TRECENTOMILA CONNAZIONALI COSTRETTI AD ABBANDONARE LA COSTA ORIENTALE, QUINDICIMILA GETTATI VIVI NELLE PROFONDITA’ CARSICHE…GLI ESULI DI ISTRIA E DALMAZIA SONO STATI DIMENTICATI E DISCRIMINATI PER DECENNI ANCHE IN ITALIA PER RAGIONI POLITICHE…DAL 2004 CON L’ISTITUZIONE DEL “GIORNO DEL RICORDO” E’ STATO FATTO UN PASSO VERSO LA PACIFICAZIONE NAZIONALE
Il 10 febbraio 1947, con il Trattato di Parigi, un’Italia prostrata da anni di guerra e devastata dalla lacerazione politica e civile postbellica, cedeva alla Jugoslavia Fiume, Zara, l’Istria , il Carnaro e gran parte del Carso e dell’alta valle dell’Isonzo.
Vittime di una sommaria giustizia politica e della pulizia etnica che le truppe titine avevano già sperimentato dopo l’armistizio dell’8 settembre, molti Italiani videro compromessa per sempre la possibilità di rimanere nei territori della costa Adriatica: i leoni della Serenissima, gli antichi palazzi veneziani e le maestose rovine romane di Pola e Spalato erano ormai solo un lontano ricordo di millenni di civiltà latina.
Tra l’Armistizio e la fine della Guerra, circa 300.000 nostri connazionali dovettero abbandonare, in fretta e furia, la costa orientale, e almeno 15.000, tra civili e militari, furono gettati vivi nelle profondità carsiche (le”foibe”), secondo un barbaro rito che voleva venissero legati tra di loro con un fil di ferro e che sulle loro carcasse fosse gettato un cane a dannare per l’eternità le loro anime.
Destino migliore per gli esuli sopravvissuti, purtroppo, non vi fu nemmeno in Patria.
Dimenticati, accusati di connivenza con il regime fascista, talvolta addirittura oggetto di ulteriori violenze, gli esuli di Istria e Dalmazia vissero per decenni come stranieri in patria, respinti dalla società civile, dalla politica e anche dal mondo scolastico, reo di aver lasciato nell’oblio, con la complicità di molti governi,le tragiche vicende del confine orientale, ancora oggi sconosciute alle nuove generazioni.
La legge del 30 Marzo 2004, che istituisce il “Giorno del Ricordo” e che concede un riconoscimento ai congiunti degli infoibati, è stato un passo simbolico, ma fondamentale, verso quella “pacificazione nazionale” da tempo agognata.
Consci dell’altissimo ruolo che svolge la memoria collettiva nel consolidarsi di un sentimento di Unità, ritieniamo che, proprio nell’anno del 150° anniversario della nascita dello Stato nazionale, non si possa relegare ad un mero rito il ricordo di chi è morto per un’idea di Italia in cui ci riconosciamo.
Isonzo, Piave, Fiume, Foibe, Afghanistan: in luoghi e tempi diversi qualcuno ha dato e dà la vita per una comunità che, da 2000 anni, si riconosce sotto uno stesso nome.
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