Come essere un pugno d’uomini e come fare il pieno. Ma soprattutto come poter ascoltare una lucida radiografia della condizione – miserrima in realtà – della politica quarratina.
E per fare questo c’è voluto l’intervento di un eretico: quel Franco Burchietti, ex-assessore al bilancio, che la politica malata della Sabrina e dei suoi seguaci ha opportunamente – dal suo punto di vista completamente cecato – allontanato dalla cosa pubblica, rendendo ogni propria azione ancor più misera perché meno ricca di un vitale apporto di idee imperniato su una apertura e un confronto totali o, come si direbbe con una pessima espressione pseudodisinvolta, a 360 gradi quale quella di Burchietti.
Come fare il pieno, dicevamo. La saletta della Civetta non poteva contenere più gente. E in mezzo al pubblico, oltre a iscritti e simpatizzanti dell’Agorà, oltre a Daniele Manetti, rappresentante della partecipazione e responsabile di Legambiente e del Comitato Olmi-Vignole, c’erano tutti i partiti locali. Tutti tranne uno: il Pd. Ma a Quarrata esiste un Pd? O c’è – come più volte abbiamo sostenuto anche noi con sarcastica ironia – solo il partito della Sabrina, che potremmo anche riscrivere con questo acrònimo: P(artito) D(ellaSabrina)?
Se non fosse stato evidente prima, lo è diventato da dopo che Burchietti, a ruota libera e con estrema limpidezza e libertà della parola, ha fatto la radiografia dell’amministrazione sabriniana, un vero e proprio érpice che ha spianato il futuro della città, ma solo per seminarci del sale.
Scarso interesse per la gente, scarsa apertura alla vera partecipazione, scarsa voglia di affrontare i veri problemi della popolazione, nessuna propensione a discutere non solo con gli elettori, ma anche con gli altri partiti, presenti e/o non presenti in consiglio: è questa la situazione che si è andata delineando, di Quarrata e della sua giunta, dalle parole di Burchietti, il cui intervento è venuto a suggello delle parole del relatore ufficiale Mauro Galligani, che aveva illustrato il valore e la funzione di un bilancio di ente pubblico, e di quelle di Alessandro Cialdi (Udc), che riferiva con l’esperienza del consigliere comunale di opposizione e, quindi, con tutte le difficoltà che caratterizzano la vita di un oppositore.
Il condensato, la somma del discorso di Burchietti, si possono riassumere in questa constatazione: la partecipazione raffazzonata della Sabrina, messa insieme in poche ore e cucinata in un fascicolo di 140 pagine circa, tra l’altro distribuite ai consiglieri ad appena un giorno di distanza dal dibattito in consiglio comunale, «non è democrazia, ma solo falsificazione del consenso della gente nei confronti delle scelte già fatte dall’amministrazione». Una cosa squallida e miserevole, quindi.
Fra parentesi, questa bella ‘esperienza sabriniana’ (e sia chiaro che questa è una battuta all’acido muriatico) è costata ai quarratini più di 6mila euro di Sociolab (i coordinatori dei tavoli della Màgia) e altri 800 euro di catering, per la cena alla sessantina dei cittadini che hanno partecipato ai dibattiti. E questa non è una vera oscenità e un inutile sperpero di denaro pubblico?
Renata Fabbri aveva fatto gli onori di casa e – con il suo solito piglio pratico – ha saputo distribuire e regolare i vari interventi, ordinati e chiari, provenienti da varie aree: dall’Idv (Pagliaro), a CittàPerTe (Bagattini), al Sel (Di Vincenzo e poi Musumeci), al Pdl nella persona del suo consigliere provinciale Guglielmo Bonacchi, ad alcuni del pubblico, fra cui Ivano Bechini, politico ma non di Quarrata.
Di fatto l’incontro di ieri sera – che in parte è servito anche in preparazione dell’assemblea di stasera, convocata al Polo Tecnologico dal sindaco democratico Sergio Gori per informare il popolo circa i tagli di bilancio, a corollario della partecipazione alla Màgia – è stato un vero e proprio successo: e sotto ogni profilo.
Un successo che ha fornito la prova di tutta l’inconsistenza e la fragilità della giunta quarratina e dei suoi uomini, sindaco in testa; che ha messo in luce come il potere tenda, nel suo spasmodico desiderio di autoconservazione, autoaffermazione e autopropagazione, a spazzar via dal proprio cammino, strumentalmente, gli uomini (o almeno certi uomini) che, con la loro capacità di riflettere, possono risultare particolarmente pericolosi e inadatti agli scopi di chi, pur partendo all’assunto che la politica è un servizio rivolto agli altri (anche di stampo cristiano…), finisce per restringerne le prospettive fino a farlo diventare un auto-servizio finalizzato alle ambizioni e agli scopi personali di uno solo – nella fattispecie il sindaco Sabrina Sergio Gori.
Per metterla in battuta – ma sapete bene che le battute delineano sempre grandi e problematiche realtà –, ieri sera nell’area dell’Agorà c’era tanta allegria e voglia di azione, di limpidezza e di riscatto, quanto grigiore e polvere stalinista deve esserci nelle soffocate riunioni smorte del Pd della Sabrina: dove tutto è unanimismo compatto e monolitico, senza aria e senza libera circolazione di idee, alla fine avallato dal sigillo della Benigni. Insomma un Pd che a Quarrata è come l’isola di Peter Pan: il Pd che non c’è.
Ma perché la Sabrina non è una vera Pd.
Edoardo Bianchini
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