Alleanza Nazionale e Forza Italia si presenteranno alle prossime elezioni in un'unica listaComprendo le perplessità e i timori di chi è contrario al partito unico del centrodestra, processo accelerato dalla volontà di Berlusconi e di Fini di concorrere in un’unica lista alle prossime elezioni, rinunciando ai rispettivi simboli. Però, a me l’idea di questa novità non mi trova sorpreso. Credo che, tutto sommato, il partito unico del centrodestra sia inevitabile, se non necessario. Dico questo in virtù di due motivi: c’era da dare una risposta di gran valore strategico al Partito Democratico. Veltroni grazie alla mossa del “partito solista” è riuscito a concentrare su di sé e sulla sua mossa l’attenzione di tutti. Ormai nessuno sembra ricordarsi i danni di Prodi da quando er sindaco Walter ha deciso di correre da solo.
Poi, una cosa è certa: questa campagna elettorale può aprire una nuova era. Fondamentalmente il Pd non si presenta solo perché è contro Berlusconi. L’antiberlusconismo lo ha lasciato intelligentemente all’arretratezza ideologica della sinistra comunista. Il centrodestra non si è ricompattato solo perché è contro Prodi o Veltroni. Si è chiusa, spero, la fase dell’importante è “non farli vincere”. Abbiamo assistito in questi anni ad un bipolarismo malandato, basato sull’estremizzazione del confronto, della demonizzazione dell’avversario. Fu questa, in sostanza, la logica che portò Prodi a capo dell’Unione Brancaleone. Piaccia o meno andiamo incontro a nuovi orizzonti che, secondo me, porteranno alla costruzione di una democrazia più matura. Insomma, si prepara una nuova stagione, in cui vincerà chi meglio saprà affrontare le questioni di tutti gli italiani. Credere ad una politica basata su passioni ideali, che capitalizzi al massimo il voto della destra o della sinistra ha il suo incantevole fascino retrò, ma poco appeal con la società di oggi. Ritengo inutile stracciarsi le vesta e strapparsi i capelli. Tutte le politiche vincenti in Europa, soprattutto quelle “da destra”, si muovono in quel senso. Il modello sarkoziano è vincente perché non ha paura di difendere sia i diritti civili che le radici cristiane dell’Europa; il rinnovamento espresso da Cameron ha come temi, ad esempio, l’ambiente. Se ci spostiamo oltre oceano, vediamo che McCain da repubblicano critica Guantanamo, Obama da afroamericano e democratico non ostenta gli anni Ottanta. Insomma, la politica si muove verso una fase, in cui a vincere non saranno gli ideologicamente “duri e puri”, ma chi ottiene consenso sul piano dei contenuti, delle proposte. In ballo non c’è la perdita di identità, ma la capacità di fornire risposte innovative alle nuove sfide che si propongono, la saggezza di proporle non ad un segmento, ma alla società nel suo complesso.
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