscenico mediatico. Strappa il programma del Pd al Palalido di Milano per infiammare i suoi adepti, candida l’editore ciociaro dalle “nere nostalgie”, “perché in Lazio i suoi giornali sono importanti” e seduce in tv al TG2 la giovane precaria, invitandola a tentare di diventare sua nuora. La strategia è chiara, perché di strategia si tratta. Riaccendere l’odio verso di lui dell’elettorato del Pd, covato sotto la cenere pacificatrice sparsa a piene mani da Veltroni. E l’ex sindaco di Roma tentenna fra il desiderio di polemizzare, viste le incredibili opportunità offerte dalle presunte gaffe del suo competitore, o proseguire il proprio monologo con gli italiani senza quasi considerare il suo avversario. E così Berlusconi provoca lo scontro, accende la miccia del facile antiberlusconismo, anima i suoi ricordando che “quelli sono la stessa sinistra di sempre”. I media amici di Walter sono già caduti nel tranello. Sono giorni che nelle home page dei giornali e nelle prime pagine dei quotidiani si alternano le facce di Berlusconi e Ciarrapico. Certo per essere attaccati e vilipesi. E così nell’opinione pubblica di sinistra torna lo spettro dello “spirito caimano” del Cavaliere che desta tutte le nere fantasie del vecchio popolo dell’Unione. Ma intanto, Walter e la sua idea di Italia pacificata e fuori dalla transizione appare già un flebile ricordo. Una promessa sfiorita, come la sua rimonta. Cosa fare? Chiamare alle armi tutti gli elettori antiberlusconiani scendendo nella arena allestita per il duello finale dal leader azzurro, cercando di drenare più voti possibili dalla Sinistra Arcobaleno o andare avanti in giro per l’Italia con il Pulman verde, alla ricerca di un incontro reale con un idea di paese che forse non esiste? Nel secondo caso la sconfitta, sempre che la legge elettorale sia in grado di offrire una maggioranza salda al senato, sarebbe certa. Ma nel primo caso dovrebbe sconfessare una linea strategica e tutta le premesse politiche che lo hanno spinto a scegliere la rottura con la sinistra radicale, per correre da solo. Probabilmente sceglierà di proseguire il suo viaggio per l’Italia, di riconoscere ancora una dignità di competitore e non di avversario a Berlusconi e di guardare così oltre la possibile sconfitta del 13 aprile, per preparare un terreno fertile alle future occasioni che comunque attenderanno lui e il paese.


Ma di cosa stiamo parlando?


Durante una trasmissione televisiva Silvio Berlusconi fa una battuta sul precariato e subito apriti cielo: monta immediatamente la polemica da parte delle anime belle della sinistra. Ecco un breve campionario dei commenti: «Come italiano mi vergogno delle parole di Berlusconi. Di fronte a centinaia di migliaia di giovani italiani, che vivono la precarietà del loro rapporto di lavoro come un'ipoteca sul loro futuro, rispondere ad una ragazza precaria che il modo di uscire dalla sua situazione è sposare il proprio figlio, o il figlio di un milionario, suona come un'offesa insopportabile» s'indigna Dario Franceschini, vicesegretario del PD. «Anche se resa in forma di battuta scherzosa - spiega invece Bertinotti - questa dichiarazione di Berlusconi è allarmante, perché indicativa di una cultura che tende a proporre ai giovani la loro realizzazione fuori dalla loro condizione ordinaria di vita: può essere il matrimonio come la televisione o la lotteria». E ancora: «La risposta di Berlusconi racconta di una lontananza, di una distanza, di una separazione dai problemi che affliggono i ragazzi italiani», tuona il buon Walter Veltroni.
Tutto questo can can quando, per stessa ammissione della diretta interessata, al di là della facezia il Cavaliere ha comunque risposto alla domanda: «Credo che anche un problema grave come quello della precarietà possa essere stemperato da una battuta. Non ci trovo nulla di male. Ma l’importante è che dopo Berlusconi abbia risposto alla mia domanda.» Insomma, si potrà dire che l'uscita è stata infelice, inopportuna o, al massimo, di pessimo gusto, ma affermare che il leader del PdL pretende di risolvere i problemi del precariato con una freddura significa avvalorare una frottola bella e buona. E' del tutto evidente, a questo punto, che qui c'è qualcuno che mente perché non capisce, oppure fa finta di non capire. In entrambi i casi lo scopo è lo stesso: spostare la discussione dal piano delle proposte concrete a quello della polemica personale nei confronti dell'avversario. Il solito vecchio trucchetto che la sinistra, oramai da anni, mette in atto contro il nemico storico per mascherare la propria pochezza programmatica e, soprattutto, per tentare di far dimenticare il disastro combinato da loro stessi quando sono stati al governo. Ma il fatto che, adesso, il tutto sia ammantato dalla marmellata buonista di Veltroni non sposta di una virgola il problema del centrosinistra, infatti gli italiani non sembrano proprio esser disposti a dimenticare. Nonostante le polemiche inutili.

venerdì 14 marzo 2008

Noi ci crediamo


Alessandro Capecchi, 35 anni, avvocato, è il candidato Pistoiese del popolo della libertà inserito in una posizione nella lista con reali possibilità di elezione. Per noi è una grande soddisfazione, perché Alessandro, a parte l’amicizia personale, è persona seria, capace e onesta.
L’anno scorso ha sfiorato per poco la clamorosa impresa di mandare a casa la sinistra dal Comune di Pistoia, con un successo imprevedibile, segno questo della stima di cui gode tra i pistoiesi.Noi siamo con lui e lo sosterremo con grande convinzione.
Nei prossimi giorni sarà costituito anche a Quarrata un comitato elettorale di sostegno alla sua candidatura.

FORZA ALESSANDRO!!!

giovedì 13 marzo 2008

Ma dov'erano i riformisti?


“Bene Prodi, male la coalizione”: sembra essere questo il ritornello di Veltroni sui due anni appena trascorsi. Insomma, il modo in cui il segretario del Partito democratico cerca di uscire dall'imbarazzo di giustificare il rapporto con l'esecutivo Prodi è il seguente: sostenere che il governo ha lavorato bene, mentre i guai sono venuti da una coalizione rissosa che ora, grazie a lui e alla sua scelta di andare da solo (solo... ma anche accompagnato da Di Pietro e radicali, come si sa), non c'è più. Va detto con chiarezza che si tratta di un approccio ipocrita e di comodo.
In primo luogo perché il Pd vantava 18 ministri su 26 nel precedente governo: possibile che si siano fatti schiacciare dagli altri 8 (due dei quali, Bonino e Di Pietro, ora saranno in squadra con il Pd) o che si siano fatti così pesantemente condizionare dagli alleati? Se è così, se cioè la squadra era così condizionabile e battibile, vuol dire che non era una buona squadra. Ma soprattutto va detta un'altra cosa. La sinistra massimalista ha fatto bene il suo mestiere: mestiere discutibile, criticabile, e - secondo me - dannosissimo per il Paese. Ma era il suo mestiere, e lo ha fatto fino in fondo. Chi, invece, è venuto meno al proprio compito sono stati proprio i riformisti (i “18 più 2”, con i loro partiti di riferimento).
Torna alla mente il celebre aneddoto sul grande Petrolini. Una sera, a Roma, al termine di uno spettacolo, fu acclamato dagli spettatori in modo speciale. Ma, nel pieno dell'ovazione, si udì dal loggione un lungo, feroce fischio. Petrolini fece illuminare il “colpevole”, e, dopo alcuni interminabili istanti disse: “Io nun ce l’ho co’ te, ma co’ chi nun te butta de sotto…”. Ecco, tornando a noi: troppo comodo prendersela con Ferrero e Pecoraro Scanio. La domanda giusta è: dov’erano e cosa facevano D’Alema, Rutelli, Bersani, Bonino, e gli altri “democrats”? Perché, dal prestigioso “loggione” dove si trovavano, sono rimasti inerti? Come si dice in questi casi: domandare è lecito, rispondere è cortesia...
Daniele Capezzone - http://www.ideazione.com/

mercoledì 12 marzo 2008

La pagliuzza e la trave


Ma in fin dei conti cosa ha detto a “Repubblica” Giuseppe Ciarrapico? “Non ho mai rinnegato il fascismo”. Tutto qui. Tutto qui? Sì, tutto qui. Perché non si scopre ora che l’editore Ciarrapico abbia simpatie molto a destra. Ma non diede fastidio a nessuno, a nessun politico di sinistra e tifoso, quando un “fascista” si prese la Roma, ne divenne presidente e la gestì con la benedizione del suo miglior amico e mèntore Giulio Andreotti. E nessuno si è mai scandalizzato delle campagne elettorali democristiane pro Giulio indirizzate da un fascista. Ora, che uno si esprima dicendo di non avere mai rinnegato il fascismo, intendendo che non ha mai negato di aver simpatizzato (e qualcosa di più) per Benito Mussolini, fin da quando a Roma un braccio levato poteva costare una pistolettata, non rappresenta un reato. Non vi è apologia, semmai un pizzico di nostalgia a titolo personale. E allora? Ciarrapico, fra un'acqua minerale e un calcio al pallone non ha mai nascosto i suoi legami con ambienti missini. Dire che il Ventennio gli ha dato “sofferenze e gioie”, rappresenta la personalissima rilettura di un periodo nel quale molte cose furono sbagliate, ma alcune furono anche azzeccate. Revisionismo all’amatriciana? Un po’… E’ stato incauto? Forse… Ma di qui a chiedere a Berlusconi e al PdL che lo ripudino ne corre. Anche se tutto è possibile, all’ombra di una campagna elettorale fin troppo soft. Il candidato ciociaro ha precisato a Bossi che non farà passi indietro. Ha smentito e specificato meglio, ha chiarito senza lasciarsi interpretare. Che davanti alla stampa libera e ai buonisti è sempre meglio ricordare al mondo d’esser contemporanei, e disinnescare tentativi di lettura molto molto strumentali. Difatti Ciarrapico ha chiarito il proprio pensiero in serata: “il giudizio sul fascismo lasciamolo agli storici”. Che vuol dire –almeno questo è chiaro- che ci ha già pensato De Felice al revisionismo storico e collettivo, ma nessuno ha il diritto di imporre il revisionismo individuale. Ancor meno sorprendente del Ciarrapico-pensiero, in verità, il sollevamento etico e morale della sinistra, sull’aria del motivetto che a loro piace tanto: “inaudito, inconcepibile, anticostituzionale”. A cominciare da Walter Obama Veltroni che mette all’indice il candidato del Cavaliere e detta le regole: “Chi ha reso quell’intervista non può essere parte di una lista conservatrice ma democratica come il PdL”. Seguìto poi dai soliti replicanti: “pesante piombo nell’ala” (Bertinotti), “apologia del ventennio” (Verdi), “destra populista” (Casini), “italiani attenti” (Finocchiaro). Orbene, è giusto che a chiunque sia consentito –in democrazia- dire la propria. Ma forse sarebbe il caso che la nuova sinistra, il nuovo che avanza, la piantassero con le polemiche politiche strumentali vecchio stampo. Ciarrapico è all’undicesimo posto della lista per il Senato, non andrà da nessuna parte e dopo le elezioni non ha prenotato nessuna marcia su Roma. Sventolare l’ombra del Duce ancora oggi, invece di rileggere più onestamente la storia e farla finita di giocare con le parole, è semplicemente ridicolo. Come questa sinistra del resto. Specie poi se i buoi insistono a dire cornuti agli asini. Si può parlare di moralità ma candidare De Mita, gli ex-brigatisti e gli sfasciavetrine e correre ad abbracciare Fidel, sostenere la jihad, infiorare le lapidi di Mao e Arafat? A sinistra sono cattivi maestri dallo sprint olimpico quando si tratta di urlare “al fascista” e dare lezioni, patenti, benedizioni. Salvo però essere impegnati a intitolare aule parlamentari ai teppisti, incitare a sparare sui soldati, firmare petizioni perché non scompaiano dai simboli le falci e i martelli (assieme ai soliti quattro nostalgici: Diliberto, Minà, Baldini e Bertè). In attesa di strappare alla Russia la mummia di Lenin, trovare il modo di cancellare Israele e occultare per un’altra cinquantina d’anni i morti titini nelle foibe. La sinistra urla che “a destra non si cambia”. Invece, a sinistra sì a quanto pare. Di tutto rispetto la posizione di Fiamma Nirenstein, eccellente penna candidata proprio con il PdL, quando ricorda la sua incompatibilità antifascista con chi ancora si dice fascista ma non si astiene dal sottolineare come difficilmente possano coesistere nel Pd le posizioni di Pannella (forse esule indipendente nel Psi Boselliano) con quelle di chi porta il cilicio. Come se altrove non vi fossero già abbastanza contraddizioni, insomma. Il centrodestra va verso destra? No, il centrodestra è semplicemente il centrodestra. E sta dove è sempre stato. Fini a parte. Riunito cioè attorno a un programma che né la Mussolini né Ciarrapico potranno cambiare da soli. Ma è utile ricordare che di fronte hanno ancora una sinistra, la cui gran parte dei componenti appoggiò con felicità l’iniziativa dell’Europa di porre sotto tutela l’Austria (Stato Membro) per sei mesi, solo perché aveva (democraticamente) eletto Haider. Un pericolosissimo emulo di Hitler, secondo i vati della “intellighenzia izquerda”. Quanti carri armati austriaci, di grazia, hanno marciato fino ad oggi sulla Polonia? Zero. Piuttosto, la Carinzia è una regione modello. Ma già, chi è senza programma scagli la prima pietra. Meglio agitare gli spettri altrui, scandalizzarsi davanti a una battuta ben interpretata nel senso più malevolo. Perché ci vuole poco a trasformare una affermazione in nostalgia. E a "Repubblica” sono professionisti in merito. Ha ragione chi dice che “è ora che la smetta questa sinistra di dare giudizi, di dare patenti, di vantare e ostentare una superiorità morale che non ha”. Inutile dire di non essere più sinistra o di non essere mai stati comunisti. Ma il Dna è quello. E nel Dna ci sono anche la falsificazione della notizia, la strumentalizzazione politica, la criminalizzazione dell’avversario. E anche le gocce di sangue di un centinaio di milioni di morti che la falce e il martello hanno sulla coscienza. Una lista infinita che continua a crescere dove nel mondo c'è il comunismo (a proposito, quante marce della pace contro la pena capitale in Cina?). Quella falce e quel martello che sono oggi custoditi nel cuore di antichi e nuovi alleati, alcuni dei quali sono ancora al governo assieme alla nuova sinistra che finge di non conoscerli, per scopi elettorali. Ma solo fino al prossimo estintore levato al cielo e alla prossima disobbedienza legalizzata.

Il balletto delle liste


Diciamoci la verità, queste liste non sono poi un granchè. Chi si aspettava volti e nomi nuovi a piene mani era soltanto un illuso. Le conferme sono assai più numerose delle novità. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, i soliti noti ed i capi-partito con tanto di fedelissimi subalterni al seguito dominano i vertici delle liste del PDL in quasi tutte le regioni. Ora, però, è tempo di tirare le fila e pensare solo a vincere le elezioni senza perdere di vista il traguardo lasciandosi coinvolgere da inutili polemiche. Eloquenti in tal senso sono le parole di Daniele Capezzone “Non sarò candidato alle elezioni politiche del 13-14 aprile. Sosterrò con convinzione ed entusiasmo, come ho più volte preannunciato, il progetto del Popolo delle Libertà, il programma che è stato reso noto nei giorni scorsi, e la campagna elettorale guidata da Silvio Berlusconi”. Questo insomma è lo spirito che regna tra coloro che comunque non hanno perso di vista il buon senso, seppur con un sorriso velatamente amaro. Lo conferma anche il “grazie” senza recriminazioni (a tutti coloro che lo hanno sostenuto) di Edoardo Colombo, al secolo “il Giulivo“, che ci ha dato l’entusiasmo e la voglia di credere, nonostante tutto, in un possibile rinnovamento della politica nel nostro paese. Certo, l’obbiettivo si presentava assai arduo, in particolare in un paese come il nostro dove la politica è fatta da sempre di gerarchie e consuetudini dure a morire, dove i giovani trovano difficilmente spazio, dove la rete per la maggioranza dei nostri politici si presenta ancora oggi come un terreno inesplorato. Ma al di là di tutte le possibili considerazioni, vale comunque la pena di andare avanti su questa strada. La lungimiranza alla lunga paga sempre…

Ciarrapico che paura!


Oggi tutti i bogger di sinistra si sono scatenati sulla candidatura nel PDL di Ciarrapico che tempo fa si dichiarò fascista. Peccato che siano pochi a preoccuparsi dei fascisti rossi (comunisti, disobbedienti, ecc.) che siedono nel nostro Parlamento. Personalmente mi hanno sempre preoccupato coloro che si definiscono democratici sotto il simbolo della falce e martello piuttosto di quelli che si dichiarano fascisti: almeno quest’ultimi sono usciti allo scoperto, tutti gli altri no.

(Nella foto il premio Nobel Dario Fo, prima che si togliesse la casacca nera per mettere quella rossa)

lunedì 10 marzo 2008

Martiri


L’agenzia Zenit.org il 12 febbraio 2008 annunciava che in Iraq sono stati rilasciati i quaranta bambini sequestrati e rapiti da un gruppo di terroristi a Baghdad mentre si recavano a scuola.
Tre di questi bambini sono cristiani e i rapitori avevano imposto loro di convertirsi all’islam, pena la morte. Si tenga presente che per diventare musulmani basta pronunciare la formula detta shahada, cioè affermare davanti a due testimoni musulmani che c’è un solo Dio ed è Allah e Maometto è il suo Profeta. Eppure quei tre bambini si sono rifiutati, dichiarandosi disposti a morire pur di restare cristiani.
Chissà, forse i rapitori si sono spaventati loro, di fronte alla prospettiva di creare dei martiri. Martiri un po’ diversi da quelli a cui sono abituati, visto che nessuno li ha indotti tramite promesse paradisiache e finanziamenti alle famiglie.
Diversi, anche, perché non suicidi-omicidi. Diversi, infine, perché possiamo immaginare tre bambini che resistono alla pressione psicologica dell’essere soli in mezzo a quaranta coetanei musulmani e a quella fisica delle armi puntate alla tempia.
Tre bambini. Severo esempio per noi, qui al caldo, che magari troviamo pesante una piccola rinuncia quaresimale.

venerdì 7 marzo 2008

Tassa sulla sicurezza? No, grazie


Fa onore, a Pier Ferdinando Casini, che abbia il coraggio di dire cose scomode in campagna elettorale. Il problema è che non tutte le proposte scomode sono anche intelligenti. L’esempio ce l’ha dato ieri lo stesso leader dell’Udc. Ha fatto sapere che nel suo programma elettorale è prevista l’introduzione di un nuovo balzello, con cui finanziare la lotta alla criminalità. «I cittadini italiani pagherebbero volentieri una “tassa di scopo” per la sicurezza e per le forze dell’ordine», sono state le sue parole. Dubitare della felicità dei contribuenti dinanzi a una nuova imposta è lecito, e comunque il candidato premier dei centristi non sembra avere idee chiarissime su quali siano i compiti dello Stato e a cosa serva una tassa di scopo.

Quest’ultima è un’imposta che serve a realizzare un intervento ben preciso, straordinario e limitato nel tempo. Ad esempio, la Finanziaria 2007 aveva autorizzato i Comuni ad aumentare l’Ici, al massimo per cinque anni, per coprire un terzo dei costi della costruzione di nuove opere pubbliche. Si tratta di spese che riguardano settori anche importanti, ma comunque fuori dal “core business” quotidiano dello Stato. Se occorre fare “qualcosa in più” del normale, i cittadini debbono pagare “qualcosa in più” del solito: la filosofia della tassa di scopo è questa.

I suoi compiti di tutti i giorni, invece, uno Stato li finanzia con la fiscalità generale. Nessuno, nemmeno Vincenzo Visco, si è sognato di chiedere ai cittadini soldi in più apposta per mantenere aperte le scuole. E lo stesso vale per la difesa, la giustizia e gli altri “servizi” essenziali. Di tutti questi compiti, poi, la sicurezza è l’unico che dà davvero un senso all’esistenza dello Stato. Non a caso gli ultrà del pensiero liberale, i “miniarchici”, ritengono che il governo debba occuparsi solo di sicurezza. Lo Stato, ridotto ai minimi termini, è un “nightwatch state”, la guardia notturna che ha il compito di far dormire sonni tranquilli ai suoi contribuenti. Insomma, non c’è nulla di straordinario nel difendere i cittadini dalla criminalità: questo è al cuore dell’ordinaria amministrazione e deve essere la prima destinazione dei soldi dei contribuenti.Che c’entra, allora, l’esigenza di sicurezza con l’introduzione di una nuova imposta “di scopo”? Nulla. L’unica spiegazione è che si tratti di un imbellettamento linguistico. Ma la necessità di un fine - vivere tutti sicuri - non giustifica l’ennesima tassa. Al contrario, rende insopportabile il fatto che lo Stato non sappia provvedervi con i fondi ordinari e debba ricorrere a una nuova spremuta ai danni del contribuente.E poi a trovare i soldi aumentando le tasse sono capaci tutti, c’è riuscito persino Tommaso Padoa Schioppa. Sarebbe molto più sensato, invece, finanziare i compiti principali dello Stato riducendo le spese per certe attività secondarie. Ad esempio, i soldi per la sicurezza si possono recuperare, in tutto o in parte, tagliando gli stanziamenti pubblici per film, spettacoli teatrali e altre presunte “attività culturali”, utili soprattutto a mantenere clientele e foraggiare parassiti.Perché sarà anche vero che lo Stato per pagare la benzina alle vetture della polizia è costretto a raschiare il fondo del barile. Ma non è che i contribuenti, specie di questi tempi e con una pressione fiscale giunta ai massimi storici (43,3% del Pil: grazie, presidente Prodi) siano messi meglio. Nessun dubbio, dunque, che si debbano trovare i soldi necessari a far lavorare nel modo migliore carabinieri e poliziotti. Ma chi deve mettersi a dieta è lo Stato, non chi lo finanzia. Un taglio della spesa pubblica “di scopo”: i cittadini, senza dubbio, lo apprezzerebbero assai più della nuova tassa di Casini.
Di Fausto Carioti

giovedì 6 marzo 2008

Degrado







Queste foto dimostrano lo stato di profondo degrado in cui versa la chiesa di S. Biagio a Casini, che si trova sulla riva destra del torrente Stella, a destra per chi dalla statale percorre Via Firenze verso Quarrata.
Le origini risalgono al 1165 circa, grazie a una elargizione della contessa Matilde di Toscana che da queste parti aveva dei possedimenti.
In questi giorni è comparso lo striscione che si vede nella foto e che chiede un intervento del Comune.L’amministrazione Comunale da parte sua ha emesso un comunicato stampa dove dice di aver avuto proprio in questi giorni un incontro con la curia (proprietaria dell’immobile) per la risoluzione del problema. Tutto risolto dunque? A noi viene il sospetto che dietro il termine “piano di recupero” ci sia la voglia di abbattere il tutto per costruire una serie di appartamenti… Chiederemo conto al Sindaco nei prossimi Consigli Comunali e alla Curia con un incontro diretto, sulla reale volontà di recuperare un patrimonio storico che non va assolutamente perso per cancellare un pezzo della nostra storia con una colata di cemento.

Se il PD diventa una “Unione bonsai”


D’Alema contro Confindustria in difesa del Ministro Damiano sul tema della sicurezza sul lavoro, Parisi incerto se candidarsi dopo le parole ascoltate a Ballarò da Calearo, la Bresso che ricorda che le donne nelle liste sono davvero poche, Pannella che sciopera per i posti sicuri ma non troppo dei radicali. E Veltroni costretto a ricordare a tutti che “il PD non è un tram”. Isterismi da rimonta possibile o da rimonta incompiuta? La nomenklatura del partito, comunque, fatte alcune debite e opportune eccezioni (Prodi e Visco) si è messa al sicuro nelle liste bloccate, con qualche figlio d’arte e qualche assistente dei vertici premiati perché come dice Franceschini “gli assistenti fanno la storia” e “i figli di non vanno penalizzati”. E poi è arrivata la nottataccia americana, con la Clinton che ha infranto lo slancio di Obama verso la nomitation anticipata e di conseguenza anche i calcoli di Veltroni.Veltroni per uscire da questo momento negativo cosa si inventerà? Per il momento assistiamo a quello che avrebbe voluto far dimenticare all’elettorato. Le querelle e le polemiche interne dell’Unione. Negli ultimi giorni il PD sembra una Unione in bonsai.

Walter Veltroni: Il regista mancato prestato alla politica


C’è chi della politica fa il proprio motivo di vita, e chi nella vita non ha fatto altro che il politico… C’è chi per Amore della Cosa Pubblica trascura la propria famiglia ed il proprio lavoro, c’è chi invece nella propria esistenza non ha mai lavorato e della politica ha fatto un perpetuo mezzo di sostentamento. Queste semplici parole, che sembrano tratte dal più qualunquistico e scontato gergo comune, potrebbero in realtà racchiudere in toto la parabola cadreghistica di colui che , trasformatosi in un ventennio da comunista a democratico, si proporrebbe di guidare per i prossimi 5 anni il nostro Paese.
Chi è Walter Veltroni? Che studi ha fatto? Qual è il suo lavoro? Andiamolo a scoprire.
Walter Veltroni è figlio di Vittorio Veltroni dirigente della Rai degli anni cinquanta…. Si avvicinò, come il padre, al mondo del cinema e successivamente maturò le prime esperienze politiche.
Walter Veltroni si è diplomato all’Istituto di cinematografia di Roma. Ha poi iniziato a fare politica come segretario della cellula Fgci della scuola. Nel 1976, a ventun anni, fu eletto consigliere comunale di Roma nelle liste del
PCI (Partito Comunista Italiano), mantenendo questa carica fino al 1981. Nel 1987 divenne per la prima volta deputato nazionale. Un anno dopo entrò nel comitato centrale del Partito Comunista Italiano. Veltroni fu scelto nel 1992 come direttore de L’Unità, sebbene non fosse ancora giornalista professionista, qualifica che conseguì però il 12 luglio 1995, già quarantenne.
Ma non temete, Veltroni mica vuole fare il Premier con in tasca il solo Diploma dell’Istituto della Cinematografia. Eh no.. Walter è laureato..
Nel maggio
2003 , infatti, gli viene assegnata la laurea honoris causa in “Public services” dalla John Cabot University di Roma.
Un intellettuale, insomma, diventato direttore dell’Unità senza neppure essere giornalista professionista. E che intellettuale ! Un uomo che ha studiato, che si è fatto il culo sui libri, che ha sudato come milioni di studenti italiani per conquistare l’ambito pezzo di carta..
Assolutamente vero è che non sono i titoli a fare l’Uomo, ma le capacità , il coraggio, la dedizione nel lavoro, la Fede nelle Idee in cui si crede… Ma allora che uomo è uno al quale i titoli sono stati regalati, che in vita sua il lavoro non l’ha mai visto neanche col binocolo, che ha tradito le sue idee trasformandosi da comunista in democratico ?
Semplice, un uomo del genere è un politico. Uno che potremmo ritrovarci Premier e che , se ci si basasse sul Merito ,invece, col suo curriculum vitae non potrebbe vincere neppure un concorso per il posto di spazzino al Comune di Roma.
Yes.. I Can.. dice il buon Walter. Ce la possiamo fare , insomma… Ed infatti Walter ce l’ha fatta. Ce l’ha fatta ad imbrogliare tutti, a scavalcare col suo faccione da finto tonto molti che meritavano di andare avanti molto più di quanto lo meritasse lui. Ce l’ha fatta a vivere, a diventare celebre e ricco non facendo altro che : il consigliere comunale, il direttore “commissariale” di un giornale di partito, il Sindaco di Roma ed il numero 2 dei DS.
Regista di un imbroglio senza precedenti, l’uomo senza meriti, l’appassionato di cinema attaccato alla seggiola da ben 32 anni si propone ora di guidare gli italiani… Eh no caro Walter… permettimi di darti del tu e di propinarti un accorato consiglio.. Se vuoi proprio guidare un popolo laborioso come il nostro torna prima sui libri e poi va a lavorare. Tra 35 anni, quando avrai maturato i requisiti pensionistici per meriti lavorativi -come ogni altro comune cittadino- prova a riproporti agli elettori. Non riuscirai, magari, ad avere il voto di quanti, come me, stanno dall’altra parte della barricata, ma se non altro ( cosa ben più importante) ti meriterai il rispetto di tutti gli italiani…

mercoledì 5 marzo 2008

Confindustria, almeno 11


Avranno tutte le ragioni per offrire suggerimenti al futuro nuovo governo. Un decalogo ineccepibile presentato oggi. Però mi chiedo se almeno uno di essi non poteva essere dedicato alla sicurezza sul lavoro. Almeno come messaggio al paese. Almeno per farci comprendere che le stragi sul lavoro sono dovere di tutti cercare di evitarle. Almeno la faccia salviamola. Almeno oggi una piccola integrazione era doverosa. Anche se ieri era lo stesso. L'altro pure

... ma forse di fronte alle tragedie ormai l'abitudine prevale alla vergogna. Un sorpasso ormai, questo sì, ingovernabile.

lunedì 3 marzo 2008

Ho grande stima di Bassolino... ma anche


Juve ko, festa viola dopo 20 anni


Una gioia attesa per 20 anni, ed ora e' festa. La Fiorentina di Prandelli ha battuto la Juve 3-2 e in citta' sono cominciati i caroselli. I tifosi rimasti a Firenze in breve tempo si sono organizzati: in mille si sono radunati all'aeroporto, altri si sono visti davanti al bar Marisa, tradizionale covo viola. 'Ho 26 anni - osservava un ragazzo - Non avevo mai visto vincere la Fiorentina a Torino'. L'ultima volta era successo il 15 maggio 1988, con gol di Robi Baggio e Alberto Di Chiara.

sabato 1 marzo 2008

Dal Lichtenstein


La società di gestione è di un consigliere comunale

A DISCUTERE l'assegnazione della gestione de «La Civetta» ad una Cooperativa della quale è presidente un consigliere di maggioranza. A porre l’attenzione, attraverso un comunicato stampa, sono i consiglieri comunali di Forza Italia verso il Popolo della Libertà, Alleanza Nazionale e la segreteria della Democrazia Cristiana per le autonomie, che esprimono sdegno e costernazione per l’esito del bando di affidamento della gestione dei locali della Casa delle Culture, meglio conosciuta come ‘La Civetta’. Si legge ancora nel documento, inoltrato dal consigliere Daniele Ferranti. «L’ASSESSORE Martina Nannini, la consigliera del Partito Democratico e vice presidente del consiglio comunale, Alessandra Migliorini, si sono presentate alle scorse elezioni come i volti nuovi della sinistra ma dopo la vittoria del bando di gestione della Civetta della Cooperativa di cui Alessandra Migliorini è presidente, dimostra come anche loro usino i vecchi metodi della sinistra. Quanto avvenuto con l’affidamento della gestione dei locali della Civetta, con atto controfirmato dall'assessore al Turismo Martina Nannini, è una offesa a Quarrata». Il documento continua con un tono molto severo: «Possiamo affermare che ancora una volta, pur al limite della legge, ma non della morale che dovrebbe essere perseguita nell’attività politica di un amministratore, ha vinto la casta. E indubbio che siamo di fronte ad una azione del centro sinistra quarratino che certamente farà aumentare nei cittadini disaffezione verso la politica. Non a caso ai bandi c’è una scarsissima partecipazione provocata dai metodi poco ortodossi di una sinistra che riesce sempre, ai limiti della legalità, a favorire personaggi affini alla coalizione». Conclude il documento: «Inoltre, una struttura come ‘La Civetta’, avrebbe dovuto vedere impiegate persone del nostro comune ed invece solo 3 delle 9 previste risiedono a Quarrata. Alla faccia di chi in campagna elettorale dichiarava di voler risolvere i problemi dei giovani quarratini. Siamo curiosi di sapere se anche gli altri partiti che hanno sostenuto l'attuale amministrazione condividono l'azione prodotta dall'asse Margherita — Democratici di Sinistra, oggi Partito Democratico ». Ulteriori dettagli di questo documento saranno all’interno di un volantino che sarà distribuito domani e domenica in piazza Risorgimento e in Piazza Agenore Fabbri, dalle 10 alle 19. Sarà montato anche un gazebo per le primarie del programma del Popolo della Libertà.

Da la cronaca locale de "La Nazione" del 29/02/2008