Sabato 9 maggio l’amministrazione comunale di Quarrata porrà una targa in piazza Aldo Moro, area in cui ogni sabato si svolge il mercato settimanale. in ricordo dello statista ucciso dalle brigate rosse e delle vittime del terrorismo Era ora che ciò avvenisse. È il caso di dirlo e di sottolinearlo con forza, dato che finora la giunta Sergio Gori non ha mai provveduto in tal senso, e che, probabilmente, lo ha fatto solo perché lo scorso anno – come abbiamo scritto anche sul blog recentemente – dopo una interrogazione del centrodestra e una della lista civica, la maggioranza PD, per bocca del consigliere Simone Niccolai, ebbe il coraggio di rivendicare, come propria e a sé pienamente spettante, la figura e l’opera dello statista ucciso dalle BR il 9 maggio del 1978.
Durante il consiglio comunale ci sentimmo vittime dell’arroganza dello schieramento che domina Quarrata: ed è il caso di usare questo verbo proprio per sottolineare l’atteggiamento di chi, dal soglio del potere, si appropria di quanto ha a portata di mano e a dispetto di tutto e di tutti, anche di quelle forze che con le tragedie di stato niente ebbero a che spartire né in termini di sostegno né in termini di giustificazionismo dell’operato di schieramenti extraparlamentari che produssero solo disorientamenti e assassini e lacrime e sangue.
Se l’amministrazione Sergio Gori ha deciso di porre solo oggi una targa intitolata a Moro su quella piazza che da anni porta il suo nome, non possiamo che dire – echeggiando Franceschini che ha elogiato il premier in occasione del festeggiamento del 25 aprile – «meglio tardi che mai…». E al tempo stesso ci sentiamo orgogliosi, al di là degli insulti di cui fummo ampiamente gratificati dalla sinistra, di essere stati la molla che ha portato al pentimento, sia pure tardivo, di un sindaco e di una giunta che sembrano occuparsi solo di aspetti ‘estetici’ e marginali (gatti, civette, future balene, lampioncini, giardini dei colori e dei profumi…) senza badare, il più delle volte, a mostrare una concreta adesione ai fatti della nostra storia o, ancor peggio, ai reali bisogni delle popolazioni amministrate, alle quali sindaco e giunta, scaldati dalla fiamma della democrazia, non si degnano neppure di rivolgere la parola.
Durante il consiglio comunale ci sentimmo vittime dell’arroganza dello schieramento che domina Quarrata: ed è il caso di usare questo verbo proprio per sottolineare l’atteggiamento di chi, dal soglio del potere, si appropria di quanto ha a portata di mano e a dispetto di tutto e di tutti, anche di quelle forze che con le tragedie di stato niente ebbero a che spartire né in termini di sostegno né in termini di giustificazionismo dell’operato di schieramenti extraparlamentari che produssero solo disorientamenti e assassini e lacrime e sangue.
Se l’amministrazione Sergio Gori ha deciso di porre solo oggi una targa intitolata a Moro su quella piazza che da anni porta il suo nome, non possiamo che dire – echeggiando Franceschini che ha elogiato il premier in occasione del festeggiamento del 25 aprile – «meglio tardi che mai…». E al tempo stesso ci sentiamo orgogliosi, al di là degli insulti di cui fummo ampiamente gratificati dalla sinistra, di essere stati la molla che ha portato al pentimento, sia pure tardivo, di un sindaco e di una giunta che sembrano occuparsi solo di aspetti ‘estetici’ e marginali (gatti, civette, future balene, lampioncini, giardini dei colori e dei profumi…) senza badare, il più delle volte, a mostrare una concreta adesione ai fatti della nostra storia o, ancor peggio, ai reali bisogni delle popolazioni amministrate, alle quali sindaco e giunta, scaldati dalla fiamma della democrazia, non si degnano neppure di rivolgere la parola.
nella foto: Moro a Quarrata nella meta' degli anni '60 con il sindaco Amadori e Polo Melani allora segretario comunale della Democrazia Cristiana
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