domenica 11 gennaio 2009

Unione Europea. Le nuove regole sui pesticidi contestate dai paesi in via di sviluppo


Il parlamento europeo deciderà il prossimo 13 gennaio se adottare nuove regole in materia di pesticidi per uso agricolo che prevedono la messa al bando di numerose sostanze molto usate. 160 scienziati e Campain for Fighting Desease, un cartello internazionale di associazioni impegnate nella lotta alle malattie che affliggono i paesi poveri, stanno cercando di impedirlo e vale la pena conoscere le loro ragioni, esposte in un rapporto di 14 pagine e in un appello rivolto all'Unione Europea. Come accadde negli anni '70 con il Ddt, in base a un principio di precauzione dovrebbero essere proibiti diversi prodotti indubbiamente tossici se usati in quantità esagerate, ma provatamente efficaci in dosi finora ritenute del tutto tollerabili per l'ambiente e per l'uomo. Il provvedimento può interessare fino all'85% dei pesticidi oggi in commercio, estendendosi a molti di quelli impiegati per proteggere l'uomo da insetti nocivi come ad esempio la zanzara anophele. Secondo il rapporto, le nuove regole mancano di base scientifica e impongono standard di sicurezza inutilmente elevati senza tener conto dei danni certi che ne deriveranno.
La prima conseguenza negativa evidenziata è la riduzione della varietà di pesticidi disponibili proprio mentre il rapido svilupparsi di forme di resistenza agli insetticidi richiede una gamma di sostanze chimiche quanto più possibile ampia. In secondo luogo, si ritiene che ne risentiranno la ricerca, che risulterà disincentivata dall'esclusione di una serie di prodotti di base, e quindi lo sviluppo di nuovi preparati.
Ma a preoccupare sono soprattutto le ripercussioni che le decisioni dell'Unione Europea avranno sui paesi poveri. Infatti le regole proposte al parlamento vietano l'impiego di sostanze che costituiscono la base di quasi tutti i 12 insetticidi raccomandati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, impiegati per combattere i vettori di malattie come la dengue, la tripanosomiasi, la febbre gialla e la malaria e per la disinfestazione da pidocchi, scarafaggi, acari, zecche e altri insetti.
Se le regole saranno approvate, l'Unione Europea proibirà l'importazione di prodotti che contengano residui delle sostanze bandite superiori a una quantità stabilita. Per molti paesi africani e asiatici si porrà dunque l'alternativa o di sospendere l'uso dei pesticidi che ne sono composti o di rinunciare a esportare nei paesi europei, come è già successo negli anni scorsi per il Ddt. Ancora nel 2005, benché la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità abbia poi «riabilitato» l'insetticida che più ha contribuito a sconfiggere la malaria nel mondo, l'Unione Europea ha avvertito l'Uganda che se lo avesse impiegato contro la malaria, avrebbe adottato delle restrizioni all'importazione dei suoi prodotti. Poiché l'esportazione in Europa di generi agricoli, principalmente caffè e fiori recisi, rappresenta il 30% dell'economia ugandese, i coltivatori chiesero al governo di sospendere l'uso del Ddt che fu ripreso solo nel 2007: questo in un paese che conta 12 milioni di casi di malaria su una popolazione di circa 30 milioni di abitanti e che si trova al 154esimo posto (su 177 Stati considerati) nell'Indice dello Sviluppo Umano dell'Undp, l'Agenzia per lo Sviluppo delle Nazioni Unite.
Per la stessa ragione, durante una carestia, lo Zambia aveva respinto il dono di diverse tonnellate di mais geneticamente modificato dagli Stati Uniti temendo che il sospetto di un suo uso nell'alimentazione del bestiame inducesse l'Unione Europea a interrompere l'importazione di generi alimentari dal paese.
Tra gli stati più preoccupati per il voto del 13 gennaio vi è il Kenya. Le nuove disposizioni europee potrebbero far perdere esportazioni al paese per un totale di 400 milioni di dollari e mettere sul lastrico le circa 250.000 piccole aziende, 4/5 delle quali con meno di un ettaro di terra coltivata, la cui sopravvivenza dipende dall'esportazione di fiori recisi e di raccolti ortofrutticoli.
L'Unione Europea si vanta di essere «il maggiore fornitore di assistenza allo sviluppo» - ha ricordato il direttore di Campain for Fighting Desease, Philip Stevens, nel presentare il suo rapporto - ma sta per varare misure che elimineranno degli strumenti vitali per sradicare la malaria e ostacoleranno il tentativo di uscire dalla povertà di milioni di coltivatori.

di Anna Bono
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