giovedì 17 febbraio 2011

Fuori dal Palazzo c’è un’altra Italia


Sarebbe davvero inutile negare l’evidenza: il progetto di Futuro e Libertà vive un momento difficile, sta attraversando la fase più negativa da quando, con la manifestazione di Mirabello, ha mosso i primi passi. Le polemiche e le divisioni esplose dopo l’Assemblea Costituente di Milano hanno creato sconcerto in quella parte di pubblica opinione che ci aveva seguito con attenzione e ovviamente fanno gioire i sostenitori del Presidente Berlusconi, che già immaginano di allargare la fragile maggioranza di cui godono alla Camera.

Ipotesi verosimile, vista l’aria che tira nel Palazzo e le tante armi seduttive di cui gode chi governa e dispone di un potere mediatico e finanziario che è prudente non avversare direttamente. Eppure proprio qui sta il punto che ci deve indurre a perseverare senza eccessivi timori circa il futuro.

La difficoltà di FLI e la ritrovata baldanza dei gerarchi del PdL sono infatti fenomeni tutti interni al ceto politico, sentimenti di chi teme per il proprio status di ministro o di parlamentare o di chi aspira a divenire sindaco, assessore o per lo meno consigliere comunale.

Nella società il clima è diverso: c’è preoccupazione per la situazione economico-sociale, indignazione per il degrado in primo luogo morale che caratterizza lo scontro politico, sbigottimento per l’immagine negativa che le note vicende danno dell’Italia nel mondo, angoscia per il futuro dei più giovani.
E’ un’Italia tutt’altro che apatica e rassegnata (basta pensare all’incredibile partecipazione femminile alle manifestazioni di domenica) e resto profondamente convinto che in questa Italia largamente maggioritaria nel Paese reale quanto minoritaria nell’attuale Parlamento una voce importante possa averla quell’Italia moderata, che ha votato centrodestra, che non si rassegna a veder traditi o dimenticati i propri convincimenti e ideali.

Penso a quel popolo di destra e di centrodestra che crede nell’unità della Nazione e nella sua identità, nel rispetto delle istituzioni, nel senso dello Stato, nel primato della legge senza impunità per nessuno, nella meritocrazia, nel valore della dignità dell’uomo e quindi nella tutela di ogni minoranza, nella centralità del lavoro nell’economia, nel libero mercato per produrre ricchezza e nella necessità di distribuirla in modo socialmente equo, nelle riforme istituzionali per far nascere davvero la Nuova Repubblica.

A Milano Futuro e Libertà ha ribadito con chiarezza e in modo unanime (compresi i dissidenti del giorno dopo) che intende difendere questi princìpi e impedire che vengano travolti dal declino del berlusconismo.
Ci riconosciamo e intendiamo agire nell’ambito dei valori e della cultura politica del centrodestra, senza alcuna ambiguità né tantomeno senza derive estremiste o sinistrorse.

Sappiamo che il nostro è un progetto ambizioso e quindi difficile. Ma soprattutto sappiamo che va spiegato agli elettori più che agli eletti. Ne consegue che è nella società che Futuro e Libertà dovrà sviluppare le sue iniziative, tessere la sua rete, organizzare i suoi consensi. E solo quando si apriranno le urne, accada tra poche settimane o tra due anni, sapremo se avremo vinto la nostra battaglia.

Fin d’ora sappiamo che vale la pena di provarci con tutto l’entusiasmo, la passione, l’impegno civile dei tanti che ci invitano, senza preoccuparsi degli organigrammi, ad andare avanti. Cosa che dopo Milano faremo ancor più convintamente.

Gianfranco Fini

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Già, quelli che ora se ne vanno sono tutti prezzolati! Conseguenza logica dell'assunto finiano? Certo aveva intruppato della bella gente!
Personaggi in cerca d'autore, comparse e figuranti alla ricerca di spazio, di visibilità, di democrazia interna. Ecco, appunto quella. Quella che Fini garantisce. Come ha sempre fatto. Certo in nome dei "valori", che ha sempre in bocca, senza mai dire quali sono. Certo non più quelli della destra, né della gente veramente seria e onesta.
Bruno S.

Anonimo ha detto...

Quello che sta accadendo dentro FLI è la dimostrazione della totale mancanza di senso dell’etica pubblica all’interno della nostra classe politica.
Parlamentari che si vendono per garantirsi un posto in parlamento o un vitalizio come promette Silvio, fanno veramente vomitare.
Il potere di Berlusconi, sia mediatico sia soprattutto economico, era ben noto a Fini, così come era ben noto il vero volto di Berlusconi, un mix di populismo, egocentrismo, megalomania, cattiveria nei confronti di chi osa contraddirlo e quanto sta accadendo lo dimostra.
Certo che averlo spalleggiato per oltre 15 anni assieme a Casini, ha permesso a Berlusconi di consolidare il suo potere immenso, rendendolo, di fatto, inaffondabile.
Ora ne paghiamo tutti le conseguenze; credo che neppure i processi riusciranno a scalfirlo, gli italiani digeriscono tutto e perdonano tutto al loro monarca.

Anonimo ha detto...

Specie se pensano a cosa ha fatto il comunismo in questa nazione!