«La Giunta del Comune di Quarrata non deve venire al Parco Verde solo per prendere un caffè e dire di no a tutte le nostre proposte»: è la frase di Daniele Manetti che chiude il pezzo di Giancarlo Zampini sulla Nazione di oggi 18 novembre. È il suggello a una situazione di disagio che va avanti da molti anni. E l’assessore Dalì parla, nei suoi deliri juventini, di denigrazione della Giunta di Quarrata!
Leggiamo i tre pezzi che sono comparsi in questi ultimi due giorni sulla cronaca: da una parte troviamo il degrado in pieno centro cittadino, con pisciatoi e cessi sotto l’arco stesso di quello che noi definiamo l’ingresso al suk, alla casba di Quarrata, il passaggio tra piazza Risorgimento e piazza Agenore Fabbri; da un’altra ecco l’intervento di Manetti, che ripropone dopo nove anni, le stesse lamentele di sempre, inascoltate dalla Signora Sabrina e affiliati; infine, leggiamo con attenzione la ribattuta del Sindaco e della Signora Milaneschi alla Preside dell’Istituto d’Arte, Elisabetta Pastacaldi.
A questo proposito è interessante notare un passaggio fondamentale. Eccolo: «Per questo, pur ritenendo doverosa una risposta alle ulteriori sollecitazioni della Pastacaldi, ora che il problema è stato risolto, gradiremmo casomai poter avere un chiarimento di persona con la dirigente»; Sindaco e Assessore all’istruzione ritengono doverosa una risposta alle ulteriori sollecitazioni della Pastacaldi. Se non avete còlto la finezza, cittadini di Quarrata, le Signore raffinate che non abbiamo definito Thelma & Louise, si rivolgono a un dirigente dello Stato con la disinvoltura gergale delle lavandaie di gora, di quelle che lavavano i panni alla famiglia di Celio Gosti Gori lungo l’Ombrone e i fossi annessi e connessi: una Preside è diventata la Pastacaldi.
Che questa Giunta fosse priva di qualsiasi stile, era chiaro; che vi domini la rozzezza espressiva e il linguaggio da osteria, anche (basta vedere gli interventi di Dalì e ne avanza); che ora le Signore si rivolgano ad altre rappresentanti di istituzioni pubbliche con questo tono, è davvero troppo, perché sembra di ascoltare non un dialogo istituzionale, impostato sulla correttezza anche formale (ma anche la forma è sostanza), bensì una scena da teatro vernacolare da Grillo Canterino, Wanda Pasquini e Giovanni Nannini (tutti personaggi ignoti, scommettiamo, sia al Sindaco che alla Milaneschi, un’intrusa piovuta a caso qua, sulla poltrona di Assessore all’istruzione).
È vero quello che dice Giancarlo Zampini: merda in centro, merda all’ingresso di Quarrata. Lo stesso anche nel salotto buono, dove, invece di prendere il tè, si bevono gotti di vino come all’epoca del gloriosissimo Caiani, all’inizio di via Pistoia ai primi del 900.
Ma c’era più giustificazione allora. Chi si sedeva a quei tavoli non aveva né lauree in medicina, né velleità di far politica senza saper scrivere una O con un bicchiere, né la presunzione di insegnare la raffinatezza agli altri con capolavori nei secoli come le scritte di Nannucci, ma solo quella di prendersi una sbornia per dimenticare una vita da cane.
Quarrata, caro Dalì, non è affatto un posto dove si vive bene. Lo è per chi, come te, è seduto su una sella e pretende di dare a intendere che sta facendo il meglio, mentre la gente ha bisogno di tutto e non ha niente, se non una serie infinita di spese inutili e sperperone che deve rimettere sul proprio già provato groppone di contribuente.
Leggi i giornali, se sai, Dalì. Ascóltala la gente, ma sul serio. Non andare anche tu al Parco verde degli Olmi (forse meglio Parco rosso) solo per prendere il caffè o la gente per il culo. Sempre, ovviamente, che tu sappia leggere e non sbagli i disagi di un intero popolo per denigrazione del tuo polveroso paradiso artificiale sovietico.
Qui non si sta parlando di Juve, ma di gente che lavora e che voi, con la vostra SSG, mettete in crisi in ogni modo, ogni giorno.
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