domenica 27 luglio 2008

Il Pd, la paura del complotto e i poteri forti


Due eventi. L’uno a ridosso dell’altro: l’arresto di Ottaviano Del Turco; e lo sputtanamento a mezzo stampa - legato all’affaire Tavaroli-Telecom - ai danni di Fassino (e in verità anche a discapito di D’Alema).
Due domande: cosa sta succedendo? E perché?
Nel Partito democratico, da quindici giorni ci si interroga. Ci si chiede quale possa essere la spiegazione di questi due episodi.
Ci si chiede come mai la magistratura abbia deciso di ricorrere addirittura
all’arresto di un Presidente di Regione.
Non era possibile una soluzione alternativa? Davvero esistevano i presupposti per la custodia cautelare: la fuga, la reiterazione del reato o l’occultamento delle prove?
Ci si chiede, inoltre, come sia possibile che a stretto giro di boa, all’evento in questione abbia fatto seguito un altro smacco: quello dell‘intervista - realizzata per di più da un “giornale amico”, La Repubblica -, in cui l‘ex addetto alla sicurezza di Telecom, ha asserito che
sarebbero state pagate tangenti ai Ds.
Cui prodest?
Il timore - dalle parti del Pd - è che questi due episodi non siano fortuiti; e che anzi abbiano una precisa regia, o quantomeno una precisa finalità: delegittimare la classe dirigente del partito, affinché sia scelto un nuovo leader.
In verità c’è anche chi ha “letto” nei due fatti, una sorta di avvertimento: non azzardatevi a dialogare con Berlusconi.
Di certo, a Largo del Nazzareno, l’inquietudine è palpabile.
E la paura più forte - quella che mette maggiormente in ansia - è che gli attacchi, perché tali vengono giudicati: non siano finiti.
D’Alema intanto tace. Anche i giornali non riescono a carpirne l’umore, i pensieri, le analisi.
Si sa solo che sta lavorando alacremente, per convincere Casini a schierarsi con il nuovo centrosinistra: quello che Baffino ha in mente, e che vorrebbe “battezzare” nella prossima legislatura
Anzi, c’è dell’altro. Pare, infatti, che l’ex ministro degli Esteri stia seriamente prendendo in considerazione l’ipotesi di candidare il leader dell’Udc, alla guida del centrosinistra (in qualità di premier).
A parte D‘Alema, però, tutti gli altri esponenti del Pd avanzano congetture, per provare a spiegare cosa stia capitando loro.
E lo fanno a voce alta,
come Nicola Latorre:
“Non si può neanche escludere l’ipotesi che dietro questa vicenda (
quella dell‘intervista a Tavaroli, ndr), che chiaramente non sta in piedi, ci sia il tentativo di condizionare il Pd perché scelga la linea giustizialista di Antonio Di Pietro”.
Piero Fassino:
“È in atto un tentativo di delegittimare la classe dirigente del centrosinistra”.
“Prima l’hanno fatto con me, quando ero segretario dei Ds, hanno orchestrato una campagna pensando che fosse meglio Walter. E adesso che Veltroni è diventato leader del Pd delegittimano anche lui, bocciandone dopo pochi mesi pure la linea politica”.
Anche Giorgio Tonini
è convinto possa:
“Esserci il tentativo di delegittimare l’intera leadership del Partito democratico che si proponeva l’obiettivo di ripristinare il primato della politica. Si fa così perché si punta all’arrivo dell’”uomo della Provvidenza” che dovrebbe ristrutturare il centrosinistra”.
Mentre l’ex Ministro dell’Istruzione, Beppe Fioroni,
individua un preciso mandante:
“La massoneria”.
Insomma, se capitate dalle parti di
Largo del Nazzareno, premuratevi di avere una mascherina: si respira brutta aria.


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