mercoledì 3 dicembre 2008

La pay-tv per la sinistra è come il pane!



Abbiamo dato ieri la notizia del probabile aumento dell’Iva su Sky e sugli altri canali a pagamento, ma sarà bene tornare sull’argomento anche per approfondire i contenuti dell’intero decreto, denominato pacchetto anticrisi. Non prima però di aver rilevato le ragioni a favore e contro il provvedimento più discusso, dando spazio alle ragioni pro e contro. Di fatto il governo ha abolito un privilegio concesso ad alcuni settori, e in via provvisoria anche alle tv a pagamento, che prevedeva l’Iva ridotta al 10%, contro il 20% della norma. Privilegio concesso dal governo Prodi.
Le ragioni del centro-destra stanno tutte qui, vale a dire nel varo di un pacchetto complessivo di norme atte a combattere la crisi economica, nel quale non si vede perché un bene voluttuario come quello descritto debba godere di privilegi. In questo senso riesce difficile comprendere certe argomentazioni del centro-sinistra afferenti eventuali dispetti fatti alla concorrenza di Mediaset e affini, perché Sky non è di fatto un concorrente della tv generalista.
Ancora più ridicola appare la tesi scandalizzata di chi sottolinea che anche il canone Rai non sarebbe stato adeguato all’inflazione penalizzando ulteriormente questi canali. Oltre al fatto che non si vede il nesso, il canone rappresenta una gabella medievale che andrebbe abolita, invece di discutere su suoi eventuali adeguamenti. Ma di questo ridiscuteremo in un prossimo futuro, quando i paganti della “tassa sul possesso dell’apparecchio radiotelevisivo” scenderanno sotto il 30% della popolazione.
Invece di tirare fuori argomentazioni speciose la sinistra avrebbe invece ottimo gioco nel sottolineare come in Italia non si possa decidere nulla sulle televisioni senza che aleggi lo spettro del conflitto di interessi. Ma si sa, non avendo fatto nulla per limitarlo in due successivi governi a guida Prodi ormai non è molto credibile a riguardo. E non serve neanche cercare disperatamente di dimostrare che l’aumento dell’Iva danneggia solo Sky, perché va in egual modo a danno di Mediaset Premium, e se è vero che quest’ultimo canale si finanzia più con le carte prepagate per il calcio (già al 20%) non si vede perché il canale di Murdoch non possa adattarsi al medesimo sistema.
Tutto questo pensava il pacioso tifoso di calcio mentre seguiva Sky Calcio Show in attesa di godersi la partita della domenica. Peccato che a un certo punto Ilaria D’Amico partiva per la tangente, esibendosi in una filippica antiogovernativa che definiva la tv a pagamento un bene di prima necessità. E Massimo Mauro, presente in studio come commentatore sportivo ma con un passato di deputato del centro-sinistra, tentava di rincarare la dose (subito zittito dalla solerte conduttrice) invitando gli elettori del centro-destra a riflettere bene su ciò che avevano fatto votando Berlusconi.
A questo siamo ridotti. A un’opposizione che non sbandiera più gli ideali dei lavoratori, ma lotta contro gli aumenti dei beni voluttuari e si fa rappresentare da “terrazzate” presentatrici televisive e calciatori in pensione. Andiamo bene.
[via: polisblog.it]

2 commenti:

Anonimo ha detto...

non so, mi sembra pazzesco da parte della sinistra difendere un bene che incarna l'essenza del modello consumistico che ha sempre aborrito, con motivazioni francamente patetiche. se non è ideologia questa...!
gianluca fantacci

Anonimo ha detto...

Gianluca ti meravigli? La sinistra in Italia come a Quarrata ha ormai cristallizzato il proprio rapporto politico ed economico con i poteri forti...predicano bene ma razzolano male.
Ma dove sono i politici di sinistra? Coloro che dovrebbero sostenere le fascie sociali più deboli? Se vai a vedere il 90% degli esponenti di questa parte politica, nazionale e locale, hanno redditi e beni di gran lunga superiori ai nostri...a noi della "destra" capitalista - belusconiana...Sono tutti bravi a predicare l'altruismo...ma con i soldi degli altri però!

Massimo Bianchi