lunedì 21 gennaio 2008

Galileo


Il Papa, invitato a tenere una lezione all’università La Sapienza di Roma, è stato respinto al mittente da una levata di scudi di 63 (o 67?) professori di quell’ateneo, i quali hanno inalberato il solito Galileo e riesumato la consueta paccottiglia scientista.
Anche chi ha difeso il diritto del papa di parlare, come il filosofo Zecchi («Il Giornale» 14 gennaio 2008) non ha saputo trovare di meglio che perle come questa: il cardinale Bellarmino si sarebbe rifiutato di guardare nel telescopio di Galileo. Ora, a parte il fatto che s. Roberto Bellarmino è Dottore della Chiesa (scusate se è poco) e insegnava astronomia a Lovanio, e che a rifiutarsi di guardare nel cannocchiale erano i colleghi laici di Galileo (quest’ultimo li chiamava sprezzantemente «la piccionaia» dal nome del loro leader, Ludovico Delle Colombe), la moderna epistemologia dice che in quel processo aveva ragione la Chiesa e torto Galileo, perché non era la Chiesa a metter bocca nella scienza ma Galileo a voler fare il teologo.
Il punto è che l’università è un’invenzione della Chiesa che nel XIX secolo i massoni scipparono, facendosela a loro volta scippare dai comunisti nel XX, quando, col Sessantotto, i «baroni» vennero sostituiti da tribuni della plebe che salirono in cattedra a bastonate e «18 politico», nonché «esami collettivi». Ancora oggi, comunque, per un posto «accademico» c’è chi accoltellerebbe la mamma, dato l’ottimo stipendio e il quasi non-obbligo di tenere lezioni.
La casta si autoinveste di infallibilità, spregiando come «non scientifico» ogni scritto che non disponga di migliaia di note a piè pagina e altrettanti titoli di bibliografia, anche se lo scritto in questione consta di tre righe. Sono esperti di Storia della Filatelia nella Prima Metà del XIX Secolo e di Fenomenologia della Comunicazione Tribale nei Paesi Afro-Asiatici quelli che danno la laurea honoris causa a Vasco e/o Valentino Rossi ma non vogliono che il massimo teologo del mondo metta piede in posti pomposamente chiamati La Sapienza. E’ vero, non si può fare di ogni erba un fascio; ma forse sì di ogni squadra & compasso e di ogni falce & martello.
Un’ultima cosa: la pretesa di assoluta autonomia da parte della scienza, inaugurata con Galileo, conduce dritto alla bomba atomica e agli odierni embrioni-chimera. Neanche Galileo ci starebbe.
Rino Camilleri

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mario non c'è niente da fare, questi la libertà non sanno neppure cosa sia.
Non mi stupisco dei Professori, gente che è cresciuta a pane e odio, che si arroga il monopolio della cultura in base a chissà quale principio.
Mi dispiace però per i ragazzi che devono subire questa politicizzazione, che vengono ancora indottrinati da una scuola che deve ad ogni costo scrollarsi di dosso un'impostazione marcatamente ideologica che limita la libertà individuale.

Un caro saluto Francesca