Oggi 10 dicembre 2008, compie 60 anni la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
E’ la Carta fondamentale dei principi umani e liberali che, con la fine della guerra e la caduta del nazifascismo, con il crollo dell’infamia delle teorie sulla razza ed ispirata proprio da quelle tragiche esperienze appena trascorse, raccoglie la volontà dei popoli liberi di sancire regole umane universali.
E’ la Carta che sancisce i diritti inalienabili dell’individuo e dei popoli ed i doveri dei paesi della Terra.
Sessanta anni di lotte ed incertezze che hanno visto cadere una dietro l’altra la barbarie dei rigurgiti autoritari e delle ideologie massificanti e illiberali. Ma anche 60 anni che lasciano intatta l’attualità della Dichiarazione, per la presenza di uomini e regimi che ancora mortificano il diritto alla libertà dell’uomo, ne calpestano la dignità, discriminano sulle scelte, alienano le coscienze.
Ogni parola ed ogni principio racchiuso nell’articolato della Dichiarazione andrebbe letto con attenzione perché richiama l’umanità e la responsabilità di tutti e stabilisce un preciso indirizzo di metodo e di merito.
Mi piace, però, ricordare una motivazione, tra quelle riportate nella premessa, che ha la dimensione di un monumento da classificare tra i patrimoni dell’umanità e che andrebbe scolpito nella coscienza di ogni essere umano:
“… il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità, e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo”.
Nessuna altra parola e nessuna immagine può racchiudere nella sua sintesi più stringente il messaggio di valori umani che questa premessa racchiude.
Perché siano proprio questi valori, e non il pregiudizio e l’intolleranza, anche nel nostro Paese, a raccoglierci tutti intorno ai principi sanciti di uguaglianza e libertà, nel sentimento ideale della pacificazione e del buonsenso.
E’ la Carta fondamentale dei principi umani e liberali che, con la fine della guerra e la caduta del nazifascismo, con il crollo dell’infamia delle teorie sulla razza ed ispirata proprio da quelle tragiche esperienze appena trascorse, raccoglie la volontà dei popoli liberi di sancire regole umane universali.
E’ la Carta che sancisce i diritti inalienabili dell’individuo e dei popoli ed i doveri dei paesi della Terra.
Sessanta anni di lotte ed incertezze che hanno visto cadere una dietro l’altra la barbarie dei rigurgiti autoritari e delle ideologie massificanti e illiberali. Ma anche 60 anni che lasciano intatta l’attualità della Dichiarazione, per la presenza di uomini e regimi che ancora mortificano il diritto alla libertà dell’uomo, ne calpestano la dignità, discriminano sulle scelte, alienano le coscienze.
Ogni parola ed ogni principio racchiuso nell’articolato della Dichiarazione andrebbe letto con attenzione perché richiama l’umanità e la responsabilità di tutti e stabilisce un preciso indirizzo di metodo e di merito.
Mi piace, però, ricordare una motivazione, tra quelle riportate nella premessa, che ha la dimensione di un monumento da classificare tra i patrimoni dell’umanità e che andrebbe scolpito nella coscienza di ogni essere umano:
“… il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità, e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo”.
Nessuna altra parola e nessuna immagine può racchiudere nella sua sintesi più stringente il messaggio di valori umani che questa premessa racchiude.
Perché siano proprio questi valori, e non il pregiudizio e l’intolleranza, anche nel nostro Paese, a raccoglierci tutti intorno ai principi sanciti di uguaglianza e libertà, nel sentimento ideale della pacificazione e del buonsenso.
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