La Coldiretti della Toscana, tramite le sezioni provinciali, ha fatto pervenire nel novembre scorso ai consiglieri provinciali, e quindi anche al sottoscritto, un documento di ECCEZIONALE INTERESSE : una dura critica alla politica agricola della Regione Toscana.
Dapprima due considerazioni di carattere generale e poi una documentata ed argomentata e serrata “sventagliata” di obiezioni alle scelte agricole regionali. Il documento mi interessò e lo condivisi nella forma e nella sostanza.
Intanto il rilievo di una “insopportabile mancanza di una politica agricola regionale efficace” e poi una evidenziazione della sottovalutazione della Regione a proposito delle sollecitazioni provenute dalla Coldietti, tanto da non avere mai dato risposta a tutta una serie di richieste .
Il linguaggio deciso e forte rispecchiava una evidente carenza di interlocuzione, tipica ormai, in tutti i campi, da parte di questa Regione la cui Casta è troppo poco attenta ai bisogni effettivi della gente e delle categorie produttive.
Mi colpirono alcune critiche della Coldiretti, molto mirate ed argomentate che riporto testualmente per sottoporle alla conoscenza ed alla riflessione dei lettori di questo mio sito :
1)”La Toscana , patria dei grandi vini, si vede sopravanzata dai territori che pur avendo minori tradizioni in campo enologico hanno saputo innovare ed investire in questo settore”
2)”Altro caso emblematico : il formaggio di pecora. A fronte della continua riduzione degli allevamenti ovini e della produzione di latte, non diminuisce l'offerta di formaggi “fatti in Toscana”, chiaro indice del continuo aumento della importazione di prodotti da fuori regione. Il settore sconta la preoccupante mancanza di una politica volta a valorizzare prima di tutto il latte toscano”
3)”La floricoltura è la più penalizzata dalla concorrenza internazionale e dall'aumento dei costi energetici : su di essa ora incombe il pericolo di possibili restrizioni dell'uso dell'acqua”.
E critiche sul “Caso Brunello di Montalcino”, sui mercati floricoli, sulla carenza idrica, sulle spese eccessive degli apparati regionali pubblici, sulla gestione del Piano di sviluppo rurale che di solito è fatto di grandi “annunci” ma di pochi fatti concreti.
Il documento Coldiretti svolge poi una puntuale ed argomentata critica sul quadro normativo regionale in agricoltura definito “inadeguato e restrittivo”. Vengono formulate puntuali osservazioni alla legge regionale sull'urbanistica laddove si prevedeva la demolizione di fabbricati rurali ( non a caso il Consiglio Regionale ha posto rimedio in fretta e furia con qualche toppa legislativa) e poi , una ad una, su :
legge sull'agriturismo, sui diserbanti, sull'emergenza idrica, leggi su cui si evidenziano veri e propri primati negativi nazionali E non è finita :
è giudicata “fallimentare la gestione delle risorse del territorio ; deludente il Piano di sviluppo rurale ; costose le agenzie regionali preposte al settore ; non riuscita la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese agricole”.
Dapprima due considerazioni di carattere generale e poi una documentata ed argomentata e serrata “sventagliata” di obiezioni alle scelte agricole regionali. Il documento mi interessò e lo condivisi nella forma e nella sostanza.
Intanto il rilievo di una “insopportabile mancanza di una politica agricola regionale efficace” e poi una evidenziazione della sottovalutazione della Regione a proposito delle sollecitazioni provenute dalla Coldietti, tanto da non avere mai dato risposta a tutta una serie di richieste .
Il linguaggio deciso e forte rispecchiava una evidente carenza di interlocuzione, tipica ormai, in tutti i campi, da parte di questa Regione la cui Casta è troppo poco attenta ai bisogni effettivi della gente e delle categorie produttive.
Mi colpirono alcune critiche della Coldiretti, molto mirate ed argomentate che riporto testualmente per sottoporle alla conoscenza ed alla riflessione dei lettori di questo mio sito :
1)”La Toscana , patria dei grandi vini, si vede sopravanzata dai territori che pur avendo minori tradizioni in campo enologico hanno saputo innovare ed investire in questo settore”
2)”Altro caso emblematico : il formaggio di pecora. A fronte della continua riduzione degli allevamenti ovini e della produzione di latte, non diminuisce l'offerta di formaggi “fatti in Toscana”, chiaro indice del continuo aumento della importazione di prodotti da fuori regione. Il settore sconta la preoccupante mancanza di una politica volta a valorizzare prima di tutto il latte toscano”
3)”La floricoltura è la più penalizzata dalla concorrenza internazionale e dall'aumento dei costi energetici : su di essa ora incombe il pericolo di possibili restrizioni dell'uso dell'acqua”.
E critiche sul “Caso Brunello di Montalcino”, sui mercati floricoli, sulla carenza idrica, sulle spese eccessive degli apparati regionali pubblici, sulla gestione del Piano di sviluppo rurale che di solito è fatto di grandi “annunci” ma di pochi fatti concreti.
Il documento Coldiretti svolge poi una puntuale ed argomentata critica sul quadro normativo regionale in agricoltura definito “inadeguato e restrittivo”. Vengono formulate puntuali osservazioni alla legge regionale sull'urbanistica laddove si prevedeva la demolizione di fabbricati rurali ( non a caso il Consiglio Regionale ha posto rimedio in fretta e furia con qualche toppa legislativa) e poi , una ad una, su :
legge sull'agriturismo, sui diserbanti, sull'emergenza idrica, leggi su cui si evidenziano veri e propri primati negativi nazionali E non è finita :
è giudicata “fallimentare la gestione delle risorse del territorio ; deludente il Piano di sviluppo rurale ; costose le agenzie regionali preposte al settore ; non riuscita la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese agricole”.
DAL SITO DI RENZO BARDELLI
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