lunedì 11 aprile 2011

FINI ALL’ATTACCO A BARI: “C’E’ CHI TORNA BELANTE NEL GREGGE DEL PDL ? NOI ANDIAMO AVANTI PER LA NOSTRA STRADA"

ALLA CONFERENZA NAZIONALE DI GENERAZIONE FUTURO, A BARI, FINI IRONIZZA: “SE FOSSIMO COSI’ POCHI COME DICE IL PREMIER, PERCHE’ NON FA PASSARE GIORNO SENZA ATTACCARCI?”….”PERCHE’ BERLUSCONI NON HA SPESO UNA PAROLA PER I GIOVANI PRECARI E PARLA SOLO DEI SUOI PROCESSI? INFISCHIAMOCENE DI CHI CI COLLOCA A SINISTRA”…”SI TORNI ALLA POLITICA COME MISSIONE CIVILE”

“Qualcuno è tornato per paura nel gregge del Pdl, altri hanno un perenne mal di pancia: un dato di realtà che non deve in alcun modo preoccuparci”.
Così Gianfranco Fini chiude la prima conferenza nazionale di Generazione Futuro a Bari.
E per dimostrare che la politica non è soltanto “presunzione di essere rieletti, ma voglia di costruire a spese proprie un futuro migliore”.
E in questo appello non può che rivolgersi a chi a proprie spese ha raggiunto la Puglia.
I volontari, li chiama, che sono consapevoli dell’importanza di una nuova politica che parla dal basso.
In linea con la strada tracciata a Milano: difficile, impervia ma profondamente giusta.
“Se siamo così pochi- dice Fini- come mai Berlusconi è ossessionato da noi? Ma è possibile che se non contiamo nulla non perda spunto, tra le tante barzellette tristi che racconta, di dire che tutto quello che accade è colpa nostra?” E si chiede: “Come fanno alcuni vecchi amici a difendere ciò che ormai è l’indifendibile?”.
Soprattutto invita chi governa a gettare un occhio fuori dal palazzo, per rendersi conto delle emergenze in cui versa il Paese.
Perché in questo Fli ha un’idea diversa dell’Italia, della politica con la P maiuscola.
A nulla serve restare con le braccia conserte, o perseguire “il garantismo peloso” che propone il premier.
Il garantismo vero, invece è quello per cui “mai più un innocente deve andare in galera, e non quello per cui mai più un colpevole deve essere condannato”. I diritti, rileva, si garantiscono quando si fanno le riforme.
Eccolo l’altro tema spinoso. Berlusconi negli ultimi dieci anni, ricorda Fini, è stato a Palazzo Chigi per otto.
Quindi non serve respingere responsabilità, quando poi, ad esempio, sotto il profilo delle tutele, la cassa integrazione occupa militarmente la società dove la “flessibilità ha fatto irruzione come un masso”.
E rivolto al premier gli imputa il fatto di non aver detto nemmeno una parola sui precari.
E sulle polemiche interne aggiunge: “La nostra è una traversata difficile. Alcuni sono tornati belanti dal Cavaliere”. E poi: “Infischiamocene di chi ci colloca a sinistra”.
Ma il perno del ragionamento di Fini è sulla dignità.
Senza la quale il paese non può offrire un’immagine gradevole si sé, sia al suo interno che fuori dai confini nazionali.
Una dignità che prescinde da una contrapposizione geografica fondata sul geolocalismo della Lega, perché “in Italia c’è un nord e un sud, non c’è la Padania”.
E allora la politica sia una “missione civile”, una spinta per controbattere anche le più formidabili forze di potere.
Che premono, che spingono.
Ma che nulla possono contro un sogno chiamato politica.
L’unico che fa muovere i popoli.

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