“Bene Prodi, male la coalizione”: sembra essere questo il ritornello di Veltroni sui due anni appena trascorsi. Insomma, il modo in cui il segretario del Partito democratico cerca di uscire dall'imbarazzo di giustificare il rapporto con l'esecutivo Prodi è il seguente: sostenere che il governo ha lavorato bene, mentre i guai sono venuti da una coalizione rissosa che ora, grazie a lui e alla sua scelta di andare da solo (solo... ma anche accompagnato da Di Pietro e radicali, come si sa), non c'è più. Va detto con chiarezza che si tratta di un approccio ipocrita e di comodo.
In primo luogo perché il Pd vantava 18 ministri su 26 nel precedente governo: possibile che si siano fatti schiacciare dagli altri 8 (due dei quali, Bonino e Di Pietro, ora saranno in squadra con il Pd) o che si siano fatti così pesantemente condizionare dagli alleati? Se è così, se cioè la squadra era così condizionabile e battibile, vuol dire che non era una buona squadra. Ma soprattutto va detta un'altra cosa. La sinistra massimalista ha fatto bene il suo mestiere: mestiere discutibile, criticabile, e - secondo me - dannosissimo per il Paese. Ma era il suo mestiere, e lo ha fatto fino in fondo. Chi, invece, è venuto meno al proprio compito sono stati proprio i riformisti (i “18 più 2”, con i loro partiti di riferimento).
Torna alla mente il celebre aneddoto sul grande Petrolini. Una sera, a Roma, al termine di uno spettacolo, fu acclamato dagli spettatori in modo speciale. Ma, nel pieno dell'ovazione, si udì dal loggione un lungo, feroce fischio. Petrolini fece illuminare il “colpevole”, e, dopo alcuni interminabili istanti disse: “Io nun ce l’ho co’ te, ma co’ chi nun te butta de sotto…”. Ecco, tornando a noi: troppo comodo prendersela con Ferrero e Pecoraro Scanio. La domanda giusta è: dov’erano e cosa facevano D’Alema, Rutelli, Bersani, Bonino, e gli altri “democrats”? Perché, dal prestigioso “loggione” dove si trovavano, sono rimasti inerti? Come si dice in questi casi: domandare è lecito, rispondere è cortesia...
Torna alla mente il celebre aneddoto sul grande Petrolini. Una sera, a Roma, al termine di uno spettacolo, fu acclamato dagli spettatori in modo speciale. Ma, nel pieno dell'ovazione, si udì dal loggione un lungo, feroce fischio. Petrolini fece illuminare il “colpevole”, e, dopo alcuni interminabili istanti disse: “Io nun ce l’ho co’ te, ma co’ chi nun te butta de sotto…”. Ecco, tornando a noi: troppo comodo prendersela con Ferrero e Pecoraro Scanio. La domanda giusta è: dov’erano e cosa facevano D’Alema, Rutelli, Bersani, Bonino, e gli altri “democrats”? Perché, dal prestigioso “loggione” dove si trovavano, sono rimasti inerti? Come si dice in questi casi: domandare è lecito, rispondere è cortesia...
Daniele Capezzone - http://www.ideazione.com/
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