Tradire l’Italia è fare la guerra alle Procure antimafia e ai magistrati.
Tradire l’Italia è ingannare i cittadini dell’Aquila facendone morire il centro storico.
Tradire l’Italia è abbandonare Napoli sommersa dall’immondizia e lasciare la politica a Napoli in mano a chi sull’immondizia fa affari con la camorra.
Tradire l’Italia è riempirla di pale eoliche distruggendone il paesaggio, per gli affari di cricche, P3 e Mafie.
Tradire l’Italia è offenderne i giovani politicamente consapevoli, invitandoli a pensare a studiare e a non occuparsi di politica.
Tradire l’Italia è mortificarne le donne, il loro ruolo e la loro sensibilità, privilegiandone solo l’aspetto fisico in un perpetuo casting da velina a parlamentare.
Tradire l’Italia è far crollare Pompei e distruggerne le istituzioni culturali.
Tradire l’Italia è cacciare gli immigrati e negare cittadinanza a un milione di ragazzi italiani di seconda generazione.
Tradire l’Italia è dimenticare la nostra storia di emigrazione.
Tradire l’Italia è far marcire chi soffre in carceri inumane.
Tradire l’Italia è non occuparsi prioritariamente di chi non arriva a fine mese anziché delle proprie ossessioni giudiziarie.
Tradire l’Italia è insultare il mio amico Giancarlo Paglia, eroe di guerra.
Tradire l’Italia è insultare il tricolore o ricordarselo solo per qualche parata retorica.
Tradire l’Italia è strumentalizzare i nostri 21 martiri, caduti nel disinteresse di molti, mentre qualcuno pensava a Edilnord od ospitava mafiosi, e altri facevano affari e tramavano con i servizi.
Tradire l’Italia è non smantellare i segreti di stato sulle stragi.
Tradire l’Italia è archiviare via d’Amelio.
Tradire l’Italia è chiamare traditore chi ha coraggio, libertà, furore e passione. E non è in vendita.
Tradire l’Italia è chiamare traditore chi ha coraggio, libertà, furore e passione. E non è in vendita.
Fabio Granata
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