Il federalismo fiscale supera lo scoglio del Senato e approda alla Camera. Con 156 sì, 6 no e 108 astenuti l'aula di Palazzo Madama ha approvato il ddl Calderoli. Tutto come previsto quindi: a favore del provvedimento si sono pronunciati Pdl, Lega e Mpa mentre Pd e Italia dei valori hanno scelto di astenersi. Contraria solo l'Udc.Una soluzione immaginabile visto lo spirito bipartisan che ha caratterizzato sia l'esame nelle tre commissioni riunite Affari costituzionali, Bilancio e Finanze, sia l'attività in aula. Basta guardare all'atteggiamento tenuto sulle novità che nelle ultime 48 ore sono state apportate al testo: ieri la precisazione sui metodi di composizione della futura bicamerale e l'esonero dal Patto di stabilità interno delle spese in conto capitale; oggi la norma di salvaguardia per le isole nell'ambito della perequazione infrastrutturale e i nuovi articoli su Roma capitale e città metropolitane.In base all'emendamento presentato da Carlo Vizzini (Pdl) e condiviso da Enzo Bianco (Pd), la ricognizione dei gap esistenti, da effettuarsi nel periodo di transizione al federalismo fiscale, dovrà tenere conto «della definizione di parametri oggettivi relativi alla misurazione degli effetti conseguenti al divario di sviluppo economico derivante dall'insularità». Ma viene anche previsto che il fondo debba essere utilizzato non solo per recuperare il deficit infrastrutturale del trasporto pubblico locale, ma anche dei «collegamenti con le isole».I principi Nell'attuare l'articolo 119 della Costituzione il Ddl Calderoli stabilisce la piena autonomia di entrata e di spesa per Regioni ed enti locali. Tra i principi della delega spiccano: il finanziamento integrale di tutte le funzioni pubbliche; la leale collaborazione tra i diversi livelli di governo; il divieto di sottoporre a doppia imposizione lo stesso presupposto d'imposta; il passaggio, per le funzioni fondamentali, dal criterio della spesa storica a costi e fabbisogni standard; armonizzazione di tutti i bilanci pubblici.L'iter Con l'approvazione del Senato il testo del disegno di legge delega passa alla Camera. Una volta approvato definitivamente cominceranno a decorrere i 12 mesi previsti per l'emanazione del primo decreto legislativo, che dovrà avere in allegato la relazione con i numeri. I decreti successivi andranno emanati nei due anni complessivi e altri 24 mesi serviranno per gli eventuali decreti correttivi. La bicamerale A esaminare i decreti sarà una specifica commissione bicamerale composta da 15 deputati e 15 senatori che si avvarrà di un comitato interno formato da sei rappresentanti delle Regioni, due delle Province e quattro dei Comuni.Le funzioni Le Regioni dovranno garantire il finanziamento integrale (a costi standard) dei livelli essenziali delle prestazioni per tutti i diritti civili e sociali. Di questi faranno parte (ma senza carattere di esaustività) la sanità, l'assistenza e le prestazioni e i servizi riguardanti il diritto allo studio oltre che le funzioni amministrative in materia di istruzione svolte dalle Regioni. Il Ddl prevede ora un elenco transitorio delle funzioni attribuite a Comuni, Province, Città metropolitane e Roma capitale. Che verrà rivisto con la Carta delle autonomie.Il finanziamento Le Regioni potranno contare su: Irap (fino alla sua sostituzione); tributi regionali da individuare in base al principio di correlazione, riserva di aliquota o addizionale sull'Irpef; compartecipazione regionale all'Iva. Tali fonti dovranno garantire il finanziamento integrale in una sola Regione, per le altre interverrà il fondo perequativo. Nelle funzioni fondamentali il finanziamento sarà integrale; per quelle fondamentali dovrà ridurre le differenze nella capacità fiscali senza alterare la graduatoria. Oltre ai tributi propri e alla possibilità di istituire tasse di scopo, i Comuni potranno contare su tassazione immobiliare (esclusa l'Ici), compartecipazione all'Irpef e all'Iva mentre le Province sull'imposizione legata al trasporto su gomma e compartecipazione a un tributo erariale. Premi e sanzioni Il Ddl prevede premi, anche sotto forma di quote ulteriori di tributi erariali, per le amministrazioni virtuose e sanzioni per quelle meno virtuose che possono arrivare anche all'ineleggibilità. Inserita in Aula l'esenzione dal Patto di stabilità interno per le spese. Il patto di convergenza Introdotto su sollecitazione del Pd questo strumento accompagnerà i territori verso il passaggio ai costi e fabbisogni standard. Ogni anno in Finanziaria bisognerà indicare a che punto è tale passaggio e stabilire come aiutare chi rimane indietro. Previsto poi il potere sostitutivo dello Stato.L'attuazione Il Ddl prevede un periodo transitorio di cinque anni. Sarà uno specifico decreto legislativo a stabilire da quando cominceranno a decorrere.Le clausole di salvaguardia Nell'attuazione della legge bisognerà rispettare il patto di stabilità e di crescita. La legge statale dovrà inoltre fissare un tetto massimo alla pressione fiscale e assicurare che il livello del prelievo complessivo non aumenti neanche nella fase transitoria.
Eugenio Bruno, IlSole24Ore.com, 22 Gennaio 2009
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