martedì 1 febbraio 2011

Quella "destra dei valori" che sa solo balbettare...


Eppure dovrebbero essere loro, a incatenarsi ad Arcore chiedendo moralità


Sono loro che dovrebbero parlare, che dovrebbero urlare, che dovrebbero scendere in piazza. Sono loro, i depositari dei veri valori della destra, che dovrebbero dire basta, che dovrebbero rivoltarsi al signorotto di Arcore, che dovrebbero invocare una nuova stagione. Sono loro. Sono quelli che hanno spiegato per anni che la destra è moralità, è compostezza, è onestà, è rispetto, è decoro.
Sono loro che dovrebbero stracciarsi le vesti in piazza, perché - lo hanno predicato fino a far sanguinare le orecchie - la destra è patriottismo, è senso dello stato e delle istituzioni. Sono loro che dovrebbero andare in televisione per difendere tutto quello che hanno difeso fino a ieri: il valore della famiglia, la convinzione che esiste il giusto e lo sbagliato, la gerarchia dei comportamenti, la lotta al "relativismo" e al principio del "faccio quello che voglio".
Sì, sono loro che dovrebbero incatenarsi di fronte ad Arcore per difendere la dignità e l'onore di una nazione. Sono loro che dovrebbero chiedere a gran voce il ritorno all'etica pubblica, al "buon esempio" da parte di chi governa, alla decenza e alla moralità.
E dunque sono loro, gli alfieri della destra maiuscola e "valoriale", che dovrebbero essere i più fieri antiberlusconiani. E invece finisce che proprio loro, antilibertari nell'anima, bacchettoni per tradizione, arrivano ad accettare qualsiasi libertinismo istituzionale. Stanno lì, a difendere l'indifendibile. Moralisti da sempre, difendono ogni immoralità pubblica.

E dunque tacciono, oppure balbettano. Stanno ancora qui a tergiversare, a pontificare di centrodestra come se fosse una scatola vuota, con su il timbro di B.

Ancora consigliano moderazione, ancora consigliano il compromesso con chi ha schiacciato sotto i suoi tacchi alti tutto quello in cui dicevano di credere. Ancora vagheggiano, chissà, la ricucitura e la ricomposizione con chi ha nascosto sotto chili di fondotinta la schiettezza evangelica del sì sì no no. E lo fanno nel nome della coerenza, s'intende...


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