martedì 2 giugno 2009

UNA FOTO AL GIORNO... LEVA IL MEDICO DI TORNO: UN CAVALIERE INESISTENTE.


Fa impressione leggere questa lettera aperta dell’Illustrissimo Signor Sindaco di Quarrata, signora Sabrina Sergio Gori. Non la fa a chi non è abituato a riflettere sui particolari, a chi, fra i suoi millanta(tori) sostenitori, è assuefatto a ingozzare di tutto e di più con la stessa foga con cui Gurdulù, il servo del Cavaliere inesistente di Italo Calvino, infila la testa dentro la pentola della zuppa e trangugia, chiedendosi solo se è lui che mangia la zuppa o la zuppa che mangia lui: tutto questo accade sempre quando all’interno di un branco o di un gruppo, come di uno schieramento politico, si crea l’effetto culto della personalità, meglio definibile, anche, con il fenomeno leviano di effetto-Lager: amo il capo ad ogni costo anche se mi manda alla selezione e mi fa morire in forno. È un gran risultato, questo, per cattolici e comunisti: ma i primi hanno vescovi che non credono alla shoa e i secondi, con Stalin, di shoa ne hanno fatte altre dopo quelle naziste – sicché non c’è da meravigliarsi più di tanto.
Ma torniamo a noi. Al di là del contenuto – che è la somma della banalità provinciale di chi non sa e non fa altro che ripetere le parole dette da altri, come un Tonio ex-appestato e ridotto all’idiozia mentre guarda Renzo con occhi da down – questo documento fa impressione per la riga che Andrea Balli, per onestà di cronista, ha aggiunto in fondo al distillato di qualunquità messo in bottiglia e gettato in mare in nome della faraona di Quarrata: fonte: segreteria del sindaco del comune di Quarrata. Guardate il blog del Balli di domenica 31 maggio.
È bene che i lettori riflettano su questa nota solo apparentemente insignificante; una nota che però illumina su una verità inconcepibile e sgradevole per quanti, da sempre, sono abituati a fare politica, e non per chi alla politica è arrivato con l’ondata post-dipietrana della Seconda Repubblica, vale a dire i giovani preparati dalla scuola post-sessantottina a non sapere né leggere, né scrivere, né fare di conto da una serie di docenti filtrati da esami di gruppo e materie liberalizzate che venivano date in ondate di 50 persone per volta, con uno studente che parlava e un docente (sempre rigorosamente comunista) che estendeva (o spalmava, come Spalmen però…) il voto a tutti, oves et boves, bravi e ciuchi indistintamente.
Il Sindaco di Quarrata parla sempre per editti, per lettere, per comunicati, e mai in prima persona – a meno che non venga chiamato in TVL (TV libera da che? Dal peccato e sicura da ogni turbamento…?): ma se andiamo a vedere qualche spezzone, ci rendiamo conto di quanta povertà di espressione caratterizzi la sua grigia e invecchiata anzitempo dialettica – al massimo, quando non sa più cosa dire, Sabry fa come le formiche nel loro piccolo, si incazza e chiude lì.
La apparentemente insignificante nota di Andrea Balli è indicativa, come un valore sballato nell’emocromo o nelle transaminasi, di una realtà ben più complessa: Quarrata non ha un sindaco; ha una segreteria (o meglio: una segretaria) che pensa e scrive per il Sindaco e che determina – con le sue qualificate intuizioni maturate in una stanza chiusa e impermeabile, quasi una camera iperbarica e una novella turris eburnea – le faccine di circostanza della signora Sabrina. Una segretaria che Quarrata corre il rischio, una volta che finirà il sindacato sergiogoriano, di ritrovarsi fra gli impiegati stabili del Comune attraverso un escamotage di creazione di posto postmortem del sindaco uscente: altra bella rappresentazione della libertà delle sinistre antinepotiste, incorruttibili e inflessibili sotto il profilo morale di altissimo, indiscutibile livello. Così la signora Vannelli, che per tutto l’impero Sergio Gori ha dettato gli indirizzi di regime, Quarrata dovrà anche sorbirsela a premio della fedeltà con cui ha servito – ci sia consentito per diritto intellettuale – il peggior Sindaco che la città abbia avuto, un novello cavaliere inesistente di Calvino, fatto di una corazza di fuori e di un vuoto di dentro, che si è interessata solo del centro cittadino per portarci cetacei di cemento armato, fioriere con fiori giallorossi, amenità varie come case degli artisti e installazioni d’arte (??) alla Màgia con sperpero di fiumi di quattrini: e provi a negare.Rileggete attentamente quante banalità sono state scritte in questo brillante pezzo sul nulla, in cui, dopo aver slappato (neologismo onomatopeico dall’inglese slap, rumore della linguata in Walt Disney) carabinieri, polizia e soprattutto il prefetto, non già il sindaco, ma la sua segreteria/segretaria, rispondendo a certe osservazioni di Giancarlo Zampini riguardo a una caserma di vigili del fuoco, gli dà, senza troppo fair play, del povero coglione che non capisce che, in momenti di crisi come questo – in cui siamo costretti a non poter erogare 80 € a una disgraziata, ma se ne spendono 800 mila per una pista ciclabile –, non si deve chiedere l’impossibile, dato che mancano anche i soldi per la benzina delle forze dell’ordine. Assassino, dice il palermitano a Benigni quando è al teatro con un casco di banane in collo in Johnny Stecchino; e il comico toscano risponde con pratese immediatezza: ma vaffanculo! O è rozzo e volgare anche questo, eh, Fortini?
È proprio vero che le sinistre hanno il cervello vuoto come un guscio di cicala; un cassa di risonanza della più vieta, scontata, povera, trita banalità.
cliccare sulla foto del pezzo tratto dal blog di Balli per ingrandire.

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