martedì 4 dicembre 2007

PRATO, identità perduta

Tra le città in evidente crisi di identità, uno dei casi che più fa discutere è quello di Prato, industrioso centro della Toscana collocato a non molti chilometri da Firenze. “La piccola Chinatown”: questo è uno dei soprannomi più frequenti che vengono utilizzati per parlare di questa località. Neanche tanto piccola, a dire il vero: si calcola, infatti, che qua risiedano decine di migliaia di cittadini provenienti dal Paese della Grande Muraglia. Il problema di fondo, però, è che queste persone, anziché integrarsi con gli abitanti del posto, poco a poco si stanno sostituendo a loro. In molti hanno sbandierato, negli ultimi anni, il mercato cinese come una grande opportunità di sviluppo. La realtà dei fatti, però, ci dice che a Prato, o in altri luoghi basati sul manifatturiero, adesso si contano i danni, enormi, sul piano economico. La maggioranza delle aziende tessili e calzaturiere ha chiuso infatti i battenti, vedendosi costretta a licenziare migliaia di dipendenti. Parlare di dazi sembrava qualcosa di obsoleto e antistorico, eppure… Ora la città è costretta a fare i conti con un mercato gestito senza equilibrio e buon senso, che sta producendo, ogni giorno sempre di più, la perdita della nostra identità e delle nostre radici. Basta camminare per strada e osservare le vetrine dei negozi, oppure i passanti che camminano: gli italiani stanno diventando minoranza, è un dato oggettivo, lampante. Non sta certo a noi dire di chi sia la responsabilità di ciò, ma, in tutta sincerità, ci piacerebbe tanto saperlo.

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