Prima l’esplosione della drammatica vicenda dei rifiuti a Napoli. Poi l’incredibile rigurgito di intolleranza del soviet della Facoltà di Fisica che ha tappato la bocca a Benedetto XVI. Infine lo scandalo dell’arresto della moglie del Ministro della Giustizia nel giorno in cui il Guardasigilli è impegnato a presentare in Parlamento la sua relazione sullo stato della giustizia in Italia. Non esiste una correlazione specifica tra i tre avvenimenti. Ognuno cammina su binari diversi. Ma a tenerli strettamente intrecciati c’è qualcosa di molto più forte che un qualsiasi nesso temporale o semplicemente logico. Si tratta dell’immagine complessiva del paese che esce massacrata e distrutta da vicende che hanno direttamente in comune la circostanza di fare insieme il giro del mondo con un clamore incredibile e con il massimo di discredito per l’Italia. E’ facile prevedere che da adesso in poi si scateneranno le discussioni sulle cause specifiche e complessive dei tre sfregi che ora deturpano il volto del paese. E che ascolteremo tante e valide ragioni sulle responsabilità dei governi nazionali e locali per il dramma napoletano, sulle incrostazioni di socialismo reale e marxismo-leninismo che condannano al degrado culturale le università italiane e sulla inguaribile tendenza dei settori più giustizialisti della magistratura a fare sempre e comunque piazza pulita dei ministri della Giustizia.
Non mancheranno poi quelli che per tenere insieme le tre vicende parleranno giustamente della debolezza complessiva della politica, che a Napoli non decide, che alla Sapienza lascia campo libero alle minoranze oltranziste di professori e studenti e che a via Arenula subisce passivamente dall’inizio degli anni ’90 gli assalti sconsiderati della magistratura militante. Ma la discussione sulle cause, anche se giusta, è inopportuna e fuorviante. Distoglie l’opinione pubblica dalla conseguenza immediata e devastante del combinato disposto tra i rifiuti di Napoli, l’intolleranza della Sapienza e la liquidazione per atti giudiziari del Ministro della Giustizia. Cioè la consapevolezza che nel giro di una sola settimana l’Italia è riuscita a dimostrare al mondo intero di essere il ventre molle (ed ormai imputridito) dell’Europa. Può essere che il caso Mastella cancelli mediaticamente la vicenda del Papa e quella di Napoli. Ma il disastro è nei fatti e rimane. E non può essere affrontato facendo finta di nulla come vorrebbe Romano Prodi. Di qui uno scontato appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Se c’è batta un colpo e ponga la classe politica di fronte all’obbligo di girare pagina. O con un governo di emergenza nazionale o con le elezioni anticipate.
Non mancheranno poi quelli che per tenere insieme le tre vicende parleranno giustamente della debolezza complessiva della politica, che a Napoli non decide, che alla Sapienza lascia campo libero alle minoranze oltranziste di professori e studenti e che a via Arenula subisce passivamente dall’inizio degli anni ’90 gli assalti sconsiderati della magistratura militante. Ma la discussione sulle cause, anche se giusta, è inopportuna e fuorviante. Distoglie l’opinione pubblica dalla conseguenza immediata e devastante del combinato disposto tra i rifiuti di Napoli, l’intolleranza della Sapienza e la liquidazione per atti giudiziari del Ministro della Giustizia. Cioè la consapevolezza che nel giro di una sola settimana l’Italia è riuscita a dimostrare al mondo intero di essere il ventre molle (ed ormai imputridito) dell’Europa. Può essere che il caso Mastella cancelli mediaticamente la vicenda del Papa e quella di Napoli. Ma il disastro è nei fatti e rimane. E non può essere affrontato facendo finta di nulla come vorrebbe Romano Prodi. Di qui uno scontato appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Se c’è batta un colpo e ponga la classe politica di fronte all’obbligo di girare pagina. O con un governo di emergenza nazionale o con le elezioni anticipate.
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