FIRENZE — Una carta prepagata: 2500 euro in tutto da spendere in due anni. L’ha inventata la Regione Toscana per aiutare i disoccupati. È una specie di sussidio per finanziare corsi di formazione personalizzati, l’hanno già introdotto con successo in alcuni comuni ma da ieri è al centro di una polemica. Il motivo? La giunta regionale ha deciso di proporre la carta, chiamata Ila ( Individual learning account), non soltanto ai senza lavoro ma anche ai transessuali e ai transgender con un finanziamento complessivo di 150 mila euro. I trans potranno beneficiare del finanziamento solo se avranno i requisiti necessari: la residenza in Toscana e un certificato che attesti la loro condizione rilasciato dal servizio sanitario nazionale.«Un modo per estendere le opportunità di lavoro al maggior numero di persone possibile — spiega Gianfranco Simoncini, assessore regionale al Lavoro —. Abbiamo pensato a transessuali e transgender perché spesso, per la loro condizione, sono sottoposti a discriminazioni e non hanno la possibilità di trovare un’occupazione. I soldi saranno spesi per frequentare corsi di qualificazione professionale che il singolo deciderà di seguire secondo un piano personalizzato». Secondo l’assessore allo Statuto Agostino Fragai, la Regione Toscana è impegnata da tempo a combattere le discriminazioni contro lesbiche, omosessuali e transessuali. E questa iniziativa è stata pensata per scongiurare il pericolo dell’emarginazione.Ma l’iniziativa non è piaciuta all’opposizione. Ieri il presidente del gruppo di An in Regione, Maurizio Bianconi, ha definito la carta «una follia» ed ha annunciato un’interrogazione. «Mancano soldi per le carrozzine ai disabili, si stenta a reperire fondi per l’assistenza agli anziani e si lasciano al verde padri di famiglia — sottolinea Bianconi — e intanto si stacca un assegno da 150 mila euro ai transessuali togliendo fondi per la disoccupazione. Questa è una discriminazione al contrario. Ci opporremo con tutte le nostre forze». Contraria anche Stefania Fuscagni, consigliere regionale di Forza Italia, che definisce l’iniziativa «una strumentalizzazione elettorale per mettere le mani sul mondo gay».Soddisfatti invece i gay toscani. Dice Alessio De Giorgio, già presidente dell’Arcigay e delegato regionale contro le discriminazioni sessuali: «Il provvedimento va a colpire una delle forme più odiose di discriminazione, quella che colpisce le persone che hanno un disturbo di identità di genere. Questa carta ha lo scopo di aiutarle a trovare un lavoro riducendo così il rischio molto alto di cadere nella prostituzione». D’accordo Vladimir Luxuria, parlamentare di Rifondazione comunista: «Ancora una volta la Toscana è all’avanguardia sui diritti delle persone transgender. Spesso sono sottoposte a discriminazione, soffrono di depressione e altri disturbi psicologici e ‘la strada’ appare loro come l’unica soluzione».
Il Corriere della Sera 01/06/2007
3 commenti:
Mi pare che il dibattito su un tema come questo debba essere ricondotto al tema di chi sono i “soggetti deboli” delle nostre società e quali sono i rimedi per far fronte a tale situazione di debolezza. Studi sociologici e, più banalmente, l’esperienza di ogni giorno ci dicono che ciascuno di noi, a seconda dei contesti, è un soggetto debole: lo è il malato nei confronti del dottore, perché quest’ultimo detiene l’ars curandi ed il primo non può che affidarsi a lui; lo è lo studente rispetto al docente ed all’istituzione scolastica; lo è l’anziano che ha bisogno di cure quotidiane, rispetto a chi gliele fornisce. Ognuno di noi, dunque, vive delle situazioni di debolezza. La questione è: quali situazioni sono meritevoli di un tutela e quali sono gli strumenti per fornirla efficacemente?
In tempi di risorse scarse, deve farsi una selezione. La selezione deve essere compiuta sulla base di due criteri, a mio giudizio: successo (presunto) dell’intervento e valutazione, nel merito, della necessità dell’intervento. Nel caso che qui si affronta mi pare che: 1) l’intervento sia stato predisposto a favore di una categoria superminoritaria che riesce ad affermare la propria presenza grazie ad una capacità organizzativa spiccata di eventi, troppo rilanciati dai media; 2) l’intervento sia inefficace: se, infatti, la discriminazione dipende dalla loro condizione, o i corsi servono a renderli non trans oppure, a prescindere dalla loro qualificazione professione, la ragione della loro discriminazione rimane intatta; 3) l’intervento copre solo una piccola porzione di “discriminati”: Omosessuali? Bisessuali? E’ ragionevole questa discriminazione?; 4) l’intervento mira a prevenire la “strada” come soluzione? Si aiutino le associazioni che recuperano dalla strada chi compie il meretricio, che costituiscono una vera e propria “rete” di protezione sociale.
A mio giudizio, questa iniziativa denuncia l’assoluta mancanza di una visione politica della società toscana del futuro: coloro che saranno aiutati oggi efficacemente a superare la loro condizione di debolezza, saranno cittadini a pieno diritto domani.
Iniziative come questa, invece, privilegiano minoranze rumorose, sono solo finanziamenti a pioggia, senza successo (il corso – stando alle intenzioni dei proponenti – dovrebbe essere fatto ai datori di lavoro, per superare i pregiudizi… non ai discriminati) e, quel che è peggio, ignorano le situazioni diffuse di reale bisogno nelle quali anche una piccola sovvenzione economica, può significare moltissimo (disabili, famiglie povere, madri sole, studenti privi di mezzi). La solita operazione ideologica, con finalità probabilmente elettorali, nella quale i diritti di qualche frazione rumorosa, in nome di una malintesa solidarietà, finiranno per comprimere i diritti altrui. Difatti, non esistono diritti a costo zero: ogni scelta di riconoscere un diritto a qualcuno significa, irrimediabilmente, ridurre la protezione di qualcun altro.
Mi suona strana una iniziativa volta a tutelare/favorire la categoria dei transessuali. Sottolineo con fermezza che non ho pregiudizi negativi o avversione ideologica verso transessuali o altre forme di orientamento sessuale non eterosessuale. Lo Stato, o comunque l'amministrazione tutela giustamente categorie deboli e svantaggiate, ma allora mi domando, lo status di transessuale va allora considerato una malattia, un handicap, che in qualche modo va "protetto"?
E comunque, anche se potrei accettarlo sul piano ideologico, non credo all'efficacia di tale provvedimento: troppo facile usare tali finanziamenti per altri scopi, secondo me, e comunque il rispetto non si insegna dando da spendere a chicchessia 2500 euro in due anni. Lasciate un commento, vorrei sapere la vostra opinione.
Gianluca Fantacci
Mi sembra di poter dire che a partire dalla scuola ( e lo stiamo facendo ) dobbiamo ritornare a regole certe. Il trans può essere depresso, emarginato e quant'altro tale e quale come il macellaio o il tramviere. La trasessualità è una malattia o una professione? se malattia si era detto di no allora è una professione perché in caso contrario i trans in toscana avranno diritto ai 2500 euro in quanto trans ma anche in qualità di disoccupati. Forse sa un pò di elettoralistico perché un bel 5000 a testa è indubbiamente convincente...
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